Mamdani, il volto di una nuova sinistra statunitense?
La vittoria di Zohran Mamdani, originario dell’Uganda, alle primarie per il
candidato sindaco di New York sembra aver confermato l’avanzamento nella
sinistra statunitense di politici con background migratorio. Il risultato sembra
inoltre riflettere l’emergere di una nuova visione politica rivolta alle persone
migranti della classe operaia e radicata in una dura critica alle disuguaglianze
sociali e influenzata da esperienze personali di instabilità, austerità e
repressione nel Sud del mondo.
Il vincitore delle primarie democratiche per l’elezione del sindaco di New York
è il socialista Zohran Mamdani, di origini indiane-ugandesi trasferitosi a New
York all’età di sette anni.
Il candidato democratico ha condotto una campagna elettorale incentrata sulle
questioni relative all’accessibilità economica con un’attenzione incessante al
costo della vita, una presenza online affidabile e un esercito di volontari
forte di decine di migliaia di persone. In campagna elettorale, Mamdani ha dato
spazio ai newyorkesi della classe operaia, spesso costretti a lasciare la città
a causa dell’inaccessibilità economica e dell’aumento dei costi, specie delle
abitazioni: dalle zone più dense di Manhattan ai quartieri sul lungomare di
Brooklyn e Queens, i prezzi sono infatti cresciuti esponenzialmente negli ultimi
anni.
Nella sua difesa della giustizia abitativa, dei diritti delle persone con
background migratorio e delle persone migranti, oltre alle richieste di parità
di trattamento, Mamdani veicola non solo l’urgenza dei movimenti sociali, ma
anche la chiarezza della critica postcoloniale. Quella del candidato democratico
è una politica informata non solo dalla protesta, ma da una vita immersa nella
teoria, nella storia e nello studio dei sistemi che emarginano ed escludono: su
questo versante appare preponderante l’influenza intellettuale che Zohran ha
ricevuto dal padre Mahmood, il cui pensiero e ricerca rimangono fondamentale
nello studio del colonialismo, dell’autoritarismo e della politica della
conoscenza: gli scritti di Mamdani senior continuano infatti a influenzare il
modo in cui accademici e politici interpretano le eredità durature del governo
coloniale e della violenza di stato.
Sul piano politico, la vittoria di Mamdani ha confermato una tendenza che era in
atto da tempo all’interno del Partito Democratico: quella di una nuova politica
per le persone migranti o con background migratorio della classe operaia,
radicata nell’organizzazione, nella solidarietà e in una dura critica alle
disuguaglianze. Questomovimento travalica la città di New York. Ilhan Omar,
rifugiata, ex guardia giurata, prima donna di origini somale e una delle prime
due donne musulmane ad essere elette al Congresso, ha contribuito a definire
questa nuova sinistra. Insieme a lei c’è Rashida Tlaib, la prima e unica donna
palestinese americana a far parte del Congresso, che ha voluto
autodefinirsi “una madre che lavora per la giustizia per tutti”.
Tlaib, Omar e Mamdani rappresentano una politica plasmata non solo dalla
disuguaglianza negli Stati Uniti, ma anche da esperienze personali di
instabilità, austerità e repressione nel Sud del mondo. Sono emersi come volti
pubblici di una tendenza più ampia: politici provenienti da contesti di
immigrazione che costituiscono la spina dorsale di una sinistra democratica in
ascesa.
D’altra parte non mancano le sfide che dovrà affrontare l’aspirante sindaco
democratico. Oltre a consolidare il successo ottenuto in alcuni quartieri, come
Kensington a Brooklyn, Mamdani dovrà cercare di mobilitare un elettorato più
ampio. La sua attenzione all’accessibilità economica ha permesso di conquistarsi
il sostegno dei bianchi progressisti e liberali ma non è stato sufficiente per
ottenere quello degli afroamericani, che hanno scelto di votare per lo sfidante
Andrew Cuomo. Mamdani dovrà cercare di invertire questa tendenza visto che
ripone anche sulla conquista di questa fetta di elettori le sue possibilità di
vittoria.
Il programma di spesa pubblica proposto da Mamdani, che si basa sull’aumento
delle tasse per i ricchi e le aziende, sembra infatti non aver ancora convinto
gli elettori neri più anziani e più abbienti, tra i quali quelli proprietari di
casa, che temono che un candidato come Mamdani possa non condividere le loro
priorità; sempre questi risultano essere scettici nei confronti delle proposte
populiste di Mamdani visto che le misure, che includenderebbero piani per
offrire un servizio di autobus e asilo nido gratuito, supermercati di proprietà
comunale e il congelamento degli affitti degli appartamenti a canone
regolamentato, sarebbero finanziate con tasse più alte per l’1% dei redditi più
alti.
Per cercare di conquistare l’elettorato nero (ma anche quello latino) è
possibile che Mamdani ripeta già quanto fatto durante la campagna delle
primarie, quando è apparso regolarmente su media incentrati sulla comunità
black, tra i quali programmi radiofonici con un vasto pubblico di colore come
“The Breakfast Club” e “Ebro in the Morning“.
In questa ottica si inquadra la scelta del democratico che dopo la vittoria alle
primarie ha parlato all’Harlem del National Action Network del reverendo Al
Sharpton del suo disegno per New York come un luogo in cui i lavoratori possano
vivere con dignità. Visitare Harlem potrebbe aver giovato a Mamdani per iniziare
a superare la diffidenza nei suoi confronti dell’elettorato nero. Al tempo
stesso, Mamdani proverà a intercettare il voto degli elettori neri, ispanici e
giovani newyorchesi che avevano votato per Donald Trump alle ultime elezioni
presidenziali. Il democratico proverà a portare dalla sua parte “nuovi” Malik
Zindani, trentenne, residente a Morris Park nel Bronx e arrivato negli Stati
Uniti dallo Yemen a 15 anni, che ha dichiarato di aver votato per Trump a
novembre e per Mamdani alle primarie.
Africa Rivista