A Roma flash mob “Basta armi a Israele!”Giovedì 28 agosto 2025 ore 17:30
Piazza della Rotonda (Pantheon), Rom
Mobilitazione per la fine di ogni collaborazione politica e militare italiana,
per non essere complici del genocidio in atto.
Dietro i numeri ci sono vite umane
Dopo il sanguinoso attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, dove furono uccise circa
1200 persone, (736 civili israeliani di cui 38 bambini) e ne furono rapite 251
(un centinaio liberate in seguito, secondo stime risulterebbero circa 20 ostaggi
vivi ancora nelle mani di Hamas) e la reazione Israeliana, il numero di vittime
palestinesi nella striscia di Gaza è stato enorme, con un impatto sproporzionato
sulla popolazione civile già nelle prime settimane, inclusi donne e bambini per
i bombardamenti indiscriminati e le uccisioni mirate. Le fonti internazionali
(ONU, ONG, media indipendenti) hanno denunciato ripetutamente la gravità della
situazione umanitaria, sottolineando la distruzione di infrastrutture civili e
la difficoltà di accesso a cure mediche, acqua cibo ed elettricità. Il dato
complessivo delle vittime varia a seconda delle fonti, ma tutte convergono
sull’entità drammatica delle perdite civili e ormai moltissimi parlano di un
genocidio in atto.
Parallelamente, Israele mantiene una delle spese militari più alte al mondo in
proporzione alla popolazione e al PIL. La parte principale del budget è
sostenuta dagli statunitensi, che rafforzano la capacità bellica e la
superiorità strategica di Israele nella regione. Prima che la Germania
annunciasse la sospensione dell’invio di materiale bellico a Tel Aviv, l’Italia
risultava al terzo posto tra gli esportatori di armi nello scenario
mediorientale, nonostante le minimizzanti dichiarazioni ufficiali.
L’Italia ha continuato finora e continua tuttora a esportare verso Tel Aviv
sistemi d’arma e tecnologie militari, tra cui droni, radar e componenti per uso
bellico anche nei primi mesi del 2025
(https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/05/10/ora-il-governo-confessa-vendiamo-armi-aisraele-ma-non-colpiscono-civili/7982399/
). Tra gennaio e febbraio di quest’anno, infatti, sotto la categoria generica di
“armi, munizioni e loro parti e accessori” dall’Italia sono partite armi dirette
a Israele per oltre 128mila euro, di cui solo 47.249 rilevati dall’Istat, ma
trattasi di dati probabilmente sottostimati, vista la segretezza imposta a
questo tipo di operazioni.
L’ANPI si è subito mobilitata condannando con vigore la sanguinosa operazione
terroristica effettuata da Hamas il 7 ottobre, ma anche la reazione abnorme e
spropositata del governo israeliano che con il passare dei giorni, settimane,
mesi e ormai anni rappresenta un genocidio sotto gli occhi del mondo.
L’ANPI provinciale di Roma, con tutte le sue articolazioni territoriali ha
organizzato e partecipato a tantissime iniziative di condanna del genocidio e a
sostegno della popolazione.
Emergency, da sempre sui teatri di guerra mondiali a sostegno e cura delle
popolazioni martoriate, è presente anche a Gaza, dove gestisce una clinica di
salute primaria ad al-Qarara e le attività di supporto all’Ambulatorio di al
Mawasi. Nelle strutture vengono assistiti ogni giorno centinaia di pazienti e si
constata con mano l’aggravarsi della situazione sanitaria giorno dopo giorno.
Articolo 21. Sempre e comunque dalla parte delle vittime. Per impedire il
genocidio in atto. Per fermare il traffico delle armi. Contro il più grande
giornalisticidio della storia. Per respingere il tentativo della Lega di
criminalizzare ogni iniziativa per Gaza. Chiediamo a giornaliste e giornalisti
di partecipare e di dare voce a chi si batte per la dignità e la libertà del
popolo palestinese.
La Rete Nobavaglio – liberi di essere informati – Antifasciste e antifascisti,
giornaliste e giornalisti, cittadine e cittadini, studentesse e studenti,
artisti, avvocati, medici, attiviste e attivisti per i diritti e del
volontariato sociale impegnati nel creare una rete tra operatori
dell’informazione e associazioni, per lottare per un giornalismo indipendente e
per sostenere le battaglie per i diritti umani e civili.
Hanno aderito anche la CGIL Roma e Lazio, la Fillea CGIL Roma e Lazio, le
associazioni Carteinregola e Nannare’ e l’ANPPIA (Associazione Nazionale
Perseguitati Politici Italiani Antifascisti).
Di seguito alcuni dati, ma ricordiamo che dietro ad ogni cifra ci sono vite
umane. Le cifre non sono né potrebbero essere precise, ma sono stime
impressionanti.
Dal 7 ottobre 2023 si contano circa 60.000 morti, di cui circa 18.000 bambini
(il 31 % delle vittime) e circa 9.500 donne (il 16 %) e più di 4.300 anziani a
luglio 2025. Cifre che chiariscono come la popolazione civile, e in particolare
le categorie più vulnerabili, siano state colpite in modo sproporzionato.
Fonte: ONU/OCHA –
https://www.un.org/unispal/document/ocha-humanitarian-situation-update-306-gaza-strip/?
utm_source=chatgpt.com
Fonte: OCHA –
https://www.ochaopt.org/content/humanitarian-situation-update-275-gaza-strip?utm_source=chatgpt.com
Un quadro ancora più allarmante arriva dall’UN Women, secondo cui da ottobre
2023 oltre 28.000 donne e ragazze sono state uccise — una media terribile di una
ogni ora — testimonianza diretta dell’impatto devastante del conflitto sulla
vita delle donne.
Fonte: UNRIC –
https://unric.org/en/the-un-and-the-crisis-in-the-middle-east-what-you-need-to-know-jan-jun-2025/3/?
utm_source=chatgpt.com
Fonti giornalistiche aggiornate al 17–18 agosto 2025 riportano un totale di
oltre 62.000 vittime, e confermano che metà di queste sono donne e bambini.
Fonte: AP News –
https://apnews.com/article/f875326f9845f09a3b01bf676254222f?utm_source=chatgpt.com
Altre analisi, come quella di Reuters del marzo 2025, indicano che oltre il 31 %
delle vittime sono minori, mentre fonti ONU stimano che quasi il 70 % dei
decessi accertati riguarda donne e bambini.
Fonte: Reuters –
https://www.reuters.com/world/middle-east/how-many-palestinians-has-israels-gaza-offensivekilled-2025-03-24/?utm_source=chatgpt.com
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