La giornata del voto nella Repubblica Bolivariana del Venezuela
Le elezioni del 25 maggio nella Repubblica Bolivariana del Venezuela
rappresentano una tornata politica ed elettorale di grande importanza. Non solo
si tengono le elezioni parlamentari per il rinnovo dei 285 deputati
all’Assemblea Nazionale, ma anche le elezioni statali, per il rinnovo di 24
governatori. È pressoché superfluo, se non fosse necessario per contrastare e
smentire le bugie e le falsificazioni della propaganda occidentale, ribadire che
si tratta dell’ennesima tornata elettorale in Venezuela dall’insediamento di
Hugo Chávez. Un’ennesima conferma della vitalità del processo democratico che
caratterizza il modello di democrazia partecipativa e protagonistica del
Venezuela e che rappresenta una delle cifre del socialismo bolivariano, un
socialismo popolare e umanistico, con una profonda carica antimperialista e
rivoluzionaria, ispirato dal pensiero e dalla visione di Chávez e proseguito e
aggiornato oggi da Maduro. In questo scenario, la campagna elettorale è stata
segnata dalla straordinaria mobilitazione popolare che si raccoglie intorno al
Psuv, il Partito socialista unito del Venezuela, fondato su ispirazione di
Chávez (2008) che esprime il nucleo dirigente della Repubblica Bolivariana del
Venezuela e che rappresenta oggi il più grande tra i partiti socialisti
dell’intera America Latina. Un partito, come si sente ripetere qui in Venezuela,
di organizzazione e mobilitazione, un partito di “unità, lotta, battaglia e
vittoria”, un soggetto popolare con una rilevantissima base di massa.
Nell’incontro con le delegazioni internazionali presenti in Venezuela, tenuto lo
scorso 24 maggio, il viceministro per l’America Latina e vicepresidente del Psuv
per le questioni internazionali, Rander Peña, ha rimarcato alcuni dei temi
politici fondamentali della fase, in Venezuela e in America Latina, nella quale
si inscrive appunto questa nuova tornata elettorale, la 33esima elezione
dall’insediamento di Chávez e dall’avvio del processo storico, politico e
sociale noto, appunto, come Rivoluzione bolivariana. Lo scenario è anzitutto
quello della contrapposizione tra il modello della pace, che il Venezuela
Bolivariano è impegnato a portare avanti, e il modello della violenza, che è in
ultima istanza la proposta che il fascismo, a livello internazionale, avanza.
Non a caso, è proprio dal Venezuela che è partita la costruzione di una
Internazionale Antifascista, una piattaforma di iniziativa e di mobilitazione
che già si va articolando in diversi Paesi, nei cinque continenti, tra cui anche
l’Italia. Da un lato, dunque, sconfiggere il fascismo e la violenza, che in
Venezuela porta il volto della destra eversiva che aveva già tentato la via dei
disordini violenti e del colpo di stato all’indomani delle elezioni
presidenziali che, il 28 luglio, hanno confermato Maduro alla Presidenza;
dall’altro, costruire un Paese prospero e giusto, capace di coniugare il tema
della inclusione e della giustizia sociale con quello dell’avanzamento e della
modernizzazione del Paese, un altro dei temi forti della campagna elettorale,
percorso sul quale il Paese si è già incamminato, ad esempio con il Piano delle
7 trasformazioni.
Non di meno significativo è stato quindi il passaggio – citando Chávez, “el
vivir viviendo, el vivir con dignidad” (“vivere vivendo, vivere con dignità”) –
in cui è stata richiamata la contraddizione fondamentale, da una parte il
capitalismo, il modello capitalista, “con al centro il denaro e i suoi
antivalori” (concorrenza, competizione, ingiustizia, disuguaglianza, profitto),
dall’altra il socialismo, il modello socialista, in particolare declinato nel
senso umanista e antimperialista proprio del socialismo bolivariano, “con al
centro la solidarietà e i suoi valori”, di uguaglianza, emancipazione, giustizia
sociale, partecipazione e protagonismo popolare, “a partire” – ha sottolineato
lo stesso Rander Peña – “dalla centralità dell’essere umano, della persona e
della famiglia”. Pace, serenità e avanzamento degli sviluppi e delle conquiste
della rivoluzione bolivariana sono dunque le grandi poste in gioco di questa
ennesima, importante, tornata elettorale. La democrazia partecipativa e
protagonistica è il vero e proprio motore del potere popolare in azione e questo
è il fondamento del processo rivoluzionario bolivariano e socialista.
Mobilitazione e partecipazione sono vere e proprie chiavi di volta: “Dove c’è
popolo, c’è speranza. Dopo 32 elezioni, ci stiamo dirigendo verso la nostra
33esima vittoria, perché il popolo ha un piano, una direzione e dei progetti”,
ha ricordato Maduro in campagna elettorale. L’impegno delle autorità e del
popolo è che le elezioni si svolgano in un clima di partecipazione e di
serenità.
Si tratta poi di elezioni importanti per due ulteriori ragioni. Quella che si va
ad insediare con il voto del 25 maggio, è infatti una legislatura costituente.
“Ho parlato con la Commissione per la Riforma Costituzionale e abbiamo
concordato di preparare un processo di consultazione e dibattito più inclusivo,
più aperto, più comunicativo e più tempestivo per presentare il disegno di legge
sulla riforma costituzionale alla nuova Assemblea Nazionale a gennaio”, ha
dichiarato Maduro all’uscita dal seggio. Ha poi annunciato una riforma
elettorale di sistema, “una riforma di tutte le leggi elettorali per creare il
sistema elettorale comunale come nuovo sistema di consultazione ed elezione in
Venezuela, un sistema elettorale basato sulle Comuni. Costruire un sistema di
consultazione permanente, riprogettare il sistema elettorale per aggiornarlo:
dobbiamo essere come architetti e creare un sistema elettorale basato nel
territorio in cui le persone vivono”.
Gianmarco Pisa fa parte della delegazione internazionale di osservatori che si
trovano in questi giorni in Venezuela per le elezioni che segue per conto di
Pressenza.
Gianmarco Pisa