Proposta documento per Collegi Docenti: “Noi siamo docenti Pacefondai”
IL GRUPPO SCUOLA DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E
DELLE UNIVERSITÀ HA MESSO A PUNTO UNA DOCUMENTO DA SOTTOSCRIVERE DA PARTE
DEI/DELLE DOCENTI A INIZIO ANNO SCOLASTICO PER ASSUMERE UN PRECISO INDIRIZZO
DIDATTICO PACIFISTA E, AL TEMPO STESSO, ESPRIMERE UNA DICHIARAZIONE D’INTENTI
PER RIFIUTARE CHE I PROPRI STUDENTI E LE PROPRIE STUDENTESSE SVOLGANO ATTIVITÀ
CHE PREVEDANO LA PARTECIPAZIONE DIRETTA O INDIRETTA DI POLIZIA DI STATO, ARMA
DEI CARABINIERI, GUARDIA DI FINANZA, POLIZIA PENITENZIARIA, POLIZIA LOCALE,
FORZE ARMATE ITALIANE E/O DI ALTRE NAZIONI.
SI INVITANO I/LE DOCENTI A SCARICARE IL PDF IN FONDO, A SOTTOSCRIVERLO IN
MANIERA COLLETTIVA E INVIARLO AL NOSTRO INDIRIZZO OSSERVATORIONOMILI@GMAIL.COM.
Istruzione, formazione, inclusione, autonomia, crescita personale e,
soprattutto, far sì che ragazze e ragazzi possano presentarsi al mondo adulto
come cittadine e cittadini: questi sono i compiti fondamentali della scuola
italiana.
In tutti gli ordini e gradi di scuola noi docenti, al di là della specifica
disciplina insegnata, dobbiamo contribuire al raggiungimento di questi
obiettivi. E dobbiamo farlo subito con consapevolezza, se vogliamo impedire che
le tragedie del secolo scorso, il colonialismo, la Prima e la Seconda guerra
mondiale, il genocidio di gruppi di persone largamente riconducibili a categorie
razziali, culturali, etniche e religiose, possano ripresentarsi oggi.
Per questo vogliamo ricordare, in particolare, il “Mai più” risuonato nel
Preambolo della Carta dell’UNESCO, che ha trovato fondamento nella Convenzione
per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio dell’ONU entrata in
vigore nel 1951, il quale all’articolo II riporta: «Nella presente Convenzione,
per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione
di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o
religioso, come tale: a) uccisione di membri del gruppo; b) lesioni gravi
all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; c) il fatto di sottoporre
deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua
distruzione fisica, totale o parziale; d) misure miranti a impedire nascite
all’interno del gruppo; e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un
altro».
A partire da queste evidenze giuridiche, come docenti, come educatori ed
educatrici che vogliono costruire un’umanità di pace, non possiamo non
condannare i fantomatici progetti di fare di Gaza la riviera balneare del
continente asiatico con la conseguente deportazione del popolo palestinese
altrove. Non possiamo non condannare quello che per la Corte Penale
Internazionale e per accreditate ONG, tra cui Amnesty International, viene
rubricato come genocidio nei confronti di tutta la popolazione palestinese,
affamata e privata di ospedali, cure mediche essenziali, scuole e università.
Non possiamo non guardare con preoccupazione alla folle corsa al riarmo, che
punta all’investimento del 5% del PIL nazionale in spese legate alla difesa e
alla sicurezza, mentre le nostre scuole avrebbero bisogno di interventi
strutturali per rendere più decoroso il nostro lavoro e più sicura la permanenza
degli studenti e delle studentesse nelle aule.
Il rischio che si intravede è che, oggi come un secolo fa, la mediocre normalità
diventi abulia morale anche nell’ambito dell’educazione, giacché è proprio
nell’abulia dei molti che trova spazio l’affaccendarsi violento e spregiudicato
di pochi avidi di potere, mentre la consapevole scelta partigiana di pace viene
messa costantemente sotto scacco.
Come docenti, come educatrici ed educatori, noi ci opponiamo a questa deriva con
questo documento che sottoscriviamo.
Lavoriamo per costruire convivenze pacifiche, abilità nella cooperazione, pace
come modello di vita autentica, fatta di responsabilità condivise. Insegniamo
che ogni persona ha diritto a vivere con dignità, a immaginare un futuro
migliore, a coltivare sogni e quindi non accettiamo che questi valori vengano
calpestati.
Esistono alternative alla violenza: gli strumenti del diritto internazionale, le
vie diplomatiche, le forme di pressione nonviolenta, come il disinvestimento o
il boicottaggio, e di questo vogliamo farci portavoce con il nostro lavoro.
Noi siamo lavoratori e lavoratrici per la diffusione della cultura, della
libertà, della dignità umana, della ricerca della giustizia.
Noi siamo docenti Pacefondai.
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