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Roma, sit-in contro il rinnovo del Memorandum Italia-Libia
Si è tenuto oggi pomeriggio a Roma, nella centralissima Piazza Vidoni, nei pressi del Senato, un sit-in per protestare contro il rinnovo del Memorandum Italia-Libia, firmato nel 2017, che ormai avviene senza più passare da un voto della Camera e del Senato, come invece succedeva nei primi anni della sua stipula. Promotori della manifestazione sono stati i migranti del collettivo auto organizzato Refugees in Libya, insieme a numerose organizzazione per la difesa dei diritti umani, tra cui Mediterranea, Amnesty International, Emergency, Medici senza Frontiere e Mani Rosse Antirazziste. Per una volta i protagonisti sul palco erano i migranti stessi, che hanno portato le loro drammatiche testimonianze e hanno denunciato per crimini contro l’umanità la Presidente del Consiglio il Ministro degli Interni e quello della Giustizia. La violenza europea demandata alla Libia in mare e in terra, con i respingimenti illegali dei migranti e la loro detenzione nei famigerati lager finanziati dall’Italia e dall’Europa è oggi l’eco dal Mediterraneo centrale di quella esercitata contro i palestinesi e della repressione dell’azione solidale della Global Sumud Flotilla. Chi vuole rompere il blocco illegale di Gaza e chi vuole rompere il blocco dei confini esterni della Fortezza Europa appartiene alla stessa flotta. Sul palco hanno chiuso gli interventi un gruppetto di bambine e di bambini figli dei migranti e della nuova Europa, sventolando la bandiera azzurra di Refugees in Libya e gridando alternativamente “No memorandum!” e  “Free free Palestine!”. Foto di Francesca Cerocchi Mauro Carlo Zanella
Due sabati per la Palestina a Vibo Valentia
Il movimento informale Coordinamento Pro Palestina Vibo Valentia sta cercando di far sentire a più riprese la sua voce per sensibilizzare il maggior numero di persone sulla causa palestinese, sulla causa di uno dei popoli più sfortunati della terra e della storia. Sabato 20 settembre davanti alla Prefettura cittadina si è svolto un “colorato” e sentito sit-in a sostegno del popolo palestinese, vittima da poco meno di un secolo di una pulizia etnica (per lo meno così la chiama lo storico israeliano Ilan Pappé in uno dei suoi più famosi volumi sul tema La pulizia etnica della Palestina); i volontari organizzatori si sono impegnati per rendere l’evento partecipato e soprattutto perché avesse un forte significato simbolico. E’ stata organizzata una solenne e sentita performance: alcuni attivisti rigorosamente vestiti di nero si sono stesi su dei lenzuoli bianchi macchiati di sangue (a testimoniare la violenza di cui il popolo palestinese è vittima da troppo tempo) e circondati da rami di ulivo (simbolo per eccellenza della pace che da più parti si chiede a gran voce). Prima dell’inizio vero e proprio, sono stati osservati due minuti di silenzio interrotti dal grido accorato che ormai risuona in tutte le piazze d’Italia (e non solo) di “Palestina libera”; a questo momento sono seguiti un certo numero di interventi molto interessanti i cui contenuti riportiamo in sintesi. Il primo è stato affidato al ricercatore e storico Domenico Cortese, che ha spiegato come la causa palestinese sia la causa di tutti i popoli oppressi dal colonialismo, dal capitalismo e dalle ideologie neoliberiste. Poi è stata la volta di Luciano Gagliardi, presidente dell’Associazione Compresi gli Ultimi, che ha condannato il progetto genocidario degli israeliani, i quali occupano illegalmente terre non loro e si giustificano appoggiandosi ad alcuni testi della Bibbia che indicano quei luoghi come la terra promessa da Dio ad Abramo e, di conseguenza, a tutto il popolo ebraico. Subito dopo sono intervenuta come Referente del Comitato Diritti Umani del Liceo Capialbi di Vibo Valentia, che si è limitata a leggere un brano tratto dall’omelia del Cardinale di Napoli Mons. Battaglia pronunciata in occasione dei festeggiamenti in onore di San Gennaro ed in cui si parla del sangue che in questi giorni scorre a Gaza. Ha poi parlato Tonino Alessandria, un libero e attento pensatore, che si è soffermato sul concetto di guerra e ha ribadito come quella in corso a Gaza non possa essere definita una guerra, ma un crimine efferato contro una popolazione inerme compiuto dal governo israeliano con macchine belliche di ultima generazione. In ultimo, ma non meno importante, un appello accorato di Daniela Primerano, Referente di Città Attiva, in cui si è ribadita l’impossibilità di assistere ad un genocidio in diretta TV restando indifferenti e la necessità di essere dalla parte giusta della storia. La sera di sabato 27 settembre un altro momento importante sulla Palestina si è svolto nel centro storico  della movida vibonese; si è trattato di un corteo molto partecipato da giovani, semplici cittadini e attivisti del mondo sindacale, ma in cui molto evidente è stata la “eloquente e sconcertante” assenza del mondo politico. Dopo un breve sit-in davanti al monumento ai caduti (simbolo delle guerre che hanno insanguinato il mondo causando morti innocenti) e al tribunale (luogo per eccellenza della giustizia, quella stessa giustizia che risulta violata ormai da molto tempo nei territori della Palestina), i presenti hanno dato vita ad un corteo che si è snodato lungo Corso Umberto I e Viale Regina Margherita. I manifestanti hanno sfilato portando con sé bandiere palestinesi e manifesti e intonando il grido (che ormai da tempo risuona in tutte le piazza del mondo) di “Palestina libera”. Inoltre, l’orario e il luogo hanno favorito il coinvolgimento di molti giovani presenti nell’area durante il fine settimana; alcuni manifestanti hanno approcciato i giovani per sensibilizzarli alla causa palestinese e invitarli a farsi parte attiva del cambio di rotta. Con la speranza e la preghiera anche laica che la Palestina possa essere presto veramente libera e che gli autori del genocidio paghino le conseguenze dei loro efferati crimini che, come è noto a tutti quelli che non sono digiuni di storia, sono in atto almeno dal 1948, anno della nascita dello Stato di Israele e dell’inizio della Nakba per i palestinesi. Anche in risposta alle critiche “pretestuose” di molti leoni da tastiera e giornalai vestiti da giornalisti desidero concludere con un appello alla pace per i palestinesi, ma anche per gli altri popoli in guerra – ucraini, sudanesi, yemeniti e congolesi… Foto di Daniela Primerano Redazione Italia
Bracciano: sit-in e appello contro il Riarmo e la militarizzazione delle scuole
Il 28 giugno alle ore 16,00 si è tenuto a Bracciano un sit-in pacifista alla piazza del comune promosso dall’Assemblea permanente contro la guerra. Tantissime le realtà presenti tra le quali non poteva mancare il nucleo braccianese dell’Osservatorio contro la militarizzazione elle scuole e delle università. Siamo scesi in piazza per denunciare la strada del riarmo scelta dai governi che porterà a aumentare le spese militari con conseguente incremento dei conflitti. Abbiamo ricordato come le spese militari comporteranno un generale peggioramento delle condizioni di vita di tutti i cittadini perché comportano tagli alle spese sociali. Negli interventi che si sono susseguiti è stato ribadito il processo di militarizzazione della società, a partire dalla scuola, la guerra cognitiva che la NATO con gli stati complici sta portando avanti per diffondere la cultura della difesa e della sicurezza. È stata ricordata la presenza sul nostro territorio di caserme, ma soprattutto del MUSAM e del SICRAL, esempi di diffusione della cultura della difesa proprio per la loro sempre più frequente collaborazione con le scuole con il fine di avvicinare i giovani attraverso percorsi “culturali” o “scientifici”. La cultura della difesa e della sicurezza si diffonde con il moltiplicarsi delle guerre e contribuisce a trasformare la paura in profitto per pochi guerrafondai. La piazza ha ribadito come la sicurezza non si costruisca con le armi, ma con la giustizia, la solidarietà, il rispetto dei diritti umani e per evidenziare il suo “NO alla corsa agli armamenti” dettata da Trump, dalla NATO e dall’unione Europea ha preparato e sottoscritto un appello da presentare alle autorità locali che nella sola giornata di sabato ha raccolto centinaia di firme. L’incontro è continuato con una serata, partecipatissima, in musica con gruppi locali in cui oltre a continuare la raccolta firme, siamo intervenuti nuovamente per presentare il nostro Vademecum. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Bracciano