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Gli attacchi israeliani e i cambiamenti dei confini a Gaza aumentano le preoccupazioni dei palestinesi sul cessate il fuoco
di Jack Khoury,  Haaretz, 20 novembre 2025.   Fonti palestinesi hanno descritto i cambiamenti dei confini e gli attacchi di Israele come un “esperimento misurato” per espandere il controllo e mettere alla prova i residenti di Gaza e i mediatori, avvertendo che anche piccoli cambiamenti possono innescare sfollamenti di massa e minare la fiducia nel fragile cessate il fuoco. Palestinesi che camminano tra le macerie degli edifici distrutti, durante il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, a Gaza City, mercoledì 19 novembre. Dawoud Abu Alkas/Reuters I diffusi attacchi dell’IDF a Gaza questa settimana stanno sollevando preoccupazioni sulla stabilità del cessate il fuoco e alimentano il dibattito sulla strategia di Israele nella Striscia, tra le crescenti pressioni internazionali e la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di schierare una forza di stabilizzazione internazionale a Gaza, sulla base del piano in 20 punti del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Secondo il Ministero dell’Interno di Gaza, gestito da Hamas, e altre fonti governative, giovedì notte Israele ha spostato la Linea Gialla, il confine di sicurezza stabilito nell’accordo di cessate il fuoco di ottobre. Fonti hanno riferito che le forze dell’IDF hanno spinto la linea verso ovest e, in alcuni settori, hanno ampliato l’area sotto il controllo israeliano fino a 300 metri. L’Ufficio Informazioni di Gaza ha descritto il cambiamento come una “nuova palese violazione dell’accordo di cessate il fuoco” e come una “mossa pianificata per cambiare la realtà sul campo”. Molti residenti, in particolare nel quartiere di Al-Tuffah, hanno abbandonato le loro case in risposta a ciò. “Ogni piccolo spostamento dei confini porta a un esodo di massa. La gente vive nella paura che domani mattina troverà le proprie case oltre la linea proibita”, ha dichiarato il ministero. Hamas, nella sua risposta ufficiale, ha annunciato che la modifica della linea contraddice le mappe concordate con i mediatori e ha invitato questi ultimi ad “esercitare una pressione efficace” su Israele per impedire ulteriori violazioni dell’accordo. Un portavoce dell’IDF ha negato le accuse, affermando che non vi è stata alcuna modifica alla Linea Gialla e che l’esercito ha solo segnato dei punti su di essa che non erano stati precedentemente indicati. Fonti palestinesi non affiliate ad Hamas, in una conversazione con Haaretz, hanno descritto gli attacchi e i cambiamenti nel territorio come un “esperimento misurato” da parte di Israele. Queste azioni, secondo le fonti, sono volte a sondare i confini dell’accordo e a valutare la pazienza dei residenti di Gaza e dei mediatori. “Israele sta lavorando per fortificare le sue zone di controllo ed espandere la zona di sicurezza, in particolare nella parte centrale di Gaza e a est di Gaza City”, hanno affermato le fonti. Sebbene Hamas abbia subito danni significativi, hanno aggiunto, continua a controllare le infrastrutture civili a Gaza e influenza tutte le attività sul terreno: “Hamas rimane la forza dominante, anche se i suoi comandanti sono attualmente meno visibili e le sue capacità militari sono state compromesse”. Riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a New York, a settembre. Yuki Iwamura/AP Le fonti hanno sostenuto che, indipendentemente dal fatto che queste misure israeliane siano mosse tattiche o segnali strategici, esse evidenziano la fragilità del cessate il fuoco e i rischi associati a ciò che a Gaza è noto come “westward creep” (avanzata verso ovest). Qualsiasi modifica alla demarcazione dei confini potrebbe innescare nuove ondate di sfollamenti, erodere la fiducia tra le parti e far crollare i fragili accordi raggiunti. Il quadro generale nella Striscia – aumento delle vittime, modifiche al confine israeliano, reazioni severe da parte della leadership palestinese e pressioni internazionali per determinare il futuro di Gaza – mette a dura prova il cessate il fuoco e solleva dubbi sulla fattibilità di una stabilità a lungo termine nella regione. Una bambina ferita viene evacuata dal campo profughi di Al-Mawasi, nel sud di Gaza, mercoledì 19 novembre. Mahmoud Bassam/Anadolu via Reuters Connect Hamas rivolge naturalmente questi interrogativi a Israele e agli Stati Uniti. Fonti interne al gruppo hanno dichiarato a Haaretz che le azioni di Israele sono anche un test della serietà dell’amministrazione di Washington riguardo all’impianto del cessate il fuoco, alla prevenzione di ulteriori aggressioni e all’accelerazione dell’ingresso della forza multinazionale di stabilizzazione. Si aspettano che gli Stati Uniti non lascino le loro dichiarazioni come vuota retorica né permettano a Israele di avere mano libera a Gaza. “La realtà a Gaza è una combinazione di ciò che sta accadendo in Libano e in Cisgiordania: aggressioni ad ogni occasione e mancanza di impegno per il ritiro. Questa è ora una prova per tutti”, hanno detto le fonti. Il Ministero della Salute di Gaza ha riferito che nelle ultime 24 ore di giovedì 20 novembre sono state uccise 33 persone, tra cui 12 bambini e otto donne. Un totale di 88 persone sono arrivate ferite negli ospedali e il Ministero ha sottolineato che migliaia di residenti sono ancora sepolti sotto le macerie. Secondo il Ministero, il bilancio delle vittime a Gaza è ora di 69.546 morti e 170.833 feriti. Molti dei feriti necessitano di interventi chirurgici urgenti, mentre gli ospedali devono affrontare gravi limitazioni a causa della distruzione estesa e della mancanza di forniture mediche di base. Nonostante il cessate il fuoco, il trasferimento dei pazienti all’estero rimane estremamente limitato. Una jeep militare israeliana al confine con Gaza, mercoledì 19 novembre. Ohad Zwigenberg/AP Secondo fonti locali, gli attacchi israeliani hanno coinvolto artiglieria e raid aerei che hanno preso di mira le zone orientali di Deir al-Balah, nella parte centrale di Gaza. Gli attacchi hanno colpito anche le scuole di Al-Awda nella parte orientale di Khan Yunis, con segnalazioni di vittime, per lo più civili che avevano cercato rifugio in centri educativi riconvertiti. Gli attacchi alle zone civili popolate sono continuati per tutta la notte di mercoledì. Dopo l’ondata di attacchi dell’IDF, il Ministero degli Esteri del Qatar ha condannato i “brutali attacchi dell’occupazione israeliana” e ha lanciato un avvertimento contro le violazioni del cessate il fuoco. “L’espansione delle operazioni militari e i danni alle infrastrutture civili costituiscono una minaccia diretta alla continuazione dell’attuazione dell’accordo”. L’IDF ha affermato che gli attacchi sono stati effettuati in risposta al fuoco dei militanti di Hamas contro i soldati israeliani a Khan Yunis, che ha descritto come una “violazione dell’accordo di cessate il fuoco”. https://www.haaretz.com/gaza/2025-11-20/ty-article/.premium/israeli-strikes-and-border-shifts-in-gaza-heighten-palestinian-worries-over-cease-fire/0000019a-a2c6-d67f-adbe-fec723980000 Traduzione a cura di AssopacePalestina Non sempre AssopacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.
Netanyahu ordina all’esercito israeliano di conquistare tutta Gaza
di Qassam Muaddi   Mondoweiss, 4 Agosto 2025    I media israeliani riportano che Benjamin Netanyahu ha ordinato all’esercito di espandere la sua offensiva a Gaza e di rioccupare l’intera Striscia Esercito israeliano di stanza al confine di Gaza, 10 marzo 2024. (Foto: © Abir Sultan/EFE via ZUMA Press/APA Images) Il gabinetto di guerra israeliano si è riunito lunedì per decidere la prossima fase della guerra di Israele contro Gaza. Secondo quanto riferito, l’incontro doveva scegliere tra la fine della guerra a favore dei colloqui per il cessate il fuoco o l’espansione per rioccupare l’intera Striscia. Secondo le prime notizie non confermate, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha informato “giornalisti amici” di aver ordinato all’esercito israeliano di “conquistare Gaza” di fronte all’opposizione del capo di stato maggiore dell’esercito, Eyal Zamir. Secondo quanto riferito, l’ufficio di Netanyahu ha detto a N12: “La decisione è stata presa: Israele conquisterà la Striscia di Gaza”. Il cessate il fuoco è stato sostenuto da ufficiali dell’esercito israeliano, mentre la decisione di rioccupare Gaza è favorita dai ministri della linea dura come il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir e il Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che sono alleati chiave nella coalizione di estrema destra del primo ministro Netanyahu, e sono accreditati di aver svolto un ruolo influente nel sostenere l’assalto israeliano in corso. Secondo la radio dell’esercito israeliano lunedì, Zamir aveva chiesto “chiarezza” al governo israeliano riguardo al futuro dello sforzo bellico, secondo quanto riferito, scoraggiando la rioccupazione di Gaza, credendo che avrebbe “prosciugato” l’esercito israeliano. Mentre l’operazione “Carri di Gedeone” si conclude, i negoziati per il cessate il fuoco sono incentrati sulla carestia Il messaggio di Zamir al gabinetto è arrivato nel bel mezzo dell’annuncio di Israele, la scorsa settimana, della fine della sua ultima offensiva militare a Gaza, soprannominata Operazione “Carri di Gedeone”, mentre uno dei membri del gabinetto israeliano, Zeev Elkin, ha minacciato di “annettere parti di Gaza” come “strumento di pressione” contro Hamas nei negoziati per il cessate il fuoco. Il messaggio è stato emesso anche in seguito alla visita dell’inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente Steve Witkoff in Israele e Gaza la scorsa settimana. Venerdì, Witkoff ha incontrato le famiglie dei prigionieri israeliani a Tel Aviv, dove ha riaffermato gli sforzi degli Stati Uniti per raggiungere un accordo di cessate il fuoco, senza fornire alcun dettaglio sul progresso dei colloqui. Witkoff ha detto che Hamas stava considerando di rinunciare alle sue armi, mentre il gruppo di resistenza ha risposto in una dichiarazione dicendo che avrebbe deposto le armi solo dopo la creazione di uno Stato Palestinese indipendente. Prima di andare a Tel Aviv, Witkoff ha trascorso cinque ore in uno dei centri della controversa Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta dagli Stati Uniti e da Israele. Dopo la sua visita a uno dei siti del GHF, ha detto che ci sono difficoltà e penuria, ma “nessuna fame” a Gaza. Lunedì, un gruppo di 17 organizzazioni internazionali per i diritti umani ha risposto alle affermazioni di Witkoff in una dichiarazione congiunta, affermando che l’inviato degli Stati Uniti aveva “totalmente ignorato i fatti sul terreno”, che “le prove non possono essere cancellate con delle semplici dichiarazioni” e che “la fame a Gaza è reale e ha già causato la morte di 159 persone, tra cui 90 bambini, che è un numero documentato che riflette la dimensione di un crimine ingiustificabile e innegabile”. La scorsa settimana, Israele ha presentato le sue obiezioni alla risposta di Hamas all’ultima proposta di cessate il fuoco di Witkoff. Le obiezioni di Israele includevano gli emendamenti di Hamas alle mappe del ritiro militare israeliano, in particolare insistendo sul mantenimento della presenza militare israeliana nel Corridoio Philadelphi – l’area militarizzata a cavallo del confine israelo-palestinese – e sul principio dello scambio dei corpi dei prigionieri israeliani uccisi con prigionieri palestinesi vivi. Tuttavia, gli Stati Uniti non hanno presentato una nuova versione della proposta di cessate il fuoco. Durante la visita di Witkoff, l’ala armata di Hamas ha diffuso il video di un prigioniero israeliano emaciato che soffre di fame e grave malnutrizione, che ha detto nel video di non aver mangiato per diversi giorni. Il video ha scatenato le proteste delle famiglie dei prigionieri israeliani e ha spinto Netanyahu a commentare il video in una dichiarazione televisiva, dicendo che Hamas stava “cercando di spezzarci”. Domenica, il gabinetto di Netanyahu ha dichiarato di aver chiesto al Comitato Internazionale della Croce Rossa di garantire l’ingresso di cibo ai prigionieri israeliani. Hamas ha risposto dicendo che avrebbe “cooperato positivamente” con la Croce Rossa a condizione che fosse istituito un corridoio umanitario permanente per Gaza e che gli aerei militari israeliani cessassero di sorvolare la Striscia durante l’ingresso degli aiuti. Lo stesso giorno, Hamas ha dichiarato che sarebbe stata “pronta a impegnarsi di nuovo nei colloqui quando la fame finirà”, sottintendendo che la fine della fame è la nuova condizione del movimento di resistenza per il ritorno ai colloqui. https://mondoweiss.net/2025/08/israeli-army-issues-ultimatum-to-netanyahu-to-decide-between-occupying-gaza-and-reaching-a-ceasefire-deal/?ml_recipient=161902723211462421&ml_link=161902698140009907&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_term=2025-08-05&utm_campaign=Catch-up Traduzione a cura di AssoPacePalestina Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.
Una mozione del municipio 5 di Milano per il cessate il fuoco a Gaza
Municipio 5: presentata mozione per il cessate il fuoco a Gaza e sospensione degli accordi con Israele Milano, 28 maggio 2025 – In data odierna, nel corso della seduta del Consiglio municipale del Municipio 5, è stata presentata una mozione congiunta dai gruppi consiliari del Partito Democratico, Verdi e Movimento 5 Stelle contro il genocidio in corso nella Striscia di Gaza perpetrato da Israele, e la posizione dell’attuale Governo italiano in materia di politiche militari e di riarmo. In questa sede sono state denunciate le gravi violazioni perpetrate a danno degli oltre 60.000 palestinesi uccisi, di cui quasi 20.000 bambini, dei 115.000 feriti, dei 2 milioni di sfollati interni su una popolazione di 2,2 milioni di persone, dei 1.150 operatori sanitari e 210 giornalisti ammazzati e delle 50.000 donne incinte in condizioni sanitarie inesistenti. La mozione impegna il Presidente del Municipio 5 e la Giunta municipale a rappresentare presso le istituzioni competenti – Comune di Milano, Parlamento italiano, Governo della Repubblica e istituzioni europee – le seguenti richieste: • l’immediato cessate il fuoco nei territori palestinesi, il fermo del genocidio in corso e l’impedimento della deportazione del popolo palestinese; • la distribuzione di aiuti umanitari alla popolazione civile, priva di acqua, cibo e cure mediche; • la sospensione di ogni tipo di accordo economico politico, militare, accademico e di ricerca – inclusi quelli legati a tecnologie “a duplice uso”, e quelli tra l’Unione Europea e Israele, come già richiesto da 17 Stati membri e dal Regno Unito; • l’avvio di un concreto percorso di pace, che metta fine all’occupazione militare e territoriale. La proposta si colloca nel solco delle iniziative promosse dal Coordinamento contro la guerra attivo nel territorio di Milano Sud, costituito da associazioni, organizzazioni, collettivi e abitanti, che da mesi denunciano le violenze perpetrate da Israele ai danni del popolo palestinese. Tra le azioni già realizzate dal Coordinamento sono state indicate: • il presidio continuativo tenutosi per una settimana in Piazza Abbiategrasso nel novembre 2024, conclusosi con un corteo per le vie del quartiere; • il gazebo informativo e la fiaccolata serale nel mese di gennaio 2025, con un’ampia partecipazione della cittadinanza; • le attività di sensibilizzazione tramite gazebi mensili da febbraio a maggio 2025, con una petizione che ha raccolto più di 500 firme a sostegno dell’interruzione di ogni accordo economico, politico, militare, accademico e di ricerca con Israele. Il coordinamento di Milano Sud ha richiesto, inoltre, un’azione istituzionale specifica, finalizzata a impedire il rinnovo automatico, previsto per l’8 giugno 2025, del memorandum d’intesa in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa tra Italia e Israele, voluto dalla giunta Berlusconi, e ratificato nel 2003. Tale accordo, che prevede il finanziamento diretto da parte dello Stato italiano di forniture militari ad Israele, è in parte coperto da segreto militare e oggetto di forti criticità. Viene richiesto l’impegno del Municipio 5 e del Comune di Milano affinché, con atto formale, si esiga la non rinnovabilità dell’accordo. Solo nel 2024, infatti, l’Italia ha esportato armi e munizioni verso Tel Aviv per 5,2 milioni di euro, principalmente da Viterbo e Lecco. Tuttavia, l’articolo 1 della legge 185/1990, ancora in vigore, nonostante la volontà del governo di smantellarla, stabilisce  che il nostro paese non può esportare armi e componenti verso paesi impegnati in conflitti. Lo Stato Italiano è stato più volte richiamato a verificare il rispetto di tale legge, ma inutilmente. A tal proposito, il caso verificatosi più recentemente consiste nel sequestro avvenuto nel porto di Ravenna nel febbraio 2025 di un carico di 14 tonnellate di componenti di armi provenienti da una ditta di Lecco e destinati alla IMI System (Israel Military Industries), principale produttore di armi e munizioni per l’esercito israeliano, denunciato dall’osservatorio sul traffico di armi nei porti europei The Weapon Watch. L’azienda ha negato ogni coinvolgimento, ma il Tribunale del Riesame ha confermato il sequestro: i pezzi sarebbero serviti alla costruzione di cannoni per veicoli terrestri da combattimento. Forniture simili sono state segnalate altre 4 volte l’anno scorso. Il Municipio 5, attraverso la mozione odierna, prende posizione concreta rispetto a questa dinamica e ribadisce l’urgenza di una mobilitazione istituzionale e popolare per: • la cessazione immediata del genocidio del popolo palestinese e degli attacchi deliberati alla vita e alla libertà dello stesso; • il rapido sblocco degli aiuti umanitari, fermi al valico di Rafah a causa di Israele; • la sospensione totale di ogni tipo di accordo tra Italia e Israele; • l’attivazione e il mantenimento di un processo di liberazione e di pace. La mozione sarà discussa e sottoposta al voto nel corso della prossima seduta consiliare. Comunicato stampa sottoscritto da: ANPI Stadera-Gratosoglio, ANPI Vigentina, Camera Sud Milano, Associazione dei Palestinesi in Italia, Associazione Centro Comunitario Puecher, Baia del Re, Associazione “Marhaban bil jamie” (“benvenuti a tutti”), Associazione ATIR Associazione Teatrale Indipendente per la Ricerca, BDS Milano, Comitato Difesa Ambiente Zona 5 Milano, EMERGENCY Gruppo Volontari Zona 5 Milano, Giovani Palestinesi Italiani, GTA – Gratosoglio Autogestita, Nuova Atletica 87, RossoSiSpera, Sicet Stadera, Collettivo ZAM, Serpica Naro, Unione Democratica Araba Palestinese Fonti: 1. l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), Amnesty International, UNICEF e la Federazione Internazionale dei Giornalisti. 2. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/21/unione-europea-israele-gaza-riconoscimento-palestina-sanzioni-news/7995744/ 3.  ISPI e SIPRI, https://altreconomia.it/armi-e-munizioni-dallitalia-a-israele-nel-2024-il-caso-delle-spolette-partite-da-viterbo/ 4. Emergency e https://www.ravennawebtv.it/transito-di-materiale-bellico-dal-porto-di-ravenna-associazioni-scrivono-allautorita-portuale/   Andrea De Lotto