La FLC CGIL contro INVALSI: viola il diritto al controllo del punteggio dei test
Pubblichiamo il testo del comunicato della FLC CGIL sul recente reclamo inviato
al Garante per la Protezione dei Dati Personali. Il reclamo contesta
all’INVALSI la mancanza di trasparenza e la negazione del diritto al controllo
dell’esito della prova svolta. Oggi, qualsiasi studente abbia svolto una prova
INVALSI su piattaforma digitale non ha modo di accedere ai contenuti del test,
per poterne verificare l’esito e la logica di correzione. E’ ciò che hanno
constatato i genitori di due studenti tredicenni, i quali hanno chiesto conto
all’INVALSI del punteggio acquisito dai propri figli nei test del 2024, che
rappresenta la loro certificazione individuale di competenze. Impossibile
fornire spiegazioni, dice sostanzialmente l’INVALSI, perché si tratta di una
procedura “parzialmente automatizzata”, e quindi deve essere accettata senza
alcuna possibilità di controllo. Negare alle famiglie ricorrenti l’accesso ai
dati dei propri figli lede il diritto di ciascuno studente ad una valutazione
chiara e contestabile. Lesione tanto più grave visto che alcuni studenti sono
classificati come “fragili” dall’INVALSI, quando il punteggio acquisito risulta
al di sotto di una soglia di adeguatezza stabilita a monte. Attendiamo ora
l’intervento dell’Autorità per la protezione dei dati personali. Entro tre mesi
conosceremo lo stato del provvedimento.
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Roma, 20 marzo 2025 – Il 3 marzo scorso è stato depositato un reclamo al Garante
della Privacy portato avanti dal sindacato FLC CGIL nazionale assieme a Cattive
Ragazze Ets, Alas, Roars perché intervenga sulle modalità operative delle prove
INVALSI.
FLC CGIL denuncia da sempre la trasformazione delle prove in strumento
valutazione individuale e di profilazione delle condizioni sociali degli
studenti e in uno strumento di misurazione della prestazione dei docenti e dei
dirigenti scolastici.
Il reclamo presentato a titolo individuale da due genitori afferenti
l’associazione Cattive Ragazze ETS denuncia all’autorità Garante della Privacy
l’assoluta mancanza di trasparenza da parte di INVALSI e la negazione del
diritto al controllo e quindi alla revisione dell’esito dei test, con la
motivazione che le prove non hanno “finalità didattiche” e che l’attribuzione
del punteggio individuale avviene sulla base di un processo “parzialmente
automatizzato”.
Inoltre nel delicatissimo contesto di protezione dei dati personali degli
studenti, INVALSI raccoglie dati di contesto (familiari, culturali, sociali)
mediante questionari digitalizzati proposti contestualmente allo svolgimento dei
test. Questo vale per studenti minorenni, anche nel caso di negazione del
consenso da parte dei genitori.
Soprattutto quello che emerge è l’impossibilità di conoscere contenuti,
metodologia e responsabilità della codifica delle domande, di controllare ed
eventualmente contestare il punteggio standardizzato acquisito, da cui origina
la certificazione personale delle competenze.
Ciò è tanto più rilevante per quegli allievi considerati dall’INVALSI come
“fragili”, perché il livello acquisito è al di sotto della soglia di adeguatezza
statistica.
In questo contesto risulta violato il diritto di ciascuno studente e ciascun
genitore a ricevere una valutazione trasparente e tempestiva, come stabilito
dallo Statuto delle Studentesse e degli Studenti, oltre che dal GDPR.
Auspichiamo un intervento regolatore da parte del Garante che produca effetti in
favore di tutti gli studenti della scuola pubblica italiana, ripristinando i
diritti violati a partire dalla modifica delle procedure e dalla piena
accessibilità del controllo delle prove INVALSI.
Ci si attende un cambio di passo anche da tutte le istituzioni, a partire dal
Ministero dell’Istruzione, che devono mettere in campo interventi e risorse per
il contrasto alla cosiddetta povertà educativa che va affrontata e superata nei
processi di apprendimento e non attraverso una massiva rilevazione
standardizzata.