I maltrattamenti di bambini e adolescenti sono aumentati in Italia del 58% in cinque anniIn Italia risultano in carico ai servizi sociali 374.310 minorenni, di cui
113.892 sono vittime di maltrattamento, ovvero il 30,4%. Si tratta, al 31
dicembre 2023, di un aumento del 58% rispetto alla precedente indagine del 2018,
in cui i minorenni in carico ai servizi sociali vittime di maltrattamento
rappresentavano il 19,3%. Sul totale della popolazione minorenne residente in
Italia questo significa un passaggio da 9 a 13 minorenni maltrattati ogni mille.
Un’impennata registrata nell’arco di soli cinque anni.
È quanto emerge dalla III Indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e
adolescenti in Italia, condotta da Terre des Hommes e Cismai per l’Autorità
garante per l’infanzia e l’adolescenza, che prende in considerazione 326 Comuni
italiani, selezionati da ISTAT, a fronte dei 196 considerati nell’edizione
precedente del 2021, comprese 12 città metropolitane, coprendo così un bacino di
2.733.645 minorenni. L’indagine analizza il fenomeno con dati al 31 dicembre
2023 e rappresenta l’unica fotografia post pandemia da Covid-19 del
maltrattamento ai danni di infanzia e adolescenza.
Al Sud l’aumento delle vittime di maltrattamento è del 100% con 10 minorenni su
mille rispetto ai 5 del 2018. Significativo altresì è l’aumento del 45% del
Centro-Nord. L’intercettazione delle situazioni a rischio avviene principalmente
solo a partire dai 6 anni. Al 31 dicembre 2023, il 18% dei minorenni in carico
per maltrattamento, ha tra 0 e 5 anni, il 32% tra 6 e 10 anni e il 50% tra 11 e
17 anni. Questo dato, già emerso nelle precedenti indagini, solleva
interrogativi sulla capacità di intercettare il fenomeno precocemente e di
attivare azioni efficaci di prevenzione primaria e secondaria da parte dei
servizi su questa fascia d’età. La presa in carico, pertanto, avviene più
frequentemente tra i 6 e i 17 anni, quando le situazioni di disagio risultano
spesso già consolidate. Un elemento chiave che contribuisce a questa difficoltà
è rappresentato dalla bassa frequenza di bambini e bambine nei servizi educativi
per la prima infanzia. Attualmente, solo il 28% di bambini e bambine sotto i tre
anni trova posto nei nidi o in altri servizi educativi analoghi, con forti
disparità territoriali, soprattutto al Sud, dove in alcune regioni la copertura
scende sotto il 15%.
Il neglect/trascuratezza, nelle sue tre forme, rappresenta la tipologia di
maltrattamento più frequente (37%), seguita dalla violenza assistita (34%). La
violenza psicologica e il maltrattamento fisico invece incidono rispettivamente
per il 12% e l’11%. Meno diffusi risultano la patologia delle cure (4%) e
l’abuso sessuale (2%). Più nel dettaglio sui tipi di trascuratezza: il neglect
educativo è la forma più ricorrente con il 17%, seguito dal neglect emozionale e
dal neglect fisico, entrambi al 10%. Mentre per le patologie delle cure
l’ipercura conta l’1% dei casi e la discuria il 3%. Da sottolineare come l’abuso
sessuale, oltre a incontrare maggiori difficoltà nell’essere riconosciuto e
intercettato, non necessariamente arriva all’attenzione dei servizi sociali
poiché può procedere direttamente per le vie giudiziarie senza che venga
attivato nessun percorso di sostegno e intervento. Un dato allarmante ci dice
poi che nell’87% dei casi il maltrattante appartiene alla cerchia famigliare
ristretta, senza differenze a livello territoriale, mentre nel 13% dei casi è
esterno alla cerchia familiare. A segnalare il caso ai servizi sociali nel 52%
dei casi è l’autorità giudiziaria.
Si tratta di un dato emblematico di un sistema di protezione che si attiva
tardi, spesso solo quando il danno è già conclamato e viene formalmente
rilevato. Le istituzioni educative – in particolare la scuola – contribuiscono
solo nel 14% dei casi. Ancora più marginale è il ruolo delle famiglie (12%) e,
soprattutto, delle strutture sanitarie, come ospedali e ambulatori, che nel
complesso segnalano solo il 4% dei casi. Infine, i medici di base e i pediatri,
pur essendo figure potenzialmente strategiche nella prevenzione e
nell’individuazione precoce del maltrattamento, risultano pressoché assenti, con
una percentuale dell’1%. L’indagine per la prima volta prende in considerazione
anche il contesto sportivo quale fonte di segnalazione, che però non raggiunge
una stima statisticamente diversa da zero.
L’indagine rileva che i minorenni di genere maschile in carico ai Servizi
Sociali per maltrattamento risultano essere 57.963, rappresentando il 51% in
carico per maltrattamento; mentre le femmine risultano essere 55.929, pari al
49%. La distribuzione è in linea con l’andamento demografico della popolazione
minorile italiana. Sul totale dei minorenni residenti in Italia, il
maltrattamento colpisce indistintamente maschi e femmine con 13 vittime su mille
in entrambe le popolazioni di riferimento. Si notano inoltre differenze di
genere nelle forme di violenza: i maschi sono più frequentemente vittime di
neglect educativo, (54%), violenza assistita (52%) e patologia delle cure (54%),
mentre le femmine sono più esposte ad abuso sessuale (77%) e violenza
psicologica (53%). Per quanto riguarda la durata della presa in carico da parte
dei servizi sociali, nella maggioranza dei casi (56%) essa è superiore ai due
anni e dimostra la complessità delle situazioni trattate e la necessità di
interventi continuativi. Tuttavia, si registrano forti differenze territoriali:
al Sud e nelle Isole, i percorsi di presa in carico sono più brevi e in media
durano meno di due anni. Questo potrebbe riflettere una minore disponibilità di
risorse, una maggiore discontinuità nei servizi o un approccio meno strutturato
all’accompagnamento delle situazioni.
Per quanto attiene poi alla tipologia dei servizi attivati, si riscontra una
certa disomogeneità: la categoria “altro servizio” rappresenta quasi un terzo
degli interventi (29%) e potrebbe comprendere interventi diretti del servizio
sociale professionale o interventi svolti in collaborazione con altri servizi
sociosanitari. L’assistenza domiciliare (18%), l’inserimento in comunità (13%) e
l’assistenza economica (13%) rappresentano le forme più strutturate di sostegno,
ma anche in questo caso la distribuzione varia significativamente tra aree
geografiche e tipologie comunali. L’affidamento familiare, che rappresenta un
modello preferibile e centrato sulla continuità affettiva e sociale, riguarda
appena l’8% dei minorenni presi in carico, con incidenze più alte solo nel
Nord-Ovest (10% dei casi). Inoltre, in una percentuale non trascurabile di casi
(12%) non viene attivato alcun servizio specifico. Quest’ultimo dato non
necessariamente va letto come assenza di interventi concreti offerti; in esso
infatti potrebbero confluire quelle situazioni per le quali si è in fase di
valutazione o in attesa di un provvedimento.
Qui la terza Indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e adolescenti in
Italia dell’AGA:
https://www.garanteinfanzia.org/sites/default/files/2025-06/iii-indagine-maltrattamento.pdf.
Giovanni Caprio