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Appello urgente in supporto alla banca dei semi di Palestina
Il 1° dicembre, le forze di occupazione israeliane hanno fatto irruzione alla banca dei semi palestinesi di Hebron in Cisgiordania, distruggendo le scorte di semi antichi (baladii), patrimonio genetico vegetale della Palestina e dell’umanità intera. La scorsa settimana, nell’articolo “Gaza e noi: coltivare la resistenza”, ho scritto: “I semi baladii palestinesi contengono la storia di quella terra da prima dell’occupazione, la memoria di com’era prima.” Ed è seguendo le logiche dell’occupazione, pulizia etnica ed ecocidio, che le forze israeliane hanno distrutto tutto. Lunedì 1° dicembre, hanno fatto irruzione negli uffici amministrativi della banca dei semi, sia ad Hebron che a Ramallah, umiliando e aggredendo il personale, sfondando porte, distruggendo mobili, confiscando file, documenti e attrezzature. Hanno perquisito violentemente tutto e tutti, sigillato l’intera area bloccando tutti gli accessi e arrestato i membri dello staff. Noi, attivisti, contadini, madri, padri e figli della Terra non ci stiamo, no, perché salvare la biodiversità non è un crimine. La viacampesina.org, partner della banca dei semi di Palestina, ha lanciato un appello urgente a tutte le organizzazioni contadine e ai movimenti sociali affinché chiedano l’intervento dei rispettivi governi per il rilascio immediato e incondizionato di tutti i detenuti e dei lavoratori agricoli coinvolti e garanzie contro maltrattamenti, coercizione e ulteriori intimidazioni, richiedendo un’indagine indipendente e affinché si comunichi chiaramente, attraverso i canali diplomatici, che la repressione delle organizzazioni della società civile legittima è inaccettabile. Le associazioni interessate ad aderire all’appello, possono farlo scrivendo a segreteria@assorurale.it, indicando in oggetto: ADESIONE APPELLO PALESTINA e specificando il nome dell’associazione di riferimento. Ma tutti e tutte abbiamo la possibilità di diffondere l’appello e condannare fermamente questo attacco, l’imprigionamento dei leader contadini e degli agricoltori resistenti. Perché anche se la forza della repressione stringe e incalza, il nostro impegno per l’autodeterminazione e la liberazione del popolo palestinese rinforza. Sempre Sumud. Giada Caracristi
Hebron/Cisgiordania, MSF: “Violenza israeliana incessante. Popolazione allo stremo fisico e mentale”
In Cisgiordania, la salute mentale della popolazione palestinese è costantemente minata dalla paura di aggressioni e violenze da parte dei coloni e delle forze armate israeliane, soprattutto per chi vive nella zona meridionale di Hebron, come gli abitanti di Masafer Yatta. Qui, la minaccia quotidiana di trasferimenti forzati, ferimenti e – come si è visto nelle ultime settimane – uccisioni, è costante. Medici Senza Frontiere (MSF), che gestisce cliniche mobili nella zona, sta vedendo ostacolate le proprie attività a causa della situazione di forte insicurezza, aggravata dalla crescente violenza dei coloni. “Stiamo assistendo a numerose demolizioni di abitazioni da parte delle forze israeliane, che fanno ripetutamente incursione nei villaggi di Masafer Yatta. In alcuni villaggi è stato demolito fino all’85% delle abitazioni. Le politiche e le pratiche del governo israeliano volte all’annessione della Cisgiordania, hanno effetti devastanti sulla salute fisica e mentale dei nostri pazienti” dichiara Frederieke Van Dongen, responsabile degli affari umanitari di MSF a Hebron. “Gli attacchi dei coloni, spesso insieme all’esercito israeliano, sono ormai quasi quotidiani e sempre più violenti, responsabili di un numero crescente di feriti e di ricoveri ospedalieri”. Negli ultimi mesi, gli attacchi dei coloni israeliani contro gli abitanti di Masafer Yatta si sono intensificati, provocando ferite fisiche e psicologiche sempre più gravi. I racconti parlano di episodi di frequenza quotidiana: pestaggi, animali lasciati intenzionalmente liberi per devastare i campi coltivati, strade bloccate, case demolite e una pressione psicologica costante. Negli ultimi 12 mesi, la maggior parte dei nuovi pazienti che si sono rivolti alle cliniche MSF a Hebron per ricevere supporto psicologico lo ha fatto a seguito di episodi di violenza. Solo a giugno 2025, il 94% degli ingressi era legato ad attacchi violenti. Le cliniche mobili di MSF a Hebron hanno risposto ai nuovi bisogni delle comunità beduine di Masafer Yatta, offrendo cure di base e supporto psicologico a chi è stato colpito dagli attacchi dei coloni – inclusi bambini, donne e anziani. Inoltre, MSF sostiene anche i palestinesi costretti a fuggire dalle proprie case a causa della violenza e delle demolizioni. A maggio, i coloni hanno preso d’assalto la comunità di Jinba, lasciando tra la popolazione corpi feriti, raccolti distrutti e una crescente convinzione che la pace non sia più possibile. “Hanno colpito un anziano alla testa, ha avuto bisogno di oltre 15 punti di sutura” racconta Ali Al Jabreen, membro della comunità di Jinba. “Un altro ferito ha ancora una mano rotta. E un uomo ha riportato gravi problemi psicologici dopo due settimane in terapia intensiva. La violenza non si ferma mai”. “Sono arrivati con tre macchine, erano circa 17 coloni. Hanno picchiato me, mio padre e mio fratello Ahmad. Poi quella stessa notte sono tornati. Hanno distrutto il nostro rifugio, la clinica e la moschea. Mio padre era in condizioni critiche – il suo battito era sceso a 35. Mio fratello è rimasto incosciente per giorni. Siamo rimasti circondati per più di un’ora prima che un’ambulanza potesse passare” racconta Qusay Al-Amour, ragazzo diciottenne che dopo l’attacco ha zoppicato per settimane. “Psicologicamente è dura. I coloni vengono quasi ogni giorno, anche di notte. Ma noi non ce ne andiamo. Noi restiamo qui. Spero che un giorno se ne vadano loro e potremo vivere finalmente in pace”. Anche i bambini sono esposti fin da piccoli a violenze e intimidazioni, che li portano a sviluppare chiari sintomi di trauma come incubi, attacchi di panico e difficoltà di concentrazione a scuola. “La sofferenza non risparmia nessuno. La costante minaccia di violenza porta le persone a immaginare continuamente scenari drammatici. Si chiedono che cosa succederà se i coloni arrivano a casa loro, se hanno una moglie incinta o delle figlie, riusciranno a proteggerle o dovranno rimanere impotenti? Cosa accadrà se verranno sfollati di nuovo? E se la madre, o un altro membro della famiglia, ha una disabilità fisica, riuscirà a trasferirsi in un altro posto?” continua Van Dongen di MSF. Purtroppo, l’accesso alle comunità colpite da parte dei team mobili di MSF resta fortemente limitato a causa della crescente insicurezza. Oltre al timore di aggressioni da parte dei coloni, i posti di blocco militari israeliani e la recente guerra di 12 giorni tra Israele e Iran hanno reso la situazione ancora più instabile. I team sul campo riferiscono di ritardi negli interventi, strade bloccate e bisogni crescenti in tutta la Cisgiordania. “La recente intensificazione degli attacchi da parte dei coloni e delle forze militari israeliane fa parte di una politica di sfollamenti e annessioni forzate, che deve finire immediatamente. Israele, in quanto potenza occupante, ha l’obbligo di proteggere i palestinesi” conclude Van Dongen di MSF. “Al contrario, le forze israeliane agevolano o contribuiscono direttamente agli attacchi dei coloni contro la popolazione palestinese. La comunità internazionale è rimasta in silenzio troppo a lungo. È ora di agire con vere pressioni politiche ed economiche sulle autorità israeliane per fermare le azioni israeliane che stanno deliberatamente spingendo i palestinesi a lasciare le proprie terre”. Medecins sans Frontieres
Gli “sceicchi” di Hebron sconfessati dalla popolazione palestinese
Gli abitanti palestinesi della città di Hebron, nella Cisgiordania occupata, hanno sconfessato la proposta di cinque presunti “sceicchi” locali di recidere i legami con l’Autorità Palestinese (ANP) e di istituire un “emirato di Hebron” che riconosca lo Stato di Israele. L’indignazione è stata scatenata da un articolo del Wall Street […] L'articolo Gli “sceicchi” di Hebron sconfessati dalla popolazione palestinese su Contropiano.