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Gaza City, MSF: “Offensiva israeliana è una condanna a morte per un milione di palestinesi”
È semplicemente impossibile costringere 1 milione di persone – tra cui centinaia di pazienti in condizioni critiche e di neonati – ad abbandonare Gaza City per trasferirsi in aree sovraffollate e prive di risorse nel centro e nel sud della Striscia, avverte Medici Senza Frontiere (MSF). Si tratterebbe, a tutti gli effetti, di una condanna a morte per 1 milione di palestinesi. I bombardamenti incessanti e l’offensiva via terra delle forze israeliane stanno uccidendo centinaia di persone, oltre a costringere i palestinesi ad abbandonare le loro case e i loro rifugi, spesso più volte, attuando un piano di distruzione totale già osservato in precedenza dai team di MSF a Rafah. “Alcuni dei nostri colleghi sono stati sfollati più di 11 volte dal 2023” afferma Jacob Granger, coordinatore delle emergenze per MSF a Gaza. I rifugi di fortuna offrono poca protezione, e i bombardamenti continui spesso prendendo di mira le zone in cui i sopravvissuti si sono rifugiati. Secondo le stime, 1 milione di sfollati vivono ormai in solo il 15% del territorio di Gaza, e le condizioni di vita sono aggravate dal fatto che quasi il 90% dei sistemi idrici e igienico-sanitari è stato distrutto. “MSF continua a distribuire acqua nella città, ma senza più riserve idriche, se le forze israeliane rendono impossibile la produzione e la distribuzione di acqua potabile, le persone moriranno nel giro di pochi giorni” avverte Granger di MSF. A causa del sovraffollamento e delle condizioni insalubri, si stanno diffondendo focolai di malattie come la diarrea acuta. Il sistema sanitario al collasso L’offensiva israeliana sta distruggendo intenzionalmente il sistema sanitario di Gaza. Più della metà degli ospedali è stata resa inutilizzabile; quelli rimasti funzionano al limite del collasso, e subiscono attacchi mirati. Il tasso di occupazione dei letti ha raggiunto il 300% all’ospedale di Al Ahli, il 240% all’ospedale di Al Shifa e il 210% all’ospedale di Rantissi. A causa dell’offensiva su Gaza City, 11 dei 18 ospedali ancora parzialmente funzionanti nella Striscia di Gaza rischiano di chiudere, insieme ad altre strutture, mentre le autorità sanitarie segnalano che sono esaurite le scorte di oltre la metà dei farmaci essenziali. Il personale medico ha subito ripetute incursioni, gli stessi operatori sanitari sono stati uccisi, arrestati o minacciati, compreso un medico di MSF che è ancora in detenzione senza alcuna accusa formale a suo carico. Nelle strutture mediche che supportiamo a Gaza City, stiamo assistendo a un aumento nel numero di feriti con lesioni sempre più gravi. I pazienti che necessitano di cure intensive rischiano di morire se costretti ad evacuare a causa della chiusura degli ospedali. Le persone con disabilità, malate o ferite non saranno in grado di evacuare. Una carestia deliberata L’assedio ha provocato una carestia: le restrizioni sul cibo, sull’acqua potabile, sulle medicine e sugli aiuti umanitari stanno causando un aumento vertiginoso dei casi di malnutrizione acuta. I civili che cercano disperatamente aiuto nei punti di distribuzione devono affrontare il pericolo di essere uccisi: per mesi, le cliniche di MSF hanno soccorso le persone ferite dal fuoco israeliano nei siti di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation. L’offensiva via terra deve cessare immediatamente Con il genocidio e la pulizia etnica in corso, le forze israeliane puntano a cacciare i palestinesi da Gaza City, creando condizioni di vita insostenibili. Nessun luogo è sicuro e gli aiuti, di per sé insufficienti, vengono consegnati attraverso canali estremamente pericolosi per i civili. La distruzione delle infrastrutture essenziali è continua e deliberata. MSF chiede la fine immediata dell’uso degli ordini di evacuazione come mezzo di sfollamento forzato, un cessate il fuoco duraturo e l’ingresso di aiuti umanitari su larga scala. MSF chiede inoltre che le strutture mediche vengano protette e le operazioni umanitarie garantite e coordinate. La distruzione sistematica di un’intera città e della sua popolazione deve finire. MSF esorta, infine, gli alleati di Israele a interrompere immediatamente i trasferimenti di armi a Israele e di aumentare la pressione per fermare l’offensiva. Senza un intervento urgente e radicale, Gaza rischia la distruzione totale.   Medecins sans Frontieres
Gaza. Prosegue l’espulsione forzata dei palestinesi dalla città
L’esercito israeliano ha ordinato ai palestinesi di Gaza City di evacuare rapidamente e senza ispezioni, annunciando al contempo l’espansione della “manovra di terra” della città come parte dell’Operazione Gideon 2 con l’obiettivo di occuparla completamente. E’ stata designata al-Rashid Street come strada umanitaria ed è stato ordinato ai palestinesi di […] L'articolo Gaza. Prosegue l’espulsione forzata dei palestinesi dalla città su Contropiano.
Partito l’attacco genocida a Gaza City
Israele ha intensificato gli attacchi su Gaza City, il più grande dei quartieri della Striscia omonima, costringendo alla fuga quasi 1 milione di persone e portando avanti la “demolizione sistematica” delle case palestinesi. Hamas ha accusato il Primo Ministro israeliano Netanyahu di aver ignorato gli sforzi dei mediatori internazionali per […] L'articolo Partito l’attacco genocida a Gaza City su Contropiano.
Israele e la guerra della droga in Siria
Le tensioni nel sud della Siria sono aumentate quando, il 16 luglio 2025, aerei da guerra israeliani hanno bombardato il Ministero della Difesa a Damasco, le aree intorno al palazzo presidenziale e alcuni villaggi di As-Suwayda, uccidendo almeno duecentocinquanta siriani. Le autorità transitorie siriane, guidate dall’ex capo di al-Qaeda, Ahmed […] L'articolo Israele e la guerra della droga in Siria su Contropiano.
L’operatore ONU Gennaro Giudetti sotto i bombardamenti a Gaza. Il governo italiano intervenga
Ieri mattina era arrivato l’ordine perentorio alla popolazione palestinese di lasciare la zona di Deir el Balah, a Gaza, dove hanno sede le Ong e l’agenzia dell’Onu. Molti non avevano i mezzi per allontanarsi mentre fame e sete colpiscono soprattutto i bambini. L’attacco aereo è partito ieri sera, oggi l’avanzata terrestre con i carri armati che stanno distruggendo tutto. È stata individuata una “zona rossa” da radere al suolo. In questa zona agisce come operatore umanitario un cittadino italiano, Gennaro Giudetti, che tenta ancora di portare conforto e aiuto. Il governo italiano, la Farnesina, debbono intervenire immediatamente per fermare l’ennesima violazione del diritto internazionale che rappresenta uno smacco per il pianeta intero. Quanto accade al nostro concittadino e quanto subisce l’intera popolazione dell’area è l’ennesimo crimine di cui Israele e il suo governo debbono rendere conto. Netanyahu è un criminale e chi lo sostiene, come il governo italiano, è un  miserabile  complice. Maurizio Acerbo , segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Israele bombarda Damasco. Interessi geopolitici dietro la difesa dei drusi
Dopo giorni di scontri sanguinosi nella provincia siriana di Sweida e una serie di attacchi aerei israeliani senza precedenti su Damasco e il sud del paese, le forze governative e le milizie druse hanno concordato un nuovo cessate il fuoco. L’annuncio è giunto nelle stesse ore in cui jet israeliani […] L'articolo Israele bombarda Damasco. Interessi geopolitici dietro la difesa dei drusi su Contropiano.
SIRIA: NUOVA ESCALATION DI VIOLENZE SETTARIE NEL SUD. DAANES: “UNICA SOLUZIONE AUTONOMIA DEMOCRATICA E RISPETTO DEL PLURALISMO”
Sale a 135 morti il bilancio degli scontri settari nel sud-ovest della Siria. I combattimenti sono iniziati tra le milizie della comunità drusa e quelle beduine dopo il sequestro di un giovane druso da parte di una banda beduina di Dar’a. In seguito, è intervenuto l’esercito del cosiddetto governo di transizione dell’autoproclamato presidente siriano – il post-jihadista Al Shaara – in teoria per tentare di porre fine ai combattimenti. In realtà, diversi video mostrano miliziani jihadisti (alcuni con le patch di Daesh sulle divise) impegnati in violenze e torture nei confronti di combattenti e civili drusi. Ne ha “approfittato” di nuovo Israele, che occupa ancora un pezzo di Siria, fino alle porte di Damasco. Con la scusa di “difendere i drusi”, l’esercito israeliano ha bombardato le vicinanze di una colonna di carri armati di Hayat Tahrir al Sham che si apprestavano a entrare nella roccaforte drusa di Suwayda. “Un avvertimento al governo di Damasco”, affermano da Tel Aviv. L’esercito israeliano, che è impegnato in colloqui indiretti con il governo di transizione siriano per raggiungere una “normalizzazione” dei rapporti, non è andato oltre l’avvertimento, e i militari fedeli al governo siriano sono poi entrati a Suwayda, dove secondo quanto riportato dal ministero della Difesa di Damasco sarebbe entrato in vigore un cessate il fuoco. L’Amministrazione autonoma della Siria del nord e dell’est e le Forze siriane democratiche hanno invitato tutte le parti a cessare il fuoco immediatamente, ricordando in un comunicato “la necessità di rispettare il pluralismo nazionale siriano, riconoscendo i diritti di tutte le componenti senza discriminazioni ed evitando qualsiasi retorica o pratica che prenda di mira un gruppo specifico per motivi politici, religiosi o etnici”. “La Siria a cui aspiriamo – si legge nel comunicato sulle violenze settarie – dev’essere uno Stato per tutti, senza emarginazione o esclusione, costruito su basi democratiche che garantiscano l’effettiva partecipazione di tutta la popolazione alla gestione degli affari del Paese”. Le istituzioni confederali del Rojava hanno inoltre esortato tutte le parti “ad adottare approcci realistici che rispettino la natura della società siriana e a lavorare con serietà per costruire un modello politico moderno e democratico basato su giustizia, uguaglianza e diritti umani“. “La soluzione in un paese multietnico come la Siria – aggiunge in un comunicato il Kongra-Starr, Movimento delle donne della Siria del nord-est – è un’amministrazione decentralizzata, federale e democratica con al centro le donne”. “Il popolo – prosegue la nota – ha bisogno di pace e di una società democratica”. Di tutt’altro avviso sembrerebbe essere il governo di transizione di Al Shaara (Al Jolani), ma anche l’inviato speciale Usa per la Siria Tom Barrack. Venerdì scorso, dopo un importante incontro tra Damasco e l’Amministrazione autonoma del Rojava, il diplomatico statunitense ha dichiarato: “Una nazione, un popolo, un esercito, una Siria. Le Forze Siriane Democratiche sono lente nell’accettare, negoziare e procedere in questa direzione. C’è solo una strada e quella strada è Damasco”. I recenti incontri si inseriscono nel quadro del negoziato in corso dallo scorso mese di marzo 2025. L’Amministrazione autonoma democratica della Siria settentrionale e orientale ha rilasciato una dichiarazione: “La diversità in Siria non è una minaccia per la sua unità, ma piuttosto una fonte di forza che deve essere protetta e consolidata”, si legge nel comunicato. “Le richieste che avanziamo oggi per un sistema democratico pluralistico, per la giustizia sociale, per l’uguaglianza di genere e per una costituzione che garantisca i diritti di tutte le componenti non sono nuove; – ricordano le istituzioni confederali del nord-est – sono il cuore della lotta dei siriani dal 2011. Etichettarle come secessionismo è una distorsione della verità della lotta siriana contro la tirannia”. Per fare il punto della situazione nel sud-ovest siriano e sui colloqui tra Damasco e DAANES, su Radio Onda d’Urto è intervenuto Tiziano Saccucci, dell’Ufficio Informazione Kurdistan in Italia. Ascolta o scarica.
Lettera di una laureanda di Gaza
Riceviamo la terza lettera da Nancy Hamad, laureanda in economia a Gaza. Sei mesi fa Nancy ha ricevuto dal collettivo “Romatre Etica” una laurea honoris causa simbolica in economia, in concomitanza con quella conferita dalla Terza università capitolina, in modo scandaloso e inopportuno, praticamente a porte chiuse, alla costituzionalista ex ufficiale dell’esercito israeliano Daphne Barak Erez: l’accademica è stata una delle artefici sul piano giuridico del regime di apartheid della cosiddetta “unica democrazia in Medio Oriente”. La situazione a Gaza è stata molto difficile per noi, i bombardamenti israeliani sono andati avanti per altri dieci giorni, giornate molto intense, strane e insolite: non eravamo abituati a sentire così vicino il rumore dei bombardamenti. Questa situazione mi rende una testimone della notte, della sua forza e questa mi mette in tensione, mentre seguo questa prima fase dei negoziati. Ora si percepisce questa tensione dappertutto, un’apprensione per ciò che potrebbe succedere e se si riuscirà a porre fine a questa guerra crudele e difficile per tutti noi. O forse no? La tensione e le preoccupazioni mi hanno consumato la vita in questi ultimi giorni. La guerra mi ha privato della mia passione per la vita. Non ho voglia di fare nulla in queste condizioni così difficili. Volevo integrare la mia laurea triennale con una laurea magistrale, ma la situazione che viviamo mi ha fatto perdere la speranza e il desiderio di continuare a perseguire i miei sogni e la mia strada. La vita mi appare come già finita, ma forse perché questo tipo di vita, a Gaza, è oltremodo difficile. Spero che la guerra finisca, così come i bombardamenti e le esplosioni. Spero che gli aiuti umanitari possano finalmente raggiungere le persone affamate che non possono riceverli a causa dell’occupazione. Grazie a tutti.   Redazione Roma
Messaggi da Gaza
In un precedente articolo abbiamo raccontato uno scorcio di vita di Sharif, palestinese nativo di Gaza e collaboratore di “Un ponte per” a Siena, dove vive e lavora come mediatore culturale.  Non molto tempo fa Sharif ha perso il padre a Gaza per mancanza di cibo e di medicinali. In questi ultimi due anni ci ha aiutato a entrare in contatto con una studentessa di Gaza laureanda in Economia, Nancy Hamad, a cui è stata conferita simbolicamente la laurea honoris causa in economia da parte del collettivo universitario RomaTre Etica nello stesso giorno in cui il terzo ateneo romano la conferiva, quasi a porte chiuse, alla costituzionalista Daphne Barak Erez, protagonista, nel suo Paese, del giustificazionismo giuridico alla base della recrudescenza, di questi ultimi decenni, del regime di apartheid del governo sionista. Non si contano più le volte in cui Nancy si è dovuta trasferire in emergenza, con tutta la famiglia, per raggiungere sempre nuovi siti presentati come “sicuri” dall’esercito israeliano. Ogni volta ha dovuto organizzare il proprio lavoro di ricerca per la tesi di laurea, all’ombra di un gazebo allestito da un gruppo di volontari informatici per ristabilire con ponti-radio il collegamento alla rete internet. Qui di seguito condivido una delle nostre comunicazioni via Whatsapp, tra un black-out e l’altro: D.: Nancy, appena puoi mandami un messaggio, così posso far sapere a quante più persone possibile cosa stai passando a Gaza.  R.: Ciao Stefano, spero che tu stia bene. Io e la mia famiglia stiamo bene, grazie a Dio, ma stiamo attraversando il periodo peggiore dall’inizio della guerra a Gaza. Il continuo spostamento e l’instabilità sono difficili da descrivere. Vivere in una tenda è una delle difficoltà più grandi che affrontiamo, soprattutto in estate. È molto difficile per me descrivere la sensazione, la sofferenza per il caldo, la sofferenza per l’acqua non potabile, dato che ho avuto molti problemi di salute a causa dell’acqua sporca e non ho potuto andare in ospedale o nei centri medici per mancanza di medicine, oppure il disagio di accendere un fuoco per cucinare con queste alte temperature e tante altre difficoltà. Ora ci troviamo nel quartiere di Al-Nasr, nel centro della città di Gaza, ma all’interno del campo siamo stati esposti a diversi bombardamenti. Grazie a Dio, io e la mia famiglia non siamo rimasti feriti, nonostante i frammenti di proiettili e i sassi che volavano sopra le nostre teste. Per quanto riguarda i prezzi dei generi alimentari, sempre molto elevati, il problema è diventato insostenibile a causa della scarsità di beni disponibili nei mercati, come farina, olio per friggere, lenticchie, zucchero, pomodori, cetrioli e melanzane. I beni sono molto scarsi nei mercati a causa della chiusura dei valichi, che è durata più di 100 giorni. Tuttavia, non c’è liquidità all’interno della Striscia e, se disponibile, la commissione è molto alta, superiore al 40%. Recentemente mi sono candidata per diversi lavori per aiutare la mia famiglia, ma non sono stata accettata perché richiedevano diversi anni di esperienza. La situazione attuale, con la carestia, è molto più difficile di quando ero a Deir al-Balah. Sono stata molto felice dell’arrivo degli attivisti stranieri giunti in nave dall’Italia per sostenerci nella Striscia di Gaza. Molto triste è stato anche quando il commando israeliano ha sequestrato la barca e deportato gli attivisti. Sono stata anche molto felice del convoglio che è venuto dai nostri Paesi arabi per sostenerci, e noi a Gaza siamo sempre molto felici per queste ammirevoli prese di posizione. Raccontavo sempre queste buone notizie a mio nonno, il padre di mio zio Sharif, che ne era sempre molto felice, ma per volontà di Dio, lui è morto 10 giorni fa, il 14 giugno 2024. Grazie di essere al nostro fianco. Vi siamo molto grati e sarò molto felice di venire a Roma, capitale del Paese che ha sempre sostenuto la Palestina. I miei saluti a tutti e un ringraziamento speciale a tutta la redazione di Radio Onda d’Urto. Ho tardato a rispondervi a causa di Internet, poiché i principali punti di comunicazione nella Striscia di Gaza sono stati bombardati e qui la connessione è pessima.     Stefano Bertoldi
Michael Hudson: la guerra all’Iran è una lotta per il controllo unipolare del mondo da parte degli Stati Uniti
L’economista Michael Hudson spiega come la guerra contro l’Iran miri a impedire ai paesi di liberarsi dal controllo unipolare degli Stati Uniti e dall’egemonia del dollaro, e a interrompere l’integrazione eurasiatica con Cina e Russia. Gli oppositori della guerra con … Leggi tutto L'articolo Michael Hudson: la guerra all’Iran è una lotta per il controllo unipolare del mondo da parte degli Stati Uniti sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.