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Il Mega Maga è sempre aperto
-------------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------------- In un paese dell’appennino molisano non hanno molto rispetto per lo slogan Make America Great Again, noto come “Maga”, utilizzato da Trump ma prima ancora da Clinton. La “casa degli oggetti” messa su un anno fa a Capracotta si chiama Mega Maga, dove Maga in realtà sta per magazzino. Presto diventerà un Repair Café, un Caffè delle riparazioni, cioè uno spazio aperto alla comunità nel quale le persone possono portare oggetti rotti e imparare a ripararli grazie all’aiuto di volontari. Ma già oggi è possibile portare e ritirare oggetti al Mega Maga, al momento completamente autogestito, tanto da essere sempre aperto: un semplice chiavistello, infatti, senza alcun lucchetto, permette di aprire dall’esterno la porta di questo capannone di due piani abbracciato da un piccolo giardino. Le spese dell’affitto, spiega Antonio D’Andrea, che più di altri ha creduto nell’idea, sono per ora coperte dalle donazioni. Nel Mega Maga trovano spazio mobili, elettrodomestici, lampadari, piatti, coperte ma anche libri e giocattoli. “Quando hanno portato una macchina da cucire ho pensato che sarebbe bello creare l’Angolo del cucito per recuperare i tanti abiti che abbiamo raccolto – dice Antonio – E poi l’Angolo della falegnameria, l’Angolo artistico e ovviamente l’Angolo del tè…”. Intanto mostra un forno praticamente mai utilizzato: era di una signora che non c’è più, i figli l’hanno portato sperando che possa essere finalmente utile a qualcuno. Colpisce la quantità di lana accumulata. “Stiamo immaginando di ricavarne dei cuscini paraspifferi, indispensabili qui in montagna, o dei teli per la pacciamatura in agricoltura, oppure della bambole ribelli dedicate a Rosa Luxemburg”, dice convinto Antonio. L’idea è che una volta a settimana qualcuno doni del proprio tempo non solo per aggiustare o trasformare qualche oggetto ma anche per insegnare ad aggiustare. Al momento, Pietro, che sa far di tutto con gli attrezzi, ha cominciato frequentare il Mega Maga. C’è anche Michele, che invece ha messo a disposizione il suo camioncino per ritirare gli oggetti più ingombranti. E nel paese altri si stanno interrogando su come dare una mano. Tutto senza l’intermediazione del denaro. Di certo, il grande tavolo di legno posto al centro del salone sarà il piano di appoggio per tanti aggiustatori. Diverse associazioni della regione hanno cominciato a conoscere il Mega Maga (per contatti è possibile scrivere a barchettaebbra at gmail.com). E il Comune? “Purtroppo la cooperativa che gestisce il porta a porta non è del paese e quindi è difficile creare una relazione”, spiega Antonio. Di certo, tra mille difficoltà, questo luogo sembra pronto a ridare vita a tanti oggetti, mettendo in discussione la logica delle discariche, ma anche a ricomporre relazioni e a immaginare un futuro diverso per un territorio alla prese con lo spopolamento. Ha scritto Vito Teti: «Abbiamo bisogno, per salvarci, per salvare la specie, se siamo ancora in tempo, di una grande rivoluzione culturale, morale, di rigenerare i luoghi e i cuori, di un nuovo vocabolario, di nuove parole, di nuove pratiche… Dobbiamo pensare altrimenti…» (leggi Il mio paese non è un borgo). -------------------------------------------------------------------------------- LEGGI ANCHE: > Avviare un Caffè delle riparazioni -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Il Mega Maga è sempre aperto proviene da Comune-info.
IC S. Giovanni Bosco di Isernia festeggia il 211° annuale di Fondazione dell’Arma dei Carabinieri: perché?
Il sito web dell’istituto comprensivo S. Giovanni Bosco di Isernia apre così: «Il coro “Piccole Voci InCanto” dell’Istituto Comprensivo “San Giovanni Bosco” è onorato di intonare l’inno di Mameli alla celebrazione del 211° Annuale di Fondazione dell’Arma dei Carabinieri. Un ringraziamento particolare al Comandante dell’Arma il tenente colonnello Fabrizio Coppolino e di tutti i suoi collaboratori che con generosa accoglienza si è prodigato affinché fossero presenti le voci dei nostri alunni che hanno riscosso un caloroso plauso». Passi per l’intonare l’inno di Mameli in piazza per una qualche ricorrenza, ma che lo si faccia per celebrare uno dei tanti annuali di fondazione dell’Arma dei Carabinieri che per definizione si celebra appunto ogni anno risulta oltremodo misterioso quantomeno sul piano pedagogico ed educativo. Non sorprende, invece, se anche questa attività apparentemente innocente e goliardica nonché festosa sia inquadrata in una strategia più ampia di tipo propagandistico, volta a coinvolgere sempre di più e partendo dalle fasce di età sempre più prossime all’infanzia, la gioventù italiana intorno al concetto di difesa e protezione grazie alle forze dell’ordine o alle forze armate: ogni occasione, dunque, è buona. Il fatto di iniziare fin da piccoli il grande gioco della normalizzazione della “divisa” sempre più presente nelle nostre vite quotidiane, a partire da queste iniziative appunto, all’intervento all’interno delle scuole, agli open-day, alle innumerevoli serie TV, ai fumetti, ecc. ecc. da cosa nasce? Forse dall’esigenza di fare introiettare nel profondo dei giovani questa visione legalitaria, giustizialista e militaresca della convivenza civile che passa, per prima cosa, dal rispetto delle norme e poi semmai e solo in seconda battuta, dalla consapevolezza dei proprie diritti e delle modalità per difenderli? Probabilmente sì, perché le ultime indagini su campioni di giovani e meno giovani vede la percentuale di chi è disposto a dare la vita per la “patria” scendere di pari passo all’età degli intervistati. Secondo un sondaggio Gallup del 2024 solo il 14% sarebbe disposto a combattere per il proprio paese mentre il 78% si rifiuterebbe categoricamente. Scendendo alle fasce giovanili, YouTrend per SkyTg24 ci consegna un dato eclatante rispetto all’ipotesi di servizio militare obbligatorio: il 55% tra i 18 e i 35 anni è contrario e solo il 36% è favorevole. In sintesi, il “sacrificio estremo”, coinvolge non più del 20% dei giovani “arruolabili”. La propaganda militare quindi deve dare fiato alle trombe e mettere al massimo i propri motori facendo leva anche su una parvenza di parità di genere coinvolgendo al figura femminile sempre più spesso presa in prestito per ingentilire la figura militare, soprattutto nei confronti dei più piccoli: non è sorprendente, infatti, che per la prima volta la figura centrale del carosello dei Carabinieri sia appunto una carabiniera. Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università