Fuori i militari dalle scuole
In questo periodo in cui il governo italiano parla di nazione e non di
repubblica, di armi e di militari e non di pace e che sta cancellando l’articolo
11 della Costituzione; un governo che attacca i corsi di formazione per gli
insegnanti che parlano liberamente di non far entrare i militari nelle scuole,
cosa che invece sta ormai accadendo.
Vorrei cercare di spiegare da insegnante e sociologo i possibili pericoli della
presenza dei militari nelle scuole.
L’introduzione della cultura militare nei contesti scolastici (attraverso
progetti di alternanza scuola-lavoro, conferenze di orientamento o programmi
sulla “cultura della difesa”) interferisce negativamente con questi processi:
* Contrasto tra Obbedienza e Critica: Il modello militare è fondato sulla
disciplina ferrea e sull’obbedienza immediata e incondizionata ai superiori,
un principio che è antitetico allo sviluppo del pensiero critico e
dell’autonomia decisionale che la scuola è chiamata a coltivare.
L’umiliazione e la sottomissione (talvolta centrali nell’addestramento
militare) sono in netto contrasto con il rispetto della dignità dello
studente ed i principi del trattato sui diritti dell’uomo delle Nazioni
unite.
* Promozione di una “Cultura di Guerra”: L’eccessiva vicinanza tra mondo
militare e scuola è una forma di propaganda o “pedagogia nera” che
normalizza e legittima l’uso della forza, della gerarchia autoritaria e
dell’aggressività. Questo distorce i valori pacifisti e democratici che la
scuola dovrebbe trasmettere.
* Militarizzazione dei Concetti (Sicurezza/Legalità): Quando temi come il
bullismo, la legalità o la cittadinanza sono affrontati esclusivamente
attraverso l’ottica e il personale delle forze armate, il rischio è che
vengano trattati principalmente attraverso la lente del controllo e della
sicurezza, instillando potenzialmente la paura e trascurando gli aspetti
sociali, etici, psicologici e di prevenzione civile che necessitano di una
trattazione più approfondita e complessa.
* Orientamento Professionale e Reclutamento: Le iniziative di orientamento
condotte dalle forze armate sono spesso percepite come reclutamento
mascherato, soprattutto in aree con alta disoccupazione giovanile. Questo
trasforma la scuola in un terreno di conquista per fini che sono esterni e
funzionali a un’istituzione specifica (l’esercito) piuttosto che agli
obiettivi formativi universali dell’istruzione pubblica.
I militari portano in classe un paradigma formativo opposto a quello richiesto
per la formazione democratica del cittadino: un modello verticistico, monologico
e funzionale a un apparato, in contrasto con il modello orizzontale, dialogico e
pluralista della scuola democratica. I modelli della guerra e delle armi, già
paradigma universale nei film di vendetta e violenza americani e non solo, sono
un facile specchietto per gli adolescenti ed i loro comportamenti sociali di cui
ormai si evidenzia una correlazione ben definita sociologicamente.
Il linguaggio militare è altresì foriero di contrasti, divisioni tra giusto e
sbagliato, e reazioni. E’ ormai evidente che il nostro paese sia in mano a dei
politici che vedono nella forza, nella repressione del dissenso, nelle armi un
modello di società autocratica, unidecisionale e fascista. Da qui il bisogno di
indottrinare i giovani, affinché diventino esecutori acritici di ordini di
violenza. Non dimentichiamolo, le armi sono fatte per uccidere e come diceva
Nelson Mandela le parole fanno sempre paura ai dittatori.
Nelson
N.d.R. chi ha scritto quest’articolo preferisce firmare con uno pseudonimo per
motivi che si possono facilmente intuire.
Olivier Turquet