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OnLife: il nuovo progetto ecologico-educativo dell’industria bellica Leonardo SpA
Si chiama OnLife (https://www.leonardo.com/it/news-and-stories-detail/-/detail/leonardo-on-life-valorizzazione-circolare-asset-digitali) il nuovo progetto di Leonardo SpA in collaborazione con Hewlett Packard, presentato come iniziativa nel quadro dell’economia circolare: PC dismessi ma riutilizzabili e quindi potenziati per essere reimmessi in situazioni di svantaggio sociale dove per esempio è forte il cosiddetto “digital divide“. Quindi la nota fabbrica di morte Leonardo SpA, peraltro invischiata anche in relazione indegne con lo Stato genocidario di Israele, si associa ad un altro colosso del digitale come HP ben noto non solo a BDS (https://bdsitalia.org/index.php/notizie/comunicati-bds/tag/boicotta-hp), ma a chiunque abbia minimamente indagato su quali siano i “device” digitali utilizzati dall’esercito israeliano, in particolare nelle attività di polizia di frontiera per un controllo pervasivo sulla popolazione palestinese. Prosegue quindi l’attività di war-washing e green-washing del colosso internazionale targato Italia che in questo caso va a colonizzare anche le fasce più svantaggiate della popolazione giovanile nei Paesi più poveri tentando così di riabilitarsi. Anche sul piano ecologico questa piccola goccia nel mare difficilmente riuscirà ad essere concepita come un primo passo per salvare il pianeta vista la complicità con l’esercito israeliano che in due anni è riuscito ad inquinare e a sommergere di detriti bellici in una quantità tale che nessun altro paese al mondo, a parte forse, gli Stati Uniti era riuscito a fare. Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Leonardo ed Edge Group: la nuova joint venture delle armi negli Emirati Arabi Uniti
Ogniqualvolta la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si reca all’estero è solita essere accompagnata da delegazioni di imprenditori, ma nel caso delle visite nel Golfo Persico il ritorno per la industria italiana è rappresentato dalle ordinazioni alle imprese produttrici di armi. EDGE Group e Leonardo SpA, a metà 2025, dichiaravano di voler dare vita a una joint venture (JV) ad Abu Dhab e a distanza di pochi mesi l’operazione entra nel vivo con una ripartizione di quote societarie pari, rispettivamente, al 51% e del 49%. Quali saranno le attività svolte da questo colosso industriale? C’è solo l’imbarazzo della scelta come leggiamo testualmente da un comunicato di Leonardo pubblicato anche da Analisi difesa: https://www.leonardo.com/it/press-release-detail/-/detail/19-11-2025-edge-group-and-leonardo-announce-key-milestone-toward-landmark-joint-venture-in-the-uae Riportiamo alcuni dettagli dell’accordo: «Progettazione, sviluppo, collaudo, industrializzazione e produzione, vendita e leasing, supporto e addestramento per l’intero ciclo di vita per i prodotti della JV negli Emirati Arabi Uniti, i diritti di proprietà intellettuale, nonché la formazione professionale della forza lavoro locale. I prodotti della JV saranno commercializzati in UAE e, dal paese, verso mercati export selezionati. La gamma oggetto di analisi sarà individuata tra soluzioni proposte da Leonardo che spaziano dal settore della sensoristica a quello dell’integrazione di sistemi e alle piattaforme». Leonardo SpA non ha bisogno di presentazioni, è una delle principali aziende compartecipate dello Stato italiano produttrici di armi, ha numerose alleanze e alcune join venture con importanti multinazionali in Europa e nel mondo, le più rilevanti quanto a sistemi tecnologici di ultima generazione. EDGE è a sua volta tra i primi gruppi al mondo proprio nel settore della tecnologia avanzata. Perché la scelta è ricaduta sugli Emirati Arabi Uniti? Perché intendono costruire una sorta di grande «hub globale per le industrie del futuro e creare percorsi chiari per la prossima generazione di talenti altamente qualificati». Parliamo delle ultimissime ed emergenti tecnologie, della trasformazione digitale, dell’utilizzo della IA per applicazioni militari di ogni genere: Piattaforme e Sistemi, Missili e Armamenti, Spazio e Tecnologie Cyber, Trading & Mission Support, Tecnologia e Innovazione, Sicurezza Nazionale. Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
In nome della legge giù le mani, Leonardo
  ROMA, 20 NOVEMBRE 2025 – Il 29 settembre 2025 le associazioni AssoPacePalestina, A Buon Diritto, ATTAC Italia, ARCI, ACLI, Pax Christi, Un Ponte Per e la Dott.ssa Hala Abulebdeh o Abu Lebdeh, cittadina palestinese, rappresentate e difese dagli Continua a leggere L'articolo In nome della legge giù le mani, Leonardo proviene da ATTAC Italia.
Petizione lavoratori Leonardo Grottaglie: NON IN MIO NOME, NON CON IL MIO LAVORO
COME OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ SOSTENIAMO LA PETIZIONE DI CHANGE.ORG LANCIATA DAI LAVORATORI DELLA LEONARDO SPA DI GROTTAGLIE (TA) PER L’IMMEDIATO STOP DELLA FORNITURA DI MATERIALE BELLICO A ISRAELE. RICORDIAMO CHE COME OSSERVATORIO ERAVAMO A PROTESTARE A GROTTAGLIE FUORI DALLA SEDE DI LEONARDO IL 27 SETTEMBRE (CLICCA QUI PER L’ARTICOLO). RICHIESTA DI STOP IMMEDIATO DI FORNITURE BELLICHE DESTINATE AD ISRAELE DA PARTE DI LEONARDO S.P.A. E SOCIETÀ CONTROLLATE, INCLUSI TUTTI GLI ACCORDI ESISTENTI E GLI ARTICOLI DUAL-USE, NONCHÉ LA SOSPENSIONE DI TUTTI GLI ACCORDI COMMERCIALI E LE RELAZIONI DI INVESTIMENTO CON ISTITUZIONI ISRAELIANE, START-UP, UNIVERSITÀ ED ENTI DI RICERCA DIRETTAMENTE O INDIRETTAMENTE COINVOLTI NELLE OPERAZIONI MILITARI ISRAELIANE CONTRO LA POPOLAZIONE PALESTINESE. Il genocidio e la pulizia etnica in corso in Palestina, perpetrati da Israele nei confronti della popolazione palestinese, sono un crimine oggettivo ed innegabile, consumato sotto gli occhi indignati di tutto il mondo. In questo drammatico contesto, Leonardo S.p.A., tra i principali produttori europei di armamenti, garantisce la fornitura di sistemi d’arma e tecnologie militari allo Stato di Israele. Nonostante le crescenti denunce da parte di organizzazioni per i diritti umani, istituzioni internazionali e della società civile e sebbene, come dichiarato dallo stesso A.D. Cingolani in una recente intervista al Corriere della Sera, non sia stata più autorizzata alcuna nuova licenza di esportazione verso Israele da parte dell’UAMA, Leonardo, con il benestare del Governo Italiano, mantiene solidi rapporti commerciali e di cooperazione militare con Israele, contribuendo di fatto alla prosecuzione delle operazioni belliche che colpiscono sistematicamente la popolazione civile palestinese, priva di ogni capacità di difesa, in evidente violazione del diritto internazionale umanitario. Inoltre la Legge 185/1990 citata anche da Cingolani (normativa “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”), approvata dal Parlamento italiano nel luglio 1990 dopo una grande mobilitazione della società civile, sta subendo delle modifiche che sono state già approvate dal Senato nel marzo 2024 e sono in discussione alla Camera da febbraio 2025. Se le modifiche già approvate dal Senato verranno confermate anche dalla Camera, saranno ridotti importanti meccanismi di trasparenza come per esempio la relazione annuale al Parlamento, pertanto il potere decisionale sul tema passerà sempre più al Governo, sottraendolo al Parlamento. Il commercio di armamenti non può essere considerato un’attività economica come le altre, ma deve essere subordinato a criteri etici, alla politica estera e al rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, che afferma che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Il 16 settembre 2025 la Commissione d’inchiesta dell’ONU, a fronte di una lunga indagine avviata su mandato dell’Assemblea Generale dell’ONU, riconosce l’intento genocidario nella condotta delle autorità israeliane (“Legal analysis of the conduct of Israel in Gaza pursuant to the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide” A/HRC/60/CRP.3) secondo la Convenzione sul Genocidio del 1948, identificando quattro dei cinque atti definiti come genocidio dalla Convenzione: Uccisione di membri del gruppo: l’atto di uccidere membri di un determinato gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo: ciò include torture, trattamenti crudeli, e danni fisici o psicologici gravi inflitti a membri del gruppo. Sottomissione intenzionale del gruppo a condizioni di vita che comportano la sua distruzione fisica totale o parziale: creare condizioni di vita (ad esempio, privazione di cibo, acqua, medicine o altre risorse) che rendono impossibile la sopravvivenza del gruppo. Misure volte a impedire le nascite all’interno del gruppo: misure adottate per sterilizzare o impedire la nascita di nuovi membri del gruppo, come la sterilizzazione forzata o altre politiche di controllo delle nascite. La Commissione ha sottolineato che esistono prove dirette dell’intento genocidario da parte di Israele, tra cui dichiarazioni pubbliche di leader israeliani e un modello di condotta militare coerente con tale intento. Il rapporto ha anche raccomandato l’interruzione delle forniture di armi a Israele e l’avvio di procedimenti legali contro i responsabili, inclusi il Primo Ministro Netanyahu e il Presidente Herzog. La Posizione Comune dell’UE 2008/944/PESC stabilisce i criteri per il controllo delle esportazioni di armi e di attrezzature militari: è stata adottata nel dicembre del 2008 e definisce le condizioni vincolanti che gli Stati membri devono rispettare quando autorizzano l’esportazione di materiale bellico verso paesi terzi. I principali criteri di questa posizione includono: Rispetto dei diritti umani: le armi non devono essere esportate verso paesi che sono coinvolti in violazioni gravi dei diritti umani o dove c’è un rischio concreto che le armi possano essere utilizzate per tali violazioni. Destinazione finale: le armi non devono essere trasferite in paesi che possano utilizzarle per scopi di aggressione militare contro altri stati, o per sovvertire un governo legittimo. Impatto sul conflitto regionale: non devono essere esportate armi a paesi che possano alimentare conflitti regionali o aumentare le tensioni in aree instabili. Sicurezza interna e stabilità: le esportazioni devono essere valutate anche in relazione alla stabilità interna del paese destinatario e alla sua capacità di garantire la sicurezza delle armi. Compatibilità con gli impegni internazionali: le esportazioni non devono violare impegni internazionali, come sanzioni, trattati di non proliferazione o accordi di disarmo. Alla luce di quanto denunciato dalla Commissione Internazionale, riteniamo che i punti menzionati nella Posizione Comune dell’UE 2008/944/PESC non sono al momento rispettati, pertanto Leonardo S.p.A. deve interrompere ogni rapporto con Israele, al fine anche di non rischiare di incorrere in gravi sanzioni future. Il protrarsi dei rapporti con Israele da parte di Leonardo S.p.A., oltre a violare i punti della Posizione Comune dell’UE 2008/944/PESC, viola anche: il Trattato sul Commercio delle Armi (ATT) che impone agli Stati di valutare i rischi relativi all’uso delle armi che esportano e di garantire che non vengano utilizzate per commettere genocidi, crimini di guerra, o altre violazioni gravi dei diritti umani; il Codice di Condotta sull’Esportazione di Armi, adottato dall’Unione Europea per stabilire i principi di base per l’esportazione responsabile di armi da parte degli Stati membri. Questo codice raccomanda di non esportare armi a paesi dove vi siano seri rischi di conflitto armato, o dove le armi possano essere utilizzate per violare i diritti umani o per sostenere regimi oppressivi. Come precisato dall’A.D. Cingolani, Leonardo S.p.A. non può da sola procedere a qualsiasi recesso unilaterale da un contratto in essere in quanto questo costituirebbe un illecito che porterebbe a un contenzioso legale. Pertanto si richiede una copertura istituzionale in tal senso, sia per trovare un provvedimento che consenta di sospendere anche le vecchie licenze, sia esercitando una moral suasion come paventato dallo stesso Cingolani. Si richiede quindi: Al Consiglio UE di attivare un embargo vincolante che obblighi tutte le aziende a revocare tutti i contratti in essere ad Israele. All’autorità nazionale UAMA, ufficio del Ministero degli Esteri italiano, di revocare retroattivamente ogni licenza specifica in essere a tutte le imprese italiane che forniscano prodotti a duplice uso ad Israele. Le conseguenze giuridiche per l’Italia vanno ben oltre eventuali sanzioni. La continuazione delle esportazioni di armamenti e materiali dual-use verso Israele, alla luce delle decisioni della Corte Internazionale di Giustizia e in un contesto di crimini internazionali sistematici e gravi, espone l’Italia a una grave responsabilità giuridica, tra cui: Violazione dell’obbligo di prevenzione del genocidio (art. I Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, 1948): l’Italia, dopo l’ordinanza cautelare della Corte Internazionale di Giustizia del 26 gennaio 2024, è a conoscenza del rischio di genocidio a Gaza e ha l’obbligo giuridico di interrompere le esportazioni di armi a Israele per prevenire tale crimine. Violazione del parere della CIG del 19 luglio 2024 (Advisory Opinion): la CIG ha affermato che l’occupazione israeliana dei Territori palestinesi è illegittima e ha imposto l’obbligo di non assistenza, vietando la cooperazione che possa contribuire a mantenere l’occupazione. Complicità in atti genocidari (art. 16 Progetto sugli Articoli sulla responsabilità degli Stati per atti internazionalmente illeciti, 2001): l’Italia rischia di essere ritenuta complice nella commissione di genocidio, poiché le forniture di armi a Israele potrebbero facilitare atti genocidari, violando il principio di complicità come delineato dalla Corte Internazionale di Giustizia (sentenza Bosnia v. Serbia, 2007). L’Italia potrebbe essere ritenuta responsabile a livello internazionale per tali violazioni. Nel rapporto “From economy of occupation to economy of genocide” della Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati (A/HRC/59/23 pubblicato il 16 Giugno 2025), Leonardo S.p.A. non viene citata solo per gli F-35, per gli M-346 e gli AW119Kx con relativi training, per gli OTO Melara 76/62 Super Rapid 72mm naval guns e per la controllata DRS, ma anche per la collaborazione con l’Università Ben Gurion del Negev attraverso un laboratorio congiunto su intelligenza artificiale e scienza dei dati, condividendo ricerche direttamente connesse agli attacchi contro i palestinesi. Connesso a questo tema, il rapporto presenta un’analisi devastante del ruolo delle tecnologie cybersecurity nella costruzione di quella che viene definita “economia del genocidio”.  Il report identifica il settore tecnologico di sorveglianza, cybersicurezza e intelligenza artificiale come pilastro fondamentale del sistema di occupazione israeliano (assieme al settore militare, edilizio, finanziario e accademico), con aziende tecnologiche che forniscono “infrastrutture di sorveglianza, droni, biometria, cloud computing e sistemi di targeting guidati dall’IA”, contribuendo ad automatizzare progressivamente la repressione e il genocidio dei palestinesi e trasformando Gaza in una zona di test per armi dal vivo.  Gli ultimi tre anni hanno visto un’accelerazione senza precedenti nella cooperazione Italia-Israele e un consolidamento della partnership strategica, che ha portato il colosso della difesa italiano a siglare accordi con istituzioni israeliane nell’ambito della cybersecurity, quantum technologies e sistemi autonomi. Leonardo S.p.A. ha infatti siglato nel 2023 due accordi strategici con l’Israeli Innovation Authority (IIA) e con la Ramot Tel Aviv University, focalizzandosi proprio su cybersecurity, quantum technologies e sistemi autonomi; gli accordi prevedono lo scouting di startup israeliane per il programma di accelerazione Business Innovation Factory di Leonardo, con particolare attenzione alle aree “Simulation & Gamification” e “Cybersecurity & Networking”. L’adozione di sistemi sviluppati in contesti di occupazione coloniale basata sulla logica “Maximum Land with Minimum Palestinians”, risulta fortemente incompatibile con i valori democratici europei e con il codice etico adottato dalla stessa Leonardo S.p.A. Infine, diverse organizzazioni per le libertà digitali, inclusi EDRi e Access Now, hanno sollecitato la Commissione Europea a rivedere lo status di adeguatezza dei dati di Israele secondo GDPR attraverso sei aree di preoccupazione: deterioramento dello stato di diritto in Israele, quadro legale insufficiente per la protezione dei dati, esenzioni per la sicurezza nazionale e sorveglianza, questioni di ambito territoriale nei territori palestinesi occupati, processo di revisione UE inadeguato e violazioni del diritto internazionale.  Per tutti questi motivi, riteniamo la partnership strategica Italia-Israele non solo spregiudicata ma anche senza futuro, alla luce delle succitate aree di preoccupazione relativamente al trattamento dei dati. Chiediamo quindi che Leonardo sospenda immediatamente tutti gli accordi commerciali e le relazioni di investimento con istituzioni israeliane, start-up, università e enti di ricerca direttamente o indirettamente coinvolte nelle operazioni militari israeliane. Con questa petizione, che parte da alcunǝ lavoratrici e lavoratori di Leonardo e che è estesa a tutta la popolazione civile, rifiutiamo fermamente di essere complici nelle violazioni dei diritti umani e nei crimini internazionali, rifiutiamo che i nostri atti e che il nostro ingegno possa contribuire a un’intera economia che guida, fornisce e abilita il genocidio del popolo palestinese.  Per tali motivi, inoltre, consideriamo inadeguata la scelta di Leonardo S.p.A. di voler mettere in discussione la permanenza della Business Unit Aerostrutture all’interno del perimetro Leonardo S.p.A. attraverso la ricerca di partnership con fondi sovrani stranieri, con il rischio che Leonardo S.p.A. diventerebbe di fatto un’azienda focalizzata esclusivamente sul settore militare. È fondamentale, anche in virtù dei cambiamenti sociali ed economici in corso, che Leonardo S.p.A. continui ad investire nel settore dell’aeronautica civile, collocato tra l’altro interamente nel Mezzogiorno d’Italia, attraverso investimenti concreti e che guardino allo sviluppo futuro di un asset fortemente strategico e realmente duraturo per tutto il sistema industriale italiano, a differenza del limitato orizzonte temporale che il business militare comporterebbe.Riportare una violazione delle politiche Lavoratori Leonardo Grottaglie Siamo un gruppo di lavoratori dello stabilimento Leonardo di Grottaglie che chiede lo stop di forniture belliche ad Israele da parte di Leonardo S.p.A. e società controllate. NON IN MIO NOME, NON CON IL MIO LAVORO FIRMA SU CHANGE.ORG.
Sulle dichiarazioni di Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo SpA
L’amministratore delegato di Leonardo SpA, Roberto Cingolani, dopo la esclusione dal Festival della Scienza di Genova, ha rilasciato giorni or sono una intervista al quotidiano Il Corriere nella quale dichiara false le accuse di vendere le armi ad Israele e rinvia al mittente le accuse di «complicità nel genocidio». Una intervista non casuale per tempistica e contenuti, in queste ultime settimane sono assai diffuse le contestazioni all’operato di quella che oggi possiamo definire tra le principali aziende produttrici di armi nell’Unione Europea, un gruppo che 30 anni fa riservava i tre quarti della produzione al civile e oggi invece la stessa percentuale arriva  dal militare. L’indignazione di Cingolani per quanto avviene a Gaza non lo porta a parlare di genocidio (sulle accuse di genocidio saranno gli storici a doversi pronunciare), giudica l’accusa di complicità invece una montatura gravissima ci sono troppe inesattezze e falsità che vengono utilizzate per demonizzare Leonardo. Il rapporto presentato da Francesca Albanese all’ONU fa intendere che siamo davanti alla violazione della legge 185\90 la quale proibisce la vendita di armi ai paesi in guerra, non è dunque casuale che proprio questa legge sia nel mirino di parlamentari della Maggioranza desiderosi di modificare le regole vigenti. Ma cosa risponde Cingolani, pur indirettamente, all’utilizzo del caccia F35 alla cui realizzazione partecipa anche l’Italia? «Quel rapporto nomina Leonardo in quattro pagine in maniera abbastanza superficiale, con accuse strumentali e forzate. Si dice che poiché abbiamo contribuito a costruire i caccia F-35 venduti in tutto il mondo – incluso Israele – e poiché alcuni di questi F-35 sono utilizzati in questo orrendo conflitto, allora siamo complici di genocidio. Certo, partecipiamo a consorzi per la costruzione di tante tecnologie e piattaforme per la difesa. Ma dire che siamo corresponsabili di genocidio mi pare una forzatura inaccettabile». Soffermiamoci su queste considerazioni. Nessuno accusa i vertici di Leonardo per odio atavico verso i produttori di armi, le industrie belliche sono all’interno di consorzi, join venture e alla fine diventa arduo comprendere quale impresa, e di quale paese, sia più responsabile della realizzazione di un prodotto di morte (gli aerei da guerra sono  concepiti non  certo per la pace), quanto dichiara Cingolani ci riporta ad una realtà poco conosciuta ossia una vasta rete di piccole , medie e grandi aziende indispensabili per il prodotto finale con la partecipazione attiva anche di ricercatori pubblici e privati. Chiedere, anzi esigere, di non rendersi complice di questi sistemi di arma significherebbe danneggiare economicamente l’azienda e il suo titolo in borsa che da anni permette agli investitori lauti guadagni come del resto avviene per ogni altra multinazionale del settore bellico. Ma senza giocare con le parole, Leonardo ammette alla fine di partecipare alla realizzazione di armi utilizzate da Israele (se non le vende l’Italia qualche altro paese è sempre pronto a farlo), da qui l’accusa di corresponsabilità con il Genocidio che tanto fa indignare Cingolani. Forse dovremmo tutti, nessuno escluso, riflettere ulteriormente su quanto scrive Francesca Albanese nel suo Rapporto sulle innumerevoli forme di collaborazione di cui Israele da sempre beneficia. Forse anche da parte nostra, come movimenti contro la guerra, sono stati talvolta utilizzati termini inappropriati specie se rabbia e indignazione, legittime, prendono il sopravvento. Possiamo anche accettare (ma fino a un certo punto) che Israele non abbia ricevuto esportazioni militari italiane dal 7 Ottobre, come dichiarano anche esponenti della Maggioranza governativa, ma leggendo ancora la intervista a Cingolani scaturiscono ulteriori elementi di analisi e riflessione che poi ci riportano all’accusa di connivenza con il colonialismo da insediamento e con il genocidio Riportiamo integralmente due passaggi (il lettore potrà verificare la correttezza dello scrivente nel citare le fonti andando direttamente a questo link): «Abbiamo in essere due contratti di manutenzione per elicotteri e aeroplani da addestramento non armati per piloti che prendono il brevetto. Questi contratti consistono in 4 tecnici che sono in Israele per la manutenzione ordinaria dei velivoli. Per gli elicotteri l’accordo risale al 2012, per gli aerei al 2019. Questi contratti dobbiamo onorarli per legge, anche in questa situazione tremenda. Per fortuna adesso il ministero degli Esteri e la Uama stanno guardando se sia possibile trovare un provvedimento che ci consenta di sospendere le vecchie licenze sulla falsariga della legge 185. Anche usare come prova di partecipazione al genocidio due contratti pregressi di manutenzione su velivoli da addestramento non armati è un’inaccettabile forzatura». E ancora: «Si può fare un provvedimento che ci consenta di sospendere legalmente i contratti sotto un ombrello istituzionale. In sua assenza qualunque recesso unilaterale di un’azienda quotata da un contratto in essere sarebbe un illecito che porterebbe a un contenzioso legale. Serve una copertura istituzionale. Noi stiamo cercando di fare del nostro meglio, ma queste questioni richiedono tempo e un grande lavoro da parte delle istituzioni». Un contratto può essere anche unilateralmente disdetto, ci sarà da sostenere dei contenziosi legali ma davanti a oltre 60 mila morti quanto tempo dobbiamo ancora aspettare? Che sia ultimata la pulizia etnica in Palestina? Quanto poi alla accusa mossa a Finmeccanica, ora Leonardo, di partecipare alla costruzione dei sistemi radar utilizzati da Israele ricordiamo che nel 2008 la multinazionale italiana acquistava la maggioranza delle quote di DRS Technologies (una azienda statunitense che tre anni fa ha acquistato la impresa di radar israeliana denominata Rada) che produce sistemi elettronici per la difesa. Leonardo, azionista di maggioranza di DRS la quale a tutti gli effetti è una impresa statunitense che a sua volta segue le indicazioni del suo governo e quindi può vendere le armi a Israele senza limite alcuno e senza rispettare la legge 185 vigente in Italia. L’Amministratore delegato di Leonardo giudica inammissibile l’accusa di complicità mossa a Leonardo ma siamo sicuri che per mettersi l’anima in pace sia sufficiente asserire che una multinazionale è tenuta a rispettare le leggi di altri paesi dove sorgono i suoi stabilimenti? Prendiamo ad esempio le imprese che hanno delocalizzato produzioni pericolose in paesi dove le norme ambientali sono blande, sbaglieremmo a criticare queste aziende per non avere salvaguardato l’ambiente oppure dovremmo limitarci a riconoscere la non colpevolezza di questa azienda ritenendo il paese ospitante come unico responsabile? E nella parte finale dell’intervista Cingolani annuncia il core business per i prossimi anni di Leonardo e anche questa volta citiamo testualmente le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Leonardo menzionando prima la domanda del giornalista del Corriere: Serve una riflessione sui sistemi di difesa di fronte alla minaccia dei droni? «Molto più di una riflessione. In Leonardo questo problema l’abbiamo toccato prima degli altri, parlando di “bullets and bytes”, proiettili e dati. Non è solo una questione di armi, ma di satelliti, intelligenza artificiale, droni. Gli ucraini ci insegnano quanto è possibile innovare quando si lotta per sopravvivere. Oggi gli attacchi aerei con missili o droni possono essere rapidissimi e costare dieci volte meno della difesa. A maggior ragione per essere più pronti sui temi del digitale, dei droni automatizzati, dell’AI e dei satelliti dovremmo dedicare una parte importante del 5% del Pil richiesto dalla Nato allo sviluppo di queste tecnologie che hanno una valenza duale: civile e non solo militare». Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Grottaglie, sabato 27 settembre: manifestazione davanti allo stabilimento Leonardo SpA
Si è svolta ieri, sabato 27 settembre 2025, una manifestazione nonviolenta di dissenso davanti alla sede di Grottaglie (TA) della Leonardo SpA, l’azienda compartecipata dallo Stato italiano che produce e vende strumenti di morte in tutto il mondo. In un contesto geopolitico fortemente instabile, con venti di guerra che si agitano sia nella zona russo-ucraina, con l’impegno della NATO in prima linea nel tentativo di arrestare la Russia, sia nella zona del Mediterraneo, dove è in corso un genocidio da parte di un alleato dell’Italia, il popolo pacifista pugliese chiede di arrestare la produzione di strumenti di morte e riconvertire immediatamente l’industria. Proprio la Puglia, negli anni ’80, fu con don Tonino Bello il laboratorio politico pacifista da cui prese spunto la Legge 185 del 9 luglio 1990. Quella legge fu pensata per disciplinare l’esportazione, l’importazione e il transito di materiali di armamento in Italia, introducendo un rigoroso sistema di controllo governativo e parlamentare. Quella legge era pensata per vietare la vendita di armi verso paesi in conflitto o che violano i diritti umani, tutelando così principi di pace e responsabilità internazionali, ma, purtroppo, oggi quella legge viene impunemente ignorata, avviando triangolazioni commerciali che permettono alle nostre armi di giungere anche in Israele per massacrare la popolazione palestinese. Per questo numerose persone, legate ai vari movimenti pacifisti e nonviolenti della Puglia, si sono date appuntamento a Grottaglie davanti alla fabbrica della Leonardo SpA per manifestare contro le politiche di guerra che prevedono il riarmo e la difesa europea in seno all’agenda imposta dalla NATO, ma anche per chiedere contro ai prossimi governatori della regione, considerate le imminenti elezioni, quale sia il loro orientamento sulla militarizzazione del nostro territorio. Per l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università c’erano diversi docenti, attivisti e attiviste. In particolare, Sabina Palladini di Lecce ha preso la parola per denunciare le varie complicità delle università italiane con Leonardo SpA e con le scuole in un processo di israelizzazione e militarizzazione che avrà affetti deleteri sulle future generazioni, se non viene arrestato immediatamente. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università “Forse l’ultima alternativa di pace per il mondo sei proprio tu, povero operaio, che vivi all’epicentro di questo apocalittico vortice di morte. Non scoraggiarti. Tu sei la nostra superstite speranza.  Se tutti gli ottantamila tuoi compagni di lavoro si mobiliteranno, il sogno di Isaia diventerà presto realtà”. (Don Tonino Bello – All’operaio che lavora in una fabbrica d’armi)
Mare d'incontro, mare di pace
In comunicazione telefonica con Alessandra, parte del Coordinamento Restiamo Umani-Comitato Riconvertiamo Seafuture, abbiamo parlato della campagna portata avanti dal comitato che negli scorsi anni ha dato vita alle contromanifestazioni in opposizione alla deriva bellica che da anni ha connotato Seafuture, nata come fiera navale civile e diventata un incontro dell'industria armamentista di diversi paesi con la sponsorizzazione della marina militare italiana.  Il coordinamento Restiamo Umani (promotore della manifestazione contro il genocidio in Palestina e per la de-militarizzazione della Spezia del 31 maggio scorso), in collaborazione con il percorso del Comitato Riconvertiamo Seafuture, rilancia coerentemente anche per questa edizione un invito a tutte le associazioni, gruppi, comitati, singoli e singole cittadin* ad aderire e partecipare alla costruzione della mobilitazione "No alla mostra navale-bellica Seafuture 2025". Questa sinergia è la dimostrazione palese che un forte sentimento antimilitarista, pacifista e nonviolento è presente nella città di La Spezia e non solo. Seafuture 2025 si svolgerà a La Spezia tra il 29 settembre e il 2 d'ottobre. Quello che segue è l'appello in vista delle iniziative e della mobilitazione del 27 settembre:   Mentre continua nel silenzio complice delle istituzioni europee il genocidio da parte di Israele nella Striscia di Gaza e la pulizia etnica in Cisgiordania l'Unione Europea ha delineato un piano di riarmo da 800 miliardi di euro e la Nato ha imposto agli Stati membri di aumentare la spesa militare, portandola al 5 per cento del prodotto interno lordo, sottraendo risorse al welfare: sanità, istruzione, ambiente e infrastrutture. In questo scenario l'Italia, dopo decenni di preparazione, ha esplicitamente scelto la guerra e, coerentemente, organizza alla Spezia il salone "Seafuture 2025": un'esibizione militare navale per promuovere gli affari delle aziende del settore "difesa e sicurezza", ammantata di sostenibilità ambientale e innovazione tecnologica. La nona edizione di Seafuture, in programma dal 29 settembre al 2 ottobre prossimi all'Arsenale Militare Marittimo della Spezia, organizzata in collaborazione con la Marina Militare, conferma il radicale mutamento della manifestazione avvenuto in questi anni: da evento ideato nel 2009 come "la prima fiera internazionale dell'area mediterranea dedicata a innovazione, ricerca, sviluppo e tecnologie civili inerenti al mare", a mostra prevalentemente militare, una delle poche in Italia, dove gli operatori principali sono le aziende del settore bellico insieme alle Marine Militari degli Stati invitati. L'evento ha così rimpiazzato la "Mostra navale italiana", di fatto la "Mostra navale bellica", che si è tenuta a Genova negli anni ottanta: non a caso i principali sponsor di "Seafuture 2025" sono proprio le maggiori aziende del comparto militare. Come per le recenti edizioni, anche quest'anno "l'importanza strategica" dell'evento viene attribuita allo "sviluppo di opportunità di business" per le imprese nazionali, gli Enti e le Agenzie statali del "comparto difesa". La rilevanza internazionale dell'evento è promossa attraverso l'invito alle Marine Militari e alle "National Delegation" (NAD) di oltre 140 Paesi, tra i quali figurano molti regimi repressivi o coinvolti nelle quasi 60 guerre attualmente in corso, come ad esempio, Israele, Marocco, Libia, Arabia Saudita, Stati Uniti, e molti altri. Non possiamo rimanere inerti di fronte a tutto questo. Abbiamo il dovere morale e politico di fare tutto ciò che è possibile per evitarlo. La guerra inizia a casa nostra: qui dobbiamo impegnarci per impedirla a fianco di tutte le persone, i bambini, le vittime innocenti, gli obiettori al servizio militare, i disertori dialogando con tutti, a cominciare dai lavoratori, che dai quattro angoli del globo ci chiedono di agire adesso. Ci mobilitiamo perché Seafuture sia riconvertito alla sua mission originaria: una fiera internazionale dell'area mediterranea dedicata a innovazione, ricerca, sviluppo delle tecnologie civili inerenti al mare, per promuovere la sostenibilità ambientale e sociale. Per questo invitiamo tutte le organizzazioni e persone che si oppongono alla logica della guerra, della violenza, del razzismo, del nemico ad aderire all'appello e a costituire insieme dal 27 settembre al 2 ottobre, una settimana di mobilitazioni, iniziative ed azioni nonviolente volte a contrastare il regime di guerra palesemente rappresentato da Seafuture. Per aderire all'appello inviare un mail al comitato promotore "Riconvertiamo Seafuture": riconvertiamoseafuture@gmail.com
Presidio contro la Curti: NO accordi con Leonardo S.p.A
Lo scorso 6 agosto si è svolto a Castel Bolognese (RA) un presidio molto partecipato davanti ai cancelli della CURTI Costruzioni Meccaniche, un’importante azienda romagnola che rientra fra i fornitori di LEONARDO SpA, con la quale ha un accordo in scadenza in attesa di rinnovo. L’azienda, famosa nella meccanica di precisione e citata anche nell’inchiesta sull’Emilia Romagna a cui il nostro Osservatorio aveva collaborato con il Coordinamento No NATO regionale, rientra in parte con la sua attività nel settore delle armi e dei sistemi d’arma ed intrattiene da diversi anni una partnership con LEONARDO, soprattutto in relazione alla componentistica per elicotteri militari, ma anche a lavorazioni su obici semoventi, cioé veicoli corazzati progettati per fornire supporto di fuoco a lungo raggio, equipaggiati con cannoni di artiglieria di grosso calibro. Per intenderci, sono come quelli che Leonardo fornisce ad Israele per le guerre in Medio Oriente. Obiettivo del presidio, organizzato da Faenza per la Palestina con Stop Rearm Europe, era quello di invitare la Curti ad uscire dalla lista dei partner di Leonardo al fine di ostacolare la fornitura di armi per le guerre in corso, ma l’intento del presidio era anche quello di avvicinare e sensibilizzare i lavoratori della Curti, a partire dai delegati sindacali, alcuni dei quali si sono avvicinati senza però intervenire. Dall’altra parte, la dirigenza dell’azienda ha mostrato netti segni di chiusura, rifiutando l’interazione con gli organizzatori del presidio, impedendo tramite le forze dell’ordine di esporre i tanti striscioni e cartelli di protesta lungo la recinzione dello stabilimento e anticipando l’orario di chiusura di 1 ora per impedire che i lavoratori potessero incrociare i manifestanti. Fra le decine di realtà intervenute da varie parti dell’Emilia Romagna era presente anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, che ha aderito con la partecipazione di Giuseppe Curcio, che nel suo intervento ha evidenziato come Curti Costruzioni Meccaniche fosse stato siglato nel 2019 un accordo quinquennale con l’Università di Bologna per lo svolgimento di tirocini in azienda per gli studenti e con altre attività di collaborazione nella didattica e nella ricerca. Tale accordo avrebbe dovuto essere rinnovato nel 2024 come in genere succede, ma a seguito delle proteste svolte dagli studenti di Cambiare Rotta e dei Giovani Palestinesi durante l’acampada e, grazie alla convergenza con i docenti della petizione per Gaza e con il personale tecnico amministrativo (con l’azione congiunta dell’Osservatorio e di forze sindacali come USB), l’Ateneo di Bologna ha deciso di non rinnovarlo, così come ha fatto per tanti altri accordi con la filiera bellica. Pertanto, se è possibile raggiungere questo risultato in Università, confidiamo che anche la Curti possa a sua volta liberarsi dalle catene delle relazioni con Leonardo e ritornare a fare ciò che faceva prima per il progresso della società attraverso le competenze professionali di primo piano che può mettere in campo nella meccanica di precisione, piuttosto che seguire le sirene della NATO, che anche in Emilia Romagna sta portando avanti pesanti operazioni di conversione verso l’industria bellica con la sua domanda di produzione sempre più incalzante. Sul fronte dei lavoratori invece l’invito è ad una maggiore consapevolezza dei processi produttivi nei quali vengono impegnati e a considerare le opzioni possibili, fra le quali quella dell’obiezione di coscienza per affermare un diritto del lavoro della pace. La scelta della data del 6 agosto era dettata dalla coincidenza con l’80°anniversario della bomba atomica su Hiroshima: anche in quel caso il pilota che sganciò la bomba non aveva la minima idea della potenza dell’ordigno e dei suoi effetti devastanti. Pertanto, la consapevolezza è una delle leve per scelte più in linea con i propri valori e con il mondo.
Festival “Il Libro Possibile” a Polignano a Mare. Cancellati incontri: no a eventi con Leonardo SpA
Accade che a Polignano a Mare (BA) uno degli eventi culturali più rinomati del sud barese, capace di attirate scrittrici, scrittori e personaggi dello spettacolo, cioè la manifestazione “Il libro Possibile” abbia tra gli sponsor principali, Leonardo SpA, la maggiore industria bellica italiana, compartecipata dallo Stato, produttrice ed esportatrice di congegni di morte in tutto il mondo. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università abbiamo già denunciato abbondantemente la pericolosa commistione di Leonardo SpA, tramite la sua collaterale Fondazione Leonardo La civiltà delle macchine, con le scuole, in particolare con il Liceo Digitale “Matteucci” di Roma. Abbiamo anche denunciato gli intrecci tra le università pubbliche italiane e la Fondazione Med-Or, altra collaterale di Leonardo SpA, nel cui Consiglio di Amministrazione siedono ancora dodici rettori e rettrici, dopo le dimissioni di Stefano Bronzini, rettore dell’Università di Bari. E ancora dall’Università di Bari, che concede il patrocinio alla manifestazione Il Libro Possibile di Polignano a Mare, qualche giorno fa è giunto un gesto simbolico, prezioso nel quadro di una generale indifferenza da parte del mondo accademico. È accaduto, dunque, che il prof. Paolo Ponzio, ordinario di Filosofia e responsabile del Dipartimento di Filosofia e Scienze Umane dell’Università degli Studi di Bari (DIRIUM), qualche giorno fa abbia deciso di non svolgere gli incontri programmati per protestare contro il coinvolgimento di Leonardo SpA, implicata nelle questione belliche israeliane, in una manifestazione culturale. Ponzio ha pronunciato parole di condanna nei confronti dello sterminio della popolazione palestinese a Gaza, ma anche nei confronti di altri scenari bellici con cui Leonardo SpA fa profitti. Qui il video del discorso di Paolo Ponzio dal suo profilo Facebook, di cui abbiamo riportato uno stralcio significativo: «La filosofia è un viaggio che inizia con la vita e finisce con essa. La filosofia è una scienza della vita e proprio per questo motivo non si può tacere […]. Con tutta la stima per la manifestazione e per chi la organizza, da una mera segnalazione giunge la notizia che tra gli sponsor c’è Leonardo SpA. C’è in atto una decisione culturale e politica allo stesso tempo. Non possiamo accettare finanziamenti da industrie belliche coinvolte nella produzione e nella vendita di armi. La cultura è e deve essere libera, indipendente, capace di dire una parola chiara contro la guerra e a favore della pace incondizionatamente». Ricordiamo anche che nella riunione del Consiglio del 17 giugno scorso il Dipartimento Dirium dell’Università di Bari, di cui Ponzio è responsabile, ha approvato una mozione rivolta direttamente contro il governo israeliano con la quale «si unisce a tutte le voci nazionali e internazionali, di qualsivoglia appartenenza, nazionalità, religione, che condannano lo sterminio, appellandosi al rispetto dei diritti umani all’esistenza, a una vita dignitosa, a un’adeguata alimentazione, alle cure sanitarie, all’istruzione». Ci auguriamo che anche altri intellettuali e accademici, in Puglia come in tutta Italia, possano prendere posizione e rifiutare qualsiasi coinvolgimento dell’industria bellica nelle università e nei luoghi della cultura. Ci auguriamo, tuttavia, che la medesima attenzione sia rivolta anche ad altre aziende coinvolte con i profitti di guerra e alle banche armate, sempre pronte ad operare un brand washing in occasione di manifestazioni culturali. L’elenco delle banche armate è consultabile su questo sito. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Puglia