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No al corso “su misura” all’Università di Bologna per i cadetti dell’Esercito
L’Università di Bologna è nell’occhio del ciclone per le recenti polemiche a mezzo stampa che toccano il tema dei rapporti tra mondo accademico e forze armate. La questione riguarda un corso di filosofia pensato esclusivamente per una quindicina di cadetti dell’Accademia militare di Modena, una proposta che il Dipartimento di Filosofia ha deciso di respingere. Il generale Carmine Masiello, capo di Stato maggiore dell’Esercito, ha criticato pubblicamente la decisione, lamentando che l’ateneo non voglia accogliere gli allievi militari. Mentre la ministra Bernini ha fatto eco parlando di una “rinuncia a missione formativa”. In realtà, la mancata attivazione del corso di studio dedicato non esclude in sé e per sé i cadetti dalla formazione universitaria: questi possono infatti iscriversi ai corsi già attivi presso l’Ateneo. La scelta del dipartimento mira, invece, a difendere l’autonomia dell’università e a evitare che risorse e programmi di studio vengano piegati a finalità militari o propagandistiche. Masiello stesso aveva parlato della necessità di sviluppare “linguaggi e tecniche di persuasione”, chiarendo così la natura selettiva e strumentale del nuovo percorso di studio. Non si tratta di pregiudizio: la decisione riflette una scelta etica, sostenuta anche dagli studenti, dalle studentesse e dal personale universitario che hanno ampiamente aderito agli scioperi contro guerre e per l’autodeterminazione del popolo palestinese. In un contesto di università sottofinanziate, attivare un corso di studio per un numero così esiguo di studenti è inconfutabilmente uno spreco di risorse pubbliche. Se poi pensiamo al fatto che migliaia di ricercatori precari stanno per essere espulsi dagli Atenei italiani a causa della scadenza dei loro contratti e per mezzo delle riforme volute della Ministra stessa, siamo al cospetto di una disfunzione davvero singolare: una ricerca a tempo determinato per tutte/i, contro la proposta di un nuovo corso destinato a essere replicato per anni, solo per pochi privilegiati. Il caso ha messo in luce rischi più ampi: la pressione politica o finanziaria non dovrebbe mai determinare l’offerta formativa di un Ateneo. Il tentativo di ignorare le esigenze interne per soddisfare i desiderata politici del momento, minaccia la libertà accademica e l’autonomia universitaria. La decisione del dipartimento di Filosofia va sostenuta. Si tratta infatti di un atto di responsabilità: le università devono concentrarsi su ricerca, didattica ordinaria e diritto allo studio, non su percorsi pensati per élite ristrette. Difendere questa scelta significa tutelare il sapere come bene comune e proteggere l’università dai privilegi e dalle logiche di potere nonché agire contro la militarizzazione delle università. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Fuori il sionismo dall’Università: ricercatore preso di mira da sionisti e soldati IDF all’Università di Bologna
Oggi vogliamo denunciare un caso di censura e diffamazione che restituisce il senso dell’ingiustizia e della gravità che la complicità con Israele può comportare. La storia che vi racconteremo ha come teatro l’ateneo più antico dell’Occidente, l’Università di Bologna, che porta avanti collaborazioni con istituzioni ed enti israeliani, nonostante gli appelli e le mozioni di studenti e lavoratori dell’Ateneo. Finora i proclami e le dichiarazioni della governance sono rimasti sulla carta e non si sono tradotti in pratica nell’interruzione degli accordi (al massimo, si limitano a non rinnovare quelli che giungono a scadenza). Ma oltre a mantenere in vita le collaborazioni con i partner israeliani, UNIBO aggiunge un altro tassello alla complcità col sionismo di Israele: negli ultimi tempi ha adottato una modalità con la quale asseconda le intemperanze e le pretese di un gruppo di studenti israeliani che frequentano l’Ateneo presso il DIMEVET di Ozzano dell’Emilia (Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie), dove sono quasi una trentina. Avviene infatti che questi studenti, che non rappresentano comunque la totalità degli studenti israeliani in UNIBO, abbiano scelto come target delle loro azioni diffamatorie un ricercatore, la cui unica “colpa” sarebbe quella di indossare una kefiah. La loro intolleranza nei confronti di tale indumento è così forte da portarli a chiedere al Dipartimento di vietarne l’uso. Dopo aver diffuso voci diffamanti all’interno del Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie un gruppo di studentesse israeliane, non paghe, lo ha segnalato all’Amministrazione di UNIBO e al Rettore con accuse diffamanti, che hanno portato ad un procedimento disciplinare di censura nei suoi confronti per un post critico contro Israele pubblicato sulla sua pagina personale di Facebook, solo perché dal suo profilo si evinceva che era affiliato all’Università di Bologna. Il messaggio via e-mail è partito da una studentessa che risulta far parte dell’IDF (Israel Defense Forces), l’esercito israeliano autore del genocidio in corso a Gaza, e sembra che non sia l’unica di loro a militare in quel corpo. Beh, UNIBO ha dato ragione alle studentesse israeliane sanzionando il docente con una censura scritta che gli blocca temporaneamente la carriera: è un ricercatore in tenure track (RTT), lo step che precede immediatamente l’assunzione come professore associato. L’attività che questi studenti hanno messo in campo, prendendo di mira questo lavoratore dell’Ateneo con una strategia di matrice sionista, che secondo un format oramai noto combina vittimismo, diffamazione e pressione alle massime cariche del Dipartimento e dell’Ateneo, rappresenta un segnale molto pericoloso nel mondo accademico ed un precedente che rischia di essere replicato altrove, proprio perché la governance lo ha assecondato. Nell’assistere il suo iscritto, USB ha portato in difesa del lavoratore tutta una serie di elementi (dettagli nell’allegato al comunicato) che fornivano un quadro chiaro della situazione, ma la Commissione disciplinare ed il Rettore hanno preferito “non vedere” e confermare una sanzione che risuona come profondamente ingiusta, che salta a piè pari la tutela dei diritti del lavoratore. Qualcuno pensava che il pericolo sionista potesse arrivare solo dagli accordi in ambito ricerca con potenziale dual use, mentre questa storia ci insegna come le insidie possano nascondersi anche in un semplice accordo di moblità con studenti israeliani. Già, perché quello che è emerso è che diversi studenti combattono nell’IDF, l’esercito genocida di Israele e fanno addirittura la spola fra le aule di UNIBO e le operazioni militari in Palestina ed in Medio Oriente, dove vengono chiamati come riservisti. Il colmo è che UNIBO, senza battere ciglio, conceda loro la possibilità di effettuare esami fuori dagli appelli ordinari, mentre nega tale possibilità  ad altri studenti che sono invalidi o in condizioni svantaggiate, che hanno motivazioni più giustificabili di un genocidio. Non smetteremo di ribadire che occorre rompere ogni complicità col sionismo di Israele. Da parte nostra, lavoratori e studenti di UNIBO, rinnoviamo l’impegno a mobilitarci per sensibilizzare la comunità accademica e per ripristinare un clima di giustizia e tutela per tutti in Ateneo. E insieme a ELSC – European Legal Support Center, con cui difendiamo il ricercatore, chiediamo che la comunità accademica si stringa in solidarietà attorno al ricercatore e respinga con determinazione gli attacchi sionisti in Ateneo e qualsiasi complicità e censura della libertà accademica. “FUORI IL SIONISMO DALL’UNIVERSITÀ! STOP ALLA COMPLICITÀ CON ISRAELE!” USB Emilia Romagna e Cambiare Rotta Bologna USB UNIVERSITÀ E CAMBIARE ROTTA ADERISCONO ALLA CAMPAGNA NAZIONALE “LA CONOSCENZA NON MARCIA”, contro la militarizzazione e l’israelizzazione dell’istruzione 5 QUESITI PER LA GOVERNANCE DI UNIBO Chiediamo alla governance dell’Ateneo di risponderci sui seguenti punti: 1. La governance di UNIBO sa che fra i banchi delle aule della nostra Università fra gli studenti siedono anche soldati dell’IDF, l’esercito israeliano artefice del genocidio in atto a Gaza? Cosa si intende fare nei loro confronti? Espellerli dalla nostra Università o continuare ad accoglierli nelle aule di UNIBO? 2. Risponde al vero che alcuni studenti israeliani godono di un trattamento speciale con possibilità di svolgere esami fuori dagli appelli ordinari? In che modalità? Online oppure con appelli straordinari predisposti per loro al rientro dalle missioni militari? 3. Una volta appurato che sono soldati, intendete procedere con una denuncia per chiedere alla Procura ed alle forze dell’ordine di investigare su eventuali crimini di guerra che possono aver commesso durante le loro missioni militari per le quali sono convocati, considerata la conferma ufficiale dell’ONU rispetto al genocidio in atto? I dati di cui è in possesso l’Ateneo sono fondamentali per ricostruire i loro spostamenti e fornire informazioni utili a chi indagherà e di certo davanti a orrendi crimini di guerra, non c’è diritto alla privacy che tenga! 4. Quali forme di tutela per il lavoratore si intende adottare per proteggerlo e tutelarlo nell’esercizio del suo lavoro in Ateneo, a fronte dei rischi ai quali è sottoposto a seguito di questa vicenda che la governance ha contribuito ad alimentare col suo assordante silenzio e la sua ingiustificabile inerzia? 5. Quali accordi e collaborazioni con i partner israeliani la governance ha deciso di interrompere in UNIBO? Allegato_storia_ricercatore_UniboDownload
Vittoria!!! Ritirato il bando del NATO MODEL EVENT 2025 a Forlì
PUBBLICHIAMO IL COMUNICATO STAMPA DELL’ORGANIZZAZIONE STUDENTESCA CAMBIARE ROTTA CHE INFORMA DEL RITIRO DI UN BANDO DI COLLABORAZIONE TRA UNIVERSITÀ E NATO. Questa mattina è arrivato un avviso che notificava il ritiro del Bando del NATO MODEL EVENT del 2025 a Forlì previsto per novembre. Dopo anni di mobilitazione contro questo accordo, dopo le mobilitazioni oceaniche delle settimane passate, dopo l’occupazione e il presidio permanente in Aula B di Berti Pichat, arriva queste prima vittoria!! Tuttavia, le relazioni del nostro dipartimento con Israele, Guerra e NATO non sono ancora state rescisse. Anzi, accodandosi alla gestione repressiva del Governo Meloni, la governance Unibo ha risposto attaccando le mobilitazioni studentesche antisioniste: da una parte, sono recentemente arrivate le notifiche delle denunce agli studenti per l’interruzione del NATO MODEL EVENT a Forlì dello scorso anno, dall’altra il direttore di dipartimento Moro e la Governance hanno annullato un incontro prefissato come gli studenti occupanti di scienze politiche per discutere della rescissione degli accordi con Israele, NATO e filiera bellica. A ciò va aggiunto che gli studenti di Fisica sono stati denunciati per l’occupazione del loro dipartimento mentre chiedevano la rescissione degli accordi con Israele e le Aziende belliche. Nel mentre il Governo sta varando il ddl 1627, che nel tentativo di equiparare antisionismo e antisemitismo, si pone l’obiettivo di reprimere e criminalizzare le lotte antisioniste degli studenti in scuole e università. Abbiamo bloccato tutto per rompere le complicità con il genocidio e ora continueremo a farlo per rompere tutte le complicità del governo e dell’università. MOLARI, BERNINI, MELONI DIMISSIONI 14 ottobre 13.00 Rettorato (Via Zamboni 33) Presidio in sostegno della mozione in CdS per chiedere le dimissioni di Molari e del Governo. FUORI LA ISRAELE E LA NATO DA SCIENZE POLITICHE! 17 ottobre 9.30 Palazzo Hercolani Presidio in sostegno alla mozione in CdD di Scienze Politiche per la rottura degli accordi con Israele, NATO e aziende belliche. Cambiare Rotta Bologna
Politecnico di Torino: protesta contro la militarizzazione e la “moralità” dell’IDF
Nell’ambito del pervasivo processo di militarizzazione delle scuole e delle università, il 16 settembre si è tenuta al Politecnico di Torino, come denunciato dal CAU (clicca qui per la notizia su Instagram), la lezione di inaugurazione di un corso di dottorato in collaborazione con l’università israeliana di Braude. Il corso è dedicato alle tecnologie di image processing, che sono lo strumento che consente di implementare strumenti di controllo facciale il cui fine illiberale e oppressivo nella società del controllo è del tutto evidente. L’università di Braude, d’altra parte, è nota per la sua offerta di borse di studio agevolate ai riservisti dell’IDF e per la sua collaborazione con le forze armate israeliane. Il controllo facciale è proprio una delle tecnologie che garantiscono la tenuta del sistema di apartheid costruito da Israele (clicca qui per la notizia). Nel momento il cui gli studenti e le studentesse del CAU hanno interrotto pacificamente la lezione del prof. Pini Zorea, chiedendo ancora una volta al rettore Stefano Corgnati di interrompere i rapporti di collaborazione con le università israeliane, il docente ha definito l’IDF, in cui ha servito come ufficiale, “il più pulito del mondo” (clicca qui per il video). A seguito di tali dichiarazioni, il rettore Corgnati ha sospeso il corso, valutando le “esternazioni [del docente] inappropriate rispetto a quello che è il mandato didattico” (clicca qui per la notizia). L’episodio è stato riportato da diversi quotidiani e non ci stupiamo, purtroppo, di leggere che in molti casi l’intervento del rettore è stato definito “un atto che sa di sopraffazione, una violenza intellettuale spacciata per etica accademica” (clicca qui per la notizial). A rincarare la dose è giunta l’immarcescibile Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, che ha definito la sospensione del corso del prof. Zorea “una grave discriminazione” (clicca qui). Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Situazione università in attesa dell’autunno caldo: quali progressi contro gli accordi con filiera bellica e partner israeliani?
Cosa succede negli Atenei italiani rispetto agli accordi con la filiera bellica e con i partner israeliani?Qual è la situazione delle Università in vista di un autunno che si preannuncia più caldo che mai? Già, perché, anche se apparentemente la pausa estiva sembra aver attenuato l’eco delle proteste studentesche e i fermenti di lotta negli atenei, in realtà si colgono tanti segnali di vivacità che ci fanno affermare che nei prossimi mesi sarà proprio il mondo accademico uno degli ambiti nei quali il fronte contro la guerra ed il riarmo sarà più attivo: * il 5 settembre si inizia alla Sapienza con un appuntamento sul ruolo dei saperi nell’economia del genocidio, organizzato dal Comitato Sapienza Palestina, dal CNR contro le guerre e dall’Assemblea precaria universitaria, nel quale interverrà Francesca Albanese. Si evidenzierà come la lotta per un’università democratica, adeguatamente finanziata e con condizioni di lavoro decentisia necessariamente legata alla lotta contro la guerra e chi fa profitto su armi e tecnologia bellica (ore 10:00 aula C, Scienze Politiche, Università Sapienza Roma); * le Assemblee precarie universitarie, che si sono moltiplicate e cresciute nella prima metà dell’anno, hanno annunciato una tappa fondamentale della loro lotta contro il precariato proprio nel cuore dell’autunno e fra i punti delle loro rivendicazioni c’è il NO alla ricerca bellica ed alle politiche di riarmo; * a settembre verrà presumibilmente firmato il CCNL Istruzione e Ricerca e sarà l’ennesimo contratto in perdita: stavolta il motivo dei mancati adeguamenti salariali all’inflazione è direttamente ricondubilie alle politiche di riarmo, che sottraggono risorse ai servizi pubblici ed al rinnovo del contratti del pubblico impiego, per cui è lecito attendersi una reazione del personale scolastico e universitario e delle sigle sindacali più attive nel contrasto alla guerra ed al riarmo; * il 13 settembre è in programma il lancio della campagna “LA CONOSCENZA NON MARCIA” (sulla quale vi informeremo a breve in dettaglio), che mira a mettere insieme le tante realtà impegnate nel mondo dell’istruzione contro il processo di militarizzazione in atto nelle scuole e nelle università e solidali con la causa palestinese. Studentesse e studenti, ricercatrici e ricercatori, insegnanti scolastici e docenti universitari, personale tecnico amministrativo e attivisti della società civile convergeranno in questo percorso iniziato ad aprile a Siena: per allertare rispetto ai rischi di una “israelizzazione” della società in quel segmento fondamentale che è appunto il settore della conoscenza, per dire NO alla guerra e per esprimere concretamente la solidarietà alla questione palestinese boicottando gli accordi con il complesso militare industriale e con le istituzioni israeliane sia nella didattica che nella ricerca; * la partenza della Global Sumud Flotilla verso Gaza sarà un’opportunità per il rilancio delle proteste studentesche e della solidarietà verso la Palestina, perché l’arrivo delle imbarcazioni al largo di Gaza è previsto intorno a metà settembre, in coincidenza con l’inizio dell’anno accademico, oltre che dell’anno scolastico. Insomma, un po’ di elementi che ci fanno pensare che combinati insieme si possano creare quelle condizioni presenti ai tempi delle acampade studentesche, per rilanciare con forza le richieste alle governance dei vari Atenei per un maggiore impegno concreto nel liberare i luoghi del sapere dalle pressioni militariste, ma anche al Governo per fare retromarcia rispetto alle relazioni pericolose sul riarmo con Leonardo, con la NATO e con il governo israeliano (ad esempio, Italia e Germania vogliono frenare la Commissione europea che intende sospendere Israele dai fondi di ricerca del Programma Horizon a causa del genocidio in corso). Il lavoro fatto fino ad ora non è poco (lo sintetizziamo di seguito), ma c’è ancora molta strada da fare soprattutto nel passare dalle enunciazioni di principi ad azioni concrete con riflessi pratici che cambino la realtà delle cose. RASSEGNA DI MOZIONI, DELIBERE E MODIFICHE NEGLI ATENEI RISPETTO AGLI ACCORDI Di seguito passiamo in rassegna i principali casi in cui le università italiane hanno formalmente adottato delibere, mozioni o modifiche strutturali vietando accordi con partner israeliani o con realtà collegate alla filiera bellica. Segnalateci altri casi significativi se dovessero mancare all’appello! 1. SAPIENZA — UNIVERSITÀ DI ROMA (DELIBERA SENATO ACCADEMICO, 13 MAGGIO 2025) * Il Senato Accademico ha approvato la Deliberazione n. 92/2025, che include un mandato per integrare lo statuto o regolamento al fine di: * interrompere ogni collaborazione con istituzioni e aziende israeliane coinvolte nell’apparato bellico, sospendere accordi con aziende legate al settore difesa, * riformare il Comitato Etico per includere controlli di tipo etico su collaborazioni potenzialmente belliche Wikipedia+15Sapienza Università di Roma+15Open+15. * ➤ Fonte ufficiale: verbale del Senato Accademico disponibile sul sito della Sapienza. 2. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO (STATALE) — SOSPENSIONE ACCORDO CON ARIEL UNIVERSITY * Nel fine 2023, formalizzata a inizio aprile 2024, la Statale di Milano ha sospeso l’accordo di collaborazione con l’Ariel University, situata nei territori occupati palestinesi. La decisione è passata attraverso un’istruttoria e voto del senato accademico DomaniDomani+2ANSA.it+2Domani+2. 3. UNIVERSITÀ DI PALERMO — SOSPENSIONE TOTALE ACCORDI CON ISRAELE (4 GIUGNO 2024) * Il Senato Accademico ha approvato all’unanimità un documento che: * sospende tutti gli accordi Erasmus con università israeliane (programmi KA171 e KA220-HED), * vieta nuovi accordi con atenei israeliani “fino al superamento della crisi”, * istituisce procedure di due diligence su accordi con potenziale dual use, * coinvolge rappresentanza studentesca nel tavolo tecnico su tali collaborazioni L’INDIPENDENTE+6L’INDIPENDENTE+6ANSA.it+6. 4. UNIVERSITÀ DI PADOVA — MOZIONE E IMPEGNO A NON AVVIARE NUOVI ACCORDI (14 MAGGIO 2024 E ULTERIORE MOZIONE 1° LUGLIO 2025) * Il Senato Accademico del 14 maggio 2024 ha approvato una Mozione per la Pace in Palestina, condannando la distruzione delle università palestinesi e richiamando principi etici secondo statuto e Codice di integrità della ricerca Reddit+15Università degli studi di Padova+15Centro di Ateneo per i Diritti Umani+15. * In una seduta successiva il 1° luglio 2025, Padova ha approvato una nuova mozione che: * condanna le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, * si impegna a non intraprendere nuovi accordi né rinnovare quelli esistenti con istituzioni israeliane ritenute coinvolte in violazioni, * mantiene solo collaborazioni a valenza puramente didattica o di ricerca non bellica L’INDIPENDENTE+4Centro di Ateneo per i Diritti Umani+4Domani+4. 5. UNIVERSITÀ DI BOLOGNA — MOZIONE DEL SENATO ACCADEMICO (2024) * Nel Senato Accademico UNIBO ha approvato una Mozione sulla guerra a Gaza, includendo impegni come: * condanna di qualsiasi aggressione a istituzioni universitarie, rafforzamento delle norme sul dual use, rifiuto di accordi con imprese e università (anche israeliane) associate a violazioni dei diritti umani o prodotti per scopi militari, * rescissione di accordi vigenti qualora i partner incorrano in tali condizioni Wikipedia+7UniboMagazine+7Open+7.       MOZIONE DEL SENATO ACCADEMICO (18 GIUGNO 2025) Il Senato Accademico ha approvato una mozione condannando “l’escalation militare israeliana a Gaza”, le violazioni del diritto internazionale e umanitario, e ha chiesto il “rafforzamento di tutte le iniziative per il cessate il fuoco” Altreconomia+6Potere al Popolo+6quinewspisa.it+6 La Nazione+15UniboMagazine+15Corriere di Bologna+15 6. UNIVERSITÀ FEDERICO II DI NAPOLI — DIMISSIONI DAL COMITATO DI FONDAZIONE BELLICA (APRILE 2024) * Il rettore della Federico II, in risposta a mobilitazioni studentesche, ha annunciato le proprie dimissioni dal comitato scientifico della fondazione Med-Or (legata a Leonardo spa), principale industria bellica italiana. Il Rettore Matteo Lorito ha annunciato le dimissioni, ma non le ha formalizzate. Open+4L’INDIPENDENTE+4Domani+4 7. UNIVERSITÀ DI BARI – MOZIONI E PROVVEDIMENTI (APRILE–GIUGNO 2025) * Aprile 2024: scelta unanime di non partecipare al bando di cooperazione Italia–Israele e dimissioni del Rettore Bronzini dal comitato scientifico della fondazione Med‑Or (legata all’industria bellica) La Nazione+2La Gazzetta del Mezzogiorno+2atlanteguerre.it+2 * 19 giugno 2025: il Dipartimento di Bari ha approvato una mozione di condanna contro Israele, prevedendo misure di accoglienza per colleghi palestinesi e richiedendo “esplicita presa di distanza dai diritti umani e diritto internazionale da parte del partner israeliano” Il Bo Live+14BariViva+14Barletta news24city -+14. * La mozione ha ricevuto pareri contrastanti, passando con un solo voto di scarto PugliaViva. 8. UNIVERSITÀ DI PISA – MODIFICA STATUTO E MOZIONE PER LA PACE (GIUGNO–LUGLIO 2025) * 13 giugno 2024: Senato Accademico e CdA approvano una mozione per la pace, con “percorso di autodisciplina” sulle collaborazioni con la filiera bellica UniboMagazine+13Università di Pisa+13Cambiare Rotta+13. * Febbraio 2025: lo Statuto viene aggiornato con clausole che escludono forme di collaborazione per lo sviluppo di armi italbalkanika.al+1La Nazione+1. Nome del tuo sitoquinewspisa.it 9. UNIVERSITÀ PER STRANIERI DI SIENA – PRESE DI POSIZIONE E RICONOSCIMENTO PALESTINA (2024–2025) * 17 luglio 2024: Senato Accademico approva la mozione per il riconoscimento dello Stato della Palestina LA NOTIZIA+15Università degli Studi di Siena+15Facebook+15. * Marzo 2024: presidenza di Tomaso Montanari oggetto di pressioni per non aver aderito a posizioni di boicottaggio attivo HuffPost Italia. * Giugno 2024: UniStrasi approva (all’unanimità) una posizione di solidarietà per Gaza in Senato Accademico Gazzetta di Siena. 10. UNIVERSITÀ DI FIRENZE – BOICOTTAGGIO ACCADEMICO E MOZIONE DEL 2023 + SOSPENSIONI 2025 * 19 dicembre 2023: mozione per la pace approvata, condanna delle atrocità e appello per due Stati, ma senza misure restrittive su accordi bilaterali Università di Firenze. * 16 luglio 2025: cinque dipartimenti (Matematica/Informatica, Ingegneria, Scienze agrarie, Architettura, Scienze politiche/sociali) sospendono accordi in essere con università israeliane, tramite appello firmato da docenti, studenti, ricercatori e dottorandi Altreconomia+2Il Foglio+2La Nazione+2. ——————————————————————————————————————– NOTA SU ALTRI ATENEI * Cagliari: una mozione studentesca chiedeva la sospensione degli accordi con atenei israeliani, ma il Senato ha respinto la proposta (30 gennaio 2024) Reddit+13Domani+13Open+13. * In Torino, si è deciso di non partecipare al bando MAECI 2024 con università israeliane, ma non è stata formalizzata una definitiva rescissione di tutti gli accordi Reddit+4Domani+4Wikipedia+4. * Altri atenei (es. UniPub) hanno visto proteste o richieste, ma non hanno mai formalizzato delibere o modifiche organiche DomaniDomani. TABELLA RIEPILOGATIVA UniversitàTipo di attoDataAzione chiaveSapienza RomaDelibera Senato Accademico n. 92/202513 maggio 2025Interruzione collaborazioni con Israele/bellicoStatale MilanoSospensione accordo Arielfine 2023 / apr 2024Sospeso accordo con Ariel UniversityFederico II NapoliDimissioni promesse dal Rettore da comitato Med-Or, ma non rassegnateaprile 2024Ritiro da fondazione associata ad industria bellica (il Rettore ha annunciato le dimissioni, ma non le ha formalizzate)PalermoDelibera Senato Accademico all’unanimità4 giugno 2024Blocco accordi Erasmus, nuovi accordi vietatiPadovaMozioni Senato Accademico14 mag 2024 & 1 lug 2025Impegno a non avviare o rinnovare accordi con IsraeleBolognaMozione Senato Accademico   Mozione Senato Accademico19 marzo 2024     18 giugno 2025Rifiuto accordi dual use e rescissione ove applicabile   Condanna escalation, stop/riduzione rapporti con IsraeleBariNon partecipazione bando + dimissioniAprile 2024Ritiro del Rettore da Med-Or e bando di cooperazione Italia-Israele sospeso Mozione Dipartimento19 giugno 2025Critiche diritti umani e accoglienza colleghi palestinesiPisaMozione Senato + autodisciplina13 giugno 2024Percorso etico sulle collaborazioni belliche Statuto aggiorna (no armi)Febbraio 2025Clausole di rifiuto su attività dual useSiena (Stranieri)Mozione riconoscimento Palestina17 luglio 2024Impegno politico e morale verso Palestina Università degli Studi di Siena Pressioni su boicottaggioMarzo 2024Respinta mobilitazione politicamente orientata HuffPost Italia Mozione solidale a GazaGiugno 2024Approvata all’unanimità in Senato Accademico Gazzetta di SienaFirenzeMozione per la pace19 dicembre 2023Condanna, ma nessuna sospensione formale Stop accordi da 5 dipartimenti16 luglio 2025Sospesi accordi con università israeliane Giuseppe Curcio, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
UNIFI e il training militare al centro universitario sportivo di Firenze
Circa un mese fa avevamo pubblicato con sollievo la notizia relativa ai 5 Dipartimenti dell’Università di Firenze che dicevano NO agli accordi con gli atenei israeliani in seguito ai crimini di guerra del loro governo nel genocidio in corso a Gaza. Per tale ragione ci coglie un po’ spiazzati e disorientati la segnalazione arrivata in questi giorni da una delle nostre aderenti, la quale ci ha informati che sul sito web del CUS di Firenze, il Centro Universitario Sportivo dell’Università di Firenze si sta promuovendo, fra i vari corsi, anche il Military Training. https://www.cus.firenze.it/. Ci chiediamo quale sia nel contesto dello sport dedicato agli studenti universitari l’utilità e lo scopo di una simile iniziativa, che nulla ha a che spartire col mondo accademico e coi suoi principi. A nostro avviso, si tratta solo dell’ennesimo segnale di quel processo di militarizzazione dell’istruzione che denunciamo da anni e che entra sempre di più anche nelle attività collaterali che riguardano gli atenei statali. Eppure, in questi anni UNIFI ha approvato delle mozioni importanti all’interno del Senato Accademico sul tema della guerra: * a dicembre 2023 una mozione per la pace con alcuni contenuti apprezzabili, affermando la necessità di una “cessazione immediata dei bombardamenti e degli scontri nella Striscia di Gaza e delle violenze in Cisgiordania”; https://www.unifi.it/it/news/mozione-la-pace * a maggio 2024 il Senato Accademico di UNIFI chiede «l’immediata interruzione delle operazioni militari nei territori palestinesi», recependo alcune istanze presentate dai rappresentanti degli studenti e «riconosce la necessità dell’Università di dare seguito ai valori costituzionali e statutari, rendendosi attivo e concreto agente di pace e lavorando in tale direzione». Come punto della revisione del codice etico dell’Ateneo passa l’istanza dell’istituzione di una commissione etica che valuti gli accordi che vengono stipulati con enti esterni (con un accento sulle università israeliane). Di fatto la commissione dovrà assicurare che tali accordi rispettino i principi posti dagli studenti, ovvero che non ci siano violazioni dei diritti umani»; https://corrierefiorentino.corriere.it/notizie/cronaca/24_maggio_22/l-universita-di-firenze-si-schiera-stop-alla-guerra-in-palestina-ma-niente-boicottaggio-degli-atenei-israeliani-32c4f9c9-abf4-4631-8bcb-1b39e5f9fxlk.shtml * a giugno 2025 l’Università si impegna a rafforzare i luoghi di confronto sulla pace giusta, la libertà accademica e la cooperazione internazionale. Il messaggio finale è chiaro: “La pace è una responsabilità pubblica. Spetta anche alle università esercitarla”. L’Ateneo fiorentino chiama a raccolta tutte le università italiane ed europee: “Facciamo rete. Condividiamo strumenti, progetti e visione. Costruiamo insieme un orizzonte di pace”. https://www.unifi.it/it/news/approvato-allunanimita-appello-la-pace E cosa fa in tutta questa prospettiva l’Università di Firenze attraverso il CUS? Un corso di TRAINING MILITARE! C’è qualcosa che non torna… Probabilmente all’interno di UNIFI convivono due anime e persistono alcune forze che cercano di riportare il focus sul processo di militarizzazione, lasciando come parole morte ciò che è stato affermato dagli Organi accademici. Ebbene, come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università chiediamo alla Rettrice Prof.ssa Alessandra Petrucci, alla governance dell’Università di Firenze, ma anche a chi rappresenta l’Ateneo all’interno del CUS (la Prof.ssa Maria Paola Monaco ed il Prof. Nicola Poli nel Consiglio Direttivo ed il Comitato per lo Sport Universitario) di considerare il percorso avviato dagli Organi Accademici per fare in modo che il CUS faccia un passo indietro sul Training Militare e lo escluda fra le possibilità della sua offerta sportiva, soprattutto perché non rappresenta un vero e proprio sport e non ha nulla a che fare con le attività sportive adatte per studenti e studentesse universitari/e. Si tratta di un’importante occasione di riflessione interna per tradurre in pratica ciò che è stato deciso in Senato Accademico e porre rimedio ad alcune contraddizioni in Ateneo ed a quegli elementi di militarizzazione ancora presenti nel contesto accademico. A tale proposito, ne menzioniamo anche altri di una certa rilevanza: * il Master in Leadership e Analisi Strategica offerto dall’Università di Firenze (UNIFI) in collaborazione con l’Aeronautica Militare, un percorso formativo con competenze “dual use”, cioè utili sia in ambito civile che militare: questo master, include lauree magistrali e corsi specifici, è rivolto a tutti gli studenti e non solo ai militari e forma figure professionali con competenze strategiche e manageriali; https://www.unifimagazine.it/unesperienza-formazione-congiunta/ * il Corso di Laurea triennale in Scienze giuridiche della Sicurezza, erogato in convenzione con la Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri; https://www.scienzegiuridichedellasicurezza.unifi.it * il legame fra il Dipartimento di Architettura e l’ISMA – Istituto di Scienze Militari Aeronautiche; > Architettura Unifi e Scienze militari Aeronautiche, insieme per la > valorizzazione del territorio * la collaborazione dei corsi di Laurea in Farmacia di UNIFI con lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze; Fai clic per accedere a stab_chimico_farmaceutico_militare_230223.pdf Probabilmente, l’iniziativa del Military Training del Centro Universitario Sportivo è nata sull’onda della già forte presenza militare nelle collaborazioni con l’Ateneo di Firenze e sarà presumibilmente portata avanti da chi in università punta a rafforzare tali legami. Il training militare in Ateneo ha in definitiva un duplice obiettivo: 1. normalizzare la presenza di ciò che è “militare” all’interno del contesto dell’istruzione universitaria; 2. fornire un canale aggiuntivo per la selezione ed il reclutamento, che consideri anche le prestazioni fisiche oltre alle capacità intellettive degli studenti. Infatti, da sempre la selezione militare include prove fisiche (“braccio”), seguite da valutazioni attitudinali e psicofisiologiche (“mente”). E quale luogo migliore di un’Università?! Giuseppe Curcio, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Festival “Il Libro Possibile” a Polignano a Mare. Cancellati incontri: no a eventi con Leonardo SpA
Accade che a Polignano a Mare (BA) uno degli eventi culturali più rinomati del sud barese, capace di attirate scrittrici, scrittori e personaggi dello spettacolo, cioè la manifestazione “Il libro Possibile” abbia tra gli sponsor principali, Leonardo SpA, la maggiore industria bellica italiana, compartecipata dallo Stato, produttrice ed esportatrice di congegni di morte in tutto il mondo. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università abbiamo già denunciato abbondantemente la pericolosa commistione di Leonardo SpA, tramite la sua collaterale Fondazione Leonardo La civiltà delle macchine, con le scuole, in particolare con il Liceo Digitale “Matteucci” di Roma. Abbiamo anche denunciato gli intrecci tra le università pubbliche italiane e la Fondazione Med-Or, altra collaterale di Leonardo SpA, nel cui Consiglio di Amministrazione siedono ancora dodici rettori e rettrici, dopo le dimissioni di Stefano Bronzini, rettore dell’Università di Bari. E ancora dall’Università di Bari, che concede il patrocinio alla manifestazione Il Libro Possibile di Polignano a Mare, qualche giorno fa è giunto un gesto simbolico, prezioso nel quadro di una generale indifferenza da parte del mondo accademico. È accaduto, dunque, che il prof. Paolo Ponzio, ordinario di Filosofia e responsabile del Dipartimento di Filosofia e Scienze Umane dell’Università degli Studi di Bari (DIRIUM), qualche giorno fa abbia deciso di non svolgere gli incontri programmati per protestare contro il coinvolgimento di Leonardo SpA, implicata nelle questione belliche israeliane, in una manifestazione culturale. Ponzio ha pronunciato parole di condanna nei confronti dello sterminio della popolazione palestinese a Gaza, ma anche nei confronti di altri scenari bellici con cui Leonardo SpA fa profitti. Qui il video del discorso di Paolo Ponzio dal suo profilo Facebook, di cui abbiamo riportato uno stralcio significativo: «La filosofia è un viaggio che inizia con la vita e finisce con essa. La filosofia è una scienza della vita e proprio per questo motivo non si può tacere […]. Con tutta la stima per la manifestazione e per chi la organizza, da una mera segnalazione giunge la notizia che tra gli sponsor c’è Leonardo SpA. C’è in atto una decisione culturale e politica allo stesso tempo. Non possiamo accettare finanziamenti da industrie belliche coinvolte nella produzione e nella vendita di armi. La cultura è e deve essere libera, indipendente, capace di dire una parola chiara contro la guerra e a favore della pace incondizionatamente». Ricordiamo anche che nella riunione del Consiglio del 17 giugno scorso il Dipartimento Dirium dell’Università di Bari, di cui Ponzio è responsabile, ha approvato una mozione rivolta direttamente contro il governo israeliano con la quale «si unisce a tutte le voci nazionali e internazionali, di qualsivoglia appartenenza, nazionalità, religione, che condannano lo sterminio, appellandosi al rispetto dei diritti umani all’esistenza, a una vita dignitosa, a un’adeguata alimentazione, alle cure sanitarie, all’istruzione». Ci auguriamo che anche altri intellettuali e accademici, in Puglia come in tutta Italia, possano prendere posizione e rifiutare qualsiasi coinvolgimento dell’industria bellica nelle università e nei luoghi della cultura. Ci auguriamo, tuttavia, che la medesima attenzione sia rivolta anche ad altre aziende coinvolte con i profitti di guerra e alle banche armate, sempre pronte ad operare un brand washing in occasione di manifestazioni culturali. L’elenco delle banche armate è consultabile su questo sito. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Puglia
Emanazione Statuto dell’Università di Pisa: la prima applicazione riguarda Gaza
APPROVATA UNA MOZIONE NELLA SEDUTA DEL SENATO ACCADEMICO DI VENERDÌ 11 LUGLIO Nella seduta di venerdì 11 luglio, il Senato Accademico dell’Università di Pisa ha approvato una mozione che – in coerente applicazione delle modifiche dello Statuto – ribadisce la condanna della pulizia etnica in corso a Gaza nei confronti della popolazione palestinese e si esprime sulle collaborazioni con il governo israeliano e con enti pubblici o privati israeliani. Qui di seguito riportiamo il testo integrale della mozione. ***** Con l’emanazione del nuovo Statuto, l’Università di Pisa ha voluto introdurre un esplicito richiamo alla pace come valore fondamentale, in un momento storico in cui assistiamo al proliferare nel mondo di guerre che coinvolgono estesamente la popolazione civile. Quando la vita umana è calpestata e vilipesa si realizza la negazione dei principi che hanno fondato le comunità universitarie. Alla fiducia nella ragione, nella scienza e nella cultura subentra una tenebra che segna la dissoluzione di tutto quanto può definirsi umano. La pace non si costruisce attraverso la violenza. Riconoscere il valore della pace ci porta a un impegno concreto per contrastare il business degli armamenti, impegnandoci a non intraprendere attività volte allo sviluppo o al perfezionamento di armi da guerra. L’enfasi sulla necessità del riarmo espone al rischio di investire in strumenti che inevitabilmente saranno prima o poi utilizzati per spezzare vite, e appare particolarmente miope in un paese che dedica all’istruzione e alla ricerca una quota del PIL nettamente inferiore alla media europea. I principi statutari rappresentano il fondamento di un processo che dovrà condurre a una revisione di tutte le fonti normative dell’Ateneo. Fin da ora, è necessario affermare con chiarezza che le collaborazioni accademiche e scientifiche – didattiche e di ricerca – con governi, istituzioni universitarie, enti pubblici o privati, dovranno essere pienamente conformi a tali principi. Si ha oggi evidenza di gravi violazioni del diritto internazionale e di violenza sistematica esercitata per volontà del Governo israeliano nei confronti della popolazione civile di Gaza, con l’uso della fame e della gravissima precarietà sanitaria come strumento di guerra, che configura oggettivamente una forma di pulizia etnica. Per questo motivo, gli accordi già in essere ed eventuali nuove proposte di collaborazione con il governo israeliano e con enti pubblici o privati israeliani dovranno essere oggetto di attenta valutazione, alla luce dei valori di pace, giustizia e responsabilità etica richiamati dallo Statuto. Contestualmente, il Senato esprime sostegno alle colleghe e ai colleghi israeliani che, con coraggio e determinazione, si oppongono alla guerra e alle politiche dell’attuale Governo di Israele, e vicinanza a tutti coloro che sono stati toccati dagli attacchi terroristici di Hamas. Il Senato chiede altresì al nostro Governo di riconoscere lo Stato Palestinese e di revocare il Memorandum tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo dello Stato di Israele sulla cooperazione nel settore militare e della difesa. Raccomanda al Consiglio di Amministrazione di confermare ed estendere i finanziamenti destinati all’apertura di corridoi umanitari per studiosi e studenti palestinesi e ad altre azioni rivolte a salvaguardare la cultura di questo popolo da un tentativo di annientamento indegno di ogni società che voglia definirsi civile. Il Senato raccomanda, inoltre, al Consiglio di Amministrazione di interrompere gli accordi quadro con le università Reichman ed Hebrew, in considerazione delle valutazioni effettuate sulla base della documentazione istruttoria presentata in occasione del Senato Accademico straordinario del 14 marzo 2024. Si riserva di rivalutare in futuro gli altri progetti di collaborazione esistenti. Esprime la propria solidarietà alla Relatrice speciale dele Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, Alumna di questa Università, che è stata recentemente attaccata con sanzioni personali dal Governo degli Stati Uniti, per il lavoro d’indagine che compie nei confronti di Israele e altri Stati nella violazione dei diritti in Palestina. In risposta alle segnalazioni di Cambiare Rotta (organizzazione giovanile) in merito a possibili infiltrazioni, il Senato ribadisce che l’Università di Pisa è un luogo libero per l’espressione delle idee e delle opinioni, nel rispetto delle istituzioni democratiche ma senza alcuna sudditanza verso il potere. Considera la dialettica tra posizioni diverse un segno di ricchezza culturale e spirituale e attribuisce massima importanza alla tutela del dissenso. Un confronto che si eserciti nel rispetto del principio di legalità e nel segno della nonviolenza fisica e verbale sarà sempre garantito e difeso da ogni forma di interferenza esterna.
Osservatorio aderisce all’appello di CambiareRotta a Unibo per il ritiro delle denunce
Venerdì 30 maggio si è svolta una tavola rotonda nel Rettorato dell’Università di Bologna, promossa da CambiareRotta per la grave vicenda degli studenti e delle studentesse denunciate, una settimana prima delle elezioni studentesche di metà aprile, per l’occupazione di un’aula laboratorio abbandonata da 5 anni: ben 5 mesi dopo che era stata occupata ed intitolata a Shadia Abu Gazaleh (attivista palestinese) e restituita dagli studenti e dalle studentesse alla comunità accademica con attività di studio, dibattiti e iniziative culturali (musica e proiezioni di film e documentari sulla Palestina). Anche l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha aderito all’appello lanciato dagli studenti e dalle studentesse per chiedere al Rettore ed alla governance di UNIBO il ritiro delle denunce ai/alle dieci studenti e studentesse, di cui ben otto candidate/i nelle elezioni studentesche e tutte/i coinvolte/i nella campagna elettorale. Naturalmente, sia per la tempistica sia per l’accanimento speciale, questo grave atto ha il sapore amaro della repressione e della criminalizzazione del dissenso di cui CambiareRotta si è protagonista in questi ultimi anni, denunciando tutto ciò che non va in Ateneo: dal carovita alla mancanza di spazi e democrazia, dal diritto allo studio agli accordi con la filiera bellica (Esercito, NATO, Leonardo, etc.) e con le istituzioni sioniste di Israele.  Nell’economia di guerra nella quale stiamo sprofondando gli studenti e le studentesse di CambiareRotta sono in tutta Italia l’avanguardia del dissenso che il sistema vuole reprimere e censurare, una vera e propria censura di guerra. Alla tavola rotonda hanno partecipato e sono intervenuti diversi docenti dell’Ateneo, ma anche lavoratori del personale tecnico amministrativo e studenti/studentesse ed è stato trasmesso un messaggio in video di Carlo Rovelli (fisico ed ex studente di UNIBO), che ha evidenziato come queste denunce siano un gesto vergognoso e che bisognerebbe invece premiare il contributo degli studenti e delle studentesse. Per l’Osservatorio è intervenuto Giuseppe Curcio, portando solidarietà attiva agli studenti e alle studentesse, confermando come la governance dell’Ateneo col ritiro delle denunce abbia un’occasione unica per smarcarsi dalla repressione del Governo, prendendo così le distanze dal clima repressivo accentuato dal Decreto Sicurezza appena approvato. Ma l’invito dei/delle tante/i docenti e lavoratori/lavoratrici di Unibo, oltre che di alcuni avvocati presenti, è stato ignorato dal delegato del Rettore Prof. Condello (Prorettore degli studenti), il quale per il momento ha solo espresso la volontà di avviare un percorso di dialogo per trovare uno spazio alternativo al laboratorio occupato, ma senza esprimersi rispetto al ritiro delle denunce e rispetto alla possibilità che il Rettore faccia una dichiarazione pubblica a favore degli studenti e delle studentesse denunciate/i. Gli studenti e le studentesse a questo punto mirano a portare le loro rivendicazioni al Senato Accademico nella seduta del 17 giugno. Altri dettagli nell’appello al link di seguito, che invitiamo tutte e tutti a sottoscrivere anche individualmente: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfPKj0xl73MZgLdaR44XJDqgO1jIgChS8ZjstLLlVbjQiceLA/viewform Giuseppe Curcio, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Militarizzazione della scuola: l’influenza dell’Aerospazio e del “dual use” sulla formazione
Alcune settimane fa su un quotidiano locale di Biella (che si stava preparando al raduno nazionale degli Alpini) compariva la seguente notizia su una iniziativa riguardante l’Aerospazio (clicca qui). Leggendo questo breve articolo, abbiamo iniziato a ragionare su come, parallelamente alla denuncia della presenza diretta in classe di personale in divisa di Forze Armate e Forze dell’Ordine, sia sempre più urgente illuminare anche un aspetto forse meno eclatante, e perciò più insidioso, della militarizzazione della scuola, costituito da attività che si possono leggere attraverso la lente di ingrandimento del cosiddetto “dual use“. Questa espressione indica tutti quei beni e quelle tecnologie che, sebbene progettati per finalità principalmente civili, possono avere un utilizzo nell’ambito dell’industria bellica (si vedano a proposito gli studi di Futura D’Aprile e di Michele Lancione). Il settore dell’Aerospazio è sicuramente uno degli ambiti in cui questa ambiguità appare più presente ed è proprio su questo aspetto che ci vogliamo soffermare analizzando il resoconto della visita di una classe della scuola primaria “De Amicis” di Biella presso l’ITS Academy Aerospazio/Meccatronica della Regione Piemonte. L’incontro è stato patrocinato dalla Vicepresidente nonché Assessora all’Istruzione della Regione Piemonte, dott.ssa Elena Chiorino, la cui presenza istituzionale sembrerebbe corroborare il valore formativo di questa attività. Innanzitutto, giova ricordare che il sistema degli ITS rappresenta da alcuni anni una costante e crescente presenza nell’offerta di orientamento in uscita delle scuole secondarie superiori, ma non è assolutamente chiara la finalità didattica di un incontro proposto a bambini e bambine della scuola primaria. Gli scolari e le scolare hanno avuto modo di visitare la sede dell’ITS e di prendere parte a laboratori nel corso dei quali hanno realizzato e lanciato dei “water rockets” e poi sperimentato l’utilizzo di visori per la Realtà Virtuale. Un osservatore legittimamente potrebbe trovare questo tipo di attività divertente e curioso, ma dal nostro punto di vista le criticità sono numerose. In primis, occorre sottolineare come gli ITS siano inseriti in una filiera produttiva che come si è detto chiarendo il concetto di “dual use”, non sempre produce in maniera diretta per l’industria bellica, ma spesso e volentieri è coinvolta nella produzione di componentistica fondamentale per la messa a punto di armamenti, soprattutto laddove è implicata una produzione ad alto contenuto tecnologico, essenziale nella conduzione dei conflitti contemporanei. D’altra parte gli ITS sono legati a doppio filo con imprese come Leonardo SpA: a titolo meramente esemplificativo, nel bando di selezione per il nuovo corso per Tecnici specializzati in Progettazione, Collaudo e Integrazione di Sistemi Radar leggiamo che «il corso si rivolge alle ragazze e ai ragazzi che hanno conseguito un diploma di maturità e che desiderano avviare una carriera professionale in un settore tecnologico in forte crescita e strategico per le esigenze dei moderni sistemi di Difesa e Sicurezza» (clicca qui). Per fugare eventuali dubbi residui sulla commistione tra l’ambito dell’istruzione e quello dell’ industria bellica è sufficiente sottolineare che all’incontro con i bambini e le bambine della “De Amicis” di Biella ha preso parte Vittorio Ancona di Thales Alenia Space, che insieme ad Anthea Comellini ha «condiviso con gli studenti i percorsi che li hanno condotti a lavorare nel mondo dell’aerospazio, trasmettendo passione, determinazione e visione». Vittorio Ancona è Head Engineer di Thales Alenia Space, che è una joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%). Tra le molteplici attività di Thales Alenia Space troviamo «la fornitura di sistemi di difesa (…) nonché soluzioni di osservazione legate alla sorveglianza» (settore del quale con un Decreto Sicurezza come quello appena approvato è facilmente intuibile l’importanza). Il profilo però probabilmente più seducente per i bambini e le bambine coinvolte/i nella visita è quello di Anthea Comellini, che è stata ingegnera presso la stessa Thales e oggi, come astronauta dell’ ESA, è pronta a concorrere in celebrità con AstroSamantha Cristoforetti. Se vogliamo pensare a quale possa essere il livello di fascinazione prodotto sui bambini da personaggi come una Comellini o una Cristoforetti, basti pensare che alcuni anni fa fu prodotta anche una “Barbie Cristoforetti” (clicca qui). Sicuramente lo spazio e la sua esplorazione sono temi tradizionalmente accattivanti per i bambini e per le bambine: come non vedere un attento esempio di “gender washing” nel successo delle astronaute in questione? Qui non si tratta però di un romanzo di Jules Verne e il romanticismo di certa vulgata contemporanea sui viaggi stellari altro non è se non accorta propaganda costruita a tavolino da un settore industriale rispetto alla cui presunta “innocenza” e neutralità è più che legittimo sollevare dubbi. Non si creda che questa improvvisa passione per le stelle sia una casualità: pochi giorni dopo comparivano per le strade di Torino i cartelloni pubblicitari che annunciavano il prossimo grande evento che si tiene in città in questi giorni: lo Space Festival 2025 (si veda il programma alla pagina www.spacefestival.it). Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Piemonte