Tag - Gjader

CPR: “COSTI ELEVATISSIMI E RIMPATRI AI MINIMI STORICI”, LA DENUNCIA DI ACTIONAID ED UNIBA
Il lavoro di ricerca di Action Aid e dell’Università di Bari, ha fatto emergere nuovi dati che riguardano i 14 centri di reclusione per persone considerate non in regola con i documenti, in Italia e in Albania. Dall’analisi dei dati dai quali parte la denuncia, emergono costi elevatissimi e rimpatri ai minimi storici. Nel frattempo sono 287 i migranti giunti a Lampedusa dopo che le motovedette di guardia costiera, Frontex e Guardia di Finanza hanno soccorso 5 barconi.  Due dei migranti, con intossicazione da idrocarburi, sono stati trasferiti in elisoccorso al Civico di Palermo. Sui barconi, salpati da Zuwara e Zawija in Libia, gruppi di egiziani, siriani, iraniani, bengalesi, eritrei, pakistani e somali. “Il più costoso, inumano e inutile strumento nella storia delle politiche migratorie italiane”. Con queste parole ActionAid e l’Università degli studi di Bari definiscono il CPR di Gjader che, nel 2024, è stato “effettivamente operativo” per appena 5 giorni per un costo giornaliero di 114 mila euro. Il dossier, pubblicato sul portale “Trattenuti”, esamina i costi e l’efficienza del centro albanese, nato in seguito alla stipula del discusso protocollo tra Roma e Tirana. A fine marzo 2025, spiegano ActionAid e Unibari – a Gjader erano stati realizzati 400 posti. “Per la sola costruzione (compresa la struttura non alloggiativa di Shengjin) sono stati sottoscritti contratti, con un uso generalizzato dell’affidamento diretto, per 74,2 milioni – si legge nella ricerca. L’allestimento di un posto effettivamente disponibile in Albania è costato oltre 153mila euro. Il confronto con i costi per realizzare analoghe strutture in Italia è impietoso: nel 2024 il Cpr di Porto Empedocle è costato 1 milione di euro per realizzare 50 posti effettivi (poco più di 21.000 euro a posto)”. Inoltre, secondo i dati pubblicati sul portale, per l’ospitalità e la ristorazione delle forze di polizia impiegate sul territorio albanese, l’Italia ha speso una cifra che si aggira attorno ai 528 mila euro.  Nell’aggiornamento dei dati su tutti i Cpr presenti in Italia, ActionAid e l’Ateneo pugliese evidenziano inoltre come nel 2024 si sia registrato il minimo storico dei rimpatri negli ultimi dieci anni. Ci espone i dati della ricerca di ActionAid ed UniBari, Fabrizio Coresi, esperto migrazione di Action Aid. Ascolta o scarica
Cronache dal CPR sardo di Macomer
In questo episodio di Harraga, in onda ogni venerdì su Radio Blackout, insieme al prezioso contributo di un compagno dalla Sardegna abbiamo parlato di uno dei CPR più isolati, punitivi…
MIGRANTI: RINVIO ALLA CORTE UE SUL PROTOCOLLO ITALIA-ALBANIA. LA CASSAZIONE SOLLEVA DUBBI SULLA LEGITTIMITÀ
La Corte di Cassazione ha trasmesso due questioni pregiudiziali alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per chiarire la compatibilità del Protocollo Italia-Albania con il diritto comunitario. Un passaggio che mette in discussione la legittimità del trasferimento di richiedenti asilo nei Centri di permanenza e rimpatrio (CPR) previsti sul territorio albanese. In particolare, la Cassazione ha sollevato dubbi circa la coerenza del protocollo con la Direttiva Rimpatri e la Direttiva Accoglienza, due capisaldi del sistema europeo in materia di gestione delle migrazioni e protezione internazionale. Una risposta potrebbe arrivare in pochi mesi. Le questioni riguardano due casi: quello di un migrante in situazione di irregolarità amministrativa e quello di un richiedente asilo che ha fatto domanda di protezione internazionale da dietro le sbarre di quel Cpr. Per il primo il dubbio è che il trasferimento dall’Italia all’Albania contrasti con la direttiva rimpatri. Per il secondo un analogo sospetto riguarda la direttiva accoglienza. Il tema è quello della territorialità: la prima sezione penale, afferma il Manifesta che ha anticipato la notizia, è tornata sui propri passi capovolgendo una precedente decisione in cui aveva equiparato il Cpr di Gjader a quelli che si trovano in Italia. Il rinvio alla Corte europea arriva dopo una serie di pronunce contrarie da parte delle sezioni immigrazione e delle Corti d’appello italiane, che hanno più volte sottolineato profili di incostituzionalità o contrarietà ai trattati internazionali. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’intervista all’avvocato Nicola Canestrini. Ascolta o scarica.