Nell’era Trump, la lotta ai migranti passa anche dalle app
Immagine in evidenza da RawPixel, licenza CC 1.0
Nelle ultime settimane, hanno suscitato grande scalpore alcune applicazioni
sviluppate per segnalare alle autorità competenti i cittadini stranieri che
vivono illegalmente negli Stati Uniti. In particolare, secondo The Verge, a
ricevere il sostegno di Donald Trump e dei filotrumpiani è stata ICERAID, un’app
che promette di premiare con una criptovaluta proprietaria, il token RAID, “i
cittadini che acquisiscono, caricano e convalidano le prove fotografiche di otto
categorie di sospette attività criminali”. Tra queste i maltrattamenti di
animali, i rapimenti, gli omicidi, le rapine, gli atti terroristici e,
naturalmente, l’immigrazione clandestina.
L’idea alla base dell’applicazione è quella di trasformare i cittadini in veri e
propri “cacciatori di taglie”, permettendo loro di combattere la criminalità in
collaborazione con le forze dell’ordine e le agenzie di sicurezza. Con ICERAID,
gli americani hanno infatti la possibilità di scattare e caricare la foto di un
presunto reato in corso, fornendo tutte le informazioni utili per consentire
alle autorità competenti di intervenire, ma solo dopo che la veridicità della
segnalazione è stata confermata (al netto degli errori) da un’intelligenza
artificiale. Ma non è tutto. Come riportato da Newsweek, l’app vanta un
“programma di sponsorizzazione” che promette di “ricompensare gli immigrati
privi di documenti e senza precedenti penali che si fanno avanti, attraverso un
programma di sostegno in cui vengono aiutati a perseguire lo status legale negli
Stati Uniti tramite vari percorsi, tra cui l’assistenza per la ricerca di un
avvocato specializzato in immigrazione”.
Eppure, nonostante i sostenitori di Trump abbiano promosso ICERAID in ogni modo
possibile, l’applicazione non sembra star riscuotendo il successo sperato. Allo
stato attuale, risultano solo otto segnalazioni di attività criminali da parte
dei cittadini statunitensi, di cui soltanto tre ritenute valide dall’AI
dell’applicazione. Una delle ragioni è probabilmente il fatto che l’app è stata
rilasciata sul mercato senza che la sua criptovaluta fosse ancora disponibile,
il che ha reso gli americani restii a utilizzarla. Ma anche la cattiva
reputazione del fondatore del progetto Jason Meyers – accusato di appropriazione
indebita di fondi in una delle sue attività precedenti – non ha contribuito alla
credibilità di ICERAID.
Di certo, i sostenitori di Trump e gli esponenti della destra americana stanno
cercando di trasformare i cittadini comuni in “vigilantes” pronti a dare la
caccia agli immigrati clandestini, con o senza il supporto della tecnologia. A
gennaio un senatore dello Stato del Mississippi ha presentato una proposta di
legge che prevedeva una ricompensa di 1.000 dollari per i cacciatori di taglie
che avrebbero portato a termine la cattura di immigrati entrati nel paese senza
autorizzazione. Fortunatamente, la proposta non è mai diventata legge, ma ha
comunque dimostrato qual è la direzione che sta prendendo la destra americana.
TRUMP STA SPINGENDO GLI IMMIGRATI ALL’AUTOESPULSIONE CON UN’APP
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sembra intenzionato a utilizzare
ogni mezzo possibile per mantenere la promessa di combattere l’immigrazione
clandestina e contenere i flussi di migranti in ingresso al confine
sud-occidentale del Paese. Proprio qualche settimana fa, la segretaria alla
Sicurezza nazionale Kristi Noem ha infatti annunciato il lancio dell’app Cbp
Home, dotata di una funzione specifica che “offre ai cittadini stranieri la
possibilità di andarsene ora e di auto-espellersi, il che darebbe loro
l’opportunità di tornare legalmente in futuro e vivere il sogno americano”. Più
nel dettaglio, l’applicazione non è altro che la versione completamente
rinnovata di Cbp One, un’app promossa dall’amministrazione Biden per agevolare i
migranti nel fissare un appuntamento per avviare le pratiche di richiesta di
asilo negli Stati Uniti. Ora, invece, con Donald Trump l’applicazione ha preso
tutta un’altra forma.
Secondo quanto riferito da Newsweek, Cbp Home offre alle persone che si trovano
illegalmente nel paese, o a cui è stata revocata la libertà vigilata, la
possibilità di comunicare al Dipartimento di Sicurezza Nazionale (DHS) la loro
volontà di abbandonare gli Stati Uniti, così da evitare “conseguenze più dure”,
come la detenzione o l’allontanamento immediato. Per accertarsi che abbiano
davvero abbandonato gli Stati Uniti, l’app chiede una conferma della loro
espulsione. “Se non lo faranno, li troveremo, li deporteremo e non torneranno
mai più”, ha chiosato la segretaria Noem, facendo riferimento all’attuale legge
sull’immigrazione degli Stati Uniti, che può impedire a chi è entrato
illegalmente nel paese di rientrarvi entro un periodo di tempo che varia dai tre
anni a tutta la vita. La nuova funzione di auto-espulsione di Cbp Home, infatti,
fa parte di “una più ampia campagna pubblicitaria nazionale e internazionale da
200 milioni di dollari”, che include annunci radiofonici, televisivi e digitali
in diverse lingue per dissuadere i migranti dal mettere piede sul suolo
statunitense. In questo modo, Donald Trump spera di mantenere la promessa fatta
durante la sua campagna elettorale: attuare “il più grande programma di
espulsione nella storia del paese”.
Ad aprile dello scorso anno, in un’intervista al TIME, l’allora candidato
repubblicano aveva dichiarato la sua intenzione di voler espellere dagli Stati
Uniti “dai 15 ai 20 milioni di migranti”. Già dal suo primo giorno come
presidente, Trump ha dimostrato di voler onorare quanto promesso. Poche ore dopo
il suo insediamento, ha firmato una direttiva per dichiarare l’emergenza
migratoria nazionale al confine con il Messico, e ha riattivato il programma
“Remain in Mexico”, che costringe i richiedenti asilo a rimanere in Messico in
attesa che venga elaborato il loro status di immigrati. Inoltre, coerentemente
con le sue promesse elettorali, Trump ha presentato una proposta di legge per
eliminare la concessione della cittadinanza automatica ai figli degli immigrati
nati negli Stati Uniti.
LA TECNOLOGIA PER DIFENDERSI DALLA POLITICA DI TRUMP
Con l’intensificarsi delle azioni, politiche e non, messe in campo da Donald
Trump per combattere l’immigrazione clandestina, anche i migranti stanno
ricorrendo alla tecnologia per sfuggire ai raid delle forze dell’ordine e
assicurarsi una permanenza nel paese. Secondo quanto riferito da Newsweek, nelle
ultime settimane sta riscuotendo un buon successo SignalSafe, un’app di
community reporting usata dai migranti o chi li aiuta per segnalare le
operazioni degli agenti federali e della polizia locale. Una piattaforma che
dichiara di non voler ostacolare le attività dell’ICE (United States Immigration
and Customs Enforcement), ma che ha l’obiettivo di “dare potere alle comunità
fornendo ai cittadini uno strumento per segnalare e condividere quello che
accade negli spazi pubblici”, come riferiscono gli sviluppatori
dell’applicazione, che per il momento hanno preferito mantenere segreta la loro
identità.
Proprio allo scopo di “garantire la qualità e l’affidabilità” delle
informazioni, SignalSafe utilizza “un’intelligenza artificiale avanzata per
filtrare le segnalazioni inappropriate o palesemente false non appena arrivano”,
che passano poi al vaglio di moderatori umani, i soli a poterle etichettare come
verificate o revisionate. In questo modo gli sviluppatori si assicurano che gli
utenti abbiano accesso a informazioni veritiere, che possano aiutarli a
“prendere decisioni che proteggano se stessi e gli altri”. Negli ultimi anni,
l’ICE è stata fortemente contestata per le sue pratiche che includono, tra le
atre cose, l’uso di furgoni neri, passamontagna e incursioni improvvise. Una
strategia di intervento che fa paura, e che spinge i migranti a rivolgersi alla
tecnologia per cercare di tenere al sicuro famiglie, amici e conoscenti. Non
stupisce, quindi, che SignalSafe non sia il solo strumento a cui gli immigrati
stanno facendo riferimento per evitare l’espulsione dagli Stati Uniti.
Alla fine del mese di marzo, il Washington Post ha riferito che gli immigrati
clandestini stanno facendo un largo uso dei social media per “condividere in
tempo reale la posizione di veicoli e agenti dell’ICE”, utilizzando parole in
codice come “camioncino dei gelati” per segnalare un furgone nero nei paraggi,
così da evitare la censura sulle piattaforme e permettere ai loro coetanei di
sfuggire ai controlli delle autorità competenti. Questa strategia, com’è facile
immaginare, ha irritato i sostenitori di Donald Trump, che hanno reagito
mostrando tutta la loro disapprovazione sui social media. Nelle prime due
settimane di marzo, stando ai dati della società di analisi Sprout Social, ci
sono state quasi 300.000 menzioni dell’ICE nei contenuti pubblicati su X, Reddit
e YouTube (un aumento di oltre cinque volte rispetto allo stesso periodo di
febbraio), il che dimostra quanto la questione dell’immigrazione clandestina sia
al centro del dibattito pubblico.
In queste settimane i sostenitori di Trump stanno pubblicando decine e decine di
segnalazioni false sulle attività dell’ICE, così da alimentare i sentimenti di
paura e confusione negli immigrati clandestini che cercano di salvaguardare la
loro permanenza negli Stati Uniti. Una strategia che non sempre sembra
funzionare. Come riferisce il Washington Post, i migranti preferiscono
setacciare i social media alla ricerca delle informazioni giuste piuttosto che
incontrare le forze dell’ordine, anche se questo richiede più tempo. E hanno
valide ragioni per farlo, considerando che i filotrumpiani non perdono occasione
per creare scompiglio. Lo dimostra la storia di People Over Papers, una mappa
collaborativa che segnala i presunti avvistamenti dell’ICE in tutto il Paese e
che ha ricevuto più di 12.000 segnalazioni da quando è diventata virale su
TikTok alla fine dello scorso gennaio. Secondo quanto raccontato da Celeste,
fondatore del progetto, dopo che gli account X Libs of TikTok e Wall Street Apes
hanno pubblicato un post in cui sostenevano che People Over Papers aiutasse i
criminali a eludere le forze dell’ordine, la mappa è stata invasa da decine e
decine di segnalazioni false. Eliminate una a una dai volontari che seguono il
progetto.
GLI STRUMENTO DI SORVEGLIANZA NELL’IMMIGRAZIONE
Se ICERAID e SignalSafe sono due applicazioni che coinvolgono i cittadini in
materia di immigrazione clandestina negli Stati Uniti, non va dimenticato che
già da qualche tempo il governo utilizza la tecnologia per sorvegliare gli
immigrati che non godono di uno status legale nel paese, anche se non sono
detenuti in carcere o in altre strutture specializzate, applicando loro
strumenti di localizzazione come smartwatch e cavigliere. Nello specifico,
secondo quanto riferito dal New York Times, le autorità governative stanno
utilizzando l’app SmartLink sviluppata da Geo Group, uno dei più grandi
fornitori statunitensi in ambito penitenziario, per monitorare la posizione dei
clandestini identificati dall’ICE. Grazie al programma “Alternative to
detection”, questi possono continuare a vivere nel paese, purché segnalino alle
forze dell’ordine la loro posizione attraverso l’applicazione quando richiesto,
semplicemente scattandosi un selfie e caricandolo in-app.
Un metodo di sorveglianza imvasivo, il cui uso sembra essere cambiato
radicalmente con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. Già dai primi mesi
del suo mandato, infatti, l’app sembra sia stata usata per comunicare all’ICE la
posizione degli immigrati, facilitandone così l’arresto. Secondo il Dipartimento
di Sicurezza Nazionale, nei primi 50 giorni di mandato del nuovo presidente sono
infatti stati arrestati più di 30.000 immigrati.
Non c’è da stupirsi, quindi, che Geo Group sia la compagnia che ha ricevuto più
finanziamenti governativi di ogni altra. O che le politiche di immigrazione del
presidente degli Stati Uniti abbiano fatto impennare il valore delle sue azioni
sul mercato. Eppure, nonostante i sostenitori di Trump abbiano elogiato e
supportato in ogni modo possibile questa tecnologia, gli esperti di sicurezza ne
hanno criticato aspramente l’uso. “Il governo la presenta come un’alternativa
alla detenzione”, ha dichiarato Noor Zafar, avvocato senior dell’American Civil
Liberties Union, un’organizzazione non governativa per la difesa dei diritti
civili e delle libertà individuali negli Stati Uniti. “Ma noi la vediamo come
un’espansione della detenzione”.
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da Guerre di Rete.