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Verona, 1-3 maggio 2025: Fomento, tre giornate di critica radicale
Nelle tre giornate di questa seconda edizione di “Fomento – tre giornate di critica radicale” sono stati posti vari argomenti, vari interrogativi all’attenzione del numeroso  pubblico, fra cui studenti, studentesse e anche giovani insegnanti, tra cui: quale scuola? Quale classe (composizione sociale)? Quale casa?  Quale sovranità? Quale pace? Quale banlieue? Il primo argomento affrontato nella giornata inaugurale è stato: Quale scuola? Tra diseducazione e disciplinamento: «L’aziendalizzazione della scuola sta progressivamente soffocando la didattica, trasformandola in strumento di indottrinamento per educare alla subalternità. A partire dalla riforma Berlinguer, l’istruzione pubblica è stata gradualmente smantellata e piegata alle logiche del mercato del lavoro, andando a compromettere la formazione del pensiero critico collettivo per rispondere alle esigenze del sistema di produzione. O, quando necessario, per preparare alla guerra. A quale società sta dando forma la scuola neoliberista?». Tre sono stati i relatori. Ha iniziato, in collegamento video, il regista Federico Greco, presentando alcuni frammenti del suo ultimo film, in via di definizione, intitolato D’Istruzione pubblica, cioè dell’istruzione pubblica, ma anche sulla distruzione della scuola pubblica.  Il regista ha iniziato dicendo che «la scuola deve essere un momento, protetto dalla costituzione, in cui   ci si lascia andare alle proprie predisposizioni intellettuali gratuitamente, nel senso di non stare a conoscere, apprendere, con un obiettivo, tanto meno l’obiettivo di una futura professione, ma conoscere ed apprendere per il solo fatto in sè. Cioè per una conoscenza gratuita».  Secondo il regista a partire dal 1997/99, con la riforma Bassanini-Berlinguer è stata accolta la richiesta della Tavola Rotonda Europea degli Industriali (ERT) per cui la scuola «doveva essere trasformata da scuola delle conoscenze a scuola delle competenze: l’aziendalizzazione della scuola, processo rafforzato da ulteriori riforme succedutesi nel tempo». La scuola è diventata, come ha affermato il filosofo argentino Miguel Benasayag, citato dal regista, «uno strumento neoliberista che vuole creare un nuovo essere umano: individualista, atomizzato, competitivo. Incapace di mettere in discussione lo status quo». Il secondo intervento è stato quello della Prof.ssa Marina Boscaino, insegnante, giornalista Portavoce nazionale del Comitato per il ritiro di ogni autonomia differenziata. La docente, da subito, ha ricordato quanto la scuola della Carta Costituzionale (art.3, 9, 33 e 34) configuri una scuola emancipante, laica, pluralista ed inclusiva e quanto questo sia cambiato a partire dalla costituzione nel 1983 dell’ERT  (tavola Rotonda Europea degli industriali) forum che riuniva e riunisce amministratori delegati e presidenti di importanti società multinazionali europee, coprendo un’ampia gamma di settori industriali e tecnologici. L’industria e il neoliberalismo, capendo «l’importanza strategica vitale della formazione e dell’educazione per la competitività europea» incominciarono a premere per avvicinare la scuola ai bisogni dell’impresa, «a un rinnovamento accelerato dei sistemi di insegnamento e dei loro programmi». Si coniuga cosi, ha continuato la professoressa, una normativa che intenzionalmente destruttura la scuola della Costituzione, marginalizza gli organi collegiali, standardizza, comprime libertà di insegnamento e di apprendimento, irreggimenta, sostituisce competenze al sapere emancipante, avvia precocemente al lavoro decontrattualizzato, precario, insicuro, prepara il campo all’affermazione dei propri miti: oggi la guerra. Ultimo relatore è stato il Prof. Giovanni Ceriani, che ha presentato le motivazioni per cui nel 2023 si è sentita l’urgenza di costituire l’Osservatorio veronese Scuola e Pnrr, «strumento capace di convogliare, raccogliere e definire tutte le varie parti di una vera e propria macro-Riforma della scuola, passata sottotraccia, in maniera assolutamente invisibile data la frammentarietà degli interventi. Questa frammentarietà e tecnicità non ha permesso di cogliere la dimensione d’insieme e quindi il nuovo modello di scuola, di fatto delineato da uno spregiudicato interventismo innovazionista». A fronte della spinta ideologica e materiale, data un’enorme erogazione di soldi – i soldi del Pnrr – , il professore ha affermato che sono state accettate tutte le progettualità stabilite “d’ufficio”: fossero dispositivi informatici, corsi di formazione, nuove sperimentazioni curriculari, nuove figure di docenza, nuove idee di docenza. Quasi un obbligo morale ad accettare tutto. Una grande monetizzazione dei diritti, o meglio una grande monetizzazione della sottrazione di democrazia e diritti. Questa macro riforma della Scuola del Pnrr è il terzo tempo di uno scivolamento continuo verso il «completo allineamento della scuola al mercato, alle aziende e ai valori e linguaggi lì egemoni. Processo di mercificazione e de-costituzionalizzazione della scuola stessa che, invece di essere promotrice di cittadinanza, si sta ritrovando sempre più orientata nel suo essere produttrice e addestratrice di capitale umano, di risorse umane. Insomma di forza lavoro da un lato e di clienti consumatori dall’altro». Miria Pericolosi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Verona