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HeART of Gaza arriva a Monvalle (Varese): mostra presso il Comune da sabato 20 settmbre
Si terrà sabato 20 settembre alle ore 21:00 presso il Comune di Monvalle il dibattito di presentazione di “HeART of Gaza”, la toccante mostra itinerante che attraverso l’arte dei bambini di Gaza dà voce a una storia di resilienza, speranza e denuncia. Una selezione di 40 disegni di bambini e ragazzi dai 3 ai 17 anni realizzati nella “Tenda degli Artisti” allestita da Mohammed Timraz a Deir al Balah, nel cuore della Striscia di Gaza, che raccontano con forza, purezza e creatività le difficoltà e i sogni di un’infanzia rubata. “HeART of Gaza” restituisce le emozioni profonde di questi giovani artisti: i sogni spezzati, le paure, i traumi, ma anche il desiderio di un futuro migliore. Da quasi due anni vivono sotto bombardamenti continui, hanno perso la casa, gli affetti, la possibilità di andare a scuola. Alcuni, purtroppo, non ci sono più. Tutti condividono la perdita dei diritti fondamentali: istruzione, sicurezza sanitaria e alimentare, protezione. Secondo gli ultimi dati diffusi il 10 settembre 2025 da OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari), il bilancio complessivo delle vittime accertate, dall’inizio del conflitto (7 ottobre 2023), ammonta a 64.656 vittime palestinesi, di cui 18.430 sono bambini. Almeno 2.456 persone sono morte cercando di accedere ai rifornimenti umanitari. Una nuova analisi indipendente stima che il numero reale delle vittime sia molto più alto di quanto raccontano i dati ufficiali. Secondo il Dr. Gideon Polya e Richard Hil, sarebbero 136.000 le morti dirette (bombardamenti e violenze) mentre 544.000 morti indiretti (fame, sete, mancanza di cure) In totale stimano 680.000 persone uccise da Israele di cui 380.000 bambini sotto i 10 anni. In questo drammatico contesto è nato “HeART of Gaza” che non è solo una mostra, ma un grido silenzioso che chiede di essere ascoltato. Un invito a guardare il mondo con gli occhi di chi, nonostante il genocidio in corso, non ha smesso di sorridere e sognare. «Tutto è iniziato in un piccolo spazio a Deir al Balah – spiegano Féile Butler e Mohammed Timraz, ideatori della mostra – dove i bambini hanno trasformato il dolore in colori. Non avremmo mai immaginato che da quei primi disegni sarebbe nata un’iniziativa capace di estendersi in tutta Gaza: da nord a sud, da est a ovest. Nel tempo abbiamo avuto 17 spazi artistici sicuri, anche se non tutti attivi contemporaneamente, perché spesso i luoghi devono cambiare. In ognuno di questi spazi i bambini possono respirare lontano dal rumore della guerra, dipingere i loro sogni e ritrovare frammenti di infanzia che sembravano perduti. La nostra visione è semplice ma potente – proseguono Féile e Mohammed – raggiungere più di 1.500 bambini e offrire loro gioia, libertà e speranza attraverso l’arte. Per noi il disegno non è solo arte: è un grido che dice “io esisto”, una finestra attraverso cui i bambini di Gaza possono ancora sognare. Continueremo questo cammino, portando questi spazi in ogni quartiere possibile, perché crediamo che insieme possiamo davvero cambiare la vita dei bambini di Gaza.» All’evento di inaugurazione, che si terrà il prossimo 20 settembre alle ore 21:00 presso il  Comune di Monvalle, interverranno: * Centro studi arti sceniche “Il volto di Velluto” con SURVIVING, performance di teatrodanza * Mohammed Timraz, tentativo di collegamento da Gaza * Glores Sandri e Nisreen Isbaita, progetto “A Doula for Palestine” in sostegno alle donne di Gaza * Michela Focchi volontaria e curatrice della mostra HeART of Gaza Domenica 21 settembre dalle 16:00 si terrà un momento di lettura e laboratorio artistico per famiglie. L’Attività è gratuita con posti limitati. Iscrizione obbligatoria via mail:  biblioteca@comune.monvalle.va.it La mostra è organizzata dal Comune e dalla Biblioteca di Monvalle, con il supporto del Centro studi arti sceniche “Il volto di Velluto”. Sarà ospitata presso il Comune di Monvalle e aperta al pubblico domenica durante i laboratori. Lunedì 22 e martedì 23/09 durante gli orari di apertura del comune, dalle 11:00 alle 13:00, e su prenotazione per le scuole lunedì dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 14:30 alle 16:00. Per informazioni: Michela Fiocchi heartofgaza.varese@gmail.com Redazione Varese
L’esercito a scuola per distanziare i bambini. Assolto Antonio Mazzeo
RILANCIAMO L’ARTICOLO PUBBLICATO SU STAMPALIBERA.IT IL 16 SETTEMBRE 2024 SULL’ASSOLUZIONE DI ANTONIO MAZZEO, DOCENTE E ATTIVISTA DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ. QUANDO SI VERIFICÒ L’”OCCUPAZIONE” MILITARE DA PARTE DELLA BRIGATA “AOSTA” DEL CORTILE DELLA SCUOLA PRIMARIA “PARADISO” DI MESSINA, LA DIRIGENTE ELEONORA CORRADO RICOPRIVA L’INCARICO DI COORDINATRICE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA FLC CGIL. Di EDG – Assolto perché il fatto non sussiste. La Corte di Appello del Tribunale di Messina (Presidente Tripodi, a latere Giacobello, relatore, e Finocchiaro), in riforma della sentenza di primo grado ha assolto l’insegnante e giornalista Antonio Mazzeo, difeso dall’avvocato Fabio Repici, e ha revocato le statuizioni civili della sentenza di primo grado emessa dal giudice onorario Maria Grazia Mandanici il 24 ottobre 2024. Ad Antonio Mazzeo era stato contestato il reato di cui all’art. 595 comma II e III del codice penale (diffamazione a mezzo stampa) perché, in qualità di autore dell’articolo pubblicato il 21 ottobre 2020 su alcune testate giornalistiche, dal titolo A Messina Sindaco e Prefetto inviano l’esercito nelle scuole elementari e medie con il plauso dei Presidi, commentando la circostanza che, per evitare assembramenti, erano stati inviati militari dell’esercito a presidiare l’ingresso dell’istituto scolastico, aveva riportato che la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Paradiso, dottoressa Eleonora Corrado “…oltre a essere evidentemente anni luce distante dai modelli pedagogici e formativi che dovrebbero fare da fondamento della Scuola della Costituzione repubblicana (il ripudio della guerra e l’uso illegittimo della forza; l’insostituibilità della figura dell’insegnante e l’educare e il non reprimere, ecc.), si mostra ciecamente obbediente all’ennesimo Patto per la Sicurezza Urbana, del tutto arbitrario ed autoritario e che certamente non può e né deve bypassare i compiti e le responsabilità del personale docente in quella che è la promozione e gestione delle relazioni con i minori”. In primo grado, Antonio Mazzeo era stato condannato alla pena di euro 550 di multa, oltre al pagamento delle spese processuali. Nel corso dell’udienza del processo d’appello, il 9 settembre 2025, l’insegnante messinese ha presentato alla Corte una lunga dichiarazione difensiva. “Vi scrivo quale imputato di diffamazione, a seguito di quanto da me riportato in una nota stampa in cui stigmatizzavo la presenza di militari dell’Esercito italiano, armati, all’interno del cortile della scuola di cui la persona offesa dal reato era dirigente, in data 21 ottobre 2020, in funzione di “vigilanza” e per imporre il “distanziamento sociale” alle bambine e ai bambini della scuola primaria e ai loro genitori in tempi di emergenza da Covid-19”, spiega Mazzeo. “In questi anni, sia nella fase delle indagini preliminari (si vedano ad esempio le dichiarazioni da me rese nel corso dell’interrogatorio innanzi ai Carabinieri di Milazzo) e sia in diversi interventi pubblici ho espresso stupore e il profondo dispiacere per l’esito giudiziario delle mie affermazioni che MAI hanno inteso offendere alcuno o delegittimarne il ruolo istituzionale ricoperto”. “Mi permetto tuttavia di far presente che quanto da me narrato nell’articolo contestato, sia sulle illegittime modalità di intervento dei militari dell’Esercito e sia sull’assoluta infondatezza e insostenibilità del Patto per la Sicurezza Urbana con cui sarebbe stato giustificato il loro invio a presidio delle istituzioni scolastiche – ha trovato pieno riscontro anche nei fatti accertati nel corso del giudizio”, ha aggiunto l’insegnante. “Cosa ancora più grave è però che, a quasi cinque anni di distanza da quanto accaduto, nessun organo istituzionale ha sentito il dovere morale di assumersi la paternità dell’invio di militari armati in una scuola primaria come misura di contenimento della pandemia. Ritengo ancora oggi con maggior convinzione che chi lo ha fatto ha abusato ingiustificatamente dei suoi poteri, violando i principi costituzionali e generando ulteriori inutili traumi ai minori e ai loro genitori”. “Mi sia consentito di ricordare che mentre con difficoltà e fatica, insegnanti, studenti e genitori tentavano allora di ricostruire la normalità nelle attività didattiche dopo la lunga e drammatica chiusura delle scuole di ogni ordine e grado con il lockdown decretato nel marzo 2020, la risposta istituzionale al coronavirus privilegiava lo stato di guerra, i suoi linguaggi, le sue metafore, i suoi simboli. L’emergenza sanitaria, drammatica, reale, è stata rappresentata e manipolata come una crisi bellica globale per conseguire controlli repressivi e limitazioni delle libertà individuali e collettive e la militarizzazione dell’intera sfera sociale, politica ed economica”. “Purtroppo la sicurizzazione della risposta al coronavirus si è sviluppata in continuità con il dilagante processo di militarizzazione de iure e de facto degli istituti e degli stessi contenuti culturali e formativi, aggravatosi ulteriormente negli anni successivi come presunta risposta al conflitto in Ucraina o alle gravissime crisi umanitarie in atto nel mondo, a partire dallo scempio inumano in corso a Gaza. Come, senza essere presuntuoso, può essere considerato fatto notorio, da anni denuncio e documento come la scuola italiana si sia trasformata in laboratorio sperimentale di percorsi didattici subalterni alle logiche di guerra e agli interessi politico-militari e geostrategici dominanti. Alle città d’arte e ai siti archeologici le scuole preferiscono sempre più le visite alle caserme e alle basi USA e NATO “ospitate” in Italia o alle industrie belliche mentre agli studenti è imposta la partecipazione a parate militari, alzabandiera, conferimenti di onorificenze a presunti eroi di guerra. Ci sono poi le molteplici attività didattiche affidate a generali e ammiragli (dall’interpretazione della Costituzione all’educazione ambientale e alla salute, alla lotta alla droga e alla prevenzione dei comportamenti classificati come “devianti”, bullismo, cyberbullismo, ecc.); i cori e le bande di studenti e soldati; gli stage formativi sui cacciabombardieri e le fregate; l’alternanza scuola-lavoro a fianco dei reparti d’eccellenza delle forze armate o nelle aziende produttrici di armi. A ciò si aggiunga la conversione delle strutture scolastiche a fini sicuritari con l’installazione di videocamere e dispositivi elettronici identificativi e di controllo (tornelli ai portoni, l’obbligatorietà ad indossare badge, ecc.)”. “Fortunatamente oggi il tema della militarizzazione della scuola italiana è entrato nel dibattito politico ed educativo pubblico e negli ultimi anni, promosso da intellettuali, pedagogisti, insegnanti e organizzazioni sindacali di base, è nato un Osservatorio nazionale che ha già presentato report e dossier ripresi con attenzione dai media nazionali ed internazionali”, prosegue Mazzeo. “Comprendo bene che si possa divergere su valutazioni di ordine educativo e pedagogico ma non credo assolutamente che sia un’aula giudiziaria il luogo dove confrontarsi sui processi in atto nella società e nella scuola italiana, specie in assenza (o in vera e propria latitanza) degli interlocutori istituzionali che hanno assunto le scelte generatrici del conflitto tra le nostre rispettive parti. Ma non credo che si possano criminalizzare in sede giudiziaria le mie idee, sostenute sempre in modo rispettoso di chiunque, con esclusivo riferimento ai fatti oggetto di valutazione e ai principi da me propugnati, senza aggredire alcuno o alcuna nella sua dignità di persona”. ALL’INIZIO DELL’ANNO SCOLASTICO 2020-21, QUANDO SI VERIFICÒ L’”OCCUPAZIONE” MILITARE DA PARTE DELLA BRIGATA “AOSTA” DEL CORTILE DELLA SCUOLA PRIMARIA “PARADISO” DI MESSINA, LA DIRIGENTE ELEONORA CORRADO RICOPRIVA L’INCARICO DI COORDINATRICE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA FLC CGIL. AL PROCESSO DI PRIMO E SECONDO GRADO CONTRO L’INSEGNANTE-GIORNALISTA, LA PRESIDE SI È COSTITUITA PARTE CIVILE (DIFESA DALL’AVVOCATO FILIPPO PAGANO). Fonte: stampalibera.it.
Con quel che resta del mondo
Dopo il ritorno definitivo dal Niger e 14 anni di permanenza nel Sahel maltrattato da gruppi armati che usano la morte e il terrore come strategia. Dopo che le frontiere che si armano da troppe parti e i muri spuntano dappertutto al quotidiano. Dopo i morti migranti di chi cerca […] L'articolo Con quel che resta del mondo su Contropiano.
UNICEF/Ucraina: 10 bambini uccisi e 61 feriti a luglio
UNICEF/Ucraina: 10 bambini uccisi e 61 feriti a luglio Tratto da X UNICEF Ucraina 18 agosto 2025- Nel luglio 2025 almeno 10 bambini sono stati uccisi e 61 sono rimasti feriti. Gli attacchi che colpiscono le zone popolate e l’uso di mine ed esplosivi hanno effetti devastanti sui bambini. I bambini devono essere sempre protetti. Gli attacchi devono cessare. UNICEF
“I bambini di Gaza non contano più”, ha detto il generale “moderato” dell’IDF
Bisognerebbe ringraziare l’ex capo della Direzione dei servizi segreti militari israeliani, Aharon Haliva, per il rapporto “Documento Haliva“, trasmesso l’altro giorno su Canale 12 TV. Ora tutti sono impegnati ad analizzare la storia e a rispondere alle discussioni che ne sono emerse, ma la questione principale è stata offuscata dai […] L'articolo “I bambini di Gaza non contano più”, ha detto il generale “moderato” dell’IDF su Contropiano.
Quando domina il profitto: gli incentivi vaccinali e la deriva della medicina pubblica
di Eugenio Serravalle | Ago 7, 2025 | Diritti Negli Stati Uniti, una recente inchiesta di Children’s Health Defense ha portato all’attenzione del pubblico un aspetto poco noto della pratica vaccinale pediatrica: l’attribuzione di incentivi economici ai medici per ogni bambino completamente vaccinato entro una certa età. Un pediatra può ricevere fino a 400 dollari per ogni paziente se raggiunge, ad esempio, l’80% di copertura vaccinale nel proprio studio per l’intero panel di vaccini raccomandati. Questa dinamica può apparire estrema o lontana, la domanda da porci oggi è: in Italia esiste forse un modello simile? IL MODELLO AMERICANO È GIÀ REALTÀ ANCHE IN ITALIA In Italia, il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV), attualmente in vigore nella versione 2023-2025, stabilisce obiettivi numerici di copertura vaccinale, imponendo alle Regioni di garantire almeno il 95% di adesione per i vaccini obbligatori e percentuali crescenti per i raccomandati. I livelli essenziali di assistenza (LEA) – stabiliti con DPCM 12 gennaio 2017 – legano strettamente le prestazioni vaccinali agli standard da rispettare per l’erogazione di fondi statali. Inoltre, il Sistema Nazionale di Verifica e Controllo sull’Assistenza Sanitaria (SiVeAS) valuta le performance regionali anche sulla base dei tassi vaccinali. Di conseguenza: * le ASL ricevono finanziamenti legati ai risultati raggiunti; * i dipartimenti di prevenzione sono incentivati economicamente per le coperture ottenute; * in alcune Regioni e aziende sanitarie, sono previsti premi di risultato anche per singoli operatori coinvolti nella campagna vaccinale. Anche se in forma indiretta e distribuita, l’incentivo economico esiste ed è attivo, ed è difficile non notare le analogie con quanto avviene negli Stati Uniti. Nel caso della Regione Toscana, un esempio emblematico, si stabilisce al punto 4.3 dell’AIR (Accordo Integrativo Regionale) del 2001, ancora vigente, che stabilisce che, per le attività connesse alle vaccinazioni – informazione, promozione, acquisizione del consenso informato, somministrazione, registrazione, segnalazione degli inadempienti e recupero – il pediatra ha diritto a due livelli di retribuzione:  Compenso per prestazione: * 15,00 € per ogni atto vaccinale, sia mono che pluri-somministrazione. Premi per obiettivi di copertura (valutati annualmente): * 1.000 € per copertura >95% della terza dose di esavalente * 1.000 € per copertura >95% del morbillo * 1.000 € per copertura >80% del papilloma virus nelle femmine I premi vengono dimezzati in caso di coperture inferiori, e annullati del tutto sotto una certa soglia (es. <92% per esavalente e morbillo). Sono esclusi dal conteggio solo i soggetti irreperibili o con dissenso formale firmato. Tutto regolare, tutto lecito, tutto “in nome della salute pubblica”… ma è davvero etico? IL CONFLITTO DI INTERESSI È SISTEMICO Questi incentivi economici trasformano di fatto il pediatra da consulente sanitario a promotore retribuito della campagna vaccinale, creando una situazione in cui: * l’obiettivo clinico (il benessere del singolo) viene subordinato all’obiettivo statistico (la copertura di massa); * la firma del consenso informato diventa un passaggio obbligato per il pagamento della prestazione; * il recupero degli “inadempienti” – cioè delle famiglie che scelgono legittimamente di non aderire – viene incentivato come parte dell’attività professionale. In tale contesto, il consenso informato perde ogni autenticità: non è più un atto libero e consapevole, ma una condizione necessaria perché il sistema remuneri il medico. E se da un lato l’art. 32 della Costituzione afferma che nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario, dall’altro l’intero impianto normativo e organizzativo lo spinge a farlo “spontaneamente”, ma sotto pressione economica, burocratica, sociale. Questa asimmetria di potere mette le famiglie in una posizione vulnerabile e snatura il rapporto fiduciario con il pediatra, che non può più essere percepito come neutrale, ma come portatore di un interesse economico nel convincere (o forzare) l’adesione. VACCINI SEPARATI: PERCHÉ NON SI POSSONO FARE? E SOPRATTUTTO… CHI CI GUADAGNA? Sempre più genitori chiedono di poter separare i vaccini: un’esigenza legittima, dettata da buon senso e attenzione al benessere del bambino. Eppure, la risposta del sistema è quasi sempre la stessa: “Non si può”. Ma è proprio vero? La legge Lorenzin non ha stabilito obbligo per l’esavalente o per il quadrivalente (MPRV), ma per quelle 10 vaccinazioni.  La circolare 0001174 del 15/01/2018 del Ministero della Salute prevede questa possibilità con lo schema per il recupero dei minori inadempienti agli obblighi vaccinali, introdotto dal Decreto Legge 73/2017. In Italia non sono disponibili vaccini monocomponenti per morbillo, parotite, rosolia, difterite e pertosse. Una scelta strategica, non scientifica. Per epatite B e Haemophilus influenzae B i monovalenti esistono, per cui l’esavalente si potrebbe tecnicamente scomporre in: * un quadrivalente (DTPa + polio) * due monovalenti (epatite B e Hib) per assolvere all’obbligo vaccinale. (i monovalenti contro tetano, poliomielite e varicella sono disponibili) Questa possibilità non viene mai offerta ai genitori, anzi spesso si sostiene che tali vaccini NON ESISTONO! Nel 2011, lo stesso Working Group pediatrico dell’AIFA raccomandava di evitare il vaccino MPRV (morbillo-parotite-rosolia-varicella) per la prima dose perché il rischio di convulsioni febbrili è più che doppio rispetto a MPR + varicella somministrati separatamente. Eppure… la somministrazione separata non è mai la prassi. Nemmeno oggi. Una scelta clinica saggia e prudente è stata trasformata in un’opzione scomoda e raramente praticata. In pratica, il pediatra ha un interesse economico diretto nel non separare, nel non dilazionare, nel non offrire alternative. Ogni genitore che chiede una personalizzazione rischia di abbassare le performance, far saltare gli obiettivi e tagliare i bonus. Questa è una medicina che ha perso la sua anima. Una medicina che premia chi si adegua, non chi riflette. Una sanità che non ascolta le famiglie, ma impone protocolli pensati per fare statistica, non per proteggere la persona. Il consenso informato è stato svuotato. La personalizzazione delle scelte cliniche è scoraggiata. Il dialogo con le famiglie è sostituito da automatismi retribuiti. I vaccini separati “non si possono fare” non per ragioni scientifiche, ma per logiche economiche e organizzative. La salute non è un target e il bambino non è un dato statistico. Il medico non è un esecutore premiato per l’adesione cieca ai piani. Essere medici significa custodire l’integrità della cura, difendere l’autonomia professionale, agire per coscienza, anche quando è scomodo. Tutto il resto è burocrazia che si disinteressa del paziente, è gestione amministrativa mascherata da atto medico, è un’illusione di scientificità piegata alla logica dell’obbedienza. AsSIS
Don Luigi Verdi: “avere dentro gli occhi di quei bambini che piangono”
La parola fede non è una certezza. Non me ne frega più nulla se uno alza il dito e dice “credo in Dio”, un altro alza il dito, “non credo in Dio”: fate come vi pare, non me ne frega nulla, perché il problema serio non è se uno dice “ci credo” razionalmente o “non ci credo”, ma se vedi uno mezzo morto per la strada e ti fermi o vai via, se cammini o smetti di camminare. Cosa me ne faccio di un “casa e chiesa” con tutte le verità in mano che ha smesso di camminare? E allora la fede vera non è una certezza. Diceva San Giovanni della Croce “la fede è chiudere gli occhi e procedere al buio”, quella è la fede vera, come quando Gesù muore e le donne preparano i profumi. La fede vera è quella di un genitore a cui è morto i figli e lui crede che lo rivedrà quel figlio, non sa nulla di certo, chiude gli occhi e si fida, come ho visto tantissime persone morire: lotti, lotti, lotti fino alla fine, poi a un momento ti abbandoni, ti affidi.   E allora la fede è molto legata all’aspettare, all’essere pronti e aspettare non è una cosa facile, significa vivere nel dubbio, cercare con gli occhi e con le orecchie un segnale che sembra di accendere un barlume di speranza: è bello essere sentinelle. Vedete abbiamo piantato i mandorli per i genitori a cui è morto i figli, ricordando i loro figli, pensando che non devi tenerlo in quella maledetta tomba ma gli devi portare avanti la vita: la parola mandorlo in ebraico significa “essere vigilanti”, essere attenti. Aspettare a volte non è un tempo morto, aspettare non è un tempo perso. Noi abbiamo così tanta fretta, vorremmo tutto subito e sciupiamo tutto! Aspetta, calmati, fai passare un po’ di tempo, ascoltati dentro prima di dire una parola. Vedete il fiore che attende di diventare un frutto maturo, non perde tempo, culla, culla a quel sogno e noi non culliamo mai i nostri sogni, vorremmo passare subito dal sogno alla realtà. Quanto è bello sognare e cullare una storia d’amore, cullare la nascita di un figlio, cullare un sogno che vuoi realizzare: l’attesa scava il tempo e attendere non è un tempo perso ma è il tempo delle scelte, delle decisioni, in quel vuoto ci sono delle scelte, ci sono delle decisioni. E’ un risvegliare i tuoi sensi, preparare vestiti e torce per quando arriverà quel sogno come nel Vangelo. Io credo che siamo tutti stanchi di stare in questa notte del mondo, siamo lì con una fede altalenante, una speranza incerta, un amore un po’ tirato via. Sembra tutto vacillare come la luce delle nostre lampade soffocate spesso dall’impazienza e dalla fretta. Siamo così tanto delusi, siamo così tanto sfiduciati che non aspettiamo più niente: ormai non cambia nulla, ormai non cambierà mai niente, non credi più a un futuro migliore. E’ vero che siamo in un tempo buio, ma spesso la vita non cambia nulla, cambia il tuo modo di vederla, puoi vedere che siamo alla fine o puoi vedere che c’è un nuovo parto, un nuovo inizio: solo la vastità del cielo, solo la vastità del mare, degli orizzonti mantiene le promesse. Nella vita si cambia in tre modi, infatti, se ci pensate le poche volte che avete cambiato qualcosa nella vita è perché vomiti, perché hai fame, fame vera o perché ti innamori. Quali sono le poche volte che avete cambiato qualcosa dentro, o avete vomitato, o avevi fame vera, o ti sei innamorato?  Allora svegliarsi, essere pronti, questa è l’unica possibilità, la grande sfida è tornare a guardare ogni cosa come se fosse la prima volta che la vedi, questo funziona nelle storie d’amore, tornare a innamorarci di nuovo, tornare ai gesti dall’inizio, a quel guardarsi negli occhi, a tenersi la mano, a quell’abbraccio e sentire che questo istante che passa è la porta da cui entra la gioia.   Allora vi prego non vi chiudete, perché se ti chiudi la tristezza che hai dentro non esce e la gioia non entra. Quello che oggi ci manca non sono maestri di vita interiore, ma sono semplicemente maestri di vita, di una vita degna di essere vissuta e quando Gesù parla dei maestri di vita quasi mai parla degli uomini o delle donne: guardate come crescono i fiori dei campi, guardate gli uccelli del cielo, qualunque cosa può essere il tuo maestro di vita, basta aprire gli occhi ed essere lì. E vorrei concludere cosi: In questi giorni di stupida guerra, di strage di bambini innocenti, il sangue galoppa nella nostra carne. La carne trattiene il fiato, c’è un’onda di panico improvviso, supera il brivido che ci dà la scossa. Non so chi possa sciogliere il duro ghiaccio dell’odio. Vivo sempre al limite della morte, fissando il futuro. Il cuore si spezza, ma ciò che mi angustia di più, sono gli occhi spalancati di quei bambini che piangono. Questo mi fa il massimo del dolore: allora vorrei che ognuno di noi avesse davvero gli occhi, quegli occhi di quei bambini spaventati che piangono.   Don Luigi Verdi, Pieve di Romena 25 agosto 2025 Paolo Mazzinghi
Educhiamo i bambini alla pace, non alla guerra
Quando ero bambino, i miei genitori mi portarono a visitare l’aeroporto militare di Cameri, in provincia di Novara. Era un 4 novembre, allora Festa Nazionale che celebrava la vittoria nella Prima Guerra Mondiale. Un grande giorno di emozione e di festa, poiché mio nonno, ex artigliere e cavaliere di Vittorio Veneto, mi incantava con le sue avventure di guerra, che riecheggiavano le eroiche avventure degli eroi dei libri di Salgari: coraggio, , onore, spirito di corpo, la Patria… “Il Piave mormorava, non passa lo straniero: Zum, zum!”. A ripensarci oggi mi chiedo come fu possibile che due genitori per bene, uno dei quali peraltro disertore dell’esercito della Repubblica Sociale Italiana, non avessero trovato di meglio da fare quella domenica che portarmi a vedere i caccia dell’aeronautica militare… D’altra parte, tanti anni dopo, oggi ci ritroviamo con la sfilata militare del 2 giugno, Festa della Repubblica, messa in soffitta dai presidenti Pertini e Scalfaro, ripristinata da Ciampi e mantenuta da Napolitano e Mattarella e con le scuole che portano i bambini in visita nelle basi Nato e nelle caserme e invitano rappresentati dell’esercito a fare lezione in classe, come denuncia da tempo l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Purtroppo questa pericolosa tendenza non è solo italiana, ma si afferma in vari Paesi europei, per non parlare di Israele, dove gli alunni vengono indottrinati fin da piccoli ed educati alla guerra e al suprematismo. Non poteva mancare l’Ucraina, Paese in guerra. Ieri in una delle piazze più importanti di Kiev una mostra fotografica tesa a esaltare la guerra e l’eroismo dei soldati  era volutamente circondata da eventi ludici – karaoke, scacchiera, tiro alla fune, ruota gigante –  e sportivi – pallavolo, calcetto, hockey – mescolati a mezzi militari e bombe. Un’esposizione sfacciatamente militarista veniva così inglobata in una festa destinata a bambini e bambine, ragazzine e ragazzini… con i genitori che fotografavano i loro piccoli sulla camionetta militare o addirittura accanto alle bombe disinnescate. Per fortuna c’è anche chi prende la direzione opposta: nella mia scuola, l’Istituto Comprensivo Antonio Gramsci del Trullo, quartiere multietnico romano, da due anni festeggiamo con un corteo la pace e la fraternità tra i popoli di tutto il mondo.   Mauro Carlo Zanella