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Questionari di guerra dall’AGIA, ma il 68% dei giovani non si arruolerebbe
L’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (AGIA) ha lanciato una consultazione pubblica dal titolo “Guerra e conflitti”. Un questionario di 32 domande rivolto ai giovani tra i 14 e i 18 anni, che vuole indagare attraverso quali canali passa l’informazione sui conflitti nel mondo, quali sensazioni suscitano e come ragazze […] L'articolo Questionari di guerra dall’AGIA, ma il 68% dei giovani non si arruolerebbe su Contropiano.
“Vivere da adolescenti in Italia”: l’indagine Con i bambini – Demopolis
Un terzo degli adolescenti guarda con pessimismo al proprio futuro, un dato che sale di 10 punti (43%) fra le ragazze ed i ragazzi che vivono in aree più “difficili”, periferie e zone in deficit di servizi. Differenze che emergono anche rispetto agli ambiti delle opportunità di relazione tra pari, di praticare attività sportive o ricreative, di sentirsi sicuri, che segnano una crescita in salita per ragazzi e ragazze che vivono in aree più difficili rispetto ai loro coetanei. Non si tratta “solo” di una questione di servizi. Gli adolescenti che oggi vivono in periferie o in quartieri difficili sono privati della fiducia verso il prossimo, ma anche nel futuro. Sono alcuni dei dati emersi dall’indagine promossa da Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e condotta dall’Istituto Demopolis. Quasi 7 adolescenti su 10 trascorrono il tempo libero a casa. Una generazione che denuncia scarse opportunità di relazioni tra pari, soprattutto tra ragazzi chi vivono nelle aree più difficili. Le opportunità di incontrare amici nel quartiere sono ritenute sufficienti da appena il 36% degli adolescenti che vivono in periferie e aree più vulnerabili, un quarto in meno dei loro coetanei che vivono in altre zone (61%). E vivere al sicuro per gli adolescenti italiani non è scontato: il 43%, quando si trova fuori casa, teme di poter essere vittima di molestie, violenza o bullismo, con un dato che sale al 59% nei quartieri difficili ed al 63% fra le ragazze italiane nel complesso. Fra i genitori – interrogati a specchio nell’indagine Demopolis-Con i bambini – il timore per i figli raggiunge il 77%. Ma esistono differenze significative, tra adolescenti e adulti, nella percezione degli episodi di violenza fra giovani o da parte di baby gang: sono sempre più frequenti per il 46% della popolazione, mentre tra gli adolescenti il dato è sensibilmente inferiore (26%). La graduatoria delle “cose importanti della vita” stilata dai ragazzi vede ai primi posti la famiglia (78%) e l’amicizia (72%), come dimensioni centrali dell’esistenza. Ma sul podio gli adolescenti fanno salire anche il “benessere psicologico”, lo stare bene con sé stessi, a pari merito con l’amore (62%), mentre un quarto dei giovani intervistati dichiara di non essere “mai” stato – nell’ultimo anno – ottimista verso il futuro, né fiducioso verso gli altri, con un dato che cresce di 10 punti fra i residenti nei quartieri più difficili. Nelle risultanze dell’indagine, in termini generali, il futuro è la prima ragione di preoccupazione per il 55% degli adolescenti, ma al secondo posto citano oggi la salute fisica o mentale (37%), un tema che dall’emergenza Covid resta centrale. Le altre principali ragioni di preoccupazione dei ragazzi fanno parte più della sfera personale; fanno eccezione solo le guerre nel mondo, al sesto posto, con il 32% di citazioni. Solo il 35% dichiara di vedere oggi in Italia il proprio futuro con ottimismo. Ma il 33% si definisce pessimista, con un dato che sale di 10 punti fra i ragazzi delle periferie e dei quartieri “difficili”, e raggiunge il 73% fra i genitori italiani, che dimostrano di non saper offrire alle nuove generazioni puntelli ed esempi di fiducia cui ispirarsi. Che cosa vorrebbero fare da grandi gli adolescenti che vivono nelle periferie o nei quartieri più difficili? Quasi un quarto sogna di poter divenire medico o di lavorare nelle professioni sanitarie, il 18% vorrebbe divenire influencer o youtuber. Pragmaticamente, in misura significativa, viene citata dall’11% anche l’opzione di poter lavorare nelle forze dell’ordine o di divenire insegnanti o educatori. Immaginando la loro vita per il futuro, il primo fra i desideri degli adolescenti è in assoluto lo “star bene”: con loro stessi innanzi tutto, afferma il 74%. Ma anche economicamente, dicono quasi 6 su 10. Il 58% aspira alla realizzazione lavorativa e il 55% si augura per di poter essere in salute. Oggi, 20 novembre, si celebra la Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza. L’UNICEF Italia e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani – ANCI celebrano questa giornata con l’iniziativa “Go Blue” per sensibilizzare la cittadinanza sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (https://www.unicef.it/italia-amica-dei-bambini/citta-amiche/go-blue/). Ad oggi oltre 260 Comuni – piccoli e grandi – hanno aderito all’iniziativa, tra cui Arezzo, Bari, Benevento, Brescia, Carrara, Catania, Catanzaro, Como, Crotone, Fermo, Firenze, Iglesias, L’Aquila, La Spezia, Latina, Livorno, Lodi, Mantova, Messina, Napoli, Pesaro, Pescara, Pisa, Pistoia, Ravenna, Reggio Emilia, Taranto, Teramo, Terni, Torino, Treviso, Trieste. L’iniziativa Go Blue è rivolta in particolare alle amministrazioni comunali che sono invitate a illuminare di blu un monumento o un edificio significativo della propria città per richiamare l’attenzione dei cittadini e delle istituzioni sull’importanza di conoscere, diffondere e dare reale applicazione ai diritti sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 36 anni fa. L’iniziativa “Go Blue” rientra tra le azioni di sensibilizzazione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza rivolte ai Comuni, previste dal Programma UNICEF Città amiche dei bambini e degli adolescenti (https://www.unicef.it/italia-amica-dei-bambini/citta-amiche/). “Vogliamo dedicare la Giornata mondiale dell’infanzia, ha dichiarato il Presidente dell’UNICEF Italia, Nicola Graziano, al Diritto al Gioco, sancito dall’articolo 31 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, approvata 36 anni fa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Questo diritto non è garantito nel mondo: circa 1 bambino su 5 fra i 2 e i 4 anni non gioca con le persone che se ne prendono cura a casa, mentre circa 1 su 8 sotto i 5 anni non ha giochi o giocattoli a casa; circa 4 bambini su 10 fra i 2 e i 4 anni non ricevono sufficienti interazioni o stimoli a casa; 1 bambino su 10 non pratica attività con le persone che se ne prendono cura. Per tanti bambini che vivono in contesti di emergenza e vulnerabilità il gioco rappresenta un modo per ritrovare un senso di normalità.” Qui i risultati dell’Indagine: https://www.conibambini.org/wp-content/uploads/2025/11/Presentazione-indagine-Vivere-da-adolescenti-in-Italia-18-novembre-2025.pdf Giovanni Caprio
‘Adolescenti: questi alieni’ – a Milano da gennaio a maggio 2026
Un ciclo di 36 incontri pianificato per offrire strumenti di comprensione e spazi di confronto a chiunque accompagni l’adolescente nel suo viaggio di crescita. Ognuno dedicato a un tema, dalla rabbia all’isolamento, dai disturbi alimentari alle dipendenze, sulla scuola e sulle nuove forme di linguaggio con cui confrontarsi, per provare a fare chiarezza e sciogliere dubbi. L’iniziativa, promossa da Fondazione Hapax e realizzata con il contributo di Fondazione di Comunità Milano e Fondazione Alia Falck, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario di Milano e il magazine free-press doppiozero, è stata presentata oggi al’IIS Severi Correnti di Milano. A ospitare Adolescenti: questi alieni saranno le quattro biblioteche civiche di Baggio, Calvairate, Gallaratese e Lambrate, luoghi pubblici di confronto e di comunità in ciascuna delle quali saranno svolti 9 dei 36 incontri focalizzati sulle sfide affrontate dagli adolescenti di oggi, in gran parte diverse da quelle di chi lo era anche solo pochi anni fa e, poiché la differenza di esperienze crea una distanza di senso, questa differenza può generare smarrimento negli adulti che accompagnano i giovani. Identità digitali, un’aumentata ansia da prestazione, crisi mondiali – sociopolitiche, economiche, ambientali -, sono solo alcune delle questioni con cui ragazzi e ragazze di oggi si scontrano quotidianamente, durante il già complesso percorso di costruzione e scoperta di sé. Ogni incontro di Adolescenti: questi alieni sarà curato da psicoterapeuti, psicoanalisti, educatori o scrittori che approfondiranno un argomento, sempre in modo semplice e concreto. Il progetto aspira a stimolare una cultura della genitorialità che superi l’idea di “educare come si è stati educati”, e che si fondi invece sulla convinzione che genitori (o qualunque ruolo di accompagnamento di un minore) si diventa, con impegno e dedizione, dando valore all’ascolto, alla formazione, alla responsabilità, in un percorso di comprensione. Per questo gli appuntamenti sono pensati come spazi partecipati dove chi si sente spaesato o inadeguato possa trovare supporto nelle testimonianze condivise e, grazie agli esperti presenti, uscire dallo stato di frustrazione e iniziare a costruire una nuova consapevolezza a partire dal proprio quartiere, luogo di relazioni in cui realizzare di non essere soli. Con questo obiettivo verrà fornita una mappa delle realtà di quartiere e della città metropolitana di Milano che includerà luoghi di supporto e opportunità di rete, per offrire un concreto punto di riferimento a chi vive, in qualsiasi misura, un momento di difficoltà. Alla regia degli incontri a tema saranno * lo scrittore e autore Jonathan Bazzi per Esci da quella stanza – Ritiro sociale: la fuga dal mondo degli adolescenti di oggi; * la psicoterapeuta Elena Buday per Staccati da quel telefono – L’altro mondo degli adolescenti: virtualità, social, videogiochi; * lo psicoterapeuta Alfio Maggiolini, insieme alla psicologa e psicoterapeuta Virginia Suigo protagonista di Mi fai paura – Violenza, aggressività, baby gang e devianza; * la docente universitaria e scrittrice Michela Marzano, per Mangia / Datti una regolata – I disturbi del comportamento alimentare: cosa si nasconde dietro al troppo o al niente; * il saggista e psicologo Ugo Morelli per Perché lo dico io – Come gli adolescenti vivono l’autorità; * la psicoanalista e psicologa clinica Laura Pigozzi e la psicologa e psicoterapeuta Margherita Hassan per Smetto quando voglio – Il fenomeno della dipendenza tra i più giovani; * Marco Rovelli, saggista, insegnante e musicista, per La scuola fa schifo – Una scuola sentita come distante, anacronistica e immobile * Andrea Staid, docente di antropologia culturale e visuale, per Come sei conciato – Il corpo dipinto, forato, abbigliato, manipolato degli adolescenti; * lo psichiatra e psicoterapeuta Vincenzo Villari e lo psicologo e psicoterapeuta Luca Massironi per la serie È la legge – Limiti e confini nel rapporto tra adolescenti e adulti * la psicologa e psicoterapeuta Carla Weber e la psicologa psicoterapeuta e psicosocioanalista Concetta Elena Ferrante per Sono fiero di te – Gli adolescenti e la prigione delle aspettative. Tutti gli appuntamenti di Adolescenti: questi alieni sono a ingresso libero fino a esaurimento posti e dureranno un’ora e trenta minuti. Ciascun ciclo – e ciascuna biblioteca – avrà una moderatrice che accompagnerà il pubblico lungo tutto il percorso, tenendo il filo dei nove incontri: * la psicoterapeuta Annalisa Di Coste curerà il ciclo presso la Biblioteca Baggio; * Anna Stefi, psicoterapeuta, docente di filosofia e vicedirettrice di doppiozero, condurrà gli incontri alla Biblioteca Gallaratese; * Beatrice Vanni e Melania Emilia Villa, entrambe psicologhe e psicoterapeute, rispettivamente alla Biblioteca Lambrate e Calvairate. Il calendario degli appuntamenti è consultabile al link: fondazionehapax.org/mentoring Maddalena Brunasti
Caso Kirk: con Tyler Robinson nel black mirror del nichilismo stragista
Sì, bisognerà attendere per mettere a fuoco più precisamente la figura di Tyler Robinson. Intanto però le enigmatiche frasi iscritte sui proiettili dall’assassino, base di tante affrettate esegesi, mettono lo sparatore di fatto in compagnia di altri esecutori di recenti atti di violenza armata. Per esempio Robin Westman, di 23 […] L'articolo Caso Kirk: con Tyler Robinson nel black mirror del nichilismo stragista su Contropiano.
Adolescenti, dipendenza dalla rete e fuga da una realtà ostile e insensibile
Convenzionalmente, quando si parla di dipendenza da Internet (Internet Addiction Disorder), scrivono Maria Pontillo e Stefano Vicari nel volume La paura di essere disconnessi (il Mulino, 2025), ci si riferisce ad «una condizione caratterizzata da un uso compulsivo e problematico della rete, accompagnato da pensieri ossessivi sulla possibilità di connettersi, che compromettono significativamente la vita quotidiana di chi ne è affetto» (p. 12). Evidenze scientifiche hanno mostrato analogie tra la dipendenza da sostanze a quella da Internet, tanto che alcuni studi hanno recentemente scoperto che il cervello si attiva in maniera analoga in tutti questi tipi di dipendenza. Ad accomunare le diverse esperienze di dipendenza sono, ad esempio: la centralità che assume il comportamento da cui si è dipendenti sul resto della vita; le alterazioni umorali che si provano ad ogni inizio dell’esperienza; la necessità di incrementare la frequenza e la quantità dell’esperienza per ottenere i medesimi effetti; i sintomi d’astinenza in caso di interruzione prolungata; la conflittualità con gli altri e con sé stessi determinata dal comportamento disfunzionale; la tendenza alla ricorrenza del comportamento nel tempo. A differenza di altre tipologie di dipendenza da sostanze o da comportamenti, nel caso della dipendenza da Internet, sottolineano gli autori, non è possibile, né sarebbe sensato, mirare alla cancellazione totale del rapporto con l’oggetto di dipendenza. Essendo che con l’universo online si è tenuti ad avere a che fare nella quotidianità, scopo della terapia cognitivo-comportamentale non può che essere quello di aiutare l’adolescente a ridurre e gestire consapevolmente il tempo che vive in Internet senza farsi risucchiare da esso abbandonando il mondo fuori dallo schermo. Recensione completa qui
I maltrattamenti di bambini e adolescenti sono aumentati in Italia del 58% in cinque anni
In Italia risultano in carico ai servizi sociali 374.310 minorenni, di cui 113.892 sono vittime di maltrattamento, ovvero il 30,4%. Si tratta, al 31 dicembre 2023, di un aumento del 58% rispetto alla precedente indagine del 2018, in cui i minorenni in carico ai servizi sociali vittime di maltrattamento rappresentavano il 19,3%. Sul totale della popolazione minorenne residente in Italia questo significa un passaggio da 9 a 13 minorenni maltrattati ogni mille. Un’impennata registrata nell’arco di soli cinque anni. È quanto emerge dalla III Indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti in Italia, condotta da Terre des Hommes e Cismai per l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, che prende in considerazione 326 Comuni italiani, selezionati da ISTAT, a fronte dei 196 considerati nell’edizione precedente del 2021, comprese 12 città metropolitane, coprendo così un bacino di 2.733.645 minorenni. L’indagine analizza il fenomeno con dati al 31 dicembre 2023 e rappresenta l’unica fotografia post pandemia da Covid-19 del maltrattamento ai danni di infanzia e adolescenza. Al Sud l’aumento delle vittime di maltrattamento è del 100% con 10 minorenni su mille rispetto ai 5 del 2018. Significativo altresì è l’aumento del 45% del Centro-Nord. L’intercettazione delle situazioni a rischio avviene principalmente solo a partire dai 6 anni. Al 31 dicembre 2023, il 18% dei minorenni in carico per maltrattamento, ha tra 0 e 5 anni, il 32% tra 6 e 10 anni e il 50% tra 11 e 17 anni. Questo dato, già emerso nelle precedenti indagini, solleva interrogativi sulla capacità di intercettare il fenomeno precocemente e di attivare azioni efficaci di prevenzione primaria e secondaria da parte dei servizi su questa fascia d’età. La presa in carico, pertanto, avviene più frequentemente tra i 6 e i 17 anni, quando le situazioni di disagio risultano spesso già consolidate. Un elemento chiave che contribuisce a questa difficoltà è rappresentato dalla bassa frequenza di bambini e bambine nei servizi educativi per la prima infanzia. Attualmente, solo il 28% di bambini e bambine sotto i tre anni trova posto nei nidi o in altri servizi educativi analoghi, con forti disparità territoriali, soprattutto al Sud, dove in alcune regioni la copertura scende sotto il 15%. Il neglect/trascuratezza, nelle sue tre forme, rappresenta la tipologia di maltrattamento più frequente (37%), seguita dalla violenza assistita (34%). La violenza psicologica e il maltrattamento fisico invece incidono rispettivamente per il 12% e l’11%. Meno diffusi risultano la patologia delle cure (4%) e l’abuso sessuale (2%). Più nel dettaglio sui tipi di trascuratezza: il neglect educativo è la forma più ricorrente con il 17%, seguito dal neglect emozionale e dal neglect fisico, entrambi al 10%. Mentre per le patologie delle cure l’ipercura conta l’1% dei casi e la discuria il 3%. Da sottolineare come l’abuso sessuale, oltre a incontrare maggiori difficoltà nell’essere riconosciuto e intercettato, non necessariamente arriva all’attenzione dei servizi sociali poiché può procedere direttamente per le vie giudiziarie senza che venga attivato nessun percorso di sostegno e intervento. Un dato allarmante ci dice poi che nell’87% dei casi il maltrattante appartiene alla cerchia famigliare ristretta, senza differenze a livello territoriale, mentre nel 13% dei casi è esterno alla cerchia familiare. A segnalare il caso ai servizi sociali nel 52% dei casi è l’autorità giudiziaria. Si tratta di un dato emblematico di un sistema di protezione che si attiva tardi, spesso solo quando il danno è già conclamato e viene formalmente rilevato. Le istituzioni educative – in particolare la scuola – contribuiscono solo nel 14% dei casi. Ancora più marginale è il ruolo delle famiglie (12%) e, soprattutto, delle strutture sanitarie, come ospedali e ambulatori, che nel complesso segnalano solo il 4% dei casi. Infine, i medici di base e i pediatri, pur essendo figure potenzialmente strategiche nella prevenzione e nell’individuazione precoce del maltrattamento, risultano pressoché assenti, con una percentuale dell’1%. L’indagine per la prima volta prende in considerazione anche il contesto sportivo quale fonte di segnalazione, che però non raggiunge una stima statisticamente diversa da zero. L’indagine rileva che i minorenni di genere maschile in carico ai Servizi Sociali per maltrattamento risultano essere 57.963, rappresentando il 51% in carico per maltrattamento; mentre le femmine risultano essere 55.929, pari al 49%. La distribuzione è in linea con l’andamento demografico della popolazione minorile italiana.  Sul totale dei minorenni residenti in Italia, il maltrattamento colpisce indistintamente maschi e femmine con 13 vittime su mille in entrambe le popolazioni di riferimento.  Si notano inoltre differenze di genere nelle forme di violenza: i maschi sono più frequentemente vittime di neglect educativo, (54%), violenza assistita (52%) e patologia delle cure (54%), mentre le femmine sono più esposte ad abuso sessuale (77%) e violenza psicologica (53%). Per quanto riguarda la durata della presa in carico da parte dei servizi sociali, nella maggioranza dei casi (56%) essa è superiore ai due anni e dimostra la complessità delle situazioni trattate e la necessità di interventi continuativi. Tuttavia, si registrano forti differenze territoriali: al Sud e nelle Isole, i percorsi di presa in carico sono più brevi e in media durano meno di due anni. Questo potrebbe riflettere una minore disponibilità di risorse, una maggiore discontinuità nei servizi o un approccio meno strutturato all’accompagnamento delle situazioni. Per quanto attiene poi alla tipologia dei servizi attivati, si riscontra una certa disomogeneità: la categoria “altro servizio” rappresenta quasi un terzo degli interventi (29%) e potrebbe comprendere interventi diretti del servizio sociale professionale o interventi svolti in collaborazione con altri servizi sociosanitari. L’assistenza domiciliare (18%), l’inserimento in comunità (13%) e l’assistenza economica (13%) rappresentano le forme più strutturate di sostegno, ma anche in questo caso la distribuzione varia significativamente tra aree geografiche e tipologie comunali.  L’affidamento familiare, che rappresenta un modello preferibile e centrato sulla continuità affettiva e sociale, riguarda appena l’8% dei minorenni presi in carico, con incidenze più alte solo nel Nord-Ovest (10% dei casi). Inoltre, in una percentuale non trascurabile di casi (12%) non viene attivato alcun servizio specifico. Quest’ultimo dato non necessariamente va letto come assenza di interventi concreti offerti; in esso infatti potrebbero confluire quelle situazioni per le quali si è in fase di valutazione o in attesa di un provvedimento. Qui la terza Indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti in Italia dell’AGA: https://www.garanteinfanzia.org/sites/default/files/2025-06/iii-indagine-maltrattamento.pdf.       Giovanni Caprio
Radio Scienza POP
Nei mesi di febbraio e marzo 2025 abbiamo condotto un corso di Pedagogia Hacker di trenta ore per una classe di III superiore presso l'istituto comprensivo Carducci di Roma. A margine di questa esperienza siamo state intervistate da Radio Carducci per raccontare cosa è la Pedagogia Hacker! Ascolta l'intervista sul sito di Radio Carducci https://www.radiocarducci.com/podcast/radio-scienza-pop-15-04-25/
Vietato ai minori
Vietare lo smartphone ai minori? Carlo Milani sulla rivista Gli Asini discute la petizione “Stop smartphone e social sotto i 16 e 14 anni". Perché vietare non è mai una buona idea e perché in quanto adulti dovremmo imparare a metterci all'ascolto e a metterci in discussione. -------------------------------------------------------------------------------- PROPOSTE PER VIETARE Il 10 settembre 2024 sulla piattaforma statunitense change.org è stata pubblicata la petizione “Stop smartphone e social sotto i 16 e 14 anni: ogni tecnologia ha il suo giusto tempo”: https://go.circex.org/petizione-vietare L’appello è promosso da Daniele Novara, pedagogista e counselor – direttore del CPPP e Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta, a cui si sono unite quasi centomila adesioni in pochi mesi. Il cuore dell’appello è questo: “Chiediamo quindi al Governo italiano di impegnarsi per far sì che nessuno dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che non si possa avere un profilo sui social media prima dei 16. Aiutiamo le nuove generazioni.” Mi è stato chiesto un parere in merito perché con le colleghe di C.I.R.C.E. – circex.org lavoriamo sulla promozione di tecnologie conviviali, tramite il metodo della pedagogia hacker. Siamo amanti delle tecnologie, anche di quelle digitali. Ma non di tutte, anzi: consideriamo deleteri la maggior parte dei sistemi oggi in uso: sistemi scientemente progettati, costruiti e continuamente perfezionati per generare comportamenti di autoabuso. Sofferenze psicologiche e sociali sono quindi sempre più diffuse non per una qualche mancanza da parte degli utenti, incapaci di “usare bene” tecnologie sofisticate, ma per via del design tossico di quelle tecnologie. Leggi l'intero articolo qui Illustrazione di David Marchetti