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Milano, Foglio di via a Mohammad Hannoun. InfoPal e API: “Nessun foglio di via fermerà la voce per la Palestina”
Milano. Esprimiamo la nostra piena solidarietà al presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia (API), l’arch. Mohammad Hannoun, colpito oggi, sabato 25 ottobre, da un foglio di via da Milano della durata di un anno. Questo atto, grave e profondamente ingiusto, rappresenta un chiaro tentativo di intimidire chi si espone, con coraggio e coscienza, per difendere la verità e denunciare i crimini contro il popolo palestinese. Non è solo un provvedimento amministrativo: è un segnale politico che punta a reprimere la libertà di espressione e la solidarietà verso chi, da oltre 76 anni, vive sotto occupazione, esilio e apartheid. E’ un’azione liberticida, contro i diritti umani e la democrazia, tanto predicata, diremo, millantata da questo Occidente egemonico alla deriva etico-morale e politica, oltreché economica ed istituzionale. Aleggia, su tutta l’Europa e gli Stati Uniti, una pericolosa deriva totalitaria e antidemocratica, capitanata dagli epigoni di un nazifascismo e di un suprematismo bianco-centrico mai superato, mai davvero debellato nell’Occidente collettivo intrinsecamente razzista e genocida. Colpire Hannoun significa colpire chi, da più di quarant’anni, vive in Italia come parte attiva della comunità, portando avanti la voce dei senza voce, degli oppressi, di chi non ha mai smesso di credere nella giustizia. La sua presenza, la sua parola e il suo impegno sono testimonianze viventi di una storia di resistenza che attraversa frontiere e generazioni. Oggi, come sempre, noi denunciamo con fermezza ogni forma di repressione, di censura e di intimidazione. Denunciamo le politiche coloniali di Israele e dell’Occidente suprematista, genocida e razzista, l’occupazione militare della Cisgiordania, l’assedio e il genocidio in corso a Gaza, la continua espropriazione di terre, la detenzione di minori, la demolizione di case, e tutte le pratiche che violano sistematicamente il diritto internazionale e la dignità umana. Non accettiamo che la solidarietà venga criminalizzata. Non accettiamo che chi difende i diritti umani venga ridotto al silenzio. Non accettiamo che la parola “Palestina” diventi un reato. Non accettiamo questo antisemitismo del XXI secolo contro i semiti palestinesi, in Palestina e in Diaspora. La nostra voce non si fermerà. Continueremo a parlare di Palestina, oggi, domani, e per sempre. Continueremo a tramandare la memoria, la lotta e la speranza da generazione in generazione, affinché nessuno dimentichi le radici di questa ingiustizia e la forza di chi resiste. La Palestina è il Sud Globale, è il mondo delle Periferie, degli Oppressi che non accettano più di essere schiacciati e colonizzati. La Palestina è l’Avanguardia mondiale dei popoli contro la Barbarie israelo-statunitense. Ogni tentativo di repressione non farà che rafforzare la nostra determinazione. Siamo e resteremo al fianco di chi lotta per la libertà, la dignità e la giustizia del popolo palestinese. Chiediamo a tutte le comunità palestinesi in Italia, ai movimenti solidali, ai collettivi studenteschi, alle associazioni per i diritti umani, e a tutte le persone che hanno a cuore la verità di scendere al nostro fianco in solidarietà con l’arch. Mohammad Hannoun Perché nessun foglio di via potrà mai cancellare una causa giusta. Perché l’ondata di solidarietà non si ferma. Perché la Palestina vive in ogni voce che resiste, in ogni strada che si riempie di giustizia, in ogni generazione che sceglie di non tacere. Mohammad Hannoun è ogni persona libera che lotta contro l’ingiustizia. E’ tutti noi.   Associazione dei Palestinesi in Italia API-ITALIA, Redazione InfoPal.it InfoPal
API, Mohammad Hannoun: “Rompere ogni relazione con Israele, smettere di fornire le armi per il genocidio a Gaza e impedire la deportazione dei nativi”
Milano-InfoPal, 12 giugno 2025. Di Angela Lano. Ieri è arrivata in Italia, con un volo del Governo italiano, la pediatra palestinese di Gaza, Alaa al-Najjar, a cui Israele ha ucciso 9 figli e il marito, accompagnata dall’unico sopravvissuto della famiglia, Adam, di 11 anni. Madre e figlio sono stati accolti dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, e poi portati all’ospedale Niguarda di Milano. Adam ha riportato gravi fratture multiple agli arti nel bombardamento israeliano. Ne abbiamo parlato con l’arch. Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia -API. Cosa pensa di questa iniziativa del Governo italiano? “Ringraziamo l’Italia per l’accoglienza dei feriti e dei loro familiari e per questo gesto di solidarietà verso la dott.ssa Alaa al-Najjar, a cui Israele ha sterminato la famiglia, lasciandole vivo soltanto un figlio su 10… Tuttavia, voglio evidenziare l’ipocrisia di tale azione: da una parte, l’Italia è tra i maggiori fornitori di armi del governo sionista genocida di Tel Aviv, dall’altra ne accoglie i feriti. Israele, armato, finanziato e appoggiato dall’Occidente – e il governo italiano è tra questi -, distrugge la Striscia di Gaza (c’è una pulizia etnica in corso anche in Cisgiordania e Gerusalemme) e ammazza quotidianamente donne e bambini e poi i feriti vengono ricevuti negli ospedali europei come grande gesto di ‘umanità’… Dove sta l’etica, in tutto questo? Si appoggiano i criminali e poi se ne accolgono le vittime? La cosa giusta da fare è tagliare le relazioni con Israele: politiche, diplomatiche, militari, commerciali. Bisogna interrompere ogni accordo, e in particolare la fornitura di armi, ritirare l’ambasciatore italiano e mandare via quello israeliano“. Qualcosa si sta muovendo, in Europa, contro lo stato coloniale israeliano… “Regno Unito, Australia, Canada, Nuova Zelanda e Norvegia hanno imposto sanzioni ai ministri israeliani Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich: è stato vietato loro l’ingresso in tutti quei Paesi e i loro beni sono stati congelati, a causa del loro incitamento alla violenza contro i palestinesi. L’iniziativa congiunta fa riferimento alla pulizia etnica sia nella Striscia di Gaza che in Cisgiordania. In una sezione, la dichiarazione menziona l’espansione degli insediamenti ebraici e la violenza perpetrata dai coloni israeliani come fattori che minano la sicurezza e la stabilità del territorio. In Cisgiordania, Israele ha recentemente autorizzato la più grande espansione degli insediamenti degli ultimi decenni. Dunque, speriamo che il nostro governo italiano si adegui e si schieri contro il genocidio e non si limiti ad accogliere i feriti. Come API, infatti, pur apprezzando tali gesti umanitari ne denunciamo l’ipocrisia: la famiglia della dottoressa al-Najjar è stata sterminata anche con armi italiane… Bisogna impedire che ciò accada, nelle modalità che ho sintetizzato prima: non fornire più bombe e tagliare ogni tipo di relazione con lo stato coloniale e genocidario israeliano”. Quanti feriti gazawi sono arrivati in Italia? “Sono circa 400, insieme ai loro familiari. Ci sono tre categorie di palestinesi gazawi accolti in Italia, in questo periodo di genocidio israeliano: i feriti e i loro accompagnatori; i residenti gazawi in Italia che hanno fatto richiesta di ricongiungimento con i loro familiari; e i ricongiungimenti familiari più stretti – mogli/mariti, genitori/figli, fratelli/sorelle. Noi come API siamo già in contatto con la maggior parte delle famiglie arrivate in Italia e siamo a completa disposizione dei feriti, per aiutarli in ogni modo. Ma voglio sottolineare un elemento molto importante: nessuno scappa da Gaza a causa di Hamas. Vanno via a causa dell’orrore genocida israeliano compiuto sotto gli occhi di tutto il mondo. Quando finirà questo sterminio e distruzione, i gazawi dovranno essere rimandati indietro…”. Ci sono diverse migliaia di gazawi, sfollati e feriti a seguito del genocidio, accolti in tutto il mondo: non c’è il pericolo che non possano fare ritorno ed essere parte del trasferimento forzato voluto dal progetto coloniale sionista per svuotare la Striscia di Gaza dagli autoctoni? “Esattamente. Dopo l’accoglienza e le cure mediche, e appena la situazione nella Striscia di Gaza lo permetterà, i gazawi profughi dovranno poter tornare nella loro terra, altrimenti si rischia di collaborare alla deportazione di nativi palestinesi pianificata da Israele. Questa possibilità ci spaventa molto e tutti dobbiamo esserne coscienti e impedirla”. InfoPal