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Due o tre cose su quanto accaduto a Monteverde
-------------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------------- Domenica 30 novembre per le strade di Monteverde, a Roma, malgrado uno schieramento poliziesco imponente, si è svolto un colorato e popolare corteo, con tanti giovanissimi, promosso dall’Assemblea Monteverde Antifascista e da realtà del quadrante Roma Sud contro le aggressioni sioniste avvenute nel territorio e contro il genocidio. Durante la notte presso la Sinagoga di Monteverde, come ormai noto, è stata imbrattata la targa in ricordo di Stefano Gaj Taché, il bambino ucciso durante l’attentato terroristico del 1982 fuori dalla Sinagoga di Roma. A proposito di quanto accaduto e dell’odioso racconto dei media mainstream, scrive Assemblea Monteverde Antifa: “Il 30 novembre si è svolto il corteo contro le aggressioni sioniste nel nostro quartiere e il genocidio in Palestina, indetto dall’assemblea di Monteverde Antifascista e dalle realtà del quadrante di Roma Sud. Un corteo partecipato da tantissime giovani, realtà sociali e persone del quartiere e non solo. Un corteo comunicativo e di denuncia anche degli effetti dell’economia di guerra sulle nostre vite. Purtroppo questa mattina (lunedì 1, ndr) abbiamo appreso dalle diverse notizie apparse in rete che, durante la notte, è stata imbrattata la targa in ricordo di Stefano Gaj Taché, presso la Sinagoga. Come assemblea territoriale di Monteverde sentiamo impellente la necessità di discostarci chiaramente da questo gesto e di condannarlo con fermezza. Esprimiamo la nostra sincera vicinanza alla comunità ebraica del nostro quartiere. Riteniamo intollerabili le accuse che ci sono state rivolte da testate giornalistiche che, oltre a non conoscere la situazione nel nostro territorio e i valori che caratterizzano la nostra assemblea, non hanno esitato un minuto a puntarci il dito contro. Anche perché tale gesto scredita e vanifica il lavoro collettivo di costruzione della piazza. Questi giornali non solo mistificano la realtà, ma scelgono deliberatamente di raccontare alcuni fatti piuttosto che altri: nessun articolo sul corteo trasversale, colorato e popolare che ha attraversato le strade del nostro quartiere o le nostre chiare parole tanto contro il sionismo che contro l’antisemitismo. L’incredibile manipolazione mediatica a cui assistiamo è solo uno dei tanti sintomi di una narrazione egemone malata, che non riesce a distinguere la religione dalla politica e così facendo manipola l’opinione pubblica. A partire dai massacri del popolo palestinese fino alla complicità del governo italiano. Essere antifasciste significa combattere ogni tipo di discriminazione e razzismo. A partire dall’antisemitismo. Contro ogni fascismo, sempre. [Assemblea Autonoma di Monteverde]” -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Due o tre cose su quanto accaduto a Monteverde proviene da Comune-info.
I sette miliardari più ricchi sono tutti magnati dei media
L’acquisto della CNN da parte di Larry Ellison, fedelissimo di Trump e collaboratore della CIA, sembra imminente e segna l’ultima avventura nel mondo dei media per il secondo individuo più ricco del mondo. Ma Ellison non è il solo. Infatti, i sette individui più ricchi del mondo sono ora tutti […] L'articolo I sette miliardari più ricchi sono tutti magnati dei media su Contropiano.
La storia non cambia finché…
-------------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------------- Washington, afghano spara vicino alla Casa Bianca: gravi due militari. Trump dà la colpa a Biden. Spari vicino alla Casa bianca: un afghano arruolato dagli Usa Afghano arrestato dopo la sparatoria vicino alla Casa Bianca E simili… Ecco servita, di nuovo, la Storia. O meglio, giacché più mi si addice, la medesima con l’iniziale minore. Necessariamente modesta. La storia, già. Ma prima il fatto, a dispetto della narrazione: un uomo, un nostro simile quindi, spara e colpisce altri esseri umani. Li ferisce gravemente. E come capita talvolta, qualcuno di loro muore. È una triste quanto inaccettabile tragedia. Lo è sempre in tali casi, soprattutto perché è il frutto del male che noialtri arrechiamo a noi stessi. Ciò malgrado assistiamo con amarezza al diffondersi immediatamente della stessa storia. Secondo uno studio delle Nazioni Unite relativo all’anno 2021, il mondo ha registrato circa 458.000 omicidi, con una media di 52 all’ora, ovvero circa 1.248 al giorno. Gli Stati Uniti hanno registrato, sempre nel 2021, il tasso regionale di omicidi pro capite più alto, con 154.000 persone uccise. Come capita da decenni, a dispetto dell’inopinabile realtà dei numeri, nel racconto che è stato diffuso nei giorni scorsi, a uccidere non è stato semplicemente un essere umano. Trattasi di dato non rilevante. Non vende altrettanto. Non impressiona più da tempo. E soprattutto, sposterebbe la discussione su temi che non conviene affrontare. Come per esempio la diffusione delle armi, le leggi che ne regolano l’acquisto e il possesso, oppure la violenza, il disagio, l’odio e coloro che li alimentano incessantemente per profitto. Il dettaglio di quell’uomo che si è macchiato di un crimine orrendo, del quale con assoluta priorità vanno informati i lettori e gli ascoltatori, in altre parole gli elettori e più che mai i consumatori, è la sua nazionalità. Il cattivo della storia è marocchino, tunisino, arabo, eccetera, possibilmente musulmano e auspicabilmente con la pelle abbastanza scura da rientrare nella tonalità dell’incubo moderno, ed ecco che la trama è pronta per essere servita. Stavolta si tratta di un cittadino afghano. Poi, una volta sferrata la controffensiva all’aggressione di un sol uomo a una presunta intera civiltà che si crede bianca e protetta da un unico quanto inviolabile corredo di tradizioni e culture, gli sceneggiatori di tale ormai atavico copione lasciano lo spazio a coloro che ne devono raccogliere i frutti. Si legga pure come più la facile e disumana catena razzista che esista: afghano vuol dire straniero, straniero vuol dire “migrante”, e allora… che paghino tutti per uno. Via libera a ulteriori strette sugli ingressi, a nuove espulsioni sommarie e ad altre limitazioni dei già pochissimi diritti civili e persino umani concessi a costoro. Per non parlare del consequenziale incremento di quella medesima violenza e di quello stesso odio di cui invece dovremmo parlare, in tal caso nei confronti di milioni di persone innocenti fino a prova contraria. Ma questo non rientra nella suddetta storia, bensì nella sopra citata indiscutibile realtà dei numeri. Erano i primi anni Novanta quando ho iniziato a osservare sui quotidiani e ad ascoltare per bocca dei narratori dei telegiornali il diffondersi di racconti come questo. In seguito ho scoperto che arriva da ben più lontano. La storia, a quanto pare, non cambia. Ma se le storie con l’iniziale trascurabile che ci raccontiamo a vicenda resteranno immutate a prescindere da ciò che effettivamente accade là fuori, qualora ciò si ripeterà in misura eccezionale per un tempo prolungato, lo stesso succederà con la Storia di tutti. Ecco perché la Storia non cambia finché… Finché non cambierà chi la racconta, ma soprattutto chi la ascolta. Loro, io e te, noi, voi… -------------------------------------------------------------------------------- Per ricevere la Newsletter di Alessandro Ghebreigziabiher -------------------------------------------------------------------------------- Scrittore, narratore e attore teatrale italiano, si è sempre occupato con attenzione dei temi legati alle migrazioni e ai processi interculturali e alle loro narrazioni. -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo La storia non cambia finché… proviene da Comune-info.
Proteggere il lupo cattivo
UN GRUPPO DI PERSONE APPASSIONATE DELLA NATURA E DEL LUPO HA SCRITTO UNA LETTERA APERTA DAL TITOLO “BASTA FAKE NEWS SUL LUPO” PER METTERE IN DISCUSSIONE L’IMMAGINE, ALIMENTATA DA INFONDATI ALLARMISMI, PERCEPITA DALLE PERSONE COMUNI CHE È UNICAMENTE QUELLA DEL LUPO CATTIVO. OCCORRE RIBADIRE UNA REALTÀ SEMPLICE, DICE LA LETTERA CHE RACCOGLIE INTERVENTI DIFFERENTI SOTTOSCRITTI DA DIVERSE ASSOCIAZIONI: IL LUPO È UN PREDATORE CHE, SE LASCIATO IN PACE, NON RAPPRESENTA ALCUN PERICOLO VERSO L’ESSERE UMANO PERCHÉ NON È CONCEPITO DAL LUPO COME UNA POSSIBILE PREDA. “È TEMPO DI ABBANDONARE L’IMMAGINARIO DEL LUPO MANGIATORE DI NONNE E BAMBINE INDIFESE CHE DEBBONO ESSERE SALVATE DALL’UOMO ARMATO DI FUCILE E RACCONTARE AI BAMBINI ALTRE VERSIONI E ALTRE STORIE – SCRIVE BRUNA BIANCHI, TRA LE AUTRICI DELLA LETTERA APERTA – CHE LI AIUTINO NON GIÀ AD ACCETTARE L’UCCISIONE, MA CHE PARLINO DI RISPETTO E AMMIRAZIONE, CHE ALLARGHINO LA MENTE E IL CUORE, COME LE STORIE TRATTE DALLA RICCA TRADIZIONE DELLA CULTURA DEI NATIVI AMERICANI E DEGLI ESQUIMESI, O COME LA FIABA CHE LEV TOLSTOJ SCRISSE NEL 1908, IL LUPO…”. A PROPOSITO, CONOSCIAMO QUELLA FIABA? Unsplash.com -------------------------------------------------------------------------------- “Gentilissimi tutti, con la presente, in qualità di esperti e cittadini impegnati da tempo per un corretto rapporto fra fauna selvatica e attività umane, desideriamo proporre elementi di necessaria considerazione perché sia fornita all’opinione pubblica un’equilibrata e obiettiva informazione sul lupo scevra da sensazionalismi ed elementi privi di riscontro scientifico.  Negli ultimi anni, la comunicazione messa in atto da molti giornalisti si è dimostrata totalmente priva di nozioni scientifiche, e al contempo colma di inesattezze, nonché di notizie non corrispondenti al vero, basti vedere gli innumerevoli articoli nei quali si parla di fantomatiche reintroduzioni del lupo, quando in realtà, la sua espansione è frutto solo ed esclusivamente di dinamiche naturali, o ai tantissimi casi di cani lupi cecoslovacchi che vengono puntualmente spacciati per lupi, o ai tanti testi filo-allarmistici corredati da titoloni a lettere cubitali “Allarme lupi”, “ALLARME! Lupi avvistati in zone urbane, LA GENTE HA PAURA” , e così via. Crediamo fermamente che ci sia bisogno di una comunicazione basata sulla consapevolezza e sul rispetto, sia nei confronti di un animale selvatico che è, a tutti gli effetti, un componente fondamentale per l’equilibrio ecosistemico, e sia nei confronti degli utenti che, invece di imparare, ricevono e assorbono questi scritti in maniera totalmente sbagliata e nociva, l’immagine che viene percepita dalla collettività è unicamente quella insana del lupo cattivo e non per quello che è realmente, un predatore ma che, se lasciato in pace, non rappresenta alcun pericolo verso l’essere umano, in quanto quest’ultimo non è concepito dal lupo come una possibile preda. -------------------------------------------------------------------------------- “Negli ultimi tempi assistiamo a una crescente diffusione di notizie allarmistiche sui lupi, spesso prive di un reale fondamento scientifico e basate su episodi decontestualizzati. Titoli sensazionalistici e immagini di lupi avvistati vicino ai centri abitati generano paure infondate tra i cittadini, contribuendo a una percezione distorta della realtà. I lupi, come confermato da studi scientifici e dagli enti di tutela della fauna, non rappresentano un pericolo per l’uomo. Sono animali schivi, il cui ritorno nei nostri territori è segno di un ecosistema più sano. L’aumento degli avvistamenti è dovuto, oltre alla maggiore disponibilità di cibo, anche alla diffusione di fototrappole, videocamere di sorveglianza e smartphone, che permettono di documentare situazioni che in passato passavano inosservate. Inoltre, il disturbo causato da alcune attività umane – come la caccia, il taglio indiscriminato dei boschi, la frammentazione degli habitat e il consumo di suolo – li costringe sempre più spesso a uscire allo scoperto e ad avvicinarsi ai centri abitati. Partecipare agli eventi organizzati da esperti, associazioni di volontari, guardie ecologiche e polizia locale addetta alla fauna selvatica aiuta a conoscere meglio la biologia del lupo. Ad esempio, un aumento degli avvistamenti si registra nei primi mesi dell’anno, quando i giovani lupi in dispersione, non trovando un territorio libero, si avvicinano temporaneamente alle attività umane. Questa fase è naturale e transitoria: come arriva un giovane lupo, così se ne andrà, talvolta nello stesso giorno o nel giro di poche settimane. A queste considerazioni, si unisce la mia diretta esperienza sul campo e di tanti altri che vivono i territori selvatici Come ricercatore e fotografo naturalista da oltre 40 anni, posso affermare con certezza: i lupi non sono un pericolo per noi umani. Pur entrando spesso nei loro territori, non ho mai avvertito la minima sensazione di essere attaccato, anzi mi sono sentito io l’intruso. Al contrario, il mio unico timore deriva da alcuni animali umani, in particolare coloro che svolgono l’attività venatoria (legale e illegale). L’incontro con cacciatori o pescatori illegali, anche in aree protette, in qualsiasi periodo dell’anno, è ciò che realmente mi spaventa e mi fa sentire in pericolo mentre attraverso i boschi e i sentieri del nostro bel Paese. Per questo motivo, invitiamo gli addetti stampa e i giornalisti a consultare esperti locali o nazionali di fauna selvatica prima di pubblicare notizie allarmistiche. Questi professionisti saranno lieti di fornire informazioni corrette, consentendo di realizzare articoli basati su dati scientifici. Chi legge saprà apprezzare nel tempo un’informazione responsabile e affidabile. La protezione dell’ambiente, e quindi anche dei lupi, dipende molto dalla qualità dell’informazione diffusa dai giornali, dai siti web, dai social e da tutti i media. Attenersi ai fatti e rispettare l’articolo 9 della Costituzione italiana, che sancisce la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, non è solo un dovere professionale, ma un atto di responsabilità verso le future generazioni. Chiediamo ai media e ai politici di trattare l’argomento con maggiore attenzione, consultando esperti e diffondendo informazioni corrette. Creare allarmismo non solo danneggia la percezione di questa specie protetta, ma alimenta tensioni inutili tra cittadini e istituzioni” (Antonio Iannibelli – Fotografo naturalista, guardia ecologica volontaria, studioso di lupi) -------------------------------------------------------------------------------- “La paura del selvatico, in questo caso del lupo, non è biologica, ma culturale. Ovvero non appartiene alla nostra storia bio-evolutiva di animali umani, ma da una cultura oscurantista lunga secoli se non millenni, che oggi è il caso di lasciare all’oblio del tempo. Diversamente da quanto narrato infatti, i nostri antenati preistorici non vivevano nella paura, ma nell’animalità, cioè avevano piena conoscenza del mondo naturale. Noi a quel modo di percepire e vivere il mondo dobbiamo, anzi abbiamo l’obbligo etico, di riferirci. Per questo la conoscenza dei lupi, ma anche di altri selvatici, dovrebbe essere quasi scuola dell’obbligo. Invece delle inutili ore di religione o educazione fisica, andrebbero introdotte nelle scuole ore di educazione all’animalità. In questo senso anche i media possono, devono, fare la loro parte, evitando di seminare terrore antiscientifico, ma invece spronando a conoscere, ad usare un ragionamento scientifico, a tornare ad una logica animale che noi tutti possediamo dalla nascita, ma che ignoriamo, dimentichiamo, neghiamo. I lupi rappresentano un valore, soprattutto in questi tempi oscuri, un valore per l’ambiente, per la biodiversità, per la società”. (Francesco De Giorgio – Etologo antispecista. Presidente di Sparta Riserva dell’Animalità)  -------------------------------------------------------------------------------- Per tutti i motivi sopra riportati, riteniamo che sia di fondamentale importanza, soprattutto in un momento così critico e nefasto per la fauna selvatica, che i giornalisti si avvalgano di quel principio fondamentale chiamato etica, e che si adoperino in una comunicazione sana ed equilibrata, come deontologia comanda, onde evitare allarmismo, isteria collettiva e gente che si sentirà legittimata ad agire con metodi subdoli e irrispettosi delle leggi vigenti. -------------------------------------------------------------------------------- “Il Lupo (Canis lupus) è tutelato ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 12 della Direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e seminaturali, la fauna e la flora, rientrando negli allegati II e IV, lettera a) ed è specie particolarmente protetta ai sensi dell’art. 2 della legge n. 157/1992 e s.m.i. È, inoltre, tutelato in quanto presente nell’Allegato II della Convenzione internazionale relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa (Berna, 19 settembre 1979), esecutiva in Italia con la legge n. 503/1981. L’uccisione di un esemplare di Lupo è sanzionata penalmente dall’art. 30 della legge n. 157/1992 e s.m.i., in caso di uccisione da parte di soggetto privo di autorizzazione alla caccia può integrare anche il reato di cui all’art. 625 cod. pen. (furto aggravato ai danni dello Stato). La diffusione di notizie false o tendenziose riguardo il Lupo può integrare gli estremi dell’art. 656 cod. pen., mentre il procurato allarme può integrare gli estremi previsti nell’art. 658 cod. pen.” (Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus – Associazione ambientalista)  -------------------------------------------------------------------------------- “Ultimamente, affrontare serenamente il tema legato alla tutela della Natura, sembra essere un’ impresa davvero ardua; ci si siede un attimo, si accede ai social con la speranza di estraniarsi da tutte le notizie nefaste inerenti alle guerre, ai femminicidi, alla criminalità che, ormai, ha raggiunto livelli inenarrabili, agli innumerevoli fatti di cronaca nera che purtroppo vedono coinvolti anche tantissimi bambini, e ci si trova, invece, a essere letteralmente bombardati da articoli sul lupo, o meglio, contro il lupo, un continuo martellamento che ha la funzione di una vera e propria coercizione cognitiva, lupi descritti come demoni enormi e cattivi, lupi onnipresenti e famelici, lupi, e ancora lupi… Essendo un’assidua frequentatrice di boschi, sinceramente, non ho mai riscontrato pericolosità negli animali selvatici che, nella maggior parte delle volte, si sono dimostrati elusivi, schivi e non interessati alla mia persona, anzi, mi è capitato, più e più volte, di vederli scappare via non appena si fossero resi conto della mia presenza; fortunatamente, la comunicazione fuorviante messa in atto da molte testate giornalistiche, non mi ha portata a rinunciare alla mia passione: conoscere, studiare e difendere la Vita selvatica. Oggi come oggi, in un mondo reale davvero violento, è necessario che ogni testata giornalistica si esprima in rispetto di tutti gli utenti che, come me, desiderano essere informati in maniera corretta, e non resi “schiavi” di paure ataviche e ingiustificate. Credo fermamente che sia doveroso, da parte di chi gestisce le testate giornalistiche sui social, intervenire tempestivamente onde alienare e condannare i commenti di tutti coloro che istighino al bracconaggio, o che, in qualche maniera usino un linguaggio offensivo e irrispettoso, anche questi sono forme di violenza a tutti gli effetti che vengono percepite, e assorbite, da tanti minorenni lasciati, purtroppo, da soli davanti a un cellulare, o a un PC che sia, c’è davvero bisogno di una comunicazione costruttiva e istruttiva, la prepotenza e sopraffazione non devono essere tollerabili, è innegabile che una comunicazione faziosa e fuorviante sia causa di comportamenti scellerati, e persino di atti illeciti; camminate tranquillamente nei boschi, ma prestate attenzione agli esseri umani che sono soliti lasciare montagne di rifiuti, appiccare incendi, a commettere altri gravissimi reati , e queste pratiche non appartengono di certo alla fauna selvatica che, se lasciata in pace, non rappresenta fonte di pericolo, basta rispettare alcune regole come quella di non dare cibo, non inseguire, non disturbare, non avvicinarsi, e tenere i nostri cani al guinzaglio, per il resto, Viva il lupo! (Daniela Stabile – Attivista/volontaria, appassionata di fauna selvatica, ma prima di tutto un’utente che respinge fortemente gli attacchi incessanti alla propria mente, e al lupo)  -------------------------------------------------------------------------------- “Chi ha paura del lupo?” IO VOGLIO MOLTO BENE AL LUPO, poiché è il migliore amico del nostro popolo; oltre a ciò, egli ulula alla luna e per questo motivo ci dona gioia. Mi piace, come lui parla con noi. Il lupo è realmente il nostro migliore fratello. Egli ulula di notte, e noi ce ne rallegriamo. Fa un bel suono Il suo modo di ululare. (Recheis-Bydlinski, Sai che gli alberi parlano?, 2011, p. 100). Così ha scritto un bambino di nove anni in una delle “scuole di sopravvivenza” fondate negli anni Settanta del Novecento per i nativi americani. Lì Eddie Jaye Benton ha potuto conservare una cultura millenaria di ammirazione, rispetto, reverenza per ogni creatura vivente, in particolare per il lupo, l’animale che nella cultura occidentale è stato demonizzato, torturato e perseguitato per secoli con un accanimento che non ha eguali. Un tale rovesciamento completo di civiltà oggi sta raggiungendo il suo apice. L’immagine demoniaca del lupo, predatore insaziabile che non risparmia gli umani, riemerge con insistenza nei media. Perché questa irresponsabile campagna di denigrazione basata su disinformazione, immaginari antichi, fantasie di invasione e sull’idea di un nemico irriducibile con il quale la convivenza è impossibile e la cui sola esistenza è pericolosa? Chi la fomenta e a chi giova? Da dove proviene, in particolare la rabbia degli allevatori, come quella suscitata da un disegno infantile, apparso sul “Diario amico” , una pubblicazione distribuita nelle scuole del Verbanio Cusio Ossola, che ritrae mucche in atteggiamento di protesta contro il loro sfruttamento, invita a mangiare frutta e verdura, osa dire la verità, ovvero che gli allevamenti sono crudeli? A far esplodere la rabbia sono state alcune frasi di una bambina di 12 anni scritte a corredo del disegno, eppure, del “Diario amico” si è chiesta la soppressione e la questione è stata portata al Parlamento. È “l’ideologia vegan-animalista”, a parere della CIA-Agricoltori delle Alpi, a dover essere bandita dalle scuole, una “ideologia” che descrive il bosco (la natura, la vita) come un luogo dove si possono incontrare “simpatici animali”, ma in cui si annida il predatore. La paura è sempre stato il mezzo privilegiato per esercitare il dominio specie sull’infanzia, ma bambini e bambine, come antidoto alla paura hanno la risorsa della compassione, si identificano istintivamente con l’animale sfruttato e maltrattato e, a differenza di tante persone adulte, non sono inclini all’apatia e all’indifferenza. La compassione può essere offensiva solo in un mondo dominato dalla violenza, da una visione della vita come teatro di lotta, guadagno e affermazione di potere. E dovremmo dire loro anche che gli animali sono oggetti, che esistono solo per la nostra utilità? Si possono uccidere per svago o per nutrirsene, anche se non è per noi una questione di sopravvivenza? Non è del lupo che dobbiamo avere paura, ma di questa volontà di soffocare anche il più piccolo segno di protesta che non esita a ricorrere all’intimidazione dell’infanzia, comportamento ben poco onorevole. I messaggi rivolti all’infanzia, infatti, sono in misura crescente rivolti all’uccisione: è giusto nutrirsi di animali tormentati e uccisi, è doveroso accettare la guerra, è un piacere la caccia, il tutto ammantato di false teorie e distorsioni. È tempo di abbandonare l’immaginario del lupo mangiatore di nonne e bambine indifese che debbono essere salvate dall’uomo armato di fucile e raccontare ai bambini altre versioni e altre storie che li aiutino non già ad accettare l’uccisione, ma che parlino di rispetto e ammirazione, che allarghino la mente e il cuore, come le storie tratte dalla ricca tradizione della cultura dei nativi americani e degli Esquimesi, o come la fiaba che Lev Tolstoj scrisse nel 1908, Il lupo, in cui il romanziere e autore influente di pedagogia antiautoritaria suggerisce ai bambini di rinunciare all’alimentazione carnea e coltivare un rapporto con la natura improntato alla nonviolenza.  Invece di dare risonanza a infondati allarmismi, di far risuonare l’eterno grido “Al lupo! Al lupo!”, la stampa potrebbe avere un ruolo importante nel contrastare la spirale della violenza: raccogliere e diffondere voci diverse e tratte da diverse fonti, ad esempio dando conto di quelle ricerche che hanno dimostrato come la riduzione del numero dei lupi non incida che in percentuale minima sull’uccisione di pecore e bovini, o quelle che hanno accertato che i lupi isolati, senza il supporto di un branco decimato dalla caccia, non possono che rivolgersi agli animali domestici. E in altri mille modi che la sensibilità e l’informazione rigorosa di giornalisti e giornaliste potranno suggerire loro”. (Bruna Bianchi – Docente di Storia delle donne e Storia del pensiero politico all’Università Ca’ Foscari di Venezia, studiosa del pacifismo, del femminismo e della nonviolenza, scrive costantemente su Comune) -------------------------------------------------------------------------------- Con la speranza che si possa intraprendere un cammino davvero istruttivo, e certi di un’ ampia collaborazione da parte dei signori giornalisti affinché il lupo, la fauna selvatica, e gli stessi esseri umani, smettano di essere strumentalizzati, porgiamo i nostri più cordiali saluti. Le parti scriventi: Bruna Bianchi, Daniela Stabile, Stefano Deliperi, Antonio Iannibelli, Francesco De Giorgio, Sottoscrivono il testo le seguenti associazioni: AVC Associazione Vittime Italian Wild Wolf Network, Gruppo D’ Intervento Giuridico, Sparta Riserva Dell’ Animalità, CABS Italia, l’antibracconaggio  -------------------------------------------------------------------------------- LEGGI ANCHE QUESTO ARTICOLO DI BRUNA BIANCHI: > I lupi, la caccia, la guerra -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Proteggere il lupo cattivo proviene da Comune-info.
Hasbara in crisi: Israele investe milioni per rilanciare la sua immagine
L’analista Munir Dahir, il mese scorso, su Yediot Ahronot ha tracciato un quadro a tinte fosche della hasbara, la diplomazia pubblica condotta dal governo e dalle istituzioni durante i due anni di offensiva israeliana a Gaza. Secondo Dahir, si sarebbe rivelata un fallimento totale la strategia di pubbliche relazioni e […] L'articolo Hasbara in crisi: Israele investe milioni per rilanciare la sua immagine su Contropiano.
Nuovi ordini da Kiev per l’ambasciata Ucraina
Un portale turco ha reso pubblica una lettera, tradotta qui sotto in italiano, con cui il Ministero degli Affari Esteri dell’Ucraina, con la firma del Direttore del Primo Dipartimento Territoriale Rostyslav Ogryzko, impartisce indicazioni operative all’Ambasciatore ucraino in Italia, Yaroslav Melnyk. Sarebbe un atto normale, consuetudinario, se non fosse per […] L'articolo Nuovi ordini da Kiev per l’ambasciata Ucraina su Contropiano.
La Grecia è di nuovo la cavia d’Europa
Come non viene ricordato a sufficienza, dieci anni fa la Grecia fu la cavia delle peggiori sperimentazioni delle politiche di austerità, in obbedienza ai famigerati “Memorandum” imposti al governo di sinistra di Tsipras dalla “Troika”, di cui era figura centrale Mario Draghi come presidente della BCE e guida reale il […] L'articolo La Grecia è di nuovo la cavia d’Europa su Contropiano.
Il Mainstream e l’omeopatia dell’orrore
Nelle ultime settimane, in concomitanza con l’accelerazione imposta da Israele al genocidio palestinese, si assiste a un analogo cambio di passo anche da parte dell’informazione embedded che, ormai, sembra lavorare al passo a al ritmo dei massacratori israeliani e dei loro complici (USA, UE, paesi arabi, con pochissime e lodevoli […] L'articolo Il Mainstream e l’omeopatia dell’orrore su Contropiano.