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A Milano presentazione dell’albo illustrato “Strega!” per i bambini di Gaza
Sabato 13 dicembre 2025, ore 18:00 Associazione ChiAmaMilano, via Laghetto 2, Milano “Strega!” è una fiaba scritta da Mia Lecomte per i bambini di Gaza. Il libro è il risultato di un lavoro collettivo con gli illustratori Manuel Baglieri, Lenina Barducci, Federica Pagnucco e Andrea Rivola. Il progetto, volontario e gratuito, è stato curato da Emanuela Bussolati, Giulia Orecchia e Elena Spagnoli Fritze. Grazie alla traduzione araba di Farid Adly, la pubblicazione è bilingue. È edita dalla casa editrice Mesogea (Me). Il libro, oltre alla distribuzione italiana, servirà ad allietare le giornate dei bambini e bambine di Gaza che frequentano i corsi di istruzione e svago nei campi degli sfollati. Quando l’edizione digitale è arrivata nelle loro mani, le maestre di Gaza hanno esclamato: «Adesso possiamo coniugare istruzione a intrattenimento!» Il volume è stato pubblicato per sostenere “Ore Felici per i bambini di Gaza”, un programma di adozioni a distanza di orfani presi in custodia dall’associazione delle donne palestinesi Al-Najdah (Soccorso Sociale), che si batte per la parità di genere. Il progetto è curato dal circolo culturale siciliano dell’ARCI “ACM-Casa delle Culture” e da Anbamed, aps per la Multiculturalità. Tutto il ricavato sarà devoluto all’associazione Al-Najdah per finanziare la ricostruzione di uno dei Giardini d’infanzia (orfanotrofio) distrutti dai bombardamenti. Hanno collaborato: Mia Lecomte è una poetessa e scrittrice italo-francese. La sua produzione letteraria, tradotta in diverse lingue, è stata pubblicata in Italia e all’estero in raccolte personali e in numerose riviste e antologie. Traduttrice, è nota come critica e studiosa nel campo della letteratura transnazionale, in particolare della poesia. Fa parte del comitato di redazione di riviste e periodici italiani e internazionali ed è fondatrice e membro attivo del gruppo poetico-teatrale Compagnia delle poetesse. Coordina Linguafranca-sabir, blog collettivo di traduzione poetica per Il Fatto Quotidiano. https://www.mialecomte-ph.com/ Emanuela Bussolati progetta libri per la prima infanzia, li illustra e li scrive da 50 anni. Ha ricevuto il premio Andersen come autore completo e il premio alla carriera dell’associazione autori di immagini. Giulia Orecchia illustra e progetta libri per l’infanzia, giochi e laboratori. Tra gli altri, Premio Andersen come illustratrice, ospite d’onore a Sarmede, premio alla carriera Eleonora Nespolon. Elena Spagnoli Fritze si è occupata di marketing e pubblicità prima di dedicarsi alla traduzione, alla scrittura e alla consulenza editoriale, con particolare attenzione all’inclusione. È socia di uno studio di design e costellatrice. Il resto del tempo scorrazza su e giù per la montagna dove abita. Lenina Barducci, detta Nina, ha lavorato come restauratrice per anni, ma dopo aver frequentato la scuola di scrittura Bottega Finzioni e la scuola d’illustrazione Ars in Fabula, ha cominciato a scrivere racconti che dal 2020 hanno preso la forma di diversi albi illustrati. Nel 2025 ha ottenuto la menzione speciale opera prima BRAW 2025 alla Bologna Children’s book fair. Federica Pagnucco, illustratrice, vive in Friuli. Ama la carta e i pennelli. Le piacciono i viaggi, le lingue e la natura. Quando lava l’insalata dell’orto recupera l’acqua per bagnare i fiori. Odia le armi. Ha pubblicato diversi albi illustrati, è stata selezionata alla fiera di Bologna. Adora incontrare grandi e piccini, imbastire illustrazioni con chi non l’ha mai fatto e stupirsi delle idee. Manuel Baglieri, designer e arteterapeuta, disegna da solo quando illustra libri, in compagnia quando aiuta grandi e piccini a coltivare il proprio talento artistico. Collabora con enti pubblici e privati come libero professionista nell’ambito della grafica e dell’esperienza dell’Arte come strumento pedagogico e terapeutico. Andrea Rivola, laureato al Dams Arte di Bologna, vive a Riolo Terme (RA), immerso nei paesaggi campestri della Valle del Senio in compagnia di inseparabili e variegati personaggi creati dalle sue matite immaginifiche. Appassionato illustratore, ha pubblicato più di cinquanta libri in Italia e all’estero e collabora con il Corriere della Sera. Da vignaiolo tenace, impegna mani e creatività nella piccola cantina di famiglia, producendo vini che decantano la cultura leggendaria del territorio.   Farid Adly, giornalista libico di Bengasi, direttore editoriale della testata giornalistica online Anbamed. Collabora con il Corriere della Sera. Vive e lavora ad Acquedolci (Me). La presentazione presso la sede di ChiAmaMilano è promossa dall’Associazione Anbamed, aps per la Multiculturalità in collaborazione con l’Associazione ChiAmaMilano, Colibrì Caffè Letterario e l’Associazione Linguafranca-sabir.   Redazione Milano
HeART of GAZA: I cuori feriti dei bambini Gaza in mostra a Firenze
Da Martedì 4 Novembre a domenica 16 novembre 2025, in Piazza Madonna (ex Murate) della Neve a Firenze è possibile visitare gratuitamente, grazie alla collaborazione di assopacepalestina, la mostra “HeART o GAZA”, una mostra di disegni di bambini di Deir Al-Balah, al centro della Striscia di Gaza. Il progetto, nato dalla amicizia – collaborazione fra Mohammed Timraz e l’illustratrice irlandese Féile Butler, ha permesso di offrire un tempo, uno spazio di gioco e “normalità”, ai bambini di Gaza, che vivono dall’ottobre 2023 nel terrore dei bombardamenti, la distruzione delle case, delle scuole, degli ospedali, la mancanza di cibo, acqua, cure sanitarie. Questo progetto ha consentito di far uscire i disegni dei bambini fuori dai confini della striscia per raggiungere il mondo attraverso questa mostra itinerante, testimoniare la situazione di Gaza attraverso i loro disegni e sostenere il progetto “We are not alone“. Abbiamo intervistato Mohammed Timraz (@mohammed_timraz_10), ricercatore palestinese che ora vive a Parma e studia Art terapy presso l’università. Pressenza Moahamed, chi è stato in Palestina in Cisgiordania e in particolare a Gaza, anche se è palestinese, ha una grande ferita nel cuore in questo momento vedendo la situazione di distruzione e disastro umanitario ed è per questo che ogni giorno e molte notti cerchiamo di fare qualche piccola cosa, dare un piccolo contributo, per cambiare le cose. Mohammed Lo so, lo so. Le persone che hanno una humanità sentono questo. Avete visto la mostra a Firenze? Cosa ne pensate? Pressenza Le cose che abbiamo visto e che ci hanno colpito nel vedere qui disegni dei bambini è il tentativo di rendere belle e felici alcune situazioni drammatiche e come loro hanno descritto invece in modo molto crudo e vero il dolore, la distruzione e tutto quello che hanno subìto. Mohammed Ovviamente si può solo immaginare cosa un bambino può vedere attraverso i suoi occhi in questo tipo di situazione, ma i suoi sentimenti riguardano più il tentativo di sentire l’armonia in qualcosa che è catastrofico e terribile. In questo progetto abbiamo un obiettivo principale, che è cercare di rendere consapevoli i bambini e di renderli capaci di sentire le loro emozioni, il loro modo di vivere dentro questo genocidio, come stanno soffrendo e come stanno combattendo.  Sì, praticamente il progetto consta proprio di questo, cercare di far tirare fuori la voce dei bambini e di vedere in che modo hanno percepito il disastro, in che modo stanno soffrendo e cercare di tirar fuori i loro sentimenti. Pressenza Come è nato questo progetto? Mohammed Il progetto è nato a luglio 2024. Sai che il genocidio è iniziato il 7 ottobre 2023 ed io, conoscendo l’inglese, ho iniziato a pubblicare informazioni sulla situazione in Gaza sui miei social media. Ho un’amica irlandese che si chiama Féile Butler e con lei è partito il progetto.  Tutti i giorni parlavamo di come la situazione in Gaza fosse molto difficile, specialmente per il genocidio in atto. Ogni giorno, ogni mattina, mi mandava un messaggio: “come stai, sei ancora vivo?” – ” Alhamd lilhi! Grazie a Dio, sì!”  Sai che nessuno può rimanere in sicurezza in Gaza, è un genocidio, chiunque può essere il prossimo. Quindi ci sentivano e ci mandavamo aggiornamenti. Ogni giorno la nostra amicizia è diventata sempre più stretta e una volta in un messaggio mi ha mandato un disegno di sua figlia e io gli ho mandato alcuni disegni dei miei nipoti, Nour, Shahed e Sobhi, di 9, 7 e 5 anni. In uno di questi disegni, quello di Shahed era disegnato un bambino senza testa.  E quando abbiamo visto questo disegno abbiamo detto che non è normale che un bambino di 7 anni disegnasse una cosa così! Questo non poteva essere accettabile! E questo in effetti è uno dei disegni che c’è nella mostra. Da quel momento ho deciso di fare qualcosa per questo bambino che aveva 7 anni e gli altri coetanei. Quindi ho predisposto una tenda per fare dei laboratori per i miei nipoti e altri bambini, circa 20 in tutto. Giorno dopo giorno ho iniziato a fare alcuni laboratori per tutto il gruppo di bambini, cercando di farli lavorare su qualcosa che non riguardasse il genocidio, la sofferenza, ma ad esempio disegni sull’inverno, sul mare, sui fiori, le torte di compleanno. Farli uscire dalle loro paure, dal dolore, dai bombardamenti, era molto difficile, era un sogno! Perché loro, avevano vissuto e stavano vivendo il genocidio ma piano piano hanno iniziato ad uscire dalle sofferenze ed hanno cominciato a disegnare cose positive. In questo modo abbiamo cercato di raccontare e mostrare alle persone fuori da Gaza, cosa i bambini stessero affrontando e quanto soffrivano: far vedere come è la vita e lo stile di vita per i bambini che vivevano all’interno di un genocidio. Da quando mi è stato reso impossibile continuare la mia attività (Grey Cafè) mi sono occupato di questo progetto acquistando il materiale per disegnare, pagando l’affitto delle tende, gli psicologi, i fotografi e i volontari. Pressenza Dove operavate con questi laboratori? In quale parte di Gaza?  Mohammed Ho iniziato nella mia città, in Deir el-Balah, nel centro di Gaza, aiutato dalle due ragazze più grandi, Qamar e Misk. Ora da 20 bambini siamo arrivati a 2.000, in 17 tende e altri spazi: a Khan Yunis, al Mawasi, Deir al Balah, Nuseirat e Gaza City. Pressenza Mohamed ci puoi raccontare una storia particolare che hai vissuto, in negativo o in positivo, attraverso i disegni di questi bambini e il rapporto con loro? Un aneddoto, un’esperienza che ti ha colpito. Mohammed Ho già accennato alcune storie come quello del bambino senza testa. Ogni disegno in realtà aveva una storia terribile dietro. Una storia particolare è quella di un bambino di 7 anni, Hihsan, che disegnava sempre pesci e il mare, in tutti i laboratori. Anche se il tema del giorno era l’inverno lui disegnava i pesci e il mare. Capendo che questo nascondeva psicologicamente qualcosa gli chiesi del perché di questo ripetere sempre e disegnare sempre i pesci e il mare. Così è emerso che lui aveva perso suo padre durante questo genocidio e che prima lo portava sempre al mare, cosa che lo rendeva felice. Ogni volta che disegnava il mare, o un pesce, lui ricordava suo padre e si sentiva felice e questo era un modo per curare il suo cuore. Pressenza Quando sei venuto in Italia? Mohammed Sono qui in Italia da un mese, dal primo ottobre di quest’anno. Sono restato a Gaza per due anni, ho vissuto il genocidio per due anni. Pressenza Un’ultima domanda: che evoluzione vorresti che avesse questo progetto? Sia per aiutare i bambini gazawi a tirare fuori i loro “cattivi” pensieri, le loro sofferenze, i loro sogni, ma anche per aiutare l’opinione pubblica, il resto del mondo a conoscere la situazione in modo più profondo, attraverso gli occhi, le emozioni e le sofferenze dei bambini. Mohammed Per ora continueremo con questo progetto, perché i bambini lo meritano ed è importante mantenere questo percorso e farlo crescere via via. Perché come sapete tutte le scuole sono state distrutte e per gli alunni non c’è nessun luogo dove andare a studiare: con questo progetto, intanto, gli abbiamo dato un luogo dove lavorare, studiare e fare queste attività.  Abbiamo anche altri progetti per il futuro. Stiamo lavorando per creare un sito web per il progetto e per cercare di raggiungere più bambini possibile.  Abbiamo già fatto un libro e quindi stiamo cercando, giorno dopo giorno e mese dopo mese, con i miei meravigliosi collaboratori, di portare avanti nuove idee. Vorrei dire qualcosa di più: non sono solo un ricercatore, sono qui a studiare e sto mandando un messaggio per la mia società, per la mia famiglia, per le persone qui, per conoscere la realtà, per conoscere la verità. E questa è l’unica arma che abbiamo in un contesto dove c’è comunque una contropropaganda, per non fare emergere la verità: hanno ucciso più di 300 giornalisti in Gaza, per impedirgli di vedere e raccontare la realtà. E si sta continuando ad uccidere anche durante la tregua, compreso un giornalista, Saleh: non vogliono testimoni a raccontare quello che sta succedendo. Uno dei miei sogni per il futuro è, se le cose andranno bene, tornare a Gaza per creare un’associazione, un edificio per i bambini di Gaza, per il cuore di Gaza. Vediamo… Io sono sempre lì, sento che sono come un corpo senza cuore, sento che il mio cuore rimane lì, per esempio, dormo solo al massimo 4 ore al giorno: è davvero difficile, sai. Iin sha’ allah!. Thank you! La mostra è gratuita, ma soggetta a copyright. Per informazioni consultare i canali social di HeArt of Gaza.   HeART of GAZA a Firenze Mohammed Timraz e disegni di bambini di Deir Al-Balah Mohammed Timraz e disegni di bambini di Deir Al-Balah Mohammed Timraz e disegni di bambini di Deir Al-Balah disegni di bambini di Deir Al-Balah Mi porta con sé senza più la testa, la sua tragedia e la sua tristezza sanguinano in lacrime blu, un incendio e molte vite spezzate, tra cui la mia. Il mio compleanno a casa della nonna, dopo che siamo stati sfollati da casa nostra, a Khan Younis. La nonna ha fatto [la torta] con l'ananas, e io ho compiuto otto anni. Hihsan, che disegnava sempre pesci e il mare Un messaggio di Shahed alla mamma: "Dalle nuvole piovono colori come cuori variopinti per rendere i bambini felici, proprio come me" Quando scompaiono le case significa che in un battito d'occhio scompaiono i ricordi, i parenti ei vicini. A loro si sostituiscono i frammenti che riempiono e ricoprono tutto, e gli incendi non si placano Sabrin, bambina martire. Un giorno correva sulla battigia; il giorno dopo la sua famiglia fuggiva, con lei awolta nel sudario   Paolo Mazzinghi
Desio, emozionante lettura dei nomi dei bambini uccisi a Gaza
Ci sono giornate che percepisci ti rimarranno impresse: il 28 settembre è stata una di queste. Ho  partecipato alla lettura di una piccola parte dei nomi dei preziosi bambini uccisi a Gaza nella piazza principale di Desio, dalle ore 9 alle 13.  Un’iniziativa partita dal basso, non sigle, ma persone: un gruppo di cittadini e cittadine ha sentito fortemente l’esigenza di gridare il proprio no al genocidio, alla guerra e a ogni forma di violenza e sopraffazione. Una settantina di persone di ogni età e cultura si sono alternate nella lettura, formando un’unica comunità pulsante e partecipe.  Fra loro anche il sindaco di Desio, Carlo Moscatelli, il padre dell’ambasciatore ucciso in Congo Luca Attanasio, Salvatore e una folta rappresentanza della comunità pakistana locale. La lettura, accompagnata da un lento e gorgogliante sottofondo di scorrere d’acqua, sorto a simbolo della commistione fra vita e morte, ha commosso in primis molti lettori, il cui bisogno di conforto ha ulteriormente sottolineato la nostra necessità di empatia e di “rimanere umani”. Lo sparuto gruppo di ascoltatori si è fatto via via più folto e attento. Ad un tratto, durante la lettura, una piccola farfalla gialla si è posata sull’elenco dei bambini assassinati. Si dice che le farfalle siano le anime dei morti che vengono ad accarezzare i vivi. I bambini di Gaza scuotono le nostre coscienze e ci invitano a prendere posizione e ad agire: ogni piccolo gesto conta.  Siamo chiamati a non essere indifferenti, a essere testimoni e a gettare semi di bellezza e gentilezza su questo mondo che sembra ogni giorno diventare più tetro e feroce. Non sta a noi sapere se germoglieranno o meno. Non è esperienza comune che parole e gesti abbiano giaciuto in noi stessi silenti per poi fiorire a tempo debito?   In fondo la piccola Anna Frank – che oggi sarebbe palestinese – aveva ragione: c’è un disperato bisogno di credere nell’intima bontà dell’uomo e in quel cielo blu che ieri ci ha sovrastato. Redazione Italia
Buon vento, ribelli. Diario di bordo dalla Global Sumud Flotilla
All’alba è arrivata la barca dello sciamano di Genova, Fulvio. Un’emozione speciale, perché il motore non andava, il tempo era inclemente, quindi la barca è entrata a vele spiegate nel porto siciliano che ci ospita. Un altro carico di umanità con il vento in poppa. Sono partiti da Genova cinque giorni fa, sono stati i primi ad arrivare in Sicilia da Genova. Mi racconta Fulvio di aver ricevuto due disegni dai bambini italiani per i bambini di Gaza. In un disegno prevale lo scenario di guerra, nell’altro si impone un cuore grande, il nostro cuore per i bambini del lager di Gaza. Andiamo avanti per loro e per tutte le persone innocenti che si possono ancora salvare. Sarà un viaggio avventuroso, ma abbiamo sempre più sostenitori. Il nostro è un gesto nonviolento come lo è Fulvio, che nonostante abbia avuto un’esistenza burrascosa, 14 anni fa ha ricominciato a vivere con un percorso di recupero psicologico e spirituale, con una conversione profonda alla nonviolenza. Nel suo passato ci sono un patrigno violento, reazioni di difesa della madre, dieci tra carabinieri e poliziotti picchiati in situazioni ad alto tasso alcolico. Oggi sono entrati in porto altri quattro che hanno rischiato tutto per arrivare in Sicilia. Mido ha vomitato per due giorni, ma la sua anima è integra, forte e generosa. Negli altri tre giorni non ha mai smesso di cucinare per gli altri, pur facendo il velista a turno, senza concedersi soste. Hanno dormito mediamente tre ore al giorno, ma sono arrivati con la giusta soddisfazione di aver compiuto un’impresa. Fulvio fa lo sciamano perché ha approfondito l’esperienza mistica con due sciamani che vivono in Italia. Mido invece è un siriano di 28 anni, che lavora come ristoratore ed è un appassionato docente di chimica. Forse non verranno fino in fondo, ma hanno già compiuto un’impresa che i velisti considerano eroica. Buon vento, ribelli. Rayman
Gaza e Cisgiordania: le verità che nessuno può più tacere ed eludere
“Il silenzio non è un’opzione”, titola il comunicato con cui il Comitato di coordinamento delle procedure speciali dell’ONU si è espresso riguardo alle minacce di sanzioni rivolte dagli USA contro Francesca Albanese. E, affermando di non poter più “rimanere in silenzio”, i sacerdoti cristiani di tre chiese – due cattoliche, latina e melchita, e la greco-ortodossa – hanno denunciato le incursioni dei coloni israeliani a Taybeh, in Cisgiordania. Intanto le notizie divulgate da agenzie stampa e quotidiani informavano che in Cisgiordania due giovani palestinesi sono stati aggrediti e, impedendo alle ambulanze di soccorrerli, uccisi dai coloni israeliani e che a Gaza le forze armate israeliane hanno sparato contro la folla assiepata intorno a un centro di distribuzione di cibo e soccorsi gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation uccidendo almeno 30 e ferendo circa 180 persone. Inoltre che nelle ultime 48 ore l’aeronautica militare israeliana ha colpito una cittadina del Libano meridionale, uccidendo una persona, mentre a Gaza bersagliava oltre 250 obiettivi, facendo almeno 143 vittime. E che le trattative per la tregua condotte a Doha dai mediatori qatarioti ed egiziani sono ‘incagliate’ perché la delegazione israeliana si ostina a volere che le sue forze armate rimangano posizionate all’interno della Striscia di Gaza [Hamas, colloqui per Gaza in stallo per piano ritiro Israele: ‘Vogliono mantenere le truppe sul territorio’ / ANSA – 12 LUGLIO 2025]. GENOCIDIO DEI PALESTINESI: UNA VERITÀ INELUDIBILE Sottolineando che, redigendo il report DALL’ECONOMIA DELL’ OCCUPAZIONE ALL’ECONOMIA DEL GENOCIDIO, ha “assolto il mandato conferitole dal Consiglio per i diritti umani, che richiede specificamente al Relatore speciale di indagare sulle violazioni da parte di Israele dei principi e delle basi del diritto internazionale, del diritto internazionale umanitario e della Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra nei territori palestinesi occupati da Israele dal 1967″, il Comitato dell’ONU ha informato i media che, oltre alle richieste per la sua rimozione dal ruolo e alla minaccia di interdizione dagli USA, Francesca Albanese subisce aggressive intimidazioni alla sua persona e anche contro i propri familiari. E, in merito alle polemiche sui contenuti della relazione, ovvero alle contestazioni di Israele e USA, il Comitato dell’ONU ha dichiarato: > Documentare e denunciare le gravi violazioni del diritto internazionale > umanitario commesse da Israele e da altri attori è un’opera che dovrebbe > essere sostenuta dagli Stati, non sanzionata o indebolita. Restare in silenzio > di fronte a tanto palesi disprezzo e svilimento dei diritti umani non è > un’opzione [“Il silenzio non è un’opzione”: il Comitato di coordinamento delle > procedure speciali dell’ONU condanna le sanzioni statunitensi a Francesca > Albanese / OHCHR  – 10 LUGLIO 2025] Molti dati raccolti e divulgati dall’ONU infatti descrivono come, anche con la complicità di chi fornisce le armi, le attrezzature e i servizi utilizzati allo scopo, il governo e l’esercito israeliani infieriscono deliberatamente sulla popolazione palestinese, il cui sterminio si configura come un genocidio. E mentre al proprio ritorno in Israele dal tour di incontri ‘a porte chiuse’ a Washington il premier Benjamin Netanyahu sfugge all’evidenza di queste verità, sarà costretto ad affrontarla senza poterla eludere nel confronto alla conferenza internazionale che dibatterà le questioni del conflitto israelo-palestinese convocata a New York dall’Assemblea generale dell’ONU e copresieduta da Francia e Arabia Saudita che doveva svolgersi a giugno e, a causa dell’attacco di Israele all’Iran, procrastinata al 28 e 29 luglio [Israele-Palestina: verso la conferenza Onu presieduta da Francia e Arabia Saudita per i due stati / GLOBALIST – 12 LUGLIO 2025]. GAZA: LE ABERRAZIONI DELLA STRAGE DEGLI INNOCENTI Dall’inizio dell’assedio di Gaza sono sono trascorsi 21 mesi e prima di venire continuativamente colpita dagli attacchi delle IDF nell’enclave palestinese interna allo stato israeliano abitavano 2,3 MILIONI di persone, ricorda l’agenzia stampa internazionale REUTERS nel riferire le informazioni fornite l’11 luglio scorso al ‘quartier generale’ dell’ONU a Ginevra da Ravina Shamdasani e Christian Lindmeier, rispettivamente portavoce dell’Ufficio dell’ONU per i diritti umani (OHCHR) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) [L’ONU segnala 798 morti nei pressi dei centri di aiuti a Gaza in sei settimane / REUTERS – 11 LUGLIO 2025]: > Il 94 % degli ospedali di Gaza sono ormai distrutti o danneggiati, intanto > continuano gli sfollamenti e i civili vengono spinti in spazi sempre più > ridotti. > > Mentre perdura l’impedimento all’ingresso di cibo, carburante e beni di prima > necessità, che vengono gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF) > aggirando le Nazioni Unite, e quotidianamente avvengono uccisioni degli > abitanti di Gaza nei siti di distribuzione di soccorsi e accanto ai convogli > che li trasportano. > > Nel periodo dal 27 maggio fino al 7 luglio abbiamo registrato 798 uccisioni, > di cui 615 nelle vicinanze di siti gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation > e 183 lungo il percorso dei convogli che portano soccorsi. > > Persone colpite nei punti di distribuzione dei soccorsi… donne, bambini, > ragazzi e ragazze e anziani uccisi mentre vanno alla ricerca di cibo, o > attraversano i ‘passaggi’ indicati sicuri per raggiungere incolumi i centri di > assistenza medica, o stanno nei luoghi che viene detto loro essere rifugi e > addirittura all’interno delle strutture sanitarie. Tutto questo è ben oltre > l’inaccettabile [Gaza: inaccettabile che si sia costretti a scegliere se > morire di fame o uccisi / UN NEWS – 11 LUGLIO 2025] A seguito della divulgazione di queste dichiarazioni dei funzionari dell’ONU, l’IDF / Israel Defense Forces ha diramato un comunicato in cui conferma che siano avvenuti “incidenti” e siano stati segnalati “danni ai civili giunti presso i centri di distribuzione” e dichiara di aver svolto accurate indagini sulle vicende e che “sulla base delle lezioni apprese alle forze sul campo sono state impartite istruzioni” [IDF fa ‘mea culpa’, imparata lezione dopo spari centri cibo / ANSA – 11 LUGLIO 2025]… Plausibilmente a indurre i generali delle forze armate israeliane a ‘squarciare’ il silenzio che ammanta di segretezza le strategie e gli effetti collaterali delle operazioni militari e a parlare esplicitamente di ‘danni’ subiti dai civili, cioè delle morti di numerose persone, tra cui moltissime donne e tantissimi bambini, oltre e più che l’ennesima protesta dell’ONU sono stati il reportage fotografico e il video divulgati dalla CNN (Cable News Network, il primo e principale canale televisivo americano specializzato alla diffusione di notizie) che hanno mostrato all’opinione pubblica degli Stati Uniti e di tutto il mondo i cadaveri dei bambini uccisi dall’attacco aereo israeliano a Gaza che ha colpito l’area davanti a un centro medico gestito dal Progetto HOPE, una ONG internazionale che ha sede a Washington. Il Progetto HOPE opera in molte aree dove ci sono conflitti militari. Anche in Ucraina, dove in questi giorni nei pressi dell’ospedale di Kupiansk, nell’oblast di Kharkivun, un’ambulanza che ha fornito al Centro medico regionale di Kharkiv per l’assistenza medica d’urgenza veniva bersagliata da un drone con visuale FPV [Un attacco di droni danneggia l’ambulanza del progetto HOPE a Kharkiv, Ucraina / PROJECT HOPE –  7 LUGLIO 2025]. A Gaza interviene dal dicembre 2023 e, oltre ad aver allestito e gestire delle cliniche di pronto soccorso e specializzate in servizi igienico-sanitari, assistenza psicologica e supporto contro la violenza di genere in cui vengono distribuiti cibo, acqua potabile e farmaci, coordina gli interventi di ostetriche nell’area e di chirurghi negli ospedali di Al Aqsa, Public Aid e Al Sahaba, a cui inoltre fornisce attrezzature e medicinali. Il suo presidente, Rabih Torbay, ha riferito: > I centri medici di Project HOPE sono un luogo di rifugio a Gaza dove i > genitori portano i loro bambini, le donne accedono alle cure per la gravidanza > e il post-partum, le persone ricevono cure per la malnutrizione e altro > ancora. Eppure, stamattina, famiglie innocenti sono state attaccate senza > pietà mentre erano in coda in attesa dell’apertura delle porte. Almeno 15 > persone sono state uccise – 10 delle quali erano bambini – e molte altre sono > rimaste ferite [Dieci bambini uccisi in un attacco aereo fuori dalla clinica > di Gaza del Project HOPE / PROJECT HOPE – 7 LUGLIO 2025]. Nello stesso giorno in cui l’esercito israeliano uccideva i civili accorsi al centro medico allestito a Gaza dalla ONG americana, i rappresentanti dei BRICS a Rio de Janeiro condannavano l’uso della fame come arma di guerra, la militarizzazione dell’assistenza umanitaria e il genocidio della popolazione palestinese. CISGIORDANIA: LA ‘CROCIATA’ ISRAELIANA IN TERRA SANTA Contemporaneamente, nei pressi del cimitero e della chiesa di San Giorgio edificata nel V secolo, uno dei più antichi edifici religiosi cristiani siti in Palestina, veniva appiccato un incendio che i parroci delle tre chiese di Taybeh, in Cisgiordania – la città che nel Vangelo è denominata Efraim, dove Gesù si ritirò prima della crocefissione – hanno denunciato riferendo anche delle continue incursioni dei coloni israeliani nei territori della comunità cristiana palestinese [Terra Santa. Coloni israeliani attaccano il villaggio cristiano di Taybeh. La condanna dei tre parroci / SIR – 9 LUGLIO 2025]: > Noi, sacerdoti delle tre chiese di Taybeh – la Chiesa greco-ortodossa, la > Chiesa latina e la Chiesa greco-cattolica melchita – alziamo le nostre voci a > nome dei residenti della nostra città e dei membri delle nostre parrocchie per > condannare con la massima fermezza la ripetuta e grave serie di attacchi > contro Taybeh. Questi attacchi minacciano la sicurezza e la stabilità della > nostra località e, inoltre, minano la dignità dei suoi abitanti e la sacralità > della sua terra santa [Dichiarazione dei sacerdoti delle Chiese di Taybeh – > Ramallah / Palestina / RADIO NABD EL-AIAH – 7 LUGLIO 2025]. Le incursioni dei coloni israeliani nei campi di Taybeh infatti non sono una novità e nel 2024 erano state denunciate dagli abitanti, palestinesi e prevalentemente cristiani, e due associazioni israeliane cooperanti con il movimento anti-occupazione, KEREM NAVOT, che dal 2012 monitora l’espansione coloniale raccogliendo dati e testimonianze, e BREAKING THE SILENCE, che aggrega i veterani dell’esercito impegnati a far conoscere all’opinione pubblica la realtà della vita quotidiana nei territori palestinesi occupati da forze armate e civili israeliani: > Dal 1967 sui terreni di proprietà dei residenti sono sorti quattro > insediamenti israeliani – Rimonim, Kohav Ashahar, Ofra e Neve David. > > Negli ultimi anni si sono diffusi gli avamposti agricoli, il sistema più > utilizzato dai coloni per conquistare le terre palestinesi. Da fattorie > nomadi, generalmente composte da poche roulotte, i giovani coloni > radicalizzati estendendono il loro controllo sui terreni che ambiscono > possedere invadendoli con le proprie mandrie e anche con la violenza. > > Dopo il 7 ottobre su istigazione del ministro della sicurezza sazionale, il > suprematista ebraico Itamar Ben Gvir, il governo israeliano ha > significativamente allentato le leggi sulle armi. Lo scopo dichiarato era di > equipaggiare i coloni nella Cisgiordania occupata in caso di attacchi di > Hamas. > > Dei 10.000 fucili d’assalto distribuiti ai civili israeliani, una parte è > stata assegnata a loro: “All’inizio della guerra i coloni hanno approfittato > del caos e del sostegno dell’esercito, alla cui riserva si erano uniti, per > perseguire il loro progetto: ripulire l’Area C da tutti i suoi abitanti > palestinesi – spiega Yehuda Shaul, un fondatore di Breaking the Silence – I > coloni e i soldati ora sono la stessa cosa. Stiamo assistendo a un’annessione > silenziosa” [Il villaggio di Taybeh subisce violenze da parte dei coloni > israeliani / TERRE SAINTE – 27 APRILE 2024]. La situazione in Cisgiordania infatti sta degenerando: nei pressi di Sinjil un gruppo che protestava contro l’espansione è stato assaltato dai coloni israeliani, che hanno circondato i manifestanti e per oltre tre ore impedito alle ambulanze di soccorrere i feriti e così ucciso due giovani palestinesi, Mohammed al-Shalabi, proveniente dalla vicina al-Mazraa al-Sharqiya, e il 23enne cittadino statunitense Saif al-Din Musalat: > La violenza nel territorio è aumentata dall’inizio della guerra a Gaza, > nell’ottobre 2023. Da allora, soldati o coloni israeliani in Cisgiordania > hanno ucciso almeno 954 palestinesi, sia militanti che civili, secondo i dati > dell’Autorità palestinese. Nello stesso periodo, 36 israeliani, tra militari e > civili, sono stati uccisi in attacchi palestinesi o operazioni militari > israeliane, secondo le cifre ufficiali di Tel Aviv [Cisgiordania, 23enne > palestinese-americano picchiato a morte da coloni israeliani / IL FATTO > QUOTIDIANO – 11 LUGLIO 2025]. Maddalena Brunasti
La Fiaccola della Pace ritorna per “R1PUD1A la guerra, per una pace disarmata e disarmante
Il IV Circolo di Acerra “Verolino – Verone” Scuola “Ambasciatrice di Pace” diretta da Rosanna Bianco, da anni distintasi per il forte impegno per la pace e la difesa dei diritti di ogni bambino, a fine anno scolastico non ha voluto far mancare il proprio sostegno ai bambini di Gaza. E’ di pochi giorni fa la mozione approvata in Collegio Docenti per la difesa dei diritti umani e per una pace “disarmata e disarmante”, con la quale la scuola ha espresso ferma condanna verso ogni forma di guerra, violenza indiscriminata contro i civili e violazione dei diritti fondamentali, con particolare riferimento alla crisi umanitaria in atto nella Striscia di Gaza, che sta coinvolgendo un numero impressionante di minori. La giornata di mobilitazione mondiale contro la guerra per una “pace disarmata e disarmante”, si è aperta con un flash mob in cui gli alunni della classe IV D, guidati dai docenti Orsolina Santoro, Rosa Saturno, Ferdinando Calligari e Ida Urso, hanno svolto un significativo lavoro di conoscenza e rielaborazione dell’art.11 della Costituzione, contestualizzando le loro riflessioni agli attuali scenari di guerra che vedono tanti bambini vittime di violenza e di odio in diverse parti del mondo e nella striscia di Gaza in particolare. Il flash mob si è aperto con il grido “Cessate il fuoco”, seguito da un messaggio declamato da un’alunna: “Quello che accade a Gaza ci colpisce profondamente. Non riusciamo a capire perché tanti bambini debbano vivere sotto le bombe, senza casa, senza scuola, senza la serenità che ogni bambino merita. E’ ingiusto crescere nella paura, quando si dovrebbe crescere con sogni, giochi e abbracci. Noi speriamo che i grandi trovino il coraggio di smettere di farsi la guerra, e inizino davvero ad ascoltarsi e rispettarsi. La pace non arriva da sola: va scelta, costruita e protetta. E noi, anche se siamo piccoli, ci crediamo con tutto il cuore”. Presente Agnese Ginocchio, Presidente del Movimento internazionale per la Pace III Millennio, da anni amica della scuola e dei bambini, per il rito dell’accensione della “Fiaccola della Pace” che ha ricordato tutti i bambini di Gaza a cui sono stati negati i diritti e il rinnovo dell’impegno della scuola con il Movimento Internazionale per la Pace su queste tematiche di triste attualità. Alla dirigente scolastica Bianco è stato poi consegnato il Diploma d’Onore di “Scuola educante alla pace”, in ricordo e in proseguimento del Patto di Pace siglato, progetto del percorso giunto al decimo anniversario. “A chi pensa che queste iniziative siano inutili”, ha esordito la dirigente scolastica Bianco “ricordiamo che esse sono solo un segnale, ma un segnale di interesse che ispira ed educa le coscienze. Un segnale che vuole unirsi ai tanti che si stanno elevando nel mondo. Del resto anche il silenzio è un segnale, ma di indifferenza. Non ce ne staremo zitti e dalla parte del torto. Compito della scuola è quello di educare alla coscienza critica, partendo con piccoli gesti, come quello che partendo dal significato della parola RIPUDIA (R1PUD1A), evita le conflittualità e apre la strada a trattative e dialogo” ha ricordato la dirigente Bianco. Gli alunni hanno esposto i loro disegni sul tema: R1PUD1A la guerra, adottando la campagna di Emergency, l’organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada, e per una “Pace disarmata e disarmante”, attraverso i quali hanno voluto rappresentare ed esprimere il loro stato d’animo per la morte di tanti loro coetanei innocenti. “Spero che la guerra di Gaza finisca presto e che tutti i bambini si salveranno da questo orribile massacro, perché non lo meritano e devono vivere la loro vita in pace. I bambini hanno diritto alla vita. Free Gaza!”. La giornata è terminata con l’esposizione di un grosso striscione dal terrazzo della scuola, sul quale si leggeva la parola “R1PUD1A” . Un sentito e doveroso ringraziamento alla Dirigente scolastica Rosanna Bianco è stato espresso infine da Agnese Ginocchio: “Grazie a  voi Scuola di Pace per avere ancora una volta aperto le porte della vostra scuola alla pace. Voi rappresentate le nostre speranze di pace in tempi di guerra, siete il faro, la luce della fiaccola che illumina la notte oscura di questo tempo. La scuola che educa alla pace è la scuola che salva il futuro.” Redazione Napoli