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Educazione ai Sentimenti al MagicLand di Roma con la Polizia di Stato
Mentre le statistiche giudiziarie e le analisi di sociologia della devianza ci segnalano un disagio legato al patriarcato che va a colpire anche le fasce giovanili, tanto da abbassare sempre più l’età delle persone coinvolte dai femminicidi, le maestre incontrate allo school day al parco giochi all’americana di MagicLand snobbano platealmente lo stand della Polizia di Stato che, quantomeno a parole, si proponeva per laboratori di educazione ai sentimenti e contro la violenza di genere. Mentre la poliziotta sconsolata ci rispondeva che le classi che si erano prenotate alla fine non si erano presentate, ma lei è a disposizione, le maestre, invece, nell’arena, giusto a pochi metri, insieme ai loro piccoli allievi applaudivano entusiaste i cani poliziotto che diligentemente scoprivano non ben precisate bustine di droga oppure esplosivi. Alcune maestre più realiste del re erano anche leggermente infastidite quando, dopo l’ennesimo show del cane poliziotto che tornava trionfante con la pallina in bocca come premio per aver scovato l’esplosivo, i bambini presentavano comprensibilmente qualche segno di noia galoppante. «Non capiscono l’importanza di queste attività per la loro sicurezza», ci ha risposto sconsolata una maestra poco dopo aver ripreso i propri piccoli allievi, invitandoli caldamente a seguire passo passo le gesta del poliziotto artificiere travestito da robot alle prese con una valigia sospetta. A spettacolo, cosiddetto formativo, terminato, tra applausi un po’ forzati e pastori tedeschi raggianti con la balena in bocca, torniamo alla carica intervistando altre maestre e proponendole di fermarsi al laboratorio della poliziotta. Alcune maestre confessano di non aver letto tutto il programma e di essersi concentrate sulle apparentemente innocue sul piano pedagogico attività a più alto tasso di intrattenimento ludico, altri invece dichiarano candidamente che quei temi appunto educazione sentimenti e contro la violenza di genere non sono adatte ai bambini delle primarie. Non ci aspettavamo di assistere dallo stand poliziottesco per l’educazione ai sentimenti a una qualche performance socio-psicologica che invitasse a riflettere magari in maniera ludica e, vista l’età, sui germi del patriarcato, ma che, ragionando nell’ottica di quella visione distorta della pedagogia, almeno qualche maestra mostrasse un interesse quanto meno verso il tema. Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università