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MEDIO ORIENTE: TRUMP PROMETTE “PACE” A DESTRA E A MANCA, DALLE TRATTATIVE CON L’IRAN AL “CESSATE IL FUOCO A BREVE” A GAZA. IL COMMENTO DI MICHELE GIORGIO
Sabato 28 giugno 2025 migliaia di persone hanno partecipato, a Teheran, ai funerali di Stato di 60 vittime – tra ufficiali dell’esercito e ricercatori – delle centinaia uccise da Israele in 12 giorni di bombardamenti terminati, in teoria, con il cessate il fuoco annunciato nei giorni scorsi. L’allerta resta massima in Iran nonostante le dichiarazioni di Trump, secondo cui gli Stati Uniti d’America sarebbero pronti a riprendere le trattative sul nucleare con Teheran. In questi giorni il presidente Usa – che una settimana fa ordinava i bombardamenti sui siti nucleari iraniani – promette “pace” a destra e a manca. Dopo aver parlato di pace in arrivo in Iran, ha dichiarato: “Raggiungeremo un cessate il fuoco a Gaza entro la prossima settimana, l’intesa è vicina”. Una posizione, quest’ultima, che sembra confermata dal portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, secondo cui i propri mediatori starebbero “collaborando con Israele e Hamas per sfruttare lo slancio del cessate il fuoco con l’Iran e lavorare per una tregua anche nella Striscia di Gaza”. Quel che è certo, tuttavia, è che nella Striscia di Gaza intanto prosegue il genocidio per mano dell’esercito israeliano. Solo dalla tarda serata di venerdì 27 giugno ci sarebbero già state almeno 34 vittime degli attacchi israeliani. Tra le vittime, rientrano le 12 persone uccise allo Stadio Palestine di Gaza City che ospita gli sfollati, e quelle dei bombardamenti che hanno centrato il campo profughi di al-Mawasi, a Khan Yunis, e la zona di as-Saftawi, nel nord di Gaza, dove l’attacco aereo israeliano avrebbe colpito una scuola in cui molti sfollati avevano cercato rifugio. L’analisi ai microfoni di Radio Onda d’Urto di Michele Giorgio, corrispondente de Il Manifesto da Gerusalemme, direttore di Pagine Esteri e nostro collaboratore. Ascolta o scarica.
IRAN-ISRAELE: ALTRA NOTTE DI ATTACCHI INCROCIATI. L’ANALISI DELLA GIORNALISTA LEILA BELHADJ MOHAMED SU SITUAZIONE INTERNAZIONALE E SCENARI INTERNI AI DUE STATI
Proseguono da sei giorni gli attacchi incrociati tra Israele e Iran, iniziati nelle prime ore di venerdì 13 giugno 2025 con l’aggressione e i bombardamenti israeliani. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto Leila Belhadj Mohamed, giornalista esperta di Nord Africa e Asia occidentale, sottolinea che “Non c’è un unico motivo per cui Israele ha deciso di attaccare in questo momento l’Iran”. Belhadj Mohamed evidenzia un aspetto interno allo stato di Israele spesso sottovalutato, cioè il “processo per corruzione a Benjamin Netanyahu”, che viene posticipato ogni volta che il gabinetto di guerra israeliano decide un’azione militare. Questo, spiega la giornalista, suggerisce l’ennesimo tentativo di Netanyahu di “evitare la sua fine politica continuando a portare avanti conflitti armati”. Questo offre una prospettiva sulle motivazioni interne israeliane che va oltre le dichiarazioni ufficiali. Nella notte appena trascorsa, i jet israeliani hanno bombardato diverse aree della Repubblica islamica. Le autorità iraniane hanno confermato l’intensificarsi delle operazioni militari israeliane, che hanno colpito anche il reattore nucleare di Arak. In sei giorni di attacchi sono già centinaia le vittime in Iran, almeno 650, in larga parte civili. L’Idf, infatti, non prende di mira solo obiettivi militari come racconta, ma di tutto, come in Palestina e come già in Libano. Da parte sua, l’Iran ha risposto con lanci di missili che hanno bucato un’altra volta le difese israeliane in diverse zone del centro e del sud. Colpito l’ospedale Soroka a Beer Sheva, le città di Gush Dan, Holon e Ramat Gan, nonché diversi edifici a Tel Aviv. Ci sarebbero 129 feriti di cui alcuni molto gravi. Da Teheran, il governo ribadisce che queste azioni sono solo una forma di “autodifesa”, contestando il ruolo di aggressore attribuito loro dalle autorità israeliane. Sempre le autorità iraniane, secondo il The Guardian, avrebbero arrestato 18 uomini, definiti “agenti stranieri”, impegnati nella costruzione di droni per gli attacchi israeliani dall’interno del Paese. Nei giorni scorsi il Mossad aveva diffuso in un video immagini di propri agenti, dentro l’Iran, mentre assemblavano missili e droni. Sul lato diplomatico i ministri degli Esteri di Germania, Francia, Gran Bretagna e l’Alta rappresentante Ue Kallas incontreranno domani a Ginevra il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, con il quale dovranno discutere di programma nucleare. L’incontro, secondo fonti diplomatiche tedesche, sarebbe stato concordato con gli Usa, che però non parteciperanno. Secondo i media statunitensi, Trump starebbe ancora valutando l’idea di attaccare e distruggere il sito nucleare di Fordow con una serie di attacchi, ma ricordano che – senza un attacco diretto da parte dell’Iran – non si tratterebbe di un’operazione speciale, bensì di una vera e propria guerra. Dunque, sottolineano dal Nyt, “il congresso deve prima autorizzare l’uso della forza militare”. “Trump sta un po’ ritrattando perché – ricordiamolo – per la legge statunitense un attacco a un governo o un paese straniero deve passare dal Congresso e si sta già parlando di una mozione bipartisan che vieti l’entrata in guerra degli Stati Uniti contro l’Iran”, commenta Leila Belhadj Mohamed ai nostri microfoni. “Quindi questo è un altro passaggio da tenere a mente. Noi sappiamo che Trump pensa di poter decidere tutto da solo con i suoi consiglieri, ma comunque esiste ancora uno stato di diritto, per ora”, aggiunge Belhadj Mohamed. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’analisi e il commento di Leila Belhadj Mohamed, giornalista che si occupa di Nord Africa e Asia occidentale. Ascolta o scarica.
GUERRA APERTA TRA ISRAELE E IRAN: INTERVISTA CON IL GIORNALISTA IRANIANO AHMAD RAFAT
E’ guerra tra Iran e Israele. Teheran ha contrattaccato ieri sera e anche nella notte: è di tre morti e circa 80 feriti il bilancio degli attacchi con missili balistici in particolare su Tel Aviv. La Guardia Rivoluzionaria iraniana ha affermato che “l’operazione contro Israele continuerà finchè sarà necessario” e Teheran promette di proseguire con la rappresaglia e si dice pronto a lanciare “circa 2.000 missili verso Israele in futuri attacchi” precisando che “i nostri attacchi missilistici contro Israele saranno 20 volte più grandi dei precedenti”. Sempre l’Iran ha minacciato Gran Bretagna e Francia dicendo che attaccherà le loro basi militari in Medio Oriente “se contribuiranno a sventare i suoi attacchi contro Israele“. La stessa cosa è stata detta ieri agli USA. Forti esplosioni intanto anche nella capitale iraniana: una colonna di fumo si è alzata in particolare dall’aeroporto della capitale. In Iran il bilancio delle vittime non è stato più aggiornato da ieri ed è fermo a circa 78 morti e 300 feriti. Israele sostiene di aver ucciso nove scienziati e alti esperti coinvolti nel programma nucleare ed anche che, per la prima volta dall’inizio della guerra, schieramenti difensivi iraniani ad oltre 1.500 chilometri dal territorio israeliano. Raid che hanno raggiunto anche la zona della residenza della guida suprema iraniana Khamenei e del palazzo presidenziale. L’Iran poco fa ha confermato l’uccisione dei nove scienziati, ed anche quella di due generali.  I negoziati con gli Stati Uniti su un accordo nucleare “sono privi di significato alla luce degli attacchi israeliani all’Iran” ha dichiarato, come riporta Reuters sul suo sito web, Esmaeil Baghaei, portavoce del Ministero degli Esteri iraniano. “Gli Stati Uniti – ha detto Baghaei – hanno agito in un modo tale da rendere i colloqui inutili. Non si può affermare di stare negoziando e allo stesso tempo lasciare che Israele attacchi il territorio iraniano”. Israele replica sostenendo che non si tratti di una operazione estemporanea, ma di un attacco che proseguirà anche nelle prossime settimane. Sul fronte internazionale il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres chiede di mettere fine all’escalation: ‘Pace e democrazia prevalgano’ afferma, mentre la timida Europa attrevrso Ursula Von der Leyen dice di aver ribadito al Presidente israeliano Herzog “il diritto di Israele a difendersi e a proteggere il suo popolo. Allo stesso tempo, preservare la stabilità regionale è fondamentale. Esorto tutte le parti ad agire con la massima moderazione e ad adoperarsi per ridurre l’escalation della situazione. Gli sforzi diplomatici sono fondamentali per impedire un’ulteriore escalation”. Dall’Italia il governo, attravers il ministro degli esteri Tajani, si schiera con Israele sostenendo che “l’Iran ha violato le regole ed è andato al di là della linea rossa per quanto riguarda la costruzione dell’arma atomica. Quindi le osservazioni israeliane sono assolutamente fondate” ma chiede anche “la necessità di evitare un’escalation”. Oggi Tajani riferià in Parlamento. L’intervista al giornalista di origini iraniane Ahmad Rafat. Ascolta o scarica
MESOPOTAMIA: ISRAELE BOMBARDA L’IRAN E ANNUNCIA L’INIZIO DELL’OPERAZIONE “LEONE NASCENTE”. DECINE DI MORTI E CENTINAIA DI FERITI
In questa puntata di Mesopotamia – Notizie dal Vicino Oriente, ci siamo occupate dell’operazione “Leone Nascente”, nome con cui è stata definita la nuova agressione israeliana all’Iran, iniziata la notte tra giovedì 12 e venerdì 13 giugno 2025. Israele dà così il via all’ennesima escalation in Medio Oriente: 200 aerei da guerra partiti da Tel Aviv hanno iniziato a bombardare il territorio iraniano nella notte e le operazioni proseguono ancora in queste ore, tanto che alti ufficiali dell’esercito israeliano hanno dichiarato: “Siamo in guerra. Non è un’operazione”. I raid stanno colpendo impianti nucleari e militari, fabbriche di missili, ma anche infrastrutture industriali, aeroporti – come quello di Tabriz – e abitazioni civili. Tra le vittime si contano scienziati impiegati nel settore nucleare e alti ufficiali, tra cui il comandante delle Guardie Rivoluzionarie, Hossein Salami, il capo della forza Quds, Esmail Qaani, e il capo di stato maggiore delle forze armate, Mohammad Bagheri. I bombardamenti israeliani continuano in diverse località del paese mentre le autorità iraniane hanno diffuso un primo bilancio: almeno 78 morti e 376 feriti. Da Teheran, il nuovo comandante dei Pasdaran, Mohammad Pakpour, ha dichiarato: “Apriremo le porte dell’inferno a Israele.” Al momento, però, non si registrano risposte militari significative. Stamattina si è parlato dell’abbattimento di alcuni droni da parte dell’esercito giordano nello spazio aereo sopra Amman. Intanto, l’Iran ha chiesto e ottenuto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, prevista per stasera alle 21 (ora italiana). Su richiesta iraniana, si terrà anche una riunione straordinaria dell’Aiea, l’agenzia ONU per l’energia nucleare, convocata per lunedì. Come possiamo interpretare questo attacco? Cosa c’è dietro la scelta israeliana di attaccare ora? Quale è il clima tra la popolazione civile iraniana? Ne parliamo con Farian Sabahi, ricercatrice senior in Storia contemporanea all’Università di Insubria nel campus di Varese e Aram Ghasemy, regista teatrale e coreografa iraniana che vive in Italia da molti anni. Ascolta o scarica