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REFERENDUM: UN CONFRONTO A DUE VOCI SULLA SCONFITTA CON ELIANA COMO (SINISTRA CGIL) E JESSICA TODARO (CUB MILANO)
All’indomani della consultazione per cinque referendum, di cui quattro dedicati al tema del lavoro e uno al tema della cittadinanza, abbiamo realizzato un confronto telefonico tra Eliana Como, portavoce dell’ala critica all’interno del sindacato CGIL “Le radici del sindacato”, e Jessica Todaro, sindacalista della CUB di Milano. Ascolta o scarica  
Referendum, il commento dell’Arci
«È mancato il #quorum, è un dato di fatto. C’è anche un po’ di amarezza, inutile nasconderlo, ma c’è anche la consapevolezza che oltre 14 milioni di cittadinɜ che si sono recatɜ alle urne meritano rispetto. Sembra persino strano doverlo dire ma di questi tempi, per quello che si sente, vale la pena ribadirlo. Non c’è delusione: l’#Arci, da nord a sud, si è mobilitata con forza e generosità, perché questi referendum non erano un punto d’arrivo, ma una tappa di un percorso collettivo di protagonismo politico, di partecipazione e di lotta per i diritti e la giustizia sociale. Quello che serve al nostro paese per ripartire. Sull’affluenza, che altro dire? È indubbio che abbiamo promosso i referendum all’interno di una grande crisi democratica e di sfiducia nel voto. Non si può poi negare il peso del silenzio complice dei media e il boicottaggio politico da parte del governo. Una presidente del Consiglio che va al seggio e si rifiuta di ritirare le schede, la seconda carica dello Stato che invita all’astensione, un partito di governo che ironizza dicendo “eravamo tutti al mare”. Sono gesti gravi, che rivelano il disprezzo per la democrazia e un’arroganza istituzionale che dovrebbe indignare chiunque creda nella partecipazione popolare. Eppure in queste settimane si è vista un’altra Italia. Il percorso promosso dalla CGIL e da una vasta alleanza sociale ha riportato al centro un’idea di politica che parte dal basso, si nutre di conflitto e mira a cambiare davvero la vita delle persone. Le nostre vite. Non è poco, soprattutto in un tempo in cui ci vorrebbero passivi e rassegnati. Il lavoro, la sua dignità, la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, il futuro dellɜ ragazzɜ sono un punto di partenza. Tutti temi che tornano con forza grazie a una mobilitazione diffusa e determinata, che parla a chi non si arrende e non accetta che i diritti vengano smantellati nel silenzio. Fare politica oggi vuol dire alzare la testa, istruirsi, organizzarsi e provare a cambiare lo stato attuale delle cose. E noi, da qui, non torniamo indietro.» Walter Massa, presidente nazionale Arci   Redazione Italia
8 – 9 GIUGNO 2025: 5 REFERENDUM ALLA PROVA DEL QUORUM TRA LAVORO E CITTADINANZA. LO SPECIALE DI RADIO ONDA D’URTO
Domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025 referendum popolari abrogativi in Italia, su 5 quesiti, 4 sui diritti di lavoratori-trici (promossi in particolare dalla Cgil) e uno invece sulla cittadinanza italiana, con le firme raccolte da un Comitato ad hoc. I seggi saranno aperti domenica 8 giugno dalle ore 7 alle ore 23; lunedì 9 giugno dalle ore 7 alle ore 15. I referendum popolari abrogativi hanno, tecnicamente, queste denominazioni, stando a quanto riportato formalmente dalla Gazzetta Ufficiale del 31 marzo 2025, dopo l’ok della Corte Costituzionale che ha ritenuto ammissibili i 4 quesiti sul lavoro, con oltre 4 milioni di firme, e quello sulla cittadinanza, con 637 mila firme: 1. «Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione» 2. «Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale» 3. «Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi» 4. «Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione» 5. «Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario (sic, ndRodU) per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana». Le realtà organizzatrici hanno organizzato dei brevi testi per illustrare il significato concreto dei quesiti referendari: clicca qui per i 4 relativi al lavoro (testi della Cgil) oppure clicca qui per la spiegazione, nel dettaglio, del referendum sul dimezzamento dei tempi per la richiesta di cittadinanza (testo del Referendum Cittadinanza) Per abrogare le norme contestate dai referendum, è necessario che ogni quesito superi il quorum (50% degli aventi diritto + 1) e che, in questo caso, si ottenga la maggioranza assoluta di sì.   RADIO ONDA D’URTO – Sui referendum popolari abrogativi dell’8 e 9 giugno 2025, Radio Onda d’Urto ha realizzato una serie di approfondimenti tra interviste, analisi, prese di posizione e interviste, casuali e senza filtri, realizzate tra le strade e in diversi luoghi simbolo di Brescia, la città da cui trasmettiamo, e della sua provincia: * Le interviste, causali, realizzate da Radio Onda d’Urto a fine maggio nel centro storico di Brescia sui temi del referendum, commentate da Oiza Queens Day Obasuyi, dottoranda all’Università di Bologna in Sociologia e Ricerca Sociale, sull’area di ricerca della decostruzione del razzismo istituzionale nei confronti delle persone afrodiscendenti, lo studio dei movimenti sociali antirazzisti, i progetti culturali, la partecipazione politica delle persone afrodiscendenti. Ascolta o scarica * L’intervista a Giulio Marcon, del Comitato promotore dei referendum sul lavoro. Ascolta o scarica * Le posizioni di diversi sindacati di base di fronte ai referendum con le interviste a Vincenzo Miliucci (Confederazione Cobas), Pierpaolo Leonardi (Usb), Mattia Scolari (Cub), Arturo Gambassi (Sudd Cobas), Fiorenzo Campagnolo (Adl Cobas), Tiziano Loreti (Si Cobas). Ascolta o scarica. * L’intervista sul referendum dedicato alla cittadinanza con Daniela Ionita, presidente di Italiani Senza Cittadinanza. Ascolta o scarica. * L’intervista a Donatella Albini, di Mediterranea Saving Humans Brescia, a partire da un incontro informativo organizzato in città sui referendum. Ascolta o scarica. * Le interviste, casuali, tra Brescia e Desenzano del Garda, dell’autunno 2024, al superamento delle firme necessarie per il quesito sulla cittadinanza, poi approvato dalla Corte Costituzionale, con il commento di Youssef Moukrim, attivista dello Sportello per i diritti di InfoSpazio 161 di Verona e Stefano Bleggi del Progetto Melting Pot. Ascolta o scarica.    
Referendum 2025: cinque sì e quorum zero
L’8 e il 9 giugno 2025 siamo chiamati a votare per cinque referendum abrogativi su lavoro e cittadinanza. Quattro quesiti, promossi dalla CGIL, puntano ad abrogare parti del famigerato Jobs Act, voluto nel 2014 dal governo presieduto da Matteo Renzi e sostenuto dal PD all’interno di un’ampia coalizione. Il Jobs Act aveva cancellato alcune tutele dei lavoratori in materia di licenziamento precedentemente contenute nell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e, in questo modo, aveva reso più fragile e precaria la sussistenza di tante persone in nome della legge del mercato. I quesiti referendari costituiscono un richiamo più che necessario ai diritti sociali, che da qualche decennio erano scomparsi dall’orizzonte dell’azione politica e del dibattito pubblico. Queste considerazioni positive non ci impediscono, tuttavia, di dubitare della buona fede della CGIL, che ha taciuto per dieci anni e si è svegliata soltanto adesso, tornando opportunisticamente a fare ciò che dovrebbe fare un sindacato, nel momento in cui al governo non c’è più il centrosinistra (che non ha mai provveduto a ripristinare l’Articolo 18 negli anni in cui ha governato), ma la parte avversa. In ogni caso, quali che siano le intenzioni dei promotori, riconosciamo la validità dei quesiti sul lavoro e voteremo Sì. Il quinto quesito, infine, riguarda il dimezzamento della durata del requisito di residenza da dieci a cinque anni per chiedere la cittadinanza italiana e quindi promuove l’integrazione dei nuovi cittadini immigrati, soprattutto dei più giovani. Anche su questo voteremo Sì. Purtroppo dobbiamo ancora una volta denunciare il ricorso, da parte dei sostenitori del NO, allo spregevole stratagemma di invitare all’astensione per impedire il raggiungimento del quorum e invalidare così la consultazione. In questo modo, boicottandolo al solo scopo di vincere, si svuota di significato lo strumento referendario, importante (per quanto limitato) mezzo di consultazione diretta della popolazione. Per ovviare a questa prassi antidemocratica non c’è che un sistema: abolire il quorum. I referendum non prevedono il quorum in molti Paesi: Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Paesi Bassi, Islanda, Spagna, Malta, Lussemburgo, Finlandia, Austria, Svizzera. Senza quorum, chi ha interesse per il tema vota e chi non ha interesse delega la decisione agli altri, come del resto già avviene nel referendum confermativo per le modifiche costituzionali e nelle elezioni di qualsiasi livello, consultazioni per le quali non è previsto alcun quorum. Ricordiamo anche che, se si vuole avanzare significativamente verso la Democrazia reale, la consultazione diretta non può limitarsi al referendum abrogativo; è necessario che i cittadini possano ricorrere anche al referendum confermativo facoltativo e dispongano della possibilità di destituire gli eletti qualora la loro azione non sia conforme agli impegni assunti in campagna elettorale.   Partito Umanista