Sorellə non sei solə – Una risposta agli attacchi alle donne trans e trans femme negli Stati Uniti e in ItaliaIl “nuovo ordine” di Trump segna il culmine della violenza istituzionale e
culturale contro le persone trans, intersex e non binarie. In questi violenti
attacchi a tutta la comunità, c’è una particolare acredine nei confronti delle
donne trans e trans femme.
Ciò avviene con la retorica della difesa delle “donne”, intese come coloro che
hanno la F di Femmina sul documento alla nascita e che seguono le orme di una
“tradizione” patriarcale le cui radici affondano nella vera e propria
repressione delle stesse, in nome della loro (fittizia) “natura” femminile. Una
“natura” che confina le donne cis al ruolo riproduttivo e le donne trans e trans
femme fuori dai generi stabiliti e quindi validi e “veri”, dipingendole come una
minaccia.
C’è di paradossale sicuramente una cosa: per convincere le “vere donne” del
pericolo trans, la retorica attuale si trova costretta a sottolinearne una
“natura” (mascherata) maschile. Ancora una volta, si dimostra involontariamente
che il vero pericolo sta nella maschilità egemonica e violenta, così come
costruita dalla stessa cultura transfobica e misogina.
Partiamo dal titolo dell’atto esecutivo firmato dal nuovo presidente degli USA:
“DEFENDING WOMEN FROM GENDER IDEOLOGY EXTREMISM AND RESTORING BIOLOGICAL TRUTH
TO THE FEDERAL GOVERNMENT” (Difendere le donne dall’estremismo dell’ideologia
gender e reinstaurare la verità biologica nel governo federale). Ed eccola qui,
la “verità biologica”, pronta a cancellare l’esistenza millenaria di persone che
non si arrendono al destino binario uomo-donna, o al destino di “angelo del
focolare”, o di un ruolo subordinato all’unico genere davvero ideologico che
vediamo imporsi con sempre maggiore drammaticità: il maschile patriarcale,
l’uomo bianco (meglio se ricco, etero e “abile”).
Fino a qui sembra quasi una questione teorica, forse un espediente intellettuale
per partire dalla “questione trans” e giungere a fare discorsi altri, generali,
più “universali”. E invece vogliamo prendere parola esattamente su questo: cosa
significa per milioni di persone vedere cancellata la propria identità per mano
della Legge?
La censura sui nostri corpi riguarda tutt*. Anche perché questo sta giá
accadendo e accadrà sempre più violentemente anche qui. “It is the policy of the
United States to recognize two sexes, male and female. These sexes are not
changeable” (È politica degli Stati Uniti riconoscere due sessi, maschio e
femmina. Questi sessi non si possono cambiare): non è un’opinione, è una
direzione politica molto netta, che porta a termine un progetto già iniziato in
diversi stati attraverso roghi di libri, divieti alle persone minori di accedere
alle terapie ormonali, violenze, transcidi e femminicidi di donne trans e trans
femme.
Una direzione che abbiamo contestato in massa a Verona, come Non Una Di Meno,
durante il Congresso Mondiale delle Famiglie nel 2019, cogliendo la portata
internazionale di questa invasione di campo reazionaria, familista, misogina,
omolesbobitransfobica in generale, sicuramente fascista.
Possiamo insieme provare a immaginare cosa significhi tutto questo dal punto di
vista del diritto alla salute e all’integrità fisica e psicologica: significa
che le terapie ormonali non saranno più a disposizione di chi ne ha bisogno;
significa che non si potrà più cambiare nome e sesso sui documenti; significa
non trovare lavoro, non trovare casa; significa non essere rispettat* in nessuno
spazio pubblico che non considera la tua stessa esistenza; significa aumento
della violenza in ogni luogo, dalle scuole agli uffici pubblici, ai posti di
lavoro, dagli ospedali alle carceri (dove le persone trans saranno obbligate a
stare in reparti non consoni e per questo pericolosi); significa vulnerabilità e
precarietà; significa anche un possibile aumento di suicidi di stato e dell’odio
sociale, forme di disagio per le persone più giovani, già alla mercé di famiglie
che spesso non comprendono e di una società sempre più escludente.
Siamo consapevoli che questo non è l’unico atto della nuova amministrazione
Trump, anzi. Enorme gravità e peso si riversano sulle persone migranti, sulle
persone razzializzate, sulle donne, su queer di ogni genere e identità,
lavoratrici e lavorator*, disoccupat* e inoccupat*, sulle altre specie viventi e
sui territori, in quello che sembra delirio di onnipotenza ed è invece un piano
ben preciso. Un piano per un futuro che non ci prevede.
Apprendiamo dai giornali ogni giorno di nuove decisioni: abbandono dell’OMS,
abbandono dei trattati sull’ambiente, mire espansionistiche e imperialiste,
appoggio a Israele, politiche repressive, diritti riproduttivi calpestati,
razzismo imperante, plutocrazia. Insomma, un vero e proprio disastro con
conseguenze globali.
Ed all’interno di questo programma che ha dell’apocalittico vogliamo denunciare
come l’accanimento contro le persone trans, soprattutto trans femme e donne, sia
stato sottovalutato come “distrazione” dai problemi reali per troppo tempo,
mettendo noi tutt* in una condizione di ulteriore vulnerabilità e
rivittimizzazione: la condizione di non essere, ancora una volta, credut* quando
denunciamo la violenza che si abbatte su di noi.
Non solo: l’ingresso nei vocabolari mainstream di termini come “woke”,
“politically correct”, “ideologia gender” ha spostato l’opinione pubblica su
dibattiti falsificati sin dalle premesse, che descrivono un mondo in mano a
femministe e transfemministe. Mentre, in realtà, gli uomini più potenti della
terra fanno man bassa delle risorse del pianeta (persone comprese) per aumentare
il proprio capitale, alimentando discorsi e politiche patriarcali e di genere
estremamente pericolosi.
Come osservatorio sulla violenza patriarcale che lavora anche per il
riconoscimento della transmisoginia e della violenza transfobica, e che vede al
suo interno un intreccio di soggettività femministe e transfemministe, sentiamo
l’urgenza di chiarire una volta per tutte: sorella, non sei sola. Le donne cis
non sono messe in pericolo dall’esistenza delle donne trans e trans femme. La
radice della violenza, in tutte le sue forme, è comune, e le retoriche
patriarcali che spadroneggiano in questo momento vogliono farci credere il
contrario.
Viviamo anche qui in Italia un momento di massima targetizzazione delle stesse
soggettività. Abbiamo già visto ridurre lo spazio di libertà trans: dalle
persone minori lasciate senza terapie, alla crescente criminalizzazione, alle
rappresentazioni macchiettistiche, agli attacchi diretti contro la comunità
trans. Abbiamo visto come un certo “femminismo” TERF (femminismo radicale trans
escludente) si sia alleato con una certa naturalezza a movimenti fascisti che
vogliono cancellare le persone trans, con, ancora una volta, una particolare
ossessione nei confronti delle donne trans e trans femme.
Marina Terragni è la nuova garante dell’infanzia e dell’adolescenza, e proprio
lei è tra quelle che più si impegnano a denigrare le nostre sorelle in primis:
la prima cosa che ha fatto non appena avuto l’incarico è stata pubblicare un
post contro una nota attivista, Roberta Parigiani, alla quale esprimiamo
solidarietà e sorellanza.
Allora, se da un lato dobbiamo davvero aprire una riflessione impegnata a
decostruire queste mistificazioni di genere e i confini del binarismo, a partire
anche da noi stess*, è altrettanto importante smontare l’idea – che anche a
“sinistra” ha preso piede – che la vita delle persone trans sia solo un “tema”,
o, peggio, un espediente per parlare d’altro o, ancora, l’ultima delle priorità.
Auspichiamo una presa di parola diretta sempre più forte, e ci impegniamo a
creare le condizioni per cui questo avvenga, consapevoli che il transfemminismo
è una pratica politica essenziale, non solo una prospettiva.
I tempi sono bui, forse non sono maturi per molt* di noi, sopraffatt* proprio da
questa ondata di machismo internazionale e dall’alleanza di un certo “femminile”
ancillare.
Ma ricordiamo che non è una novità: la nostra esistenza la dobbiamo a chi ha
lottato prima di noi, e continueremo forti dell* nostr* antenat*. Donne trans e
trans femme che abbiamo il dovere di conoscere e riconoscere. Continuiamo a
costruire insieme una storia delle donne fatta di tutte le donne insieme, unite
dalla volontà di emancipazione dal giogo patriarcale.
Citiamo, con Angela Davis, le parole di Martin Luther King, perché il futuro ci
riguarda ancora e il futuro è ora: “Certe volte dobbiamo accettare delusioni
finite, ma dobbiamo aggrapparci alla nostra speranza infinita.” Che la speranza,
allora, si trasformi in resistenza.
Glossario
* Abbiamo utilizzato per le desinenze di genere a volte la u, a volte la x o
un asterisco che equivalgono a un troncamento nella lettura della parola, a
volte lo schwa, a volte il 3 che molt3 usano come plurale dello schwa.
Differenziamo questo tipo di desinenze perché tutte vengono usate e tutte
definiscono nella lingua italiana in cambiamento il genere neutro spesso
usato come universale al posto del maschile o femminile per includere tutt*
* woke: essere attent3 alle ingiustizie e alle discriminazioni sociali e
lottare contro
* politically correct: assumere un linguaggio che visibilizzi tutte le
diversità
* targetizzazione: scelta di un gruppo sociale da colpire
* macismo: italianizzazione di machismo che indica la postura e i comportamenti
patriarcali assegnati da questo sistema alle persone a cui sia stato
assegnato il genere M (maschio) alla nascita (AMAN Assegnate Maschio Alla
Nascita)
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L'articolo Sorellə non sei solə – Una risposta agli attacchi alle donne trans e
trans femme negli Stati Uniti e in Italia proviene da Osservatorio nazionale
NUDM.