Il cacciatore uccide sempre per giocare
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Il 31 maggio, Danilo Baldini, referente LAC Marche (Lega Anticaccia), e da anni
attivista animalista, ha trovato nel campo adiacente la sua abitazione a
Matelica (MC), la carcassa di una capriola con la testa mozzata. “In un primo
momento si era pensato a un incidente – osserva la Lac in una nota – visto che
in questo periodo si svolgono le falciature del fieno e dell’erba e siccome i
piccoli dei caprioli, per non farli localizzare dai predatori, vengono lasciati
dalle loro madri in mezzo all’erba alta, spesso purtroppo finiscono maciullati
dalle falciatrici. Ma questa ipotesi è stata subito scartata, sia perché la
carcassa della povera bestiola si trovava in un punto dove non vi era stato il
taglio dell’erba, sia perché le falciature nei terreni vicini erano avvenute
molti giorni prima, mentre la povera capriola era stata uccisa da poche ore,
visto che ancora sanguinava e non presentava nessuna altra ferita nel resto del
corpo e del tutto priva di morsicature o strappi che potrebbero far pensare ad
una predazione da parte di un lupo, il quale non si sarebbe limitato a mangiare
la testa.
La conferma ufficiale che la decapitazione della capriola fosse opera di mano
“umana” è arrivata, poche ore dopo il ritrovamento, da parte del di Angelo
Giuliani, responsabile scientifico ed operativo del CRAS Marche, che era stato
subito allertato, insieme ai Carabinieri Forestali di Fabriano, poi intervenuti
sul posto per un sopralluogo. Peraltro trattandosi di una femmina, è venuta meno
anche l’idea che l’animale fosse stato decapitato con lo scopo di tenersi la
testa come un “trofeo” di caccia visto che, a differenza del maschio, la femmina
di capriolo è priva di corna. Quindi resta solo l’ipotesi dell’atto di
intimidazione o di ‘avvertimento’”.
L’esame autoptico e le indagini dell’autorità giudiziaria, nei prossimi giorni
stabiliranno con precisione la dinamica dei fatti. Danilo Baldini da anni è in
prima linea su temi che riguardano la difesa degli ecosistemi, e non è la prima
volta che si trova ad essere intimidito e minacciato. Per chi si espone come fa
lui, quando si è vittima di certi fatti, non si ha certo bisogno della chiusura
delle indagini per sapere chi possa essere stato. Anche perché se per la legge è
molto probabile che alla fine si sarà trattato di ‘ignoti’, chi subisce sa ‘a
pelle’ chi siano i ‘noti’.
Ma quanto è accaduto va letto in un clima generale che nelle Marche, e
probabilmente non solo, si respira relativamente all’attività venatoria. Da
quando la destra è al governo della Regione, per ragioni di ricerca o
consolidamento del consenso, i partiti di governo hanno fatto della questione
venatoria uno dei temi operativi e comunicativi principali. C’è quasi una sorta
di competizione tra le componenti della coalizione, (FDI, Lega e FI) a chi
‘promette’ di più ai cacciatori. Non che il centrosinistra sia stato meglio
negli anni passati, specie in casa Pd e in quel che resta del partito
socialista, dove ai voti dei cacciatori ci si è sempre tenuto. Lo sa bene l’ex
assessore alla caccia Moreno Pieroni, che fu il primo a inaugurare scambi
epistolari diretti con i cacciatori. Ma dalla conquista Regione, avvenuta nel
2020, sarebbe stato difficile aspettarsi qualcosa di meglio, quando l’assessore
regionale all’ambiente, Stefano Aguzzi, ex PCI ma da anni in FI, è un
irriducibile cacciatore che non si dimentica di fare gli auguri istituzionali di
buon anno ai suoi particolari elettori; o quando l’attuale presidente della
commissione agricoltura alla Camera, ma assessore alla caccia in giunta
regionale fino al 2022, il leghista Mirco Carloni, ha storici rapporti con le
associazioni venatorie, e ha fondato l’attività politica grazie al consenso dei
cacciatori; tra l’altro la rinomata e storica “Osteria della Peppa di Fano,
della famiglia dell’onorevole Carloni, vanta una consolidata proposta
gastronomica a base di cacciagione (cinghiale, capriolo, cervo). Una politica
regionale spalleggiata e sostenuta da Coldiretti, che ha fatto del problema dei
cinghiali la propria missione corporativa, dimenticando i veri e gravi problemi
degli agricoltori di questa regione, dovuti alla crisi climatica: la mancanza
d’acqua, siccità, ondate di calore a alluvioni.
Spiace molto che un sindacato agricolo, che ha fatto la storia del movimento
contadino, sia divenuto in questi la claque del ministro Lollobrigida. L’azione
di lobbing politica, spesso trasversale, quindi da anni soffia eccitando le
associazioni venatorie, sempre più alla ricerca di fondi e di cacciatori:
un’estrema minoranza di cittadini maschi adulti italiani che è capace di
condizionare un governo nazionale, e unitamente a questo i governi regionali.
Prendendo come riferimento le Marche, meno di un milione e mezzo di abitanti, i
cacciatori sono meno di 17.000, l’1,14% della popolazione. La categoria di
cittadini a cui ci stiamo riferendo, di cui oltre il 70% ha un età sopra i 65
anni e solo il 5% ha meno di 35, sono i cacciatori. Mentre, rispetto ai quasi 59
milioni abitanti del nostro Paese, stiamo parlando di circa 470.000 italiani, lo
0,79% della popolazione. Eppure questa corporazione, che si ostina ad uscire di
casa all’alba per sparare a degli esseri viventi, a loro detta per passione e
divertimento, e autodefinendosi ‘custodi delle biodiversità’, ha un forza di
lobbing che difficilmente è riscontrabile in qualsiasi altra categoria. E la
politica nazionale e regionale, di destra, centro e sinistra, è disposta a molto
pur di ingraziarsi e fidelizzare il voto dei cacciatori e delle loro famiglie.
Questo perché la caccia è un affare, un business che riguarda non solo
l’attività venatoria in senso stretto, ma l’industria delle armi (non a caso ad
esempio Fiocchi Fiocchi uno dei maggiori produttori di armi in Italia, è
eurodeputato eletto con Fratelli d’Italia), e quella della ristorazione (dal
cinghiale alle specie volatili).
Ma il “colpo di grazia”, per usare un’espressione in tema, agli ecosistemi
naturali lo darà, se approvato, il disegno di legge presentato dal governo
Meloni, che rischia di aggravare la macelleria italiana che ogni anno l’attività
venatoria causa in Italia, senza contare l’inquinamento da piombo nell’ambiente
(certificato da rapporti ISPRA) e le vittima umane collaterali. Infatti,
purtroppo, oltre a sparare a specie animali senzienti, i cacciatori si sparano
anche tra di loro, creando gravi incidenti anche a persone estranee.
Complessivamente, nel periodo dal 1° settembre 2024 al 30 gennaio 2025, sono
stati registrati 62 incidenti, di cui 14 mortali. Sul fronte dei feriti, nel
2024 si è registrato un calo, con 34 feriti rispetto ai 53 dell’anno
precedente.
La proposta di legge, che intende stravolgere la L. 157/92, prevede il
prolungamento della stagione di caccia all’intero mese di febbraio (per alcune
specie a oggi si interrompe a fine gennaio, per poche altre a metà febbraio),
nel pieno della stagione di migrazione preriproduttiva di molte specie, mentre
altre sono già in riproduzione. C’è la possibilità di cacciare anche in aree
dove finora era in larga parte vietato, come le aree demaniali, (ad esempio
spiagge, zone umide, praterie), mettendo i cacciatori negli stessi spazi di chi
fa trekking, ciclismo, passeggiate, o raccolta funghi. Tra le novità c’è
l’autorizzazione per nuovi appostamenti fissi, cioè nuove aree occupate in
maniera permanente dai cacciatori, in cui si concentreranno enormi quantità di
piombo nell’ambiente, o il fatto che si potrà cacciare anche dopo il tramonto,
quando è impossibile distinguere un animale dall’altro (o accertarsi che non ci
siano persone in giro). Il governo vuole riaprire gli impianti di cattura dei
richiami vivi, cioè gli animali la cui condizione di vita verrà trasformata in
modo permanente in esca, eliminando ogni limite nel possesso di uccelli da
richiamo provenienti da allevamento. Si vuole riconoscere la licenza di caccia a
cittadini stranieri, senza alcuna formazione sulle regole italiane, in un’idea
di turismo distorta e coloniale. Si vuole consentire la braccata sui terreni
innevati così da poter seguire le tracce degli animali. Insomma, si va verso un
ritorno al più greve istinto umano paleolitico.
In questi giorni le associazioni ambientaliste e animaliste si stanno
mobilitando, considerato che poi in Italia, i cacciatori sono invisi alla
stragrande maggioranza della popolazione: dati Eurispes 2024 raccontano di un
73% degli italiani contrario alla caccia. Ma le lobby e il denaro che gira
intorno a questo mondo continua a tenere sottomessa la politica. Ed è anche il
motivo perché dall’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, ogni iniziativa
referendaria per abrogare la L. 157/92 è naufragato, ed i migliori boicottatori
furono i partiti di sinistra, dal PDS fino al PD.
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