Petizione lavoratori Leonardo Grottaglie: NON IN MIO NOME, NON CON IL MIO LAVOROCOME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ
SOSTENIAMO LA PETIZIONE DI CHANGE.ORG LANCIATA DAI LAVORATORI DELLA LEONARDO SPA
DI GROTTAGLIE (TA) PER L’IMMEDIATO STOP DELLA FORNITURA DI MATERIALE BELLICO A
ISRAELE. RICORDIAMO CHE COME OSSERVATORIO ERAVAMO A PROTESTARE A GROTTAGLIE
FUORI DALLA SEDE DI LEONARDO IL 27 SETTEMBRE (CLICCA QUI PER L’ARTICOLO).
RICHIESTA DI STOP IMMEDIATO DI FORNITURE BELLICHE DESTINATE AD ISRAELE DA PARTE
DI LEONARDO S.P.A. E SOCIETÀ CONTROLLATE, INCLUSI TUTTI GLI ACCORDI ESISTENTI E
GLI ARTICOLI DUAL-USE, NONCHÉ LA SOSPENSIONE DI TUTTI GLI ACCORDI COMMERCIALI E
LE RELAZIONI DI INVESTIMENTO CON ISTITUZIONI ISRAELIANE, START-UP, UNIVERSITÀ ED
ENTI DI RICERCA DIRETTAMENTE O INDIRETTAMENTE COINVOLTI NELLE OPERAZIONI
MILITARI ISRAELIANE CONTRO LA POPOLAZIONE PALESTINESE.
Il genocidio e la pulizia etnica in corso in Palestina, perpetrati da Israele
nei confronti della popolazione palestinese, sono un crimine oggettivo ed
innegabile, consumato sotto gli occhi indignati di tutto il mondo.
In questo drammatico contesto, Leonardo S.p.A., tra i principali produttori
europei di armamenti, garantisce la fornitura di sistemi d’arma e tecnologie
militari allo Stato di Israele.
Nonostante le crescenti denunce da parte di organizzazioni per i diritti umani,
istituzioni internazionali e della società civile e sebbene, come dichiarato
dallo stesso A.D. Cingolani in una recente intervista al Corriere della Sera,
non sia stata più autorizzata alcuna nuova licenza di esportazione verso Israele
da parte dell’UAMA, Leonardo, con il benestare del Governo Italiano, mantiene
solidi rapporti commerciali e di cooperazione militare con Israele, contribuendo
di fatto alla prosecuzione delle operazioni belliche che colpiscono
sistematicamente la popolazione civile palestinese, priva di ogni capacità di
difesa, in evidente violazione del diritto internazionale umanitario.
Inoltre la Legge 185/1990 citata anche da Cingolani (normativa “Nuove norme sul
controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di
armamento”), approvata dal Parlamento italiano nel luglio 1990 dopo una grande
mobilitazione della società civile, sta subendo delle modifiche che sono state
già approvate dal Senato nel marzo 2024 e sono in discussione alla Camera da
febbraio 2025.
Se le modifiche già approvate dal Senato verranno confermate anche dalla Camera,
saranno ridotti importanti meccanismi di trasparenza come per esempio la
relazione annuale al Parlamento, pertanto il potere decisionale sul tema passerà
sempre più al Governo, sottraendolo al Parlamento.
Il commercio di armamenti non può essere considerato un’attività economica come
le altre, ma deve essere subordinato a criteri etici, alla politica estera e al
rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, che afferma che “l’Italia ripudia
la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo
di risoluzione delle controversie internazionali”.
Il 16 settembre 2025 la Commissione d’inchiesta dell’ONU, a fronte di una lunga
indagine avviata su mandato dell’Assemblea Generale dell’ONU, riconosce
l’intento genocidario nella condotta delle autorità israeliane (“Legal analysis
of the conduct of Israel in Gaza pursuant to the Convention on the Prevention
and Punishment of the Crime of Genocide” A/HRC/60/CRP.3) secondo la Convenzione
sul Genocidio del 1948, identificando quattro dei cinque atti definiti come
genocidio dalla Convenzione:
Uccisione di membri del gruppo: l’atto di uccidere membri di un determinato
gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso.
Lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo: ciò include
torture, trattamenti crudeli, e danni fisici o psicologici gravi inflitti a
membri del gruppo.
Sottomissione intenzionale del gruppo a condizioni di vita che comportano la sua
distruzione fisica totale o parziale: creare condizioni di vita (ad esempio,
privazione di cibo, acqua, medicine o altre risorse) che rendono impossibile la
sopravvivenza del gruppo.
Misure volte a impedire le nascite all’interno del gruppo: misure adottate per
sterilizzare o impedire la nascita di nuovi membri del gruppo, come la
sterilizzazione forzata o altre politiche di controllo delle nascite.
La Commissione ha sottolineato che esistono prove dirette dell’intento
genocidario da parte di Israele, tra cui dichiarazioni pubbliche di leader
israeliani e un modello di condotta militare coerente con tale intento. Il
rapporto ha anche raccomandato l’interruzione delle forniture di armi a Israele
e l’avvio di procedimenti legali contro i responsabili, inclusi il Primo
Ministro Netanyahu e il Presidente Herzog.
La Posizione Comune dell’UE 2008/944/PESC stabilisce i criteri per il controllo
delle esportazioni di armi e di attrezzature militari: è stata adottata nel
dicembre del 2008 e definisce le condizioni vincolanti che gli Stati membri
devono rispettare quando autorizzano l’esportazione di materiale bellico verso
paesi terzi. I principali criteri di questa posizione includono:
Rispetto dei diritti umani: le armi non devono essere esportate verso paesi che
sono coinvolti in violazioni gravi dei diritti umani o dove c’è un rischio
concreto che le armi possano essere utilizzate per tali violazioni.
Destinazione finale: le armi non devono essere trasferite in paesi che possano
utilizzarle per scopi di aggressione militare contro altri stati, o per
sovvertire un governo legittimo.
Impatto sul conflitto regionale: non devono essere esportate armi a paesi che
possano alimentare conflitti regionali o aumentare le tensioni in aree
instabili.
Sicurezza interna e stabilità: le esportazioni devono essere valutate anche in
relazione alla stabilità interna del paese destinatario e alla sua capacità di
garantire la sicurezza delle armi.
Compatibilità con gli impegni internazionali: le esportazioni non devono violare
impegni internazionali, come sanzioni, trattati di non proliferazione o accordi
di disarmo.
Alla luce di quanto denunciato dalla Commissione Internazionale, riteniamo che i
punti menzionati nella Posizione Comune dell’UE 2008/944/PESC non sono al
momento rispettati, pertanto Leonardo S.p.A. deve interrompere ogni rapporto con
Israele, al fine anche di non rischiare di incorrere in gravi sanzioni future.
Il protrarsi dei rapporti con Israele da parte di Leonardo S.p.A., oltre a
violare i punti della Posizione Comune dell’UE 2008/944/PESC, viola anche:
il Trattato sul Commercio delle Armi (ATT) che impone agli Stati di valutare i
rischi relativi all’uso delle armi che esportano e di garantire che non vengano
utilizzate per commettere genocidi, crimini di guerra, o altre violazioni gravi
dei diritti umani;
il Codice di Condotta sull’Esportazione di Armi, adottato dall’Unione Europea
per stabilire i principi di base per l’esportazione responsabile di armi da
parte degli Stati membri. Questo codice raccomanda di non esportare armi a paesi
dove vi siano seri rischi di conflitto armato, o dove le armi possano essere
utilizzate per violare i diritti umani o per sostenere regimi oppressivi.
Come precisato dall’A.D. Cingolani, Leonardo S.p.A. non può da sola procedere a
qualsiasi recesso unilaterale da un contratto in essere in quanto questo
costituirebbe un illecito che porterebbe a un contenzioso legale. Pertanto si
richiede una copertura istituzionale in tal senso, sia per trovare un
provvedimento che consenta di sospendere anche le vecchie licenze, sia
esercitando una moral suasion come paventato dallo stesso Cingolani.
Si richiede quindi:
Al Consiglio UE di attivare un embargo vincolante che obblighi tutte le aziende
a revocare tutti i contratti in essere ad Israele.
All’autorità nazionale UAMA, ufficio del Ministero degli Esteri italiano, di
revocare retroattivamente ogni licenza specifica in essere a tutte le imprese
italiane che forniscano prodotti a duplice uso ad Israele.
Le conseguenze giuridiche per l’Italia vanno ben oltre eventuali sanzioni. La
continuazione delle esportazioni di armamenti e materiali dual-use verso
Israele, alla luce delle decisioni della Corte Internazionale di Giustizia e in
un contesto di crimini internazionali sistematici e gravi, espone l’Italia a una
grave responsabilità giuridica, tra cui:
Violazione dell’obbligo di prevenzione del genocidio (art. I Convenzione per la
prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, 1948): l’Italia, dopo
l’ordinanza cautelare della Corte Internazionale di Giustizia del 26 gennaio
2024, è a conoscenza del rischio di genocidio a Gaza e ha l’obbligo giuridico di
interrompere le esportazioni di armi a Israele per prevenire tale crimine.
Violazione del parere della CIG del 19 luglio 2024 (Advisory Opinion): la CIG ha
affermato che l’occupazione israeliana dei Territori palestinesi è illegittima e
ha imposto l’obbligo di non assistenza, vietando la cooperazione che possa
contribuire a mantenere l’occupazione.
Complicità in atti genocidari (art. 16 Progetto sugli Articoli sulla
responsabilità degli Stati per atti internazionalmente illeciti, 2001): l’Italia
rischia di essere ritenuta complice nella commissione di genocidio, poiché le
forniture di armi a Israele potrebbero facilitare atti genocidari, violando il
principio di complicità come delineato dalla Corte Internazionale di Giustizia
(sentenza Bosnia v. Serbia, 2007).
L’Italia potrebbe essere ritenuta responsabile a livello internazionale per tali
violazioni.
Nel rapporto “From economy of occupation to economy of genocide” della Relatrice
Speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati (A/HRC/59/23
pubblicato il 16 Giugno 2025), Leonardo S.p.A. non viene citata solo per gli
F-35, per gli M-346 e gli AW119Kx con relativi training, per gli OTO Melara
76/62 Super Rapid 72mm naval guns e per la controllata DRS, ma anche per la
collaborazione con l’Università Ben Gurion del Negev attraverso un laboratorio
congiunto su intelligenza artificiale e scienza dei dati, condividendo ricerche
direttamente connesse agli attacchi contro i palestinesi.
Connesso a questo tema, il rapporto presenta un’analisi devastante del ruolo
delle tecnologie cybersecurity nella costruzione di quella che viene definita
“economia del genocidio”.
Il report identifica il settore tecnologico di sorveglianza, cybersicurezza e
intelligenza artificiale come pilastro fondamentale del sistema di occupazione
israeliano (assieme al settore militare, edilizio, finanziario e accademico),
con aziende tecnologiche che forniscono “infrastrutture di sorveglianza, droni,
biometria, cloud computing e sistemi di targeting guidati dall’IA”, contribuendo
ad automatizzare progressivamente la repressione e il genocidio dei palestinesi
e trasformando Gaza in una zona di test per armi dal vivo.
Gli ultimi tre anni hanno visto un’accelerazione senza precedenti nella
cooperazione Italia-Israele e un consolidamento della partnership strategica,
che ha portato il colosso della difesa italiano a siglare accordi con
istituzioni israeliane nell’ambito della cybersecurity, quantum technologies e
sistemi autonomi.
Leonardo S.p.A. ha infatti siglato nel 2023 due accordi strategici con l’Israeli
Innovation Authority (IIA) e con la Ramot Tel Aviv University, focalizzandosi
proprio su cybersecurity, quantum technologies e sistemi autonomi; gli accordi
prevedono lo scouting di startup israeliane per il programma di accelerazione
Business Innovation Factory di Leonardo, con particolare attenzione alle aree
“Simulation & Gamification” e “Cybersecurity & Networking”.
L’adozione di sistemi sviluppati in contesti di occupazione coloniale basata
sulla logica “Maximum Land with Minimum Palestinians”, risulta fortemente
incompatibile con i valori democratici europei e con il codice etico adottato
dalla stessa Leonardo S.p.A.
Infine, diverse organizzazioni per le libertà digitali, inclusi EDRi e Access
Now, hanno sollecitato la Commissione Europea a rivedere lo status di
adeguatezza dei dati di Israele secondo GDPR attraverso sei aree di
preoccupazione: deterioramento dello stato di diritto in Israele, quadro legale
insufficiente per la protezione dei dati, esenzioni per la sicurezza nazionale e
sorveglianza, questioni di ambito territoriale nei territori palestinesi
occupati, processo di revisione UE inadeguato e violazioni del diritto
internazionale.
Per tutti questi motivi, riteniamo la partnership strategica Italia-Israele non
solo spregiudicata ma anche senza futuro, alla luce delle succitate aree di
preoccupazione relativamente al trattamento dei dati. Chiediamo quindi che
Leonardo sospenda immediatamente tutti gli accordi commerciali e le relazioni di
investimento con istituzioni israeliane, start-up, università e enti di ricerca
direttamente o indirettamente coinvolte nelle operazioni militari israeliane.
Con questa petizione, che parte da alcunǝ lavoratrici e lavoratori di Leonardo e
che è estesa a tutta la popolazione civile, rifiutiamo fermamente di essere
complici nelle violazioni dei diritti umani e nei crimini internazionali,
rifiutiamo che i nostri atti e che il nostro ingegno possa contribuire a
un’intera economia che guida, fornisce e abilita il genocidio del popolo
palestinese.
Per tali motivi, inoltre, consideriamo inadeguata la scelta di Leonardo S.p.A.
di voler mettere in discussione la permanenza della Business Unit Aerostrutture
all’interno del perimetro Leonardo S.p.A. attraverso la ricerca di partnership
con fondi sovrani stranieri, con il rischio che Leonardo S.p.A. diventerebbe di
fatto un’azienda focalizzata esclusivamente sul settore militare. È
fondamentale, anche in virtù dei cambiamenti sociali ed economici in corso, che
Leonardo S.p.A. continui ad investire nel settore dell’aeronautica civile,
collocato tra l’altro interamente nel Mezzogiorno d’Italia, attraverso
investimenti concreti e che guardino allo sviluppo futuro di un asset fortemente
strategico e realmente duraturo per tutto il sistema industriale italiano, a
differenza del limitato orizzonte temporale che il business militare
comporterebbe.Riportare una violazione delle politiche
Lavoratori Leonardo Grottaglie
Siamo un gruppo di lavoratori dello stabilimento Leonardo di Grottaglie che
chiede lo stop di forniture belliche ad Israele da parte di Leonardo S.p.A. e
società controllate.
NON IN MIO NOME, NON CON IL MIO LAVORO
FIRMA SU CHANGE.ORG.