Francesco Ravelli al Collegio docenti dell’IPSEOA “G. Pastore” di Varallo-Gattinara contro le iniziative promosse dalle Forze Armate e Polizia
LE/I DOCENTI PRENDONO PAROLA
PUBBLICHIAMO QUI DI SEGUITO L’INTERVENTO DI FRANCESCO RAVELLI, DOCENTE ADERENTE
ALLA RETE DELLA SCUOLA PER LA PACE TORINO E PIEMONTE, PROPOSTO AL COLLEGIO DEI
DOCENTI DELL’IPSEOA “G. PASTORE” DI VARALLO-GATTINARA IL GIORNO 14 MAGGIO 2025.
LE SUE PAROLE, DI CARATTERE INFORMATIVO E GENERALE, SONO STATE UNA BUONA
OCCASIONE PER PROBLEMATIZZARE INSIEME ALLE COLLEGHE E AI COLLEGHI LA PRESENZA
DELLE FORZE ARMATE E DI POLIZIA NELLE NOSTRE SCUOLE.
Il mio intervento riguarda una tematica di interesse generale: la partecipazione
delle studentesse e degli studenti ad iniziative di formazione e orientamento
promosse dalle Forze Armate e di Polizia. Molto semplicemente, vorrei esternare
al Collegio la mia contrarietà, derivante dalla convinzione che l’intervento
“formativo” di militari e poliziotti sia da collegare all’ormai esplicito
tentativo di allargare il potenziale bacino delle future donne e dei futuri
uomini in divisa. Richiamo subito tre recenti passaggi.
Comincio dalle dichiarazioni del capo della Polizia, Vittorio Pisani, che in
un’intervista ha annunciato un piano di reclutamento straordinario per i
prossimi quattro anni destinato a 20mila giovani, con l’obiettivo di invertire
il trend di “crisi delle vocazioni” attraverso percorsi formativi specifici a
partire dalle scuole superiori. (Piano reclutamento Polizia nelle scuole: 20.000
giovani fino al 2028)
Le sue parole fanno il paio con quelle espresse dal capo di stato maggiore
dell’Esercito, gen. Carmine Masiello, che in Commissione Difesa della Camera dei
Deputati ha stimato la necessità di un incremento delle dotazioni organiche fra
le 40-45mila unità rispetto alle previsioni normative vigenti. (Masiello alla
commissione Difesa: l’Esercito ha bisogno di 40 mila militari in più – Analisi
Difesa)
Cito anche la recente Risoluzione del Parlamento Europeo che invita gli Stati
membri a mettere a punto programmi educativi e di sensibilizzazione, in
particolare per i giovani, volti a migliorare le conoscenze e a facilitare i
dibattiti sulla sicurezza, la difesa e l’importanza delle Forze Armate. (Testi
approvati – Attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune –
relazione annuale 2024 – Mercoledì 2 aprile 2025)
Queste fonti ci restituiscono il quadro complessivo che secondo me dovremmo
avere presente quando poliziotti e militari entrano in contatto con le classi
per tenere lezioni al posto nostro su diverse tematiche. Qui pure a mio avviso
dovremmo allargare l’orizzonte. Io ritengo che nelle scuole i fenomeni di
bullismo e cyberbullismo, o i vari tipi di dipendenza, possano essere molto più
efficacemente trattati da educatori e psicologi. I valori del rispetto, della
solidarietà, della convivenza, sono il sottotesto del dialogo educativo
quotidiano in quanto appartengono a una dimensione sociale ed etica che non può
essere rubricata nelle categorie di “legalità e regole”, di “reato e
repressione”. Tavole rotonde con studiosi, avvocati, associazioni, collettivi di
ricerca, avrebbero a mio parere un più alto valore didattico. E poi, perché no,
si potrebbe valutare di coinvolgere anche le vittime, ad esempio della violenza
di genere.
La direzione dovrebbe essere quella di differenziare i profili degli esperti
esterni; di aprirsi a competenze che travalicano quelle delle Forze Armate e di
Polizia; di raccogliere testimonianze umane che lascino un segno nelle
studentesse e negli studenti. Innanzitutto dobbiamo riprenderci i Consigli di
Classe, per discutere e decidere. Scarni comunicati riguardanti attività su cui
noi non abbiamo potuto dire la nostra o almeno fare una riflessione, finiscono
per disabituarci al libero confronto, che invece potrebbe ancora essere
istruttivo. Grazie.