Vicofaro a Pistoia non muore
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Vicofaro
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A Pistoia, il 1° luglio del 2025 sarà ricordato come il giorno della vergogna
delle istituzioni, sia civili che religiose. A un manipolo di una ventina di
tutori dell’ordine, scomodati addirittura da Taranto, è stato ordinato di dare
l’assalto alla struttura di Vicofaro per liberarla della presenza ingombrante
degli ultimi sei ospiti del centro, i più fragili, i più bisognosi di cure e
contatti umani significativi, i più affezionati a quella che hanno considerato
come la propria “casa”, che ha offerto loro riparo e attenzione.
Viste le gravi fragilità personali in questione, avremmo desiderato l’intervento
di operatori sanitari, psicologi e dello stesso don Massimo Biancalani per
rassicurarli e favorire il loro ricollocamento in strutture adeguate. Marziani
in assetto di guerra, invece, li hanno affrontati diffondendo il panico e
completando la smobilitazione di Vicofaro nella maniera più lacerante possibile.
Perché questo colpo di mano conclusivo? Per suggellare la chiusura di Vicofaro,
auspicata dalle istituzioni e più volte reiterata, ma finora rinviata? Una
vendetta finale che serva a rimettere in ordine gli organigrammi del potere?
Anche perché, nelle settimane passate, il ricollocamento degli ospiti del centro
di accoglienza, seppure in maniera disorganica e deludente sul piano delle
prospettive, è proceduta senza alcuna tensione. La maggior parte dei ragazzi ha
accettato le nuove destinazioni mentre i volontari della struttura hanno
contribuito a facilitare l’intera operazione, indicando le sedi più opportune in
relazione alle esigenze degli stessi ragazzi. Era necessario arrivare a questo
punto di rottura?
Da anni, lo stesso don Massimo Biancalani e la comunità che gli si raccoglie
attorno, hanno ripetutamente chiesto l’intervento delle istituzioni e della
società civile. Questo, per definire e concordare un progetto, una rete
integrata di residenze protette all’interno della quale Vicofaro avrebbe svolto
il ruolo di hub, di centro di prima accoglienza o, come comunemente
riconosciuto, di accoglienza di bassa soglia. Tavoli di lavoro, di confronto e
di co-progettazione sono stati proposti o semplicemente avviati ma puntualmente
naufragati nelle nebbie e nella neghittosità delle istituzioni e della società
civile.
Vicofaro non ha mai negato la propria disponibilità.
Certo, le condizioni dell’ospitalità sono andate sempre più peggiorando visto
l’alto numero degli ospiti e la ristrettezza degli spazi e dei servizi. La
ristrutturazione dei locali era diventata ineludibile.
Perché è stato necessario far incancrenire l’esperienza di Vicofaro e non
intervenire per tempo? Qualcuno ha giocato al tanto peggio tanto meglio? Forse
ora sono in gioco carriere politiche, ecclesiastiche ed elezioni che hanno agito
da detonatore di questa situazione? Una cosa è certa. Nel giro di poche
settimane sono state messe a disposizione circa otto sedi per il ricollocamento
dei ragazzi, mentre fino a ieri c’era il deserto. Sorprendente.
Ormai era stata decisa la chiusura del centro di Vicofaro e così tutti si sono
dati da fare. Chiusura?
Hanno chiuso i locali, hanno sigillato gli ingressi, ma a dispetto delle
esultanze del ministro Piantedosi e del sindaco Tomasi, non hanno potuto
sigillare i cuori di tutti coloro che hanno dato vita all’esperienza di
Vicofaro, a partire da don Massimo a tutti i volontari e a coloro che in tutta
Italia hanno visto in questo centro di accoglienza un modello di umanità, di
pace e di fratellanza.
Da oggi Vicofaro si moltiplica per dieci, per cento e oltre, si moltiplica nella
presenza dei ragazzi ospitati e ricollocati nelle varie sedi, nello spirito e
nell’azione dei volontari, degli accompagnatori, degli insegnanti, dei sanitari
che sempre sono stati al fianco dei ragazzi e che si faranno promotori di altre
10, 100, 1000 Vicofaro.
Annamaria Argentaro, Daniela Banchini, Paolo Bongiovanni, Enrico Campolmi,
Martina Chiti, Antonio Fiorentino, Giovanni Ginetti, Isabella Pratesi, Sandra
Torrigiani
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Pubblicato da Antonio Fiorentino, architetto ed esponente del Gruppo Urbanistica
di perUnaltracittà di Firenze, su perunaltracitta.org.
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LEGGI ANCHE QUESTO ARTICOLO DI MASSIMO BIANCALANI:
> Non smetteremo di accogliere
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