Dopo 30 anni, ricordare SrebrenicaRiceviamo e pubblichiamo da Andrea Pancaldi,esperto di problemi sociali e
collaboratore di Pressenza
“Tra una settimana, l’11 luglio, ricorre il 30° anniversario dell’inizio (nel
1995 ndr) della strage di Srebrenica, durante la guerra in Jugoslavia negli anni
’90, in cui le truppe serbe massacrarono circa 8.000 civili maschi, tra i 14 e i
65 anni, rastrellati dopo la conquista della città, senza che i caschi blu
dell’ONU (olandesi in questo caso) muovessero un dito per difenderli.
Chi desidera può trovare in rete indicazioni di libri, articoli, video, film
dedicati alla memoria di questo tragico agghiacciante evento.
Personalmente voglio ricordare questi eventi non con parole o immagini di
allora, ma con parole e immagini di ciò che accade ora, anche adesso mentre
scrivo o mentre voi leggete.
Parole agghiaccianti pronunciate all’interno del Parlamento israeliano mentre
nel mondo la dinamica di un nuovo ordine mondiale procede a colpi di carri
armati, bombe, usate per lo più contro i civili, i soccorritori, i giornalisti.
Il tutto per una regia della paura che ha preso il sopravvento su quella del
coraggio e della umanità.
https://www.facebook.com/reel/2228925097560181
Per chi poi, come italiano, volesse guardarsi allo specchio e dare una occhiata
a cosa facevano alcuni genitori o nonni in Africa, durante il periodo coloniale,
o nei Balcani, durante la seconda guerra mondiale, basta andare sul sito
www.criminidiguerra.it e attingere alla vasta bibliografia, filmografia,
videografia ed ai documenti storici che testimoniano dei crimini compiuti e che
ancora attendono scuse, come dovere civile, doverose anche da chi, colpe,
ovviamente non ne ha.
Giusto il 12 luglio ricorre l’83° anniversario della strage italiana di Podhum
(ora in Croazia) in cui furono massacrati un centinaio di civili come
rappresaglia di un attacco alle truppe di invasione italiane fatto dai
partigiani jugoslavi.
Restano le parole inascoltate di Primo Levi
“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case. Voi che trovate tornando a
sera il cibo caldo e visi amici.
Considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango, che non conosce pace, che
lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome, senza più forza
di ricordare, vuoti gli occhi e freddo il grembo, come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato, vi comando queste parole, scolpitele nel vostro
cuore, stando in casa andando per la via, coricandovi alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli, o vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i
vostri nati torcano il viso da voi”
E di Bertold Brecht
“Ecco gli elmi dei vinti.
E quando un colpo ce li ha sbalzati dalla testa non fu allora la nostra
sconfitta.
Fu quando obbedimmo e li mettemmo in testa”.
Segnaliamo che al tema Srebrenica è dedicato interamente anche l’ultimo numero
della Newsletter della Fondazione Feltrinelli con vari interessanti contributi
https://cs.fondfeltrinelli.it/ov/2005987/12469/LFikT7sAq08Pdwuc%2Fp3vAKTmWsDy1m%2FQoTIu6dgU%2BeZShE36C0SvqTE63g2F0lZL
Redazione Italia