Flumen Festival VII edizione: un fiume di speranza per la pace e la nonviolenza
Dal 29 al 30 agosto 2025 il Salsedine Spazio Eventi di Fiumicino ha ospitato la
settima edizione del Flumen Festival, un appuntamento dedicato alla nonviolenza,
all’ecologia, alle migrazioni e all’obiezione alla guerra. La rassegna è stata
promossa da Io, Noi OdV, Biblioteca per la Nonviolenza e Movimento Nonviolento,
con la main partnership di CSV Lazio
(https://www.flumenfestival.eu/edizione-2025/ ).
Ideato per coltivare un cambiamento culturale e sociale profondo, il festival
porta nel suo nome latino un doppio significato: “Flumen”, fiume, contiene anche
“lumen”, la luce, “quella fiammella di speranza che vogliamo tenere accesa e far
scorrere tra la gente” – come ha ricordato il direttore artistico Daniele
Taurino. L’atmosfera che si respirava era quella di una comunità che si ritrova:
un intreccio di associazioni, volontari, studenti, artisti e cittadini
accomunati dalla stessa ricerca di senso e da riflessioni sulla pace.
Uno dei momenti più significativi è stato l’incontro “Ma i giovani
partecipano?”, con Daniele Taurino (Movimento Nonviolento), Gabriella Falcicchio
(Università di Bari, Movimento Nonviolento) e Francesco Marchionni
(vicepresidente Consiglio Nazionale Giovani). Dal confronto è emersa l’immagine
di una generazione in cerca di nuovi spazi, non solo virtuali, dove esprimersi e
sentirsi parte di una comunità. Parma, che nel 2027 sarà Capitale Europea dei
Giovani, è stata citata come esempio e come occasione per ripensare la
partecipazione non più come gesto individuale, ma come pratica collettiva. Allo
stesso tempo è emersa la necessità di superare una società ancora gerarchizzata
e compartimentata, dove – come è stato detto – “le generazioni precedenti non
hanno lasciato e non lasciano niente alle generazioni attuali”, per arrivare a
un modello interculturale e intergenerazionale.
Anche l’incontro “Il ritorno della guerra, il bisogno della pace” ha richiamato
grande attenzione. Le riflessioni di Gabriella Falcicchio, Mao Valpiana
(presidente del Movimento Nonviolento) e Paolo Ciani (deputato Demos) hanno
messo al centro la nonviolenza come scelta concreta e quotidiana. Il tono,
collaborativo e propositivo, ha aperto la strada a possibili soluzioni comuni:
dalla difesa civile non armata alla creazione di istituzioni dedicate alla
risoluzione pacifica dei conflitti. “La guerra non è la compagna naturale
dell’umanità – è stato sottolineato – iniziare a praticare la pace è una scelta
individuale ma anche politica, capace di rompere il paradigma dell’impotenza”.
Altri contributi, come quelli di Claudio Tosi (CSV Lazio) e Marco Cavedon, hanno
arricchito il festival con riflessioni sul valore delle relazioni. “Sono le
relazioni che generano i sistemi e non viceversa. Bisogna viverne la
complessità, non la complicazione”, ha ricordato Cavedon, offrendo un’immagine
chiara e condivisa di come costruire comunità più solide.
La dimensione collettiva è stata rafforzata dalla presenza di numerose realtà
del territorio: dall’Associazione Abbraccio al Sindacato Unione Inquilini, fino
a Greenpeace. La consegna del Premio Matumaini e del Premio Anna Cau ha
valorizzato chi, con il proprio impegno quotidiano, porta avanti speranza e
solidarietà.
Tra letture, concerti e momenti conviviali, il Flumen Festival ha intrecciato
leggerezza e profondità, lasciando a chi vi ha preso parte la percezione di un
percorso condiviso. Anche durante le esibizioni live di Anna Carol e de Il Muro
del Canto, il dialogo e lo scambio tra le persone non si sono interrotti.
Più che un evento, il Flumen si è confermato come un fluire di relazioni e
visioni: una corrente luminosa che ha attraversato il pubblico, trasmettendo la
convinzione che insieme sia ancora possibile costruire un futuro fondato sulla
pace, sulla cura e sulla giustizia sociale.
Redazione Roma