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Spesa militare previsionale “pura” in crescita di un miliardo nel 2026 per l’Italia
Sono stati trasmessi al Parlamento (in particolare quest’anno al Senato che, per turnazione, ne farà la prima lettura) i dettagli riguardanti la Legge di Bilancio. Le Tabelle della “seconda parte” di tale Legge (cioè quelle che recepiscono le variazioni decise dal Governo sulla legislazione vigente, come da decreto relativo alla “prima parte”) permettono, se oppprtunamente lette, di valutare tutte le allocazioni di fondi riguardanti l’ambito della Difesa e degli armamenti per stimare la spesa militare complessiva previsionale per il 2025. Una premessa importante: gli stanziamenti in difesa di questa legge di bilancio vanno considerati al netto degli ingenti aumenti di spesa militare (quasi 23 miliardi nel prossimo triennio) previsti dal Documento di programmazione finanziaria pluriennale (Dpfp) varato dal governo a inizio ottobre, ma che diventeranno effettivi solo dopo che l’Ue – a seguito dei risparmi operati in Legge di Bilancio – certificherà l’uscita dall’Italia dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo, consentendo l’attivazione della clausola di salvaguardia per le spese in difesa. Il Bilancio del Ministero della Difesa costituisce il punto di partenza di base per la realizzazione di una stima delle spese militari. Anche per il 2026 la cifra complessiva a disposizione del Ministero di via XX Settembre come “bilancio proprio” ha registrato una crescita in termini assoluti e percentuali, anche se meno marcata del recente passati. Il totale previsto per il 2026 dalla Legge di Bilancio è di 32.398 milioni di euro, con una crescita netta di oltre 1,1 miliardi di euro (+3,52%) rispetto alle previsioni di spesa del 2025. Si consolida dunque il superamento della soglia dei 30 miliardi, avvenuto per la prima volta nel 2025. Per arrivare alla stima reale di spesa militare (sempre in accordo con la metodologia Mil€x da noi adottata da qualche anno ed esplicitata in questa pagina) è necessario poi effettuare alcuni ricalcoli che tengano conto della vera operatività militare (una procedura effettuata anche dallo stesso Ministero per riprodurre il cosiddetto “bilancio in chiave NATO”): si devono sottrarre alcuni fondi interni al bilancio del Ministero della Difesa ma con scopi non militari e si devono invece aggiungere fondi esterni allo stesso Ministero che però riguardano attività militari. Il totale globale delle spese per la realizzazione dei programmi di armamento previste nel 2026 si attesta su un record storico di oltre 13,1 miliardi di euro (13.167 milioni per la precisione) in aumento dell’1,42% rispetto al 2025. Anche per questo rilevante aspetto specifico la portata della continua e significativa crescita si può valutare con dati in prospettiva storica: i costi complessivi per gli investimenti in nuovi armamenti erano pari a 8,27 miliardi di euro nel 2022 (cinque bilanci fa) configurando una crescita nel quinquennio di circa il 60%. Tutto considerato, la valutazione – secondo la metodologia Mil€x – della spesa militare italiana diretta per il 2026 è di 33.948 milioni di euro, ulteriore record storico con avvicinamento alla soglia dei 24 miliardi e un aumento del 2,8% rispetto al 2024 e di oltre il 45% sul decennio (rispetto alla spesa valutata da Mil€x per il 2017 di 23.377 milioni di euro a valori correnti). Aggiungendo poi ulteriori due voci di costi indiretti (da noi stimati in qualche caso in passato, ma non che si possono anche non inserire nel totale per coerenza di confronto) legati a costi ed investimenti (dentro e fuori bilancio Difesa) per basi militari e alle quote di compartecipazione per spese di natura militare in ambito UE si potrebbe aumentare ulteriormente il totale complessivo di poco più di un miliardo, giungendo quindi a sfiorare una cifra di 35 miliardi di euro.   Tutti i dettagli dell’analisi sul sito di Mil€X alla seguente pagina: https://www.milex.org/2025/10/28/spesa-militare-previsionale-pura-in-crescita-di-un-miliardo-nel-2026-per-litalia/ MIL€X - Osservatorio sulle spese militari italiane
In attesa della finanziaria, il Documento Programmatico della Difesa fa già preoccupare
Mentre oggi ci si aspetta che il Consiglio dei Ministri licenzi il primo testo della prossima legge di bilancio, che dovrebbe arrivare alle Aule del Parlamento il 20 ottobre, si può fare un punto della spese militare, che come abbiamo già scritto rappresenta la cifra caratteristica della spesa pubblica, da […] L'articolo In attesa della finanziaria, il Documento Programmatico della Difesa fa già preoccupare su Contropiano.
Legge di Bilancio nel nome dell’economia di guerra: un bastimento di spese militari
La manovra economica non porta soldi al welfare, a sanità e istruzione, che diventano invece le vittime sacrificali per l’aumento delle spese militari. Eppure, ne avremmo grande bisogno visto che spendiamo meno della media europea. Milioni di cittadini e cittadine ormai rinunciano alle cure e molti altri ammettono di indebitarsi per sottoporsi a visite private in tempi accettabili vista la lunga lista di attesa nel pubblico. Da una prima e rapida lettura del Documento programmatico di Finanza pubblica si evince che il solo capitolo di spesa ad essere incrementato (e in maniera sensibile) è proprio quello militare. Al contempo scorrendo la stringata nota tecnica dell’Ufficio parlamentare di Bilancio gli elementi di criticità evidenziati vanno dalle prossime scadenze del PNRR ad autentiche minacce incombenti sulla UE (il protezionismo, le guerre e i piani di riarmo, fonti primarie di incertezza con effetti sull’economia di difficile quantificazione). Andiamo alle spese militari, sapendo che molti capitoli di bilancio afferenti ad altri ministeri non permettono la quantificazione veritiera della spesa complessivamente effettuata. In questo modo, e non certo da ora, diventa arduo non solo quantificare la spesa militare complessiva che risulterà invece inferiore alla media europea. E sarà agevolato il compito della propaganda governativa per presentare la Premier come una guida oculata e indipendente, attenta in prima istanza agli interessi nazionali. Primi dati programmatici del MEF: in tre anni 23 miliardi in più per le spese militari – MIL€X Osservatorio sulle spese militari italiane. Le spese per la difesa aumenteranno nei prossimi anni, magari meno di quanto previsto dagli accordi NATO e UE che vogliono i loro muri di droni e di missili, le armi all’ucraina, sia sufficiente guardare gli articoli sulla stampa e, meglio ancora, il Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp). La spesa militare crescerà di circa 3,3 miliardi in più l’anno prossimo, quasi 7 quello dopo e 12 miliardi dal 2028 in poi, fatti due conti sono oltre 22 miliardi più di quanto speso fino ad oggi, si passa al 2,5% del PIL per spesa militare arrivando in 8\9 anni al 3,5% alle quali aggiungere oltre l’1,5% di spese non specificate in sicurezza, le missioni militari all’estero e altri “investimenti” afferenti a vari capitoli e differenti Ministeri. Una economia di guerra che si rispetti ha bisogno di accrescere le spese militari, di prestiti dalla UE, della clausola di salvaguardia comunitaria che esclude le nuove spese per la difesa dai tradizionali vincoli fiscali europei, nella speranza di uscire presto dalla procedura di infrazione (per avere superato la soglia del debito pubblico ammesso da Bruxelles) e accrescere ulteriormente le spese. I miliardi spesi per la difesa potrebbero presto aumentare perché esclusi dai parametri Ue,  spesa militare in deroga ai tetti di spesa per intenderci, la ipotesi di emissione del debito, pagandone gli interessi, è una condizione essenziale per la tenuta del sistema che punta sulle imprese di armi per superare la crisi in cui si dibatte l’economia e a tale scopo stanno lavorando per riconvertire  ad uso militare le imprese civili di settori in forte depressione. Citiamo a tal riguardo una nota della scheda di MIlex appena pubblicata: “Da notare come il nostro calcolo “complessivo” non sia in contraddizione con la cifra di 12 miliardi indicata da altre fonti, perché in tal caso ci si riferisce esclusivamente alla somma degli aumenti tra un anno e l’altro (3,5 mld nel 2026 + 3,6 mld nel 2027 + 4,9 mld nel 2028), senza però tenere conto del cumulo degli aumenti e quindi della spesa aggiuntiva totale sul triennio riferita alla differenza tra lo scenario “in aumento” deciso dal Governo come avvicinamento al nuovo standard NATO e lo scenario in cui si fosse mantenuto il precedente standard (senza quindi aumenti). Come già detto in sede di precedenti analisi previsionali, immediatamente successive agli annunci NATO, tale impatto dipende dal profilo di aumento scelto dal Governo (perché paradossalmente essendo la richiesta NATO solo quella di arrivare al 3,5% + 1,5% nel 2035 un Governo potrebbe anche alzare la spesa anche solo in quell’ultimo anno del periodo). Inizialmente avevamo assunto una crescita a gradini “equivalenti” pari a +0,3% annuo mentre ora con il DPFP da pocoapprovato abbiamo una scelta definita e “reale”, almeno per i prossimi tre anni. Dunque, è possibile concretizzare ciò che interessa a noi fin dal principio: stimare l’effetto in aumento “complessivo” rispetto al precedente scenario di richieste NATO, proprio per valutare quale impatto abbia sulla spesa pubblica l’allineamento anche del Governo italiano a tale nuovo standard. E’ ovvio, dunque, che per l’analisi qui proposta non contino solo gli aumenti “tra un anno e l’altro” ma le differenze complessive rispetto allo scenario base (precedente) di standard al 2% del PIL”. Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Approvato il primo scheletro di una finanziaria tutta improntata alla guerra
Presi dall’enorme mobilitazione che ha interessato il paese in questi giorni in solidarietà con la lotta palestinese e in sostegno della rottura del blocco illegale di Gaza da parte della Global Sumud Flotilla, è passato momentaneamente sullo sfondo il dibattito sull’approvazione della prossima manovra finanziaria, che si avvicina inesorabilmente con […] L'articolo Approvato il primo scheletro di una finanziaria tutta improntata alla guerra su Contropiano.
13 luglio, mobilitazione regionale contro la base USA di Camp Darby
MOBILITAZIONE REGIONALE CONTRO LA BASE USA DI CAMP DARBY 13 LUGLIO 2025. 18 PRESIDIO ALL’INGRESSO DELLA BASE, Via Vecchia Livornese 788 Pisa Dai presidi di Pisa e Firenze di Lunedì 23 giugno, convocati in tutta Italia dopo gli attacchi degli USA all’Iran e l’assemblea a Pisa del 1 luglio come […] L'articolo 13 luglio, mobilitazione regionale contro la base USA di Camp Darby su Contropiano.
Indice alternativo alla percentuale di spesa sul PIL pone l’Italia ai vertici di contributo alla sicurezza globale
Siamo sicuri che il parametro Nato della spesa in percentuale al Pil sia la metrica più adeguata e corretta per misurare il reale contributo di ogni Paese alla sicurezza collettiva? Per rispondere a questa domanda – cruciale alla luce delle decisioni che verranno prese al summit Nato dell’Aia settimana prossima – l’Osservatorio Milex sulle spese militari italiane illustra un indice alternativo che il think tank californiano Rand Corporation ha elaborato tempo fa su richiesta del Pentagono, il primo a dubitare dell’affidabilità del parametro Nato della spesa militare. Il nuovo indice supera il mero input finanziario – che comunque viene considerato – misurando l’output capacitivo in vari ambiti: prontezza operativa di uomini e mezzi, efficienza dei sistemi di comunicazione e cyberdifesa, stato della logistica e della mobilità, capacità di comando congiunto, grado di interoperabilità e ospitalità fornita alle forze alleate, livello di contribuzione alle missioni internazionali (non la spesa in termini assoluti); e ancora, il costo economico per l’adesione a meccanismi sanzionatori e l’impegno nazionale in iniziative diplomatiche di prevenzione e soluzione dei conflitti. Il valore assoluto dell’indice così calcolato viene quindi parametrato alla ricchezza relativa del singolo Paese – non al Pil nazionale, ma al rapporto tra questo e Pil complessivo degli alleati. Se questo parametro, denominato Burdensharing Ratio, è maggiore di 1 significa che l’alleato contribuisce più quanto potrebbe, se inferiore potrebbe invece contribuire di più. Il risultato della simulazione della Rand, elaborata in chiaro da Milex, è sorprendente: l’Italia, fanalino di coda secondo il tradizionale parametro della mera spesa militare, risulta il primo alleato Nato degli Stati Uniti in termini di contribuzione assoluta e il settimo contributore per capacità di spesa con un Burdensharing Ratio superiore a 1. Secondo questo nuovo indice, quindi, il nostro Paese contribuisce già oltre le sue capacità e dunque non gli sarebbe richiesto alcuno sforzo maggiore. Approfondimento e tabelle in chiaro della simulazione su: https://www.milex.org/ 2025/06/20/nuova-misura-del-contributo-alla-sicurezza-collettiva-italia-al-top/ MIL€X - Osservatorio sulle spese militari italiane