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A Ravenna bloccati container di esplosivi diretti a Haifa
Prima la segnalazione di alcuni lavoratori portuali. Poi una lettera inviata dal sindaco di Ravenna, Alessandro Barattoni, insieme alla presidente della Provincia, Valentina Palli e al presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale ai vertici di Sapir, la società che gestisce in Darsena San Vitale il principale terminal operator del […] L'articolo A Ravenna bloccati container di esplosivi diretti a Haifa su Contropiano.
“Blocchiamo tutto”: il 10 settembre la Francia torna in piazza
Sta succedendo qualcosa in questo inizio di settembre 2025 [in Francia]. Il 28 agosto, 400 persone si sono riunite nel parco della Villette, a Parigi, per la prima assemblea generale del movimento del 10 settembre nella regione dell’Île-de-France. Nella stessa settimana, 200 persone si sono riunite a Montpellier, Grenoble, Lille… 300 a Lione. Le città medie e piccole non sono da meno: 60 persone ad Alès, una cinquantina a Le Havre, una sessantina ad Aix-en-Provence e a Lorient e una ventina a Souillac nel Lot o a Romans-sur-Isère. Secondo i nostri calcoli, più di sessanta città hanno già visto nascere delle assemblee generali. Il passaggio dal mondo digitale a quello fisico non era scontato per il movimento del 10 settembre. Lanciato in pieno luglio da un gruppuscolo complottista di estrema destra chiamato “Les Essentiels“, nella sua prima formulazione prevedeva come prima azione un appello al “confinamento generalizzato“. L’obiettivo era vago: «riprendere il controllo delle nostre vite» e le parole d’ordine non disponevano verso l’incontro. Ma con il passare dell’estate, grazie a gruppi Telegram spesso chiamati “Bloquons tout” (Blocchiamo tutto) o “Indignons-nous” (Indigniamoci), il colore politico del 10 settembre è cambiato. L’appello degli Essentiels è stato gradualmente emarginato. Il loro canale Telegram non raggiunge i 500 membri, mentre i gruppi concorrenti “Bloquons tout” contano ormai circa 10.000 membri e si moltiplicano per coprire una varietà di aree geografiche eterogenee. > Per il 10 settembre, l’appello all’ “autoconfinamento” e allo sciopero dei > consumi si è trasformato in generale nell’organizzazione di assemblee generali > che incitano a blocchi, scioperi e manifestazioni. L’obiettivo a breve termine è ora quello di opporsi al “Budget Bayrou” [legge di bilancio], che promette oltre 40 miliardi di euro di tagli, nelle politiche sociali, alla funzione pubblica o eliminando due giorni di ferie. E le possibili dimissioni del Primo ministro l’8 settembre, a seguito del voto di fiducia dell’Assemblea nazionale da lui stesso richiesto, non cambia nulla. [Di fronte alle dimissioni del Primo ministro, il Presidente della Repubblica Macron dovrà scegliere tra una nuova maggioranza tecnica o lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e il ritorno a nuove elezioni N.d.r.] «Si parla di austerità e non più di Bayrou nelle assemblee generali, ma il fondo della questione non è cambiato», spiega Pierre*, coinvolto nelle assemblee generali del 10 settembre ad Alès. Immagine di Contre-Attaque RITORNO DEI GILET GIALLI? «Sì, sta succedendo qualcosa. C’è uno slancio, viene voglia di partecipare, ma è difficile dire cosa succederà il 10 settembre», confida Gaël*, attivista libertario che ha partecipato all’assemblea generale di Montpellier. Per cercare di capire meglio, molti/e osservatori/trici paragonano il 10 settembre 2025 al 17 novembre 2018, data di inizio del movimento dei gilet gialli. Proprio come quest’ultimo, il movimento del 10 settembre è un’iniziativa dal basso, indipendente dai sindacati e dai partiti. La presenza di militanti/e che si definiscono “gilet gialli” nelle assemblee verso il 10 settembre contribuisce a tracciare un parallelo. «La prima assemblea generale di Montpellier è stata organizzata dai gilet gialli di una rotatoria ancora attiva in città», spiega Gaël*. Tuttavia, le differenze con il movimento sociale del 2018-2019 sono numerose. A cominciare dai potenziali legami con l’estrema destra. L’inizio del movimento dei gilet gialli è stato caratterizzato da una presenza, certamente marginale, di militanti di estrema destra. Questa volta sembra limitata a Internet. «Ho visto soprattutto militanti/e di sinistra e sindacalisti», afferma Cyril*, un giovane militante che ha partecipato all’assemblea generale di Saint-Denis. Gaël concorda: «Per me, a Montpellier, non c’erano “fascistoidi”. In compenso c’erano dei militanti alle prime armi». A Parigi, o anche a Tolosa, è stata chiaramente evocata la necessità di allontanare l’estrema destra: «Se vediamo una persona reazionaria all’assemblea generale, ne discutiamo, se è un militante di estrema destra, lo cacciamo», si legge in un resoconto. > I temi del movimento ruotano attorno alla giustizia sociale, alla democrazia o > all’ecologia. Anche la questione palestinese, la lotta contro il sessismo e > l’omolesbobitransfobia, la necessità di parlare ai quartieri popolari sono > spesso menzionate. «Non trovo che il parallelo con i gilet gialli sia calzante. Ma non è necessariamente una cosa negativa. All’epoca, ci è voluto molto tempo perché emergessero delle rivendicazioni specifiche, mentre ora forse stiamo guadagnando tempo», suggerisce Cyril* di Saint-Denis. Altri sono meno ottimisti. «Non so ancora fino a che punto il 10 settembre riuscirà a uscire dal contesto militante, come ha saputo fare il movimento dei gilet gialli», aggiunge Pierre*, un tempo molto coinvolto nella mobilitazione civica ad Alès. Collage di Contre-Attaque PARTITI DI SINISTRA E SINDACATI A SOSTEGNO Un’altra differenza notevole rispetto al movimento dei gilet gialli è il rapporto con i partiti politici, i sindacati e le organizzazioni di sinistra. Se prima del 17 novembre 2018 erano rimasti distanti, se non addirittura diffidenti, questa volta i partiti di sinistra (Parti Comuniste, La France Insoumise, Parti Socialiste, Europe Ecologie Les Vertes) e i sindacati (Solidaires e CGT) hanno manifestato il loro sostegno al movimento del 10 settembre, con maggiore o minore insistenza. Lo stesso hanno fatto Attac e Les Soulèvements de la terre. I partiti di destra e il Rassemblement National si sono invece allontanati, arrivando persino a condannarlo. All’inizio di agosto, diverse federazioni della CGT, come la FNIC-CGT (industria chimica), la CGT commercio e servizi, e alcuni sindacati dipartimentali, come quello del Nord, hanno indetto uno sciopero per il 10 settembre. Queste organizzazioni sono tutte critiche nei confronti della strategia confederale della CGT. I loro appelli sono stati gradualmente sostenuti da vari sindacati locali o aziendali. Infine, il 26 e 27 agosto, la confederazione CGT, che ha riunito le sue federazioni e i suoi sindacati dipartimentali, ha deciso di includere il 10 settembre nel suo programma di mobilitazione mensile. > Non un invito deciso allo sciopero, ma un incitamento a «discutere con i > lavoratori e le lavoratrici e organizzare lo sciopero ovunque sia possibile», > che dimostra simpatia per il movimento civico. Da parte di Solidaires, anche le grandi federazioni professionali (Sud treni, industria, telecomunicazioni e finanze publiche) hanno invitato a interrompere il lavoro in quella data. Il 27 agosto, l’intera unione sindacale Solidaires ha infine optato per un appello allo sciopero e al blocco. Anche la Confédération paysanne si è unita al movimento. La data del 10 settembre non è stata tuttavia scelta dall’intersindacale (FO, CFDT, CFE-CGC, Solidaires, CGT, CFTC e UNSA), che ha preferito quella del 18 settembre per una «giornata di mobilitazione che includa scioperi e manifestazioni». Sono tuttavia in corso iniziative intersindacali di minore entità. Su invito dello STJV, di Solidaires Informatique e della CGT (sindacati minoritari nel settore), i dipendenti del settore informatico, della consulenza e degli studi di progettazione si riuniranno l’8 settembre alla Bourse du travail di Parigi per preparare insieme lo sciopero. A Seine-Saint-Denis, i sindacati degli insegnanti della FSU, di Solidaires e della CGT hanno firmato un comunicato congiunto per indire lo sciopero il 10. «Nel mio settore è molto facile parlare del 10 settembre con i e le colleghe», testimonia Cyril, che lavora nella funzione pubblica territoriale. Allo stesso modo, «i sindacalisti sono presenti anche nelle assemblee generali. A Parigi intervengono a nome proprio, parlano dello sciopero e del loro settore», conferma Quentin*, neo-militante sindacale a Parigi. QUALI AZIONI? In attesa del 10 settembre, le azioni si preparano nelle assemblee generali e nei gruppi Telegram. Una di queste potrebbe addirittura avere luogo prima della data fatidica. «L’8 settembre alle 20:00, ritroviamoci in Place des Terreaux per una grande festa popolare: il brindisi d’addio a Bayrou! Una serata per creare legami, divertirsi e unirsi prima del 10 settembre», riassume un post Telegram del canale Lyon Insurrection, seguito da 10.000 persone. Questo appello a radunarsi davanti ai municipi è già stato replicato in diverse città. E il giorno X? «Abbiamo previsto un raduno al mattino in una delle piazze principali della città. L’idea è quella di rendersi visibili e riunire il maggior numero possibile di persone per decidere cosa fare», spiega Pierre d’Alès. A Parigi, l’assemblea generale dell’Île-de-France non aveva lo scopo di stabilire un’azione, prerogativa piuttosto riservata alle assemblee generali delle città. «Le iniziative proposte variano inevitabilmente a seconda del profilo delle persone. I sindacalisti parlano di sciopero, mentre altri evocano occupazioni di rotatorie o blocchi simbolici. Per il momento a Montpellier sembra che ci saranno dei blocchi al mattino, poi un raduno nel pomeriggio per contare i partecipanti e infine un’assemblea generale», elenca Gaël*. *I e le militanti intervistati/e in questo articolo hanno chiesto di rimanere anonimi. Traduzione a cura di Dinamopress da Rapport de forces. Tutte le immagini sono di Contre Attaque SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo “Blocchiamo tutto”: il 10 settembre la Francia torna in piazza proviene da DINAMOpress.
La legge del mare
In acque internazionali vige una legge semplice: libertà di navigazione. Nessuno Stato può imporre la propria forza oltre le dodici miglia nautiche dalla costa. È scritto nella Convenzione ONU sul Diritto del Mare. Ogni nave che solca il mare aperto risponde esclusivamente alle leggi dello Stato di bandiera: se batte […] L'articolo La legge del mare su Contropiano.
La Vuelta inciampa: la Palestina vince la tappa in Euskal Herria
Dopo le proteste contro Israele che hanno accompagnato la Vuelta nel suo passaggio in Catalunya (nella quinta e sesta tappa di Figueres e Olot), in molti si erano illusi che la corsa sarebbe continuata senza ulteriori imprevisti. Del resto i ciclisti, incluso i corridori della israeliana Israel Premier Tech, hanno […] L'articolo La Vuelta inciampa: la Palestina vince la tappa in Euskal Herria su Contropiano.
I catalani salutano con entusiasmo la Global Sumud Flotilla alla sua partenza da Barcellona
Durante il fine settimana dal 29 al 31 agosto, il porto di Barcellona è stato teatro di intense giornate di sostegno alla Palestina, organizzate per salutare la Global Sumud Flotilla. Domenica alle 15:35, le imbarcazioni sono salpate verso la loro missione, accompagnate dal calore e dalla forza di centinaia di persone che si sono radunate per mostrare la loro solidarietà. Con questa azione, e di fronte all’inerzia della maggior parte dei governi e delle istituzioni internazionali, i cittadini dimostrano ancora una volta la loro forza e il loro coraggio nel denunciare e contribuire a porre fine a uno dei genocidi più atroci del nostro tempo. Le giornate sono state ricche di attività: conferenze di collettivi impegnati, concerti, balli e incontri che hanno trasformato il porto in uno spazio di resistenza, cultura e speranza. La grande partecipazione riflette l’impegno della società catalana per la causa palestinese e il sostegno a questa iniziativa internazionale che cerca di rompere i blocchi e denunciare il genocidio a Gaza. Per la preparazione dell’evento è stato lanciato un appello alla collaborazione, al quale la popolazione catalana ha risposto in modo straordinario: molte persone si sono offerte di viaggiare sulle barche, altre hanno aperto le loro case per ospitare i viaggiatori e non sono mancati coloro che si sono resi disponibili a svolgere compiti essenziali come la cucina e la logistica. Un esempio è “Cuineres per la Pau Baix Montseny”, due cuoche e più di 200 volontari che hanno preparato il cibo per i 350 membri dell’equipaggio della Global Sumud Flotilla. La maggior parte del cibo proviene da donazioni di piccole imprese e produttori locali e ogni giorno i volontari hanno trasportato il cibo agli attivisti con dei furgoni. Laboratorio di barche di carta e laboratorio di danze tradizionali palestinesi. Conferenza stampa Tra gli eventi del 31 agosto si è tenuta una conferenza stampa alla quale hanno partecipato membri dell’organizzazione come Saif Abukeshek e Thiago Avila, attivisti come Greta Thunberg e Yasemin Acar, Muhammad Nadir Al-Un, attori come Liam Cunningham ed Eduardo Fernández, musicisti come James Smith e politici come l’ex sindaca di Barcellona Ada Colau. Conferenza stampa L’attivista svedese Greta Thunberg, intervenendo alla conferenza stampa, ha sottolineato: “I palestinesi hanno ripetuto per molti decenni le loro richieste di giustizia e libertà e la loro volontà di vivere, ma non hanno trovato ascolto. Tuttavia, lentamente ma inesorabilmente, ogni giorno sempre più persone stanno aprendo gli occhi e vedendo le atrocità, il genocidio, il massacro di massa che Israele sta commettendo. La storia di oggi non riguarda il nostro viaggio, né la missione che stiamo per intraprendere. La storia di oggi riguarda la Palestina, la storia di oggi riguarda il modo in cui alle persone vengono deliberatamente negati i mezzi più elementari per sopravvivere. Vediamo come il mondo possa rimanere in silenzio e come coloro che detengono il potere, coloro che dovrebbero rappresentarci, stiano tradendo e deludendo in ogni modo possibile i palestinesi e tutti i popoli oppressi del mondo. Non stanno rispettando il diritto internazionale, non stanno adempiendo ai doveri legali più elementari per prevenire un genocidio. Israele è molto chiaro sulla sua intensità genocida: vuole cancellare la nazione palestinese, vuole impadronirsi della Striscia di Gaza. La gente deve agire, se questo non spinge le persone ad alzarsi dal divano e ad agire, a riempire le strade e ad organizzarsi, allora non so chi lo farà. Personalmente, sono inorridita dal modo in cui le persone possono continuare la loro vita quotidiana accettando questo genocidio, guardando una trasmissione in diretta del genocidio sui loro telefoni e poi fingendo che non stia succedendo nulla. I palestinesi sono stati disumanizzati“. Questa storia riguarda anche la rivolta mondiale e il modo in cui le persone stanno facendo un passo avanti. Per ogni politico che alimenta il genocidio, la distruzione ambientale e climatica, la colonizzazione e il fascismo, ci saranno persone che intensificheranno la resistenza contro tutto questo. Ecco perché stiamo mobilitando persone da tutto il mondo che arrivano ancora più forti con decine di navi, perché semplicemente non c’è alternativa. Il popolo palestinese ci chiede di agire e di porre fine alla nostra complicità”. Partecipanti alle giornate di appoggio alla Palestina. Sostegno dell’associazione Mondo senza guerre e senza violenza L’ex sindaca di Barcellona, Ada Colau, ha ringraziato la popolazione con le seguenti parole: “La mobilitazione di Barcellona è stata impressionante, la gente di Barcellona si è mobilitata tutte le volte che è stato necessario: per accogliere i rifugiati, per fermare le guerre ingiuste e per la causa palestinese, che è la causa dell’umanità. Grazie mille a tutti i cittadini e ai movimenti sociali che hanno fatto sì che le istituzioni codarde che non osavano muoversi abbiano dovuto prendere posizione grazie alla mobilitazione dei cittadini. A Barcellona siamo orgogliosi di essere la prima città di tutta Europa ad aver interrotto le relazioni con Israele già tre anni fa, grazie ai movimenti sociali e ai cittadini. Chiederemo che lo stesso avvenga in tutte le istituzioni e i governi europei. Ci sono solo due parti, quella del bene e quella del male. C’è la parte dei genocidi e quella delle persone che vogliono difendere la vita e i diritti umani. Noi siamo dalla parte della difesa della vita e dei diritti umani. Se Gaza non si arrende, non possiamo arrenderci nemmeno noi. Per questo motivo questa flottiglia salperà piena di speranza e potremo dire a Gaza che non è sola”. Sulla Global Sumud Flotilla Dopo i tentativi falliti di rompere l’assedio di Gaza – via mare con la barca Madleen, via terra con il convoglio Sumud e con migliaia di partecipanti alla Marcia Globale verso Gaza dal Cairo – gli organizzatori di queste tre iniziative hanno deciso di fare un passo in più. È nata così la Global Sumud Flotilla, il cui scopo è sfidare le violazioni dei diritti umani subite da Gaza attraverso un’azione umanitaria, coordinata e nonviolenta. La Global Sumud Flotilla ha organizzato un’azione di protesta che ha come obiettivo quello di portare il maggior quantitativo possibile di aiuti umanitari a Gaza e aprire un corridoio che faciliti l’arrivo di assistenza da parte di Paesi, organizzazioni e istituzioni a un popolo che ne ha urgente bisogno. A tal fine, decine di imbarcazioni e centinaia di attivisti stanno salpando da diversi porti del Mediterraneo con la missione di rompere il blocco imposto da Israele su Gaza in un’azione coordinata dai diversi porti e con delegazioni provenienti da oltre 44 Paesi. Si tratta di un’azione legale e nonviolenta; le imbarcazioni navigheranno con tutti i permessi necessari verso la Striscia di Gaza, senza entrare nelle acque territoriali di Israele. Qualsiasi intercettazione israeliana costituirà un atto di pirateria. L’obiettivo è quello di stabilire un corridoio umanitario che consenta di far arrivare cibo e medicine alla popolazione palestinese, in ottemperanza a un mandato delle Nazioni Unite, nonché di denunciare il blocco, le tattiche di fame e il genocidio del popolo palestinese. L’occupazione israeliana mantiene un assedio totale via terra, mare e aria, isolando Gaza dal mondo esterno. I valichi terrestri rimangono chiusi, il che rende l’arrivo degli aiuti umanitari un processo pieno di ritardi, restrizioni e persino rischi mortali. La flotta cerca di aggirare questi ostacoli via mare e di affrontare direttamente il blocco. Su ogni barca viaggiano persone con profili molto diversi e funzioni specifiche: personale sanitario, membri dell’equipaggio, meccanici, volontari di supporto, nonché personaggi pubblici e delegazioni di diversi Paesi. Più di 28.000 persone si sono offerte di collaborare in un modo o nell’altro all’iniziativa, insieme alle centinaia che hanno lavorato alla sua organizzazione. Nel complesso, si tratta di una somma plurale di volontà – di diverse origini, credenze e culture – disposte a rischiare la vita per fermare l’insopportabile genocidio che Gaza sta subendo e per contribuire con il proprio impegno alla libertà della Palestina. Barcellona è stato uno dei porti scelti per la partenza della flottiglia, quindi domenica 31 agosto alle 15:35 abbiamo salutato le navi che salpavano alla volta di Gaza. Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo con l’ausilio di un traduttore automatico Pilar Paricio
Team della Ocean Viking bloccato a bordo per protocolli sanitari inadeguati
Dopo l’attacco armato, il personale della Ocean Viking è ancora bloccato a bordo a causa di protocolli anti-tubercolosi lunghi e inadeguati. Lunedì 25 agosto, la Ocean Viking, la nave di ricerca e soccorso di SOS MEDITERRANEE, noleggiata in collaborazione con la Federazione Internazionale della Croce Rossa (FICR), ha sbarcato 87 sopravvissuti ad Augusta, in Sicilia. Da allora, alla nave è stato ordinato di rimanere all’ancora fuori dal porto. 34 persone, tra cui 25 tra personale di SOS MEDITERRANEE e della FICR, nonché 9 membri dell’equipaggio, sono rimaste bloccate a bordo e non è stato ancora loro permesso di scendere a terra o di ricevere l’assistenza essenziale richiesta. Durante lo sbarco, un sopravvissuto, un minore non accompagnato, è stato messo in isolamento dall’USMAF (le autorità sanitarie italiane responsabili della valutazione sanitaria all’arrivo) e sottoposto a test per la tubercolosi (TBC), con esito positivo. Il caso era stato precedentemente identificato dal personale medico di SOS MEDITERRANEE-IFRC a bordo, che aveva attivato la procedura di isolamento, come previsto dalle nostre linee guida mediche, e aveva indirizzato il paziente alle autorità sanitarie italiane per il follow-up medico all’arrivo. Di conseguenza, le autorità sanitarie italiane non hanno concesso la “libera pratica” alla MV Ocean Viking, una dichiarazione necessaria per consentire all’equipaggio di sbarcare a seguito della certificazione di esenzione da malattie infettive della nave da parte delle autorità sanitarie competenti. Mercoledì 27 agosto, il personale sanitario italiano è salito a bordo della nave alle 11:19 per sottoporre tutti i membri dell’equipaggio al test di Mantoux (test cutaneo alla tubercolina). I risultati del test di Mantoux sono disponibili tra le 48 e le 72 ore e sono attualmente attesi tra venerdì 29 agosto e sabato 30 agosto. I soggetti vaccinati con il vaccino BCG potrebbero presentare una reazione positiva; in tali casi, l’USMAF ci ha informato che i soggetti con risultati positivi saranno sottoposti a radiografia del torace per escludere un’infezione attiva. Siamo profondamente preoccupati per questa situazione, poiché la logica di una procedura così prolungata rimane poco chiara e incoerente con gli standard medici internazionali sulla prevenzione e il trattamento della tubercolosi. Il sopravvissuto è stato immediatamente isolato a bordo dal nostro equipaggio, riducendo al minimo le interazioni e utilizzando sempre i DPI, prima di essere indirizzato all’USMAF come da prassi consolidata. I test di Mantoux sono stati eseguiti meno di 96 ore dopo il primo contatto, un lasso di tempo in cui l’infezione non può essere rilevata. Le linee guida internazionali, come gli Standard dell’Unione Europea per la Cura della Tubercolosi (ESTC), riconoscono che il test cutaneo eseguito immediatamente dopo l’esposizione è privo di significato dal punto di vista medico, poiché la risposta immunitaria diventa rilevabile solo settimane dopo. Inoltre, il test è stato applicato universalmente piuttosto che in base al rischio effettivo: prove scientifiche e linee guida della European Respiratory Society (ERS) e dell’ECDC dimostrano che una trasmissione significativa richiede un’esposizione prolungata e non protetta, cosa che non si è verificata in questo caso. Ciononostante, il nostro equipaggio rimane confinato a bordo. Secondo le linee guida dell’OMS, l’isolamento o la quarantena sono giustificati solo per le persone con tubercolosi infettiva attiva o con contatti realmente ad alto rischio, e devono sempre rappresentare la misura meno restrittiva possibile. L’attuale confinamento manca quindi sia di giustificazione medica che di fondamento etico. I nostri sforzi rimangono concentrati sul supporto al nostro team a bordo della nave, anche da remoto, mentre affrontano questa situazione, insieme al trauma in corso a causa del recente attacco della Guardia Costiera libica. Ciononostante, il loro rapido sbarco è fondamentale per consentire di accedere all’assistenza psicologica e garantire il loro trasferimento in un ambiente estraneo alla loro recente esperienza traumatica. “Dopo che la Guardia Costiera libica ha sparato al nostro team domenica scorsa, siamo ora costretti a sopportare questo isolamento ingiustificato a bordo”, dichiara Angelo Selim, coordinatore delle operazioni di ricerca e soccorso a bordo dell’Ocean Viking. “Questo sta accadendo proprio nel luogo in cui si è verificato questo incidente potenzialmente letale, impedendoci di prendere le distanze fisicamente e mentalmente dall’evento traumatizzante”, conclude.   Redazione Italia
Antonio La Piccirella, attivista della Freedom Flotilla: “Denunciamo Israele per averci sequestrato”
Il silenzio omertoso e complice sul genocidio dei palestinesi deve essere sconfitto con parole di verità, ma anche con il coraggio di un gesto nonviolento, come ha fatto Antonio La Piccirella imbarcandosi sulla nave Handala della Freedom Flotilla per rompere il muro dell’indifferenza e il blocco agli aiuti umanitari. I 21 attivisti che erano a bordo della nave Handala sono finalmente liberi. Israele non aveva nessun motivo legale per detenere l’equipaggio internazionale dell’Handala, come ha dichiarato Ann Wright, membro del comitato direttivo della Freedom Flotilla: “Non si tratta di una questione di giurisdizione interna israeliana. Si tratta di cittadini stranieri che operano secondo il diritto internazionale in acque internazionali. La loro detenzione è stata arbitraria, illegale”. Lo scopo della Freedom Flotilla è quello di rompere il blocco illegale agli aiuti umanitari, ma soprattutto quello di aprire una breccia nel muro spietato dell’indifferenza e offrire uno spiraglio di speranza contro il genocidio. Antonio La Piccirella è tornato a casa dopo una breve detenzione in Israele e gli ho fatto alcune domande. In sintesi mi ha detto: Israele sta sterminando il popolo palestinese e nessun governo ha fatto abbastanza. Purtroppo molti non fanno niente, ma altri, come l’Italia sono complici. L’1% delle armi usate dagli israeliani per reprimere e massacrare i palestinesi è di origine italiana, prodotto e venduto da Leonardo S.p.A. Questo è uno dei motivi che mi ha spinto a imbarcarmi sull’Handala: volevo scrollarmi di dosso un poco di questa vergogna che sento sulla mia pelle come italiano. Inoltre la frammentazione sociale, l’isolamento, il modo individuale di assorbire tutte le informazioni che ci piovono addosso senza una dimensione collettiva e comunitaria e tanti altri fattori ci fanno sentire degli spettatori impotenti e passivi. Questa percezione di isolamento non è casuale, ma deriva da un sistema tecnologico che, tramite i social e i media, la favorisce e la alimenta. La nostra azione di resistenza civile nonviolenta rompe questa sensazione di impotenza e di isolamento contro i governi complici o indifferenti. Siamo in grado di agire di fronte alle forze della repressione. Partecipando alla missione della Freedom Flotilla mi sono sentito liberato da questa prigione virtuale e in linea con mente, cuore e corpo. Abbiamo fatto un’azione contro tutti i governi che ormai seguono solo logiche disumane in nome del profitto. Abbiamo provato a restituire dignità e coraggio a tante persone. Io mi sono sentito padrone della mia vita. Ci dobbiamo mobilitare per riconquistare la nostra umanità. Ci hanno attaccato di notte in acque internazionali come pirati. La navigazione in mare aperto è un diritto inalienabile. Erano venti militari israeliani armati di mitra con due imbarcazioni. Agiscono nell’oscurità per nascondersi meglio. Hanno distrutto i nostri dispositivi e ci hanno registrato per far vedere che ci offrivano cibo, mentre affamano a morte un popolo intero, ma noi avevamo già iniziato lo sciopero della fame e ci siamo rifiutati di accettare qualsiasi cosa. Durante tutto il tragitto ci hanno costretti a rimanere sdraiati in coperta, sotto la minaccia delle armi. L’ipocrisia si manifesta nel modo più orrendo, ed io l’ho vista da vicino. In Palestina massacrano i giornalisti, perché non tollerano narrazioni diverse dalla loro unica verità. L’Occidente è complice.  Secondo un comunicato di Freedom Flotilla Italia, al momento del rapimento da parte dell’IDF, Christian Smalls, cittadino statunitense e noto attivista sindacale contro Amazon, è stato immobilizzato con la forza e malmenato. Così pure durante gli interrogatori: è stato uno di quelli sottoposti alle peggiori angherie. Tali atti costituiscono un trattamento inumano e degradante, vietato dalla Convenzione ONU contro la tortura (1984). Tutto questo è avvenuto anche grazie al fatto che ambasciata e consolato USA non hanno visitato in carcere i loro connazionali, non li hanno assistiti durante i processi, non li hanno accolti e supportati per il viaggio di ritorno. Numerosi giuristi e organizzazioni per i diritti umani, come Adalah e Al Mezan, hanno già segnalato come l’attacco alla nave Handala si inserisca in un più ampio quadro di impunità e aggressione sistematica nei confronti di iniziative civili e umanitarie che cercano di rompere il blocco su Gaza – un blocco che le Nazioni Unite hanno definito “punizione collettiva” e dunque illegale ai sensi del diritto umanitario internazionale. L’abbordaggio della nave Handala, avvenuto in acque internazionali nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2025, costituisce una violazione dell’articolo 87 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), che garantisce la libertà di navigazione, e può configurarsi come atto di pirateria ai sensi dell’articolo 101 della stessa convenzione, nonché come violazione del principio di non-intervento. Inoltre, la detenzione forzata degli attivisti – prelevati contro la loro volontà da acque internazionali, trascinati contro la loro volontà in Israele e trattenuti con una falsa accusa di “immigrazione clandestina” – viola il Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR, art. 9), che sancisce il diritto alla libertà personale. Le denunce di Mazzeo e La Piccirella potrebbero aprire un precedente importante: azioni giudiziarie internazionali volte a far riconoscere che le azioni dell’esercito israeliano contro attivisti pacifisti costituiscono violazioni gravi del diritto internazionale dei diritti umani, del diritto del mare e delle convenzioni sui trattamenti dei civili anche in tempo di conflitto. Rayman
Syros, Grecia: manifestanti pro Palestina impediscono lo sbarco dei passeggeri israeliani della nave da crociera Mano Maritime
Una folla di manifestanti con bandiere palestinesi e striscioni con la scritta Stop the genocide ha bloccato il porto di Syros, in Grecia e ha impedito ai passeggeri israeliani di sbarcare dalla nave da crociera Mano Maritime. In precedenza gli israeliani cantavano: “Possa il tuo villaggio bruciare”. L’enorme nave ha lasciato il porto e sta navigando verso Cipro. Fonte: https://www.facebook.com/vincenzo.giani   Redazione Italia