A Milano per rivendicare il diritto alla cittàPer il 6 settembre a Milano è stata convocata la manifestazione nazionale per la
difesa degli spazi sociali a seguito dello sgombero improvviso del Leoncavallo
del 21 agosto.
Che lo spazio fosse sotto attacco del Governo si sapeva, come si sapeva che la
società “L’Orologio dei Cabassi”, proprietari dell’area in via Watteau, aveva
ottenuto un risarcimento da parte del Ministero dell’Interno per il mancato
sgombero di più di tre milioni di euro.
Nonostante questo la giunta Sala non era riuscita a trovare un’alternativa
affinché l’esperienza del Leoncavallo potesse continuare a vivere. Si è parlato
di una proposta per l’assegnazione di un immobile in via San Dionigi, ma per
rendere agibile questo stabile serve un investimento di risorse molto ingente:
per la bonifica dell’amianto, la realizzazione delle rete di fognature, la messa
a norma degli spazi e la completa ristrutturazione.
Le adesioni all’iniziativa del 6 sono state molte, come dimostra la
grande partecipazione all’assemblea che si è tenuta il 2 settembre alla Camera
del Lavoro di Milano. Oltre a rappresentanti dei partiti erano presenti molte
associazioni, sindacati e realtà sociali, la lista delle adesioni si allunga di
giorno in giorno.
> Quello che è successo a Milano non riguarda solo il Leoncavallo, ma è da
> leggere come un attacco all’idea di città che gli spazi sociali hanno
> costruito negli ultimi cinquant’anni nel nostro paese.
L’occupazione di spazi inutilizzati, scarti urbani che non servivano
all’accumulazione di rendita, ha consentito di realizzare comunità autogestite,
luoghi di valorizzazione sociale e di sperimentazione culturale.
Contemporaneamente ha messo in atto pratiche conflittuali per arginare la
gentrificazione di interi quartieri, la riduzione degli spazi pubblici e per
rivendicare il diritto all’abitare per chiunque scelga di vivere in città.
Lo spazio autogestito il Cantiere, anch’esso minacciato di sfratto, ha scritto:
«scenderemo in piazza contro lo sgombero del Leoncavallo per rivendicare lo
strumento dell’occupazione e perché crediamo che difendere la memoria militante
del Leoncavallo significhi difendere gli spazi e le lotte di oggi. Occupiamo
spazio per socializzare stare insieme e praticare sport, senza dover sempre
spendere soldi, senza essere serviti e servire, ma costruendo comunità
autogestite, dove chiunque si possa mettere in gioco, dare una mano o ricevere
aiuto.
Occupiamo per sottrarre spazio e soldi ai padroni della città, che lucrano sugli
affitti brevi e privatizzano la Città Pubblica, contribuendo alla metropoli
vetrina del turismo di lusso e della rendita».
Il laboratorio politico Off Topic scenderà in piazza «Contro la città dei
padroni, contro la loro arroganza, la loro violenza liberticida, la loro sete di
potere e denaro». Per dimostrare che Milano non è solo «una città grigia di
cemento, acciaio e vetro, su misura di ricco. La Milano che chiamiamo in piazza
è viva, colorata e moltitudinaria. La Milano degli Spazi Sociali, una Milano
capace di dire a gran voce e senza timore: questa città di chi pensi che sia?»
> L’appello per la convocazione della manifestazione chiarisce che: «Noi
> abbiamo un’altra idea di città e di mondo che da cinquant’anni a oggi è
> cambiata e si è fatta anche transfemminista, intersezionale, antiabilista, una
> città a tutela delle agricolture contadine e dei loro territori aggrediti, per
> l’accesso al cibo come nutrimento culturale».
È tutto questo in gioco con lo sgombero di ogni spazio sociale e non può essere
permesso.
Giù le mani dalla città! Sabato 6 settembre corteo nazionale
Gli spazi sociali si sono dati appuntamento alle 12 a piazza Duca D’Aosta per
convergere alle 14 a Porta Venezia da dove partirà il corteo.
L’immagine di copertina è Marmolada48 (Wikicommons)
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