Cannes 2025, un festival controcorrente
Due gli interventi che sintetizzano lo spirito della 78ma edizione di Cannes e
che si sono distinti per la loro forza: l’emozionante discorso di Jafar Panahi
nel ricevere la Palma d’oro, dove ha sottolineato l’importanza di mettere da
parte le divisioni e difendere la libertà, affinché nessuno possa dire a
qualcuno come si deve vestire e cosa fare e quello di Robert De Niro,
all’apertura delle kermesse, contro Trump e contro ogni fascismo. Qualcuno sarà
forse dispiaciuto perché il festival di Cannes 2025 non avrà avuto molti titoli
che possano far supporre grandi incassi futuri, ma sarà ricordato per il
coraggio di essere andato controcorrente al vento che oggi tira. Un’edizione
densa di opere sul tema della pace, dei diritti civili, della diversità,
dell’antirazzismo, a favore della libertà: principi su cui basa quella
democrazia e quella convivenza incruenta che gli ultimi anni sembrano aver messo
in discussione.
La giuria presieduta da Juliette Binoche (attrice notoriamente impegnata in
diverse cause politiche e sociali, in particolare nell’ambito del movimento
#MeToo e nella promozione di una maggiore attenzione ai diritti umani, che più
volte ha preso le difese dei “sans papiers”, immigrati senza documenti in lotta
per la regolarizzazione ) e composta da Halle Berry, Payal Kapadia, Alba
Rohrwacher, Leïla Slimani, Dieudo Hamadi, Hong Sangsoo, Carlos Reygadas e Jeremy
Strong, ha assegnato La Palma d’oro all’iraniano Jafar Panahi con “It Was Just
an Accident “. Il film racconta di un certo Vahid che crede di aver individuato
qualcuno dal cigolio di una protesi e sospetta sia il sicario del regime
iraniano che un tempo lo aveva torturato. Ma come sapere se è davvero il
responsabile di tanto dolore? Il Festival descrive “It was just un accident”
come un ritratto del “popolo iraniano in lotta per la propria libertà”.
Jafar Panahi aveva già vinto il premio più alto, oltre che a Cannes, a Venezia,
Berlino e Locarno. Il suo non è dunque esclusivamente un premio politico, ma il
riconoscimento a un regista che ha saputo esprimere con arte un contenuto etico
universale. Panahi è il cineasta più perseguitato dal regime di Teheran.
Detenuto fino a febbraio 2022, ha avuto ad aprile 2023 la rimozione del divieto
a uscire dall’Iran che era in vigore da 14 anni. Il passaporto di Panahi era
stato confiscato nel 2010. Dopo l’inizio delle proteste del Movimento Verde, nel
2009, contro la rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad, Panahi fu
condannato a sei anni di prigione con l’accusa di “propaganda contro il sistema”
a causa del suo sostegno verso il movimento di protesta e a 20 anni di divieto
di produzione cinematografica. Adesso che è tornato al suo Paese, si spera che
il sostegno di Cannes possa essergli utile.
Meritano particolare interesse i temi del cinema africano. La sezione Un
certain regard è stata inaugurata da “Promis le ciel” della regista tunisina
Erige Sehiri che racconta l’esilio tunisino di tre donne dell’Africa
subsahariana. Quando le tre accolgono Kenza, una bambina di 4 anni sopravvissuta
ad un naufragio, le tensioni del loro nucleo esplodono mentre il clima esterno
diventa preoccupante. I personaggi sono ispirati a donne realmente conosciute
dalla regista; una di loro, Debora Lobe Naney, la incontrò nel momento in cui
avrebbe voluto fare la traversata per l’Europa. La Tunisia è raccontata dal
punto di vista delle protagoniste, che rimangono ai suoi margini e non hanno
accesso.
“La petite dernière” terzo film di Hafsia Herzi, ha per protagonista la
diciassettenne Fatima, ultima di otto fratelli; lasciata la banlieue e la sua
famiglia algerina per studiare filosofia a Parigi, scopre la propria
omosessualità e per la prima volta s’interroga sulla sua identità.
“Aisha can’t fly away” è la notevole opera prima dell’egiziano Morad Mostafa.
Filma le traversie di Aisha, una badante africana di 26 anni immigrata al Cairo.
Attraverso le sue giornate, il film esplora le dinamiche di una società in cui
l’indifferenza delle autorità e le tensioni tra egiziani e africani di varie
nazionalità hanno permesso alla malavita di prendere il controllo.
Una parola va aggiunta su “Fuori” di Mario Martone, biografia della scrittrice
Goliarda Sapienza durante il periodo in cui ha conosciuto il carcere. Non ha
vinto premi e non ha convinto la stampa straniera, forse anche perché il
personaggio, riscoperto nel nostro Paese dopo la morte, non è famosissimo fuori
confine, ma resta un film di umana importanza e talento cinematografico.
I premiati delle due principali sezioni:
Concorso
* Palma d’Oro – “It was just un accident”di Jafar Panahi
* Grand Prix – Sentimental Value di Joachim Trier
* Premio Speciale – Resurrection di Bi Gan
* Miglior regia – Kleber Mendonça Filho per The Secret Agent
* Migliore sceneggiatura – Young Mothers di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
* Migliore attrice – Nadia Melliti per La petite dernière di Hafsia Herzi
* Miglior attore – Wagner Moura per The Secret Agent
* Premio Speciale della Giuria – Sirat di Olivier Laxe ex aequo con Sound of
Falling di Mascha Schilinski
* Camera d’Or – The President’s Cake di Hasan Hadi
* Palma d’oro per il miglior cortometraggio – I’m Glad You’re Dead Now di
Tawfeek Barhom
Un Certain Regard
* Premio Sceneggiatura – Pillion di Harry Lighton (opera prima)
* Miglior Attrice – Cleo Diàra in O Riso e a Faca (I Only Rest in the Storm) di
Pedro Pinho
* Miglior Attore – Frank Dillane in Urchin di Harris Dickinson
* Miglior Regia ex aequo – Arab & Tarzan Nasser per Once Upon a Time in Gaza
* Premio della Giuria – Un poeta (A poet)di Simón Mesa Soto
* Premio Un Certain Regard Miglior Film – La misteriosa mirada del flamenco
(The mysterious gaze of the flamingo) di Diego Céspedes (opera prima)
Bruna Alasia