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Controllo e censura nelle scuole italiane: segnali evidenti di fascismo eterno
I segnali, abbastanza diffusi e premonitori, erano evidenti già prima, così come i segnali di un fascismo latente erano già manifesti prima nel 1922 nel suprematismo bianco, nel colonialismo muscolare, nel meccanismo repressivo delle opposizioni, nel razzismo biologico. Tuttavia, quei segnali divennero con il passare del tempo sempre più chiari e inconfutabili, ma anche condivisi dalla popolazione intera, intortata ad arte dall’apparato informativo di sistema e da quello scolastico, che lasciavano sempre meno spazio al pensiero critico e divergente. Analogamente, al giorno d’oggi diventa palese e incontrovertibile il diffuso processo di controllo dell’operato e dell’universo simbolico che si costruisce nelle scuole pubbliche, nonostante questo sia stato messo opportunamente al riparo dalla nostra Costituzione mediante il principio ella libertà educativa e del pluralismo culturale, che non richiedono di prestare giuramenti nei confronti di una qualche ideologia totalitaria, tirannica e antidemocratica.  Questa premessa potrebbe essere anche sufficiente per trasmettere, da docenti ed educatori, la nostra preoccupazione relativamente al clima che da qualche tempo si vive nelle scuole, un clima che provammo a documentare in uno dei momenti più cupi della nostra storia, cioè durante le prove tecniche di regime, ma allora c’era la pandemia e l’emergenza sanitaria imponeva di mettere davanti a tutto, anche davanti alla libertà soggettiva di trattamento sanitario, l’interesse collettivo e così con lo slogan di “sorvegliare e pulire” obbedimmo, ci vaccinammo e tornammo a scuola come soldatini, “armati” di disinfettanti, a sanzionare comportamenti che violassero la regola del distanziamento sociale, umano e fisico. Ma la nostra preoccupazione si è acuita qualche tempo fa, quando un editore poco coraggioso, il bolognese Zanichelli, non ha avuto nulla da eccepire davanti alle intimidazioni del Governo, che ha segnalato l’anomalia in un suo manuale e lui prontamente è ricorso alla sostituzione, al macero, alla rimozione della pagina incriminata. Noi lo abbiamo segnalato su ROARS e poche altre testate hanno avuto l’avventatezza di rilanciare la denuncia.  E, tuttavia, questa pratica di intervenire negli affari della scuola mediante circolari commemorative su ricorrenze imbarazzanti, come quelle sulla celebrazione del 4 novembre, con correzioni revisionistiche, come quelle sulle Foibe, intimidazioni diffuse e sanzioni ad personam, come nel caso di Christian Raimo, sta diventando una pratica abituale. E, allora, come dice Luciano Canfora, in questi casi «è legittimo allarmarsi quando si osservano repliche di quei comportamenti: intimidire l’opposizione con accuse inverosimili, intimidire singoli oppositori con raffiche di querele, metter sotto accusa o delegittimare gli organi di controllo, demonizzare i governi precedenti ventilando “commissioni d’inchiesta” a getto continuo, monopolizzare l’informazione (pronta, per parte sua, all’autocensura), progettare di stravolgere l’ordinamento costituzionale. È un sistema di controllo che potrebbe definirsi “reazionarismo capillare di massa”, facente perno su ceti medi impoveriti, antipolitici e vagamente xenofobi». Certo, ciò che intendiamo segnalare è che questa volta, a differenza del bolognese Zanichelli, il barese Alessandro Laterza, erede di una storica tradizione antifascista che risale nientedimeno che alla collaborazione con Benedetto Croce, non si è lasciato intimidire e ha sostenuto il lavoro dei suoi autori e delle sue autrici Caterina Ciccopiedi, Valentina Colombi, Carlo Greppi e Marco Meotto, storiche di professione, ricercatrici e docenti, dichiarando «Senza ricamarci troppo: siamo nell’anticamera della censura e della violazione di non so quanti articoli della Costituzione».  Ora, se nel caso del manuale di Zanichelli ad essere contestato dal Governo era un passaggio in cui l’ONG Human Rights Watch riferiva di una maggiore disposizione all’accoglienza nell’impianto legislativo del Governo Conte rispetto a quello precedente sotto il dicastero di Matteo Salvini, in quest’ultimo caso è abbastanza curioso il motivo del contendere con intento intimidatorio. Ciò che si contesta, infatti, da parte della deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli nel volume di storia per il V anno dei Licei, Trame del tempo, è l’attribuzione di una sorta di continuità tra il fascismo e il partito al governo, la cui direzione è affidata a Giorgia Meloni, cioè lo stesso partito al quale la deputata Montaruli, che chiede ispezioni e accertamenti presso l’Associazione Italiana Editori, appartiene. Insomma, ha davvero del ridicolo questa evidenza autoaccusatoria, se non fosse tragica dal momento che il soggetto dal quale promana è chiaramente incapace di comprendere l’autogol commesso. Basterebbe pensarci un attimo per mettere a nudo il cortocircuito logico e politico in cui si è cacciata l’onorevole. Se, infatti, l’arguta parlamentare si fosse limitata a denunciare l’estraneità del partito guidato da Giorgia Meloni da retaggi fascisti, circostanza ovviamente improbabile giacché viene sbandierata dalla stessa Presidente del Consiglio dei ministri, avrebbe semplicemente smentito gli autori e si sarebbe automaticamente collocata lungo una linea difensiva autoassolutoria conforme allo scopo della denuncia a mezzo stampa. E, invece, al contrario, cosa fa l’onorevole Montaruli? Si spertica nell’intimidire in maniera fascistoide degli storici, i quali hanno avuto l’ardire di rilevare il retaggio fascista di soggetti politici che, del resto, rimangono incapaci di dichiararsi antifascisti. Insomma, se intimidisci degli storici per ciò che scrivono; se richiedi che il loro lavoro venga ispezionato, non si sa a quale titolo, dall’Associazione Nazionale Editori; se chiedi che venga svolta una interrogazione parlamentare sul loro operato, è chiaro che si tratta di un atteggiamento fascistoide, rispondente ad alcune di quelle caratteristiche di cui ci parlava Umberto Eco, nel suo Il fascismo eterno, in particolare quando il semiologo tra i punti fondamentali dell’Ur-fascismo citava l’avversione nei confronti di qualsiasi critica e la paura della differenza. Ecco, tutti questi segnali andrebbero pur sempre collocati, non dimentichiamolo, all’interno del quadro tracciato dalle nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo della Scuola dell’infanzia e Scuole del Primo ciclo di istruzione, proprio quelle in cui la storia subiva un forte arretramento interpretativo di marca chiaramente colonialistica, circostanza, del resto, ampiamente criticata dagli storici e, in particolare, dalla Società Italiana di Didattica della Storia. Non a caso, proprio su questo tema, in un Convegno CESP a Palermo dal titolo Edward W. Said, la cultura dell’anti-colonialismo e la sua presenza nella scuola italiana avevamo provato ad indagare tra la manualistica in dotazione nelle scuole superiori quale fosse quella più incline ad un approccio inclusivo e meno occidentalista e il risultato era assolutamente favorevole a Caterina Ciccopiedi, Valentina Colombi, Carlo Greppi, Marco Meotto, Trame del tempo, Laterza, Roma-Bari, seguito da Andrea Giardina, Giovanni Sabbatucci, Vittorio Vidotto, I mondi della storia, Laterza, Roma-Bari e da pochi altri. Che i tempi siano quantomeno tenebrosi è, dunque, piuttosto chiaro. Se poi a tutto ciò ci aggiungiamo il culto della morte e l’ideologia della guerra, che comporta la lotta contro il pacifismo, giacché «Il pacifismo è allora collusione con il nemico, il pacifismo è cattivo perché la vita è una guerra permanente» con conseguente militarizzazione delle scuole, allora non si capisce davvero di cosa debba dolersene l’onorevole Montaruli per questa conclamata continuità storica e politica del Governo Meloni, il più a destra della storia italiana repubblicana, con l’Ur-fascismo.  Eppure, proprio dalla storia passata noi docenti ed educatori qualcosa l’abbiamo imparata, cioè abbiamo compreso il ruolo determinante dei professionisti della formazione nel costruire coscienze critiche non solo mediante discorsi e argomentazioni, ma anche attraverso azioni concrete, come il boicottaggio, ad esempio, vale a dire la scelta consapevole di un manuale più indipendente piuttosto che un altro più disposto ad obbedire e prono a sostituire, a censurare, a cassare dietro indicazione del Ministero. Insomma, a fronte di storici, storiche ed editori coraggiosi occorrerebbe altrettanto coraggio da parte della classe docente, per non rischiare di finire come le rane bollite. Michele Lucivero
Dimensione globale e transnazionale nella didattica della storia
Universalis Cosmographia, mappa di Waldseemüller del 1507. Fonte Wikipedia DIMENSIONE GLOBALE E TRANSNAZIONALE NELLA DIDATTICA DELLA STORIA VENERDÌ 28 MARZO 2025 ORE 8.30 – 18.30 DISCI – DIPARTIMENTO DI STORIA, CULTURE, CIVILTÀ PIAZZA SAN GIOVANNI IN MONTE 2, BOLOGNA (IN PRESENZA) LINK PER ISCRIVERSI: HTTPS://FORMS.GLE/WIJLX4WEJPMUQJHE7 SCARICA LA LOCANDINA E IL MODULO PER RICHIEDERE IL PERMESSO CONVEGNO REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON MEMORYLAB – DIPARTIMENTO DI STORIA CULTURE CIVILTÀ PROGETTO DI ECCELLENZA MUR “I TERRITORI DELLA MEMORIA” -------------------------------------------------------------------------------- Convegno Nazionale di Formazione Ricordiamo che il personale ispettivo, dirigente, docente e ATA ha diritto all’ESONERO DAL SERVIZIO con diritto alla sostituzione in base all’art.36 del CCNL2019/2021 (che sostituisce gli articoli 63 e 64 del CCNL 2006/2009). Il CESP è Ente Accreditato/Qualificato per la formazione del personale della scuola (D. M. 25/07/06 prot.869, Circolare. MIUR PROT. 406 DEL 21/02/06, Direttiva 170/2016-MIUR) —> Fai richiesta alla segreteria del tuo istituto del permesso per formazione oppure utilizza il modulo in allegato alla locandina -------------------------------------------------------------------------------- L’attività di formazione si pone in continuità con il convegno sull’uso pubblico e politico della storia organizzato dal Cesp Bologna lo scorso 12 aprile presso l’istituto Belluzzi-Fioravanti. Rispetto a quella prima esperienza, pensata per proporre al personale scolastico una riflessione sulle fondamentali questioni della memoria e dell’uso pubblico della storia nel dibattito culturale e politico dell’intera Europa, l’intenzione è quella di puntare maggiormente l’attenzione sulla pratica didattica e di offrire uno spazio più ampio all’interazione tra i presenti e alla partecipazione attiva. Pertanto, dopo una parte introduttiva costituita di alcune relazioni che forniranno la cornice generale per le attività che si andranno a sviluppare, il resto del corso sarà dedicato ad attività laboratoriali i cui lavori verranno condivisi in una sessione plenaria conclusiva. PROGRAMMA: 8.30 Iscrizioni e registrazioni Saluti istituzionale del Direttore del Dipartimento di Storia Culture e Civiltà Roberto Balzani Introducono e coordinano Edoardo Recchi (CESP Bologna) e Vittorio Caporrella, Università di Bologna * Politiche e didattica della storia nell’Europa orientale. Antonella Salomoni, Università di Bologna * La storia globale oltre lo sguardo europeo. Connessioni transnazionali e spazi imperiali. Paolo Capuzzo, Università di Bologna * Cancel culture: minaccia per le discipline storico-umanistiche o panico morale costruito? Emilio Zucchetti, Royal Holloway, University of London h. 11.15 – 11.30 Pausa caffè 11.30-13.30 Laboratori e gruppi di lavoro (prima sessione) Pausa pranzo 15.00-17-00 Laboratori e gruppi di lavoro (seconda sessione) 17.00-18.30 Restituzione e condivisione dei lavori in plenaria -------------------------------------------------------------------------------- I laboratori avranno una durata di due ore e saranno ripetuti nel pomeriggio; ogni iscrittə al convegno quindi potrà partecipare a due di essi, uno nella prima sessione e uno nella seconda. Ulteriori indicazioni saranno fornite nei prossimi giorni sul sito. Titoli dei laboratori 1. Programmazione e dimensione globale dei fenomeni storici, coordinano Rosario La Terra Bellina e Jacopo Frey 2. Il 1980 a Bologna tra storia e memoria: persone, luoghi, fonti, coordina Valentina Millozzi 3. Manuali di storia dal mondo: come si studia la storia negli altri paesi, coordinano Vittorio Caporrella, Silvia Di Fresco e Francesco Di Sirio 4. Didattica della storia tra primaria e secondaria di primo grado: l’uso delle fonti, coordinano Gianluca Gabrielli e Edoardo Recchi 5. Storia e odonomastica, coordinano Chiara Buonfiglioli, Olga Massari e Silvia Casali 6. Come affrontare a scuola il XX secolo coordinano Monica Rook, Andrea Burzi e David Mugnai del Gruppo di lavoro “Insegnare900” dell’ISRT -------------------------------------------------------------------------------- Convegno storia 28 marzo 2025Download ABSTRACT Antonella Salomoni Politiche e didattica della storia nell’Europa orientale L’intervento si propone di esaminare alcuni degli aspetti più controversi del dibattito sulle riforme nell’insegnamento della storia nei paesi dell’Europa orientale, segnate da una progressiva tendenza alla standardizzazione e semplificazione dei libri di testo, nonché dallo sviluppo di programmi di “educazione patriottica”, implementati a livello statale con il supporto di associazioni civili, partiti politici e grandi imprese. A partire dal caso della Polonia e dell’Ungheria, ci si soffermerà sull’introduzione di nuove materie obbligatorie quali “Storia e presente” e sulle critiche rivolte da associazioni d’insegnanti o di genitori alla crescente presenza nei manuali di storia di contenuti relativi al “decadimento dell’istituzione della famiglia”, all’“ideologia di genere”, ai “pericoli derivanti dalla fecondazione in vitro”, alla “corruzione morale pubblica”, ecc. Ci s’interrogherà inoltre, nel caso dell’Ucraina, sull’ambivalenza tra una “storia etnica” (o nazionale) e una “storia europea”. Paolo Capuzzo La storia globale oltre lo sguardo europeo. Connessioni transnazionali e spazi imperiali. Negli ultimi anni, la storia globale della contemporaneità è andata oltre la riconsiderazione critica della storia europea. Si sono aperti nuovi spazi di ricerca che ricollocano gli studi d’area in una dimensione globale, dando vita a un mosaico di prospettive che si intrecciano e si intersecano, producendo una globalità multidimensionale. Parallelamente, l’attenzione si è spostata su attori transnazionali, transimperiali e internazionalisti, il cui ruolo è essenziale per comprendere a pieno le connessioni tra i vettori della trasformazione storica che hanno configurato il nostro mondo globale. L’intervento esplorerà queste due traiettorie emergenti, interrogandosi sulle loro implicazioni metodologiche e sulle loro prospettive. Emilio Zucchetti Cancel culture: minaccia per le discipline storico-umanistiche o panico morale costruito? Il discorso egemonico sulla “cancel culture” (CC), legato alla messa in discussione del canone letterario e al dibattito sulla decolonizzazione delle discipline scientifiche, ha assunto in Italia posizione tendenzialmente di chiusura e reazionarie. Il significato distorto riattivato dal concetto di “cancellazione” nel dibattito italiano non ha nulla a che vedere con l’emergenza della CC negli Stati Uniti come deplatforming di celebritá definite “problematiche” nella seconda metá degli anni Dieci, ma immagina la “cancellazione” come un’effettiva eliminazione e censura. Mentre il dibattito sulla CC si fa piú conflittuale anche all’interno dei movimenti radicali, in questa sessione proviamo a osservare come il discorso è inquadrato e costruito a livello mediatico e accademico, attraverso casi di studio su razzismo e studi classici. La tesi proposta vede il concetto di CC come utilizzato in maniera impropria per resistere a processi di riforma e decolonizzazione delle discipline antichistiche in ambito accademico. Attraverso una costruzione discorsiva che comprende “politicamente corretto”, “ideologia gender” e “wokismo”, il panico morale sulla CC contribuisce alla costruzione di un’egemonia che tenga insieme un “popolo” eterogeneo dal punto di vista di classe in difesa del modo di produzione capitalista. Titoli, abstract e indicazioni dei laboratori 1 – Programmazione e dimensione globale dei fenomeni storici   coordinano Rosario La Terra Bellina e Jacopo Frey  L’ora di storia è uno degli spazi in cui a scuola emergono con più facilità delle questioni che rimandano all’attualità e alle grandi questioni del presente. Ma l’insegnamento di storia che viene messo in campo nelle nostre scuole è in grado di affrontare le domande che arrivano dalla contemporaneità? La consuetudine scolastica ci porta a concentrarci sulla storia dell’Italia e dell’Europa, lasciando spesso poco spazio all’approfondimento di storie di altri paesi e alla complessità dei fenomeni globali, nonostante possano essere di grande utilità per studenti e studentesse che devono confrontarsi con uno spazio globale. Come combinare l’esigenza di sviluppare uno sguardo su una dimensione globale senza stravolgere le nostre programmazioni? Partendo dalle programmazioni del triennio della scuola secondaria di secondo grado, quindi da quello che normalmente viene fatto in classe, il laboratorio proverà a capire come, pur mantenendo una prospettiva eurocentrica, inserire fenomeni globali e transnazionali. Per lo svolgimento del laboratorio è necessario che le/ i partecipanti portino in formato cartaceo o digitale, una propria programmazione relativa al triennio della scuola superiore. (Si lavorerà sulla programmazione di storia al triennio delle superiori) 2 – Il 1980 a Bologna tra storia e memoria: persone, luoghi, fonti coordina Valentina Millozzi  Il laboratorio parte dall’esperienza di un progetto interdisciplinare di educazione civica, storia e diritto realizzato in una quinta superiore, con l’obiettivo di raccontare un anno emblematico, il 1980, che ha segnato la storia e la coscienza di una città e dell’intero paese. Gli spunti di riflessione, emersi sul piano didattico, saranno oggetto di discussione nel laboratorio: come lavorare in classe sull’intreccio tra eventi collettivi e memorie individuali nella ricostruzione storica? Quali fonti utilizzare, come analizzarle e porle in relazione tra loro? Che ruolo hanno, in questa prospettiva, i luoghi della memoria? Come raccontare un contesto specifico (a livello storico-politico, sociale, culturale, economico) in chiave interdisciplinare? 3 – Manuali di storia dal mondo: come si studia la storia negli altri paesi  coordinano Vittorio Caporrella, Silvia Di Fresco e Francesco Di Sirio  Come si studia storia nel resto del mondo? Dopo una breve introduzione, i partecipanti, saranno chiamati a confrontare fra loro – dal punto di vista didattico, metodologico, contenutistico e storiografico – i manuali di scuola superiore (triennio) provenienti da diversi paesi del mondo, concentrandosi sull’analisi di un capitolo specifico: l’età dell’imperialismo. Confronteremo i manuali di Cina, India, Italia, UK, Francia, Spagna, Etiopia, Est Africa, USA e Messico. E’ necessaria solo una conoscenza di base e passiva delle lingue (a scelta tra francese, inglese, spagnolo; i manuali in cinese e russo saranno tradotti). L’analisi del manuale scelto o assegnato sarà effettuata in coppie. Alla fine dell’analisi ci sarà un confronto e un dibattito per comparare tra loro le diverse realtà nazionali e capire quali differenze intercorrono tra i vari modi di narrare e insegnare la storia. Numero max di partecipanti: 32 (16 mattina + 16 pomeriggio). I partecipanti riceveranno in anticipo la scansione del manuale assegnato. 4 – Didattica della storia tra primaria e secondaria di primo grado: l’uso delle fonti  coordinano Gianluca Gabrielli e Edoardo Recchi Come cambia lo studio della storia tra la primaria e la secondaria di primo grado? È possibile individuare un terreno di lavoro comune e condiviso tra i due ordini di scuola? Domande ricorrenti da ormai quasi trent’anni, a partire cioè dalla realizzazione degli istituti comprensivi e dalla verticalizzazione dei programmi. Il lavoro sulle fonti, base della produzione storiografica, costituisce uno dei principali elementi di continuità e ha enormi potenzialità dal punto di vista didattico, ma spesso viene proposto con modalità affrettate, quasi che ogni momento ad esso dedicato tolga spazio e tempo agli argomenti, ritenuti più importanti, della storia generale. Questo laboratorio mira a condividere riflessioni sul tema e a offrire spunti e per la costruzione di attività finalizzate a sollecitare lo spirito indagatore e l’azione interpretativa di allieve/i, superando gli schemi della classificazione preventiva e della proposizione di documenti a sostegno di narrazioni già esposte che spesso caratterizzano i manuali.  5 – Storia e odonomastica   coordinano Chiara Buonfiglioli, Olga Massari e Silvia Casali Quali storie ci raccontano i nomi delle vie e delle piazze su cui ogni giorno posiamo lo sguardo? Lo studio dell’odonomastica può rappresentare uno strumento efficace per far riflettere gli studenti e le studentesse sulle trasformazioni politiche, sociali e culturali di una città. A questo proposito, l’odonomastica di Bologna offre due esempi significativi: il rione Cirenaica, in cui gli odonimi coloniali sono stati sostituiti, nell’immediato dopoguerra, con intitolazioni a partigiani caduti per la Liberazione, e l’ex villaggio della rivoluzione fascista in cui, con la stessa modalità, sono stati sostituiti gli odonimi che celebravano il regime. Il laboratorio intende condividere un’esperienza didattica: un trekking urbano realizzato nel rione Cirenaica. L’attività ha offerto, da una parte, l’occasione di approfondire e problematizzare il colonialismo italiano nelle sue diverse fasi, dall’altra la possibilità di anticipare lo studio della Resistenza come movimento internazionalista e attraverso una prospettiva di genere. Il laboratorio proporrà la progettazione di attività analoghe, volte a far riflettere le classi sulle stratificazioni della storia nel tessuto urbano e sulle trasformazioni della memoria collettiva.  6 – Come affrontare a scuola il XX secolo  coordinano Monica Rook, Andrea Burzi e David Mugnai del Gruppo di lavoro “Insegnare900” dell’ISRT Il laboratorio intende presentare e condividere il percorso di un gruppo di lavoro sorto spontaneamente tra insegnanti che frequentano l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea della Toscana. Il gruppo si è riunito periodicamente negli ultimi quattro anni per confrontarsi sull’insegnamento della storia del Novecento a scuola; dopo aver condiviso esperienze, idee, materiali e pratiche, si è concentrato sulla stesura di un’ipotesi di programmazione in grado di rivedere l’intera articolazione del lavoro in classe, partendo dalla consapevolezza che non si può fare “tutto” ma al contempo non si possono saltare essenziali nuclei tematici.  MATERIALI Storia e odonomastica  (Buonfiglioli, Massari, Casali) * https://memo.anpi.it/monumenti/provincia/144/bologna/ MEMO è un progetto dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia ed è stato inaugurato il 6 giugno 2024, per gli ottanta anni dalla fondazione dell’ANPI. Mappa i monumenti legati alla Resistenza di Bologna e provincia. * https://opendata.comune.bologna.it/explore/dataset/percorsi-di-memoria/custom/ PerCorsi di Memoria, progetto del Comune di Bologna per cui è possibile costruire sulla mappa percorsi tematici. Sono già segnati luoghi di rilievo sui seguenti temi: “Antifascismo Seconda Guerra e Resistenza”,  “Terrorismo Mafie e Vittime del Potere”,  “Prima Guerra Mondiale”, “Risorgimento”.  * https://resistenzamappe.it/  Resistenza mAPPe: portale nato per ricordare e celebrare, nel 70° anniversario della Liberazione, i luoghi e gli eventi della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza, pensato ed elaborato dagli Istituti Storici dell’Emilia-Romagna in Rete. Raccoglie itinerari turistico-culturali all’interno dei centri urbani dei capoluoghi di provincia della regione. * https://www.straginazifasciste.it/  (Bologna: https://www.straginazifasciste.it/?page_id=776) Atlante delle stragi naziste e fasciste realizzato nel 2009 con la collaborazione del governo italiano e tedesco.  Contiene banca dati e dei materiali di corredo (documentari, iconografici, video) correlati agli episodi censiti, ospitati all’interno del sito web. * https://www.toponomasticafemminile.com/sito/index.php/bologna-bo * Sito che mappa tutte le strade, le vie, le piazze intitolate a donne, suddividendole per criteri di classificazione. Utile per una visione di insieme. * https://sitmappe.comune.bologna.it/ToponimiFemminili/ L’applicazione cartografica “TOPONIMI FEMMINILI” rappresenta i luoghi della città di Bologna che sono intitolati alle donne, siano essi strade, piazze, percorsi pedonali o aree verdi. Contiene tutte le descrizioni dei vari personaggi femminili che danno il nome ai toponimi cittadini, comprensive di foto, biografie, classificazione e dati toponomastici (in ordine alfabetico per cognome). * https://centrodoc-vag61.info/praticare-la-memoria-passeggiata-femminista/ Praticare la memoria femminista, percorsi e contenuti condivisi durante la passeggiata organizzata questo domenica 9 marzo con il Centro di Documentazione Lorusso-Giuliani e Nodi-Piani. * https://www.internazionale.it/opinione/wu-ming-2/2021/02/15/mappa-colonialismo-italiano e mappa https://umap.openstreetmap.fr/it/map/viva-zerai_519378#6/41.837/16.260 censimento di nomi, lapidi, targhe, monumenti, edifici dedicati al colonialismo ancora presenti sul territorio italiano. * https://www.novecento.org/uso-pubblico-della-storia/la-questione-toponomastica-in-italia-storia-e-prospettive-al-femminile-7681/ Articolo di Camilla Zucchi per una prospettiva “al femminile” della questione toponomastica in Italia. * https://www.novecento.org/pensare-la-didattica/luoghi-della-memoria-e-odonomastica-fascista-esperimenti-di-outdoor-education-7890/ Articolo di Antonio Spinelli su un percorso su memoria e odonomastica fascista.
A scuola di guerra: la questione palestinese nei manuali scolastici in Israele e Palestina
fonte immagine Wikipedia A SCUOLA DI GUERRA: LA QUESTIONE PALESTINESE NEI MANUALI SCOLASTICI IN ISRAELE E PALESTINA GIOVEDÌ 5 DICEMBRE 2024, ORE 8.30 – 13.30 IIS BELLUZZI – FIORAVANTI BOLOGNA, VIA GIOVANNI DOMENICO CASSINI 3 (IN PRESENZA) LINK PER ISCRIVERSI: HTTPS://FORMS.GLE/RAEWXINEPAMMGQYD9 SCARICA LA LOCANDINA E IL MODULO PER RICHIEDERE IL PERMESSO -------------------------------------------------------------------------------- CONVEGNO NAZIONALE DI FORMAZIONE Ricordiamo che il personale ispettivo, dirigente, docente e ATA ha diritto all’ESONERO DAL SERVIZIO con diritto alla sostituzione in base all’art.36 del CCNL2019/2021 (che sostituisce gli articoli 63 e 64 del CCNL 2006/2009). Il CESP è Ente Accreditato/Qualificato per la formazione del personale della scuola (D. M. 25/07/06 prot.869, Circolare. MIUR PROT. 406 DEL 21/02/06, Direttiva 170/2016-MIUR) —> Fai richiesta alla segreteria del tuo istituto del permesso per formazione oppure utilizza il modulo in allegato alla locandina -------------------------------------------------------------------------------- L’attività di formazione è stata concepita per intercettare un diffuso bisogno del personale docente di approfondire la conoscenza del conflitto israelo-palestinese: una tematica nell’ultimo anno particolarmente presente nel dibattito pubblico ma che ha delle radici profonde nei processi di costruzione dell’identità nazionale, nel colonialismo e nelle tante questioni del Novecento. L’aggravarsi del conflitto richiede, anche nel confronto con studenti e studentesse, una preparazione ed una conoscenza approfondita dei fenomeni storici e politici che sono in atto nel quadro mediorientale e che vada ad indagare anche la costruzione dell’ideologia e dell’identità nazionale degli attori in conflitto.  Per tal motivo la giornata è stata costruita partendo dalle ricerche di studiose come Nurit Peled-Elhanan e Samira Alayan che hanno lavorato proprio sui temi della costruzione dell’ideologia e della propaganda nelle scuole israeliane e palestinesi: i libri di testo, oggetto di queste ricercatrici universitarie che lavorano in Israele, sono uno dei tanti strumenti – forse quello più evidente, attraverso cui viene attuato un processo di costruzione dell’identità e allo stesso tempo di rappresentazione dell’altro come nemico.  Per le docenti e i docenti presenti saper riconoscere e decodificare questi fenomeni politici e culturali, usando il caso studio della questione palestinese, costituisce un bagaglio fondamentale da poter utilizzare anche in altri contesti e di fronte ad altri casi di studio, in cui si vengono a creare stretti rapporti tra storia, memoria, identitarismi e conflitto. La giornata sarà strutturata attraverso tre interventi oltre quello di apertura: Peled-Elhanan e Alayan entreranno nel merito della riflessione analizzando i manuali scolastici utilizzati nelle scuole dello Stato di Israele e della Palestina; infine la ricercatrice della Scuola Normale di Pisa Federica Stagni racconterà il ruolo complesso e controverso delle università israeliane nella storia della occupazione palestinese. -------------------------------------------------------------------------------- PROGRAMMA: 8.30-9.00: registrazioni partecipanti. Introduce e coordina Jacopo Frey, CESP Bologna * La Palestina nei testi scolastici di Israele. Nurit Peled-Elhanan, docente di Scienze del linguaggio ed educazione presso la Hebrew University of Jerusalem (intervento in video conferenza) * Controllo del programma scolastico a Gerusalemme est: la lotta delle autorità sui contenuti educativi, Samira Alayan, docente e ricercatrice senior presso la Hebrew University of Jerusalem e il David Yellin Teacher’s College (intervento in video conferenza) * domande e dibattito con le relatrici h. 11.40 – 12.00 Pausa caffè * Le università israeliane e l’occupazione: dalla costruzione storica alla sperimentazione tecnologica, Federica Stagni, ricercatrice presso la Scuola Normale Superiore di Pisa 12.30- 13.30 Domande e dibattito -------------------------------------------------------------------------------- ABSTRACT DEGLI INTERVENTI NURIT PELED-ELHANAN La Palestina nei testi scolastici di Israele . Lo studio adotta un approccio semiotico sociale e utilizza metodi di analisi del discorso multimodale. La semiotica sociale pone domande semiotiche per rispondere a quelle sociali.La mia domanda sociale è: in che modo i libri di testo israeliani educano i bambini ebrei a portare avanti il regime di occupazione in Palestina e di discriminazione all’interno di Israele? La mia domanda semiotica è: quali sono i mezzi che questi libri di testo usano per rappresentare gli “altri”?Da quando Israele ha stretto amicizia con “l’altra Germania” nel 1953, agli arabi è stato assegnato il ruolo di potenziali sterminatori del popolo ebraico (Segev 2019).Un esame dei mezzi semiotici di rappresentazione, come discorso, genere, modalità, impaginazione ed elementi visivi, può rivelare gli interessi degli scrittori e gli scopi pedagogici dei testi multimodali. Lo studio suggerisce che i libri di testo israeliani utilizzano le strategie di genericizzazione (“gli arabi sono”, “l’arabo è”…) e di aggregazione (riferendosi agli esseri umani con grandi numeri, statistiche e quantità) per presentare gli “altri”, descriverli in un discorso razzista attraverso stereotipi o classificarli in categorie. I libri di testo spingono gli studenti a relazionarsi con la sofferenza degli altri in modalità agoraica (Chuliaraki 2006), a rimanere il più possibile distaccati dai sofferenti e a giudicare la loro vita e morte in termini di utilità da un punto di vista “oggettivo”, spesso militare o politico, che non è sensibile alla sofferenza delle vittime. SAMIRA ALAYAM Controllo del programma scolastico a Gerusalemme Est: la lotta tra le autorità sui contenuti educativi. Il sistema educativo per gli arabi palestinesi che vivono in Israele fornisce informazioni sulle complesse realtà affrontate dai cittadini e dai residenti nel conflitto in corso. Mentre il diritto fondamentale all’istruzione rimane, il sistema soffre di problemi quali carenze di bilancio, discriminazione e censura.Questa lezione esamina i libri di testo utilizzati dall’Autorità Nazionale Palestinese in Israele e Palestina, concentrandosi sul loro contenuto e sui cambiamenti che hanno subito nel corso degli anni. Un’analisi approfondita dei libri di testo utilizzati in Cisgiordania e a Gerusalemme Est rivela gli sforzi per costruire un’identità nazionale palestinese e preservare l’identità collettiva del popolo palestinese, con i libri di testo scolastici che fungono da mezzo cruciale per questo scopo. Questi libri di testo non solo descrivono eventi storici, ma plasmano anche la memoria collettiva palestinese sia in Israele che in Palestina.Sono stati esaminati i programmi di studio e i libri di testo di storia pubblicati dall’Autorità Nazionale Palestinese dal 2000 a oggi, e utilizzati anche a Gerusalemme Est per i residenti palestinesi. Mentre l’Autorità Nazionale Palestinese è ufficialmente responsabile dei programmi di studio a Gerusalemme Est, le autorità israeliane stanno agendo per ridurre al minimo l’influenza di qualsiasi contenuto che abbia valore nazionale palestinese impiegando la censura.Le autorità israeliane e palestinesi usano quindi i libri scolastici come strumento di conflitto tra i rispettivi Ministeri dell’Istruzione, per affermare narrazioni e influenzare la comprensione degli studenti dei loro contesti nazionali e storici. FEDERICA STAGNI Le università israeliane e l’occupazione: dalla costruzione storica alla sperimentazione tecnologica. Questa presentazione esplora il ruolo complesso e controverso delle università israeliane nella storia dell’occupazione palestinese, mettendo in luce come la ricerca accademica sia stata impiegata a sostegno delle politiche territoriali e di sicurezza dello Stato israeliano. Inizieremo esaminando le attività dei primi cartografi ebrei agli inizi del Novecento: su incarico del movimento sionista, questi studiosi esplorarono la toponomastica della Palestina per riappropriarsi di una presunta continuità storica con la “terra promessa”, reinterpretando i nomi dei luoghi biblici per rafforzare le rivendicazioni territoriali del nascente progetto sionista. Negli anni successivi, figure politiche come David Ben-Gurion commissionarono ricerche a studiosi come Ronni Gabai e altri, finalizzate a costruire una narrazione secondo cui i palestinesi avrebbero lasciato volontariamente le loro case nel 1948, mentre testimonianze storiche suggeriscono che si trattò di un processo di espulsione forzata. Nel contesto attuale, l’attenzione si sposta verso la ricerca e lo sviluppo tecnologico promossi dalle università israeliane, in particolare nell’ambito della sorveglianza avanzata e delle tecnologie di difesa. Questi sistemi, spesso sperimentati direttamente nei territori palestinesi, contribuiscono a un ulteriore consolidamento dei meccanismi di controllo e occupazione. Come documentato dal libro *Laboratorio Palestina*, discuteremo di come queste ricerche abbiano trasformato i territori palestinesi in luoghi di sperimentazione tecnologica e militare, rafforzando le dinamiche di occupazione e limitando la libertà della popolazione locale.