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Il parlamentare comunista israeliano Ofer Cassif in Italia
Oggi, domenica 7 settembre alle ore 19, sarà a Milano alla Festa di Rifondazione Comunista Ofer Cassif, parlamentare comunista israeliano e unico ebreo tra i cinque parlamentari di Hadash, più volte sospeso dalla Knesset, per la sua opposizione all’occupazione dei territori palestinesi, la denuncia del genocidio in corso a Gaza e della pulizia etnica in Cisgiordania. Nel marzo 2019, la Commissione Elettorale Centrale israeliana ha escluso Ofer Cassif dalla candidatura alle elezioni parlamentari previste un mese dopo a causa di dichiarazioni ritenute provocatorie. Si è trattato della prima esclusione individuale dalla politica in Israele. Una decisione annullata dalla Corte Suprema. Ofer Cassif, che si trovava al quinto posto nella lista congiunta חד”ש Hadash, è stato eletto per la prima volta in Parlamento nell’aprile 2019. Ebreo e comunista, mette le sue conoscenze e il suo talento al servizio della lotta contro l’occupazione e la colonizzazione dei territori palestinesi e per un Israele non sionista. Nell’aprile 2021 è stato violentemente picchiato dalla polizia israeliana. E’ stato sospeso dal Parlamento tre volte dal 7 ottobre, per un totale di 288 giorni, ovvero quasi un anno. La Knesset è in pausa fino alla fine di ottobre, ma il Comitato Etico lo ha già informato che sarò sospeso per due mesi perché, ancora una volta, sta usando il termine “genocidio” nelle critiche al governo e all’esercito israeliani. La destra ha anche cercato di farlo decadere per aver chiesto alla Corte Penale Internazionale di indagare su Netanyahu. “Abbiamo invitato Ofer Cassif per far conoscere il punto di vista del Partito Comunista di Israele e di Hadash (Fronte democratico per la pace e l‘uguaglianza), dare l’occasione di ascoltare la voce dell’altra Israele, della minoranza che lotta per la pace, contro il genocidio e l’occupazione di territori palestinesi”, dichiarano Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Anna Camposampiero, responsabile esteri del Partito della Rifondazione Comunista. Ofer Cassif parteciperà oggi domenica 7 settembre, alle ore 19, alla festa di Rifondazione Comunista di Milano con il segretario nazionale Maurizio Acerbo, presso il Parco della Chiesa della Cascina Rossa in via san Domenico Savio 3. Lunedì 8 settembre dalle ore 13.00, terrà un incontro presso la sede della Cgil del capoluogo lombardo, in Corso di Porta Vittoria 43, alle 18:30 sarà a Bergamo in Piazza Matteotti al presidio permanente per la Global Sumud Flottila. Nella serata alle 20.30 sarà a Brescia, presso la Camera del Lavoro alla sala Bruno Buozzi, in Via Fratelli Folonari. A tale dibattito parteciperà la Responsabile esteri del PRC-S.E, Anna Camposampiero e Khader Tamimi dell’Associazione Palestinesi Lombardia. Per finire il giorno 9 settembre, alle 20,30 il parlamentare israeliano terrà un altro incontro a Varese, presso la sede di “Unaltrastoria”, in Via Francesco Del Cairo, 34.   Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Un appello degli allenatori italiani per escludere Israele da ogni competizione calcistica
Il calcio non è mai stato soltanto un gioco. È uno dei grandi spazi simbolici della società, capace di modellare l’immaginario collettivo e di parlare a milioni di persone in un linguaggio immediato, popolare, universale.  Ed è proprio per questo che la sua apparente “neutralità” non esiste: quando davanti ad […] L'articolo Un appello degli allenatori italiani per escludere Israele da ogni competizione calcistica su Contropiano.
La Slovenia interrompe il commercio di armi con Israele. È il primo in Europa
“La Slovenia è il primo paese europeo a vietare l’importazione, l’esportazione e il transito di armi da e verso Israele“. L’annuncio del governo di Lubiana è arrivato nella serata di giovedì, 31 luglio. L’esecutivo ha spiegato la decisione con la volontà di adottare misure concrete rispetto al genocidio in corso […] L'articolo La Slovenia interrompe il commercio di armi con Israele. È il primo in Europa su Contropiano.
Università di Firenze, cinque dipartimenti sospendono accordi con atenei israeliani
Pubblichiamo la mozione di condanna nei confronti delle azioni del governo israeliano contro la popolazione palestinese e giunta all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università da parte di cinque Dipartimenti dell’Università di Firenze, nella speranza che altri Dipartimenti, Collegi e Università possano prendere posizione sul genocidio in atto in Palestina. Per sostenere attivamente il dissenso riguardo ai crimini di guerra commessi dalle autorità politiche e militari israeliane nei confronti della popolazione civile palestinese della Striscia di Gaza e della Cisgiordania negli oltre 20 mesi scorsi, cinque Dipartimenti dell’Ateneo fiorentino hanno approvato delle delibere che sospendono o interrompono gli accordi istituzionali che avevano in atto con università israeliane: – il Dipartimento di Matematica e Informatica – DIMAI – si è ritirato dall’accordo vigente con l’Università Ben-Gurion; – il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale – DICEA – e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali – DAGRI – hanno sospeso la loro partecipazione allo stesso accordo con l’Università Ben-Gurion; – il Dipartimento di Architettura – DIDA – ha sospeso la sua partecipazione all’accordo con Ariel University; – il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali – DSPS – ha sospeso il protocollo di cooperazione con il Centro Blavatnik per la Cybersecurity dell’Università di Tel Aviv. Oltre 500 tra docenti, ricercatori, tecnici amministrativi e bibliotecari, collaboratori ed esperti linguistici, dottorandi e studenti, ritenendo urgente e non rinviabile un’analoga discussione da parte degli altri Dipartimenti, hanno diffuso un “Appello per una presa di posizione dei Dipartimenti UNIFI sui crimini di guerra nei Territori Palestinesi”. Denunciamo in particolare lo “scolasticidio” che si sta perpetrando ai danni della popolazione palestinese, limitando drammaticamente l’accesso allo studio in una situazione già da anni compromessa. Con l’appello invitiamo tutta la comunità universitaria a fare la sua parte, raccogliendo elementi utili da portare in discussione nelle prossime sedute dei propri Consigli di Dipartimento per discutere la sospensione o l’interruzione degli accordi con università israeliane. Testo dell’appello: Care, cari, nei mesi scorsi cinque dipartimenti del nostro Ateneo hanno approvato delle delibere con le quali è stata sospesa o ritirata la loro adesione ad accordi del nostro ateneo con alcune università israeliane, precisamente: – il Dipartimento di Matematica e Informatica – DIMAI – si è ritirato dall’accordo vigente con l’università Ben-Gurion; – il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale – DICEA – e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali – DAGRI – hanno sospeso la loro partecipazione allo stesso accordo con l’università Ben-Gurion; – il Dipartimento di Architettura – DIDA – ha sospeso la sua partecipazione all’accordo con Ariel University; – il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali – DSPS – ha sospeso il protocollo di cooperazione con il Centro Blavatnik per la Cybersecurity dell’università di Tel Aviv. Riteniamo urgente e non rinviabile un’analoga discussione da parte degli altri dipartimenti dell’Università di Firenze aderenti ad accordi con università israeliane, in ragione dei crimini di guerra commessi dalle autorità politiche e militari israeliane nei confronti della popolazione civile palestinese della Striscia di Gaza e della Cisgiordania negli oltre 20 mesi scorsi. Ricordiamo inoltre le accertate responsabilità, dirette o indirette, di gran parte del sistema universitario israeliano, coinvolto nelle azioni di pianificazione, implementazione, monitoraggio, giustificazione legale o negazione dei crimini di guerra. Tutto questo è in palese contrasto con i principi e i valori contenuti nello Statuto e nel Codice Etico dell’Università di Firenze; come comunità accademica abbiamo il dovere di prendere posizione. Invitiamo tutti voi – studenti, da subito assai attenti e partecipi della drammatica situazione palestinese, ricercatori, docenti, collaboratori ed esperti linguistici, personale tecnico amministrativo – a raccogliere elementi utili per portare in discussione nelle prossime sedute dei consigli di dipartimento una delibera che miri a questo obiettivo. Sperando che il nostro invito possa essere accolto, ci mettiamo a disposizione per condividere informazioni utili allo scopo. I sottoscrittori: Daniele Angella, Prof. Ordinario Leonardo Bargigli, Prof. Associato Fiammetta Battaglia, Prof.ssa Associata Costanza Carbonari, RTD-A Giulio Castelli, RTD-A Maria De Santis, Prof.ssa Associata Lorenzo Ferretti, Dottorando Gianmarco Giovannardi, RTD-A Daniela Poli, Prof.ssa Ordinaria Giuliano Secchi, Dottorando Simone Secchi, Prof. Associato Alberto Tonini, Prof. Associato Vanessa Torcasso, Personale TA Iacopo Zetti, Prof. Associato.  Per informazioni potete contattare: – Leonardo Bargigli, Professore Associato – Dipartimento DISEI, leonardo.bargigli@unifi.it, 0039 335 60 70 188 (https://cercachi.unifi.it/p-doc2-2013-000000-B-3f2b3a2f362930.html) – Giulio Castelli, Ricercatore Legge 240/10 a tempo determinato – Dipartimento DAGRI, giulio.castelli@unifi.it, 0039 340 85 96 486 (https://cercachi.unifi.it/p-doc2-0-0-A-3f2b3b2f352e30.html) – Daniela Poli, Professoressa Ordinaria – Dipartimento DIDA, daniela.poli@unifi.it, 0039 333 6847022 (https://cercachi.unifi.it/p-doc2-2016-0-A-2b333c2c3727-1.html) – Daniele Angella, Professore Ordinario – Dipartimento DIMAI, daniele.angella@unifi.it, 0039 338 8738311 (https://cercachi.unifi.it/p-doc2-2013-000000-A-3f2b3c2e39282e-0.html) Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Ebrei che non si piegano: sospensioni, ricorsi e censura nel Regno Unito. Il caso dei 36 membri del Board of Deputies of British Jews
Esistono gruppi di ebrei laici e progressisti (Jewish Voice for Peace, IfNotNow, Na’amod, Independent Jewish Voices, JCall, ecc.) che sostengono apertamente la causa palestinese, denunciano l’apartheid e parlano di genocidio ed esistono intellettuali, storici della Shoah, psicoanalisti, teologi, registi ebrei che hanno preso pubblicamente parola contro la violenza, spesso pagando un prezzo altissimo. Ma cosa succede a questi ebrei quando criticano Israele? Succede che vengono accusati di essere “ebrei che odiano se stessi”, traditori, complici dell’antisemitismo, o che vengono espulsi da comunità e organismi ufficiali. Come nel caso recentissimo dei 36 membri del Board of Deputies of British Jews (il principale organismo rappresentativo della comunità ebraica britannica), colpevoli di aver firmato una dichiarazione in cui si parla apertamente di “genocidio” a Gaza. Il Board of Deputies of British Jews è la principale organizzazione rappresentativa degli ebrei nel Regno Unito. Fondato nel 1760, agisce come organo consultivo e interlocutore ufficiale tra la comunità ebraica e il governo britannico, rappresentando sinagoghe, enti educativi, associazioni culturali e religiose. È considerato, in sostanza, la voce istituzionale del giudaismo britannico nei rapporti con autorità politiche, media e organismi pubblici. Il suo orientamento tradizionalmente filo-israeliano lo ha spesso portato a sostenere in modo più o meno esplicito le politiche dello Stato di Israele. Tuttavia, al suo interno convivono correnti diverse, e ciò ha generato scontri e tensioni, soprattutto negli ultimi anni, quando alcune sue figure di spicco hanno espresso critiche aperte verso la gestione israeliana del conflitto con i palestinesi. Il caso dei 36 firmatari che hanno denunciato il genocidio a Gaza è emblematico non solo perché rompe l’omertà istituzionale, ma perché mette in discussione la pretesa del Board di rappresentare tutta la comunità ebraica britannica. Le loro sospensioni disciplinari dimostrano quanto sia difficile, anche all’interno di contesti ebraici ufficiali, esprimere dissenso rispetto alla linea dominante. Dichiarazione pubblica di membri del Board of Deputies of British Jews contro la guerra a Gaza (The Guardian, 26 giugno 2025) Siamo ebrei britannici, membri e membri onorari del Board of Deputies of British Jews, che hanno espresso pubblicamente la loro opposizione all’attuale guerra condotta da Israele nella Striscia di Gaza. Alcuni di noi sono stati sospesi o oggetto di procedimenti disciplinari da parte del Board per aver rilasciato dichiarazioni che, a loro dire, “violano la neutralità dell’organizzazione”. Riteniamo che l’attuale devastazione di Gaza, con decine di migliaia di morti, una popolazione affamata, la distruzione sistematica di ospedali, scuole, infrastrutture e quartieri interi, rappresenti non solo una tragedia umanitaria, ma un crimine di proporzioni storiche. Quando, nel novembre 2023, abbiamo chiesto un cessate il fuoco immediato, siamo stati accusati di tradire il nostro popolo. Quando abbiamo denunciato la disumanizzazione dei palestinesi, ci è stato detto che stavamo legittimando l’antisemitismo. Quando abbiamo espresso preoccupazione per l’uso strumentale del trauma ebraico, siamo stati tacciati di insensibilità. Ma non ci facciamo intimidire. Parliamo non nonostante la nostra identità ebraica, ma a partire da essa. Parliamo perché i nostri valori ci impongono di alzare la voce contro la disumanizzazione, ovunque si manifesti. Parliamo perché crediamo che nessun popolo debba essere ridotto a un bersaglio collettivo. Parliamo perché il silenzio, in questo momento, è complicità.  L’uso sistematico della parola “mai più” per giustificare atti che sfiorano la definizione di genocidio è un affronto alla memoria della Shoah e a tutto ciò che di più sacro l’identità ebraica ha saputo custodire: la responsabilità verso l’altro, il dovere dell’empatia, il rifiuto dell’oppressione.  Denunciare la guerra non significa odiare Israele. Significa rifiutare l’idea che Israele debba essere identificato con un governo violento, etno-nazionalista e corrotto, che sta compromettendo non solo la vita dei palestinesi, ma anche l’anima morale del popolo ebraico. A chi ci accusa di antisemitismo rispondiamo: noi siamo ebrei, orgogliosi, pensanti e profondamente indignati. Chiediamo che il Board of Deputies riconosca la legittimità della nostra posizione e sospenda ogni misura disciplinare nei confronti di chi ha scelto di non voltarsi dall’altra parte. Cosa è accaduto ai firmatari della lettera Il 26 giugno 2025, il Board of Deputies ha annunciato un provvedimento disciplinare senza precedenti contro i 36 firmatari della lettera pubblica che denunciava la guerra a Gaza. Cinque di loro sono stati sospesi per due anni, in pratica espulsi per tutta la durata del loro mandato. Gli altri trentuno hanno ricevuto una reprimenda formale. È la più grande azione disciplinare della storia del Board: oltre il 10% dei membri eletti è stato colpito da sanzioni. La colpa dei cinque sospesi? Aver rilasciato interviste alla stampa dopo la pubblicazione della lettera sul Financial Times nell’aprile precedente. Il Board ha giustificato le sanzioni con la violazione del codice di condotta, che vieterebbe ai membri di esprimere pubblicamente posizioni che “distorcono la linea ufficiale” o gettano discredito sull’organizzazione. I firmatari hanno annunciato ricorso legale e in una dichiarazione pubblica hanno ribadito la loro posizione: “Rimaniamo profondamente preoccupati per la crisi umanitaria a Gaza, per i prigionieri ancora detenuti e per il deterioramento della situazione in Cisgiordania”. Hanno aggiunto di condividere le posizioni della maggioranza degli israeliani, che nei sondaggi chiedono la fine della guerra in cambio del rilascio degli ostaggi. Uno di loro, Philip Goldenberg, ha paragonato la repressione interna subita alla logica autoritaria: “Espellere chi dice verità scomode al potere è l’esatto contrario della tradizione ebraica del dibattito. Questo somiglia più alla Russia di Putin”. Sua moglie, Harriett Goldenberg, anche lei sospesa, ha dichiarato: “Abbiamo ricevuto centinaia di messaggi da ebrei britannici che si sono riconosciuti nelle nostre parole. È tragico che quella voce debba ancora lottare per farsi sentire”. Fonte: https://www.facebook.com/profile.php?id=61554708501839 Redazione Italia