Il terrore dei Khmer Rossi e il genocidio cambogiano. Intervista a Diego SiragusaDiego Siragusa – nato ad Alcamo – è saggista, scrittore, intellettuale di
sinistra e traduttore. Ha studiato Filosofia laureandosi con una tesi su Karl
Popper ed è autore di tre volumi di poesie, due romanzi e vari saggi di storia e
politica. Studioso del Medioriente e della colonizzazione della Palestina, ha
raccolto le sue ricerche nell’opera Il terrorismo impunito, Perchè i crimini
d’Israele minacciano la pace mondiale (Zambon 2012), La censura di Facebook agli
ordini dei sionisti (Zambon 2020) e Dialogo Impossibile con un Rabbino. Israele
e la tragedia dell’arroganza (Macrolibrarsi 2023). Ha tradotto l’opera
monumentale di Alan Hart in 3 volumi: Sionismo il vero nemico degli ebrei e il
libro di Udo Ulfkotte Giornalisti comprati. Nel 2017, per Zambon, pubblica Papa
Francesco marxista? innovazione e continuità nella dottrina sociale della Chiesa
e, nel 2025, per Arianna Editrice, pubblica Donne che Amano la Guerra.
Selezionate, formate e pagate dai vertici del sistema militare finanziario e
industriale occidentale. Con Siragusa abbiamo parlato dei fatti del genocidio
cambogiano, di cui si è occupato molto scrivendo, insieme a Bovannrith Tho
Nguon, Cercate l’Angkar pubblicato con Jaca Book vincendo il Premio Tiziano
Terzani nel 2007.
Come nasce il tuo libro “Cercate l’Angkar. Il terrore dei khmer rossi raccontato
da un sopravvissuto cambogiano” (Jaca Book) con Bovannrith Tho Nguon?
Mi ero occupato della Cambogia attivamente negli anni ’70 in quanto regione
coinvolta nella guerra degli USA contro il Vietnam. Lessi molti articoli e
reportage sul principe Sianouk e sul colpo di stato del generale Lon Nol che lo
aveva deposto come capo di stato. Fu il classico cambio di regime diretto dagli
Stati Uniti per indebolire la resistenza vietnamita che vinse la guerra e umiliò
gli Stati Uniti che quella guerra avevano voluto e organizzato. Il movimento dei
khmer rossi, ovvero il Partito Comunista Cambogiano, era riuscito, attraverso la
lotta armata contadina, a rovesciare il regime di Lon Nol e a iniziare la
costruzione di “una nuova società” che si rivelò un progetto autogenocidario
folle. Parecchi anni dopo, nel 2007, conobbi un giovane microbiologo nella mia
città che mi raccontò la sua avventura durante il regime dei khmer rossi.
Decidemmo insieme di trasformare quel racconto in un libro.
Spesso la confusione mediatica porta a conclusioni affrettate sulla figura di
Pol Pot. A tal proposito mi viene in mente Tiziano Terzani quando parla delle
“ragioni degli altri”. “Quello che Pol Pot ha fatto in Cambogia – scrive Terzani
– non è diverso da quello che altri rivoluzionari hanno tentato prima di lui, e
da quello che Mao ha cercato di fare con la Rivoluzione Culturale: bisogna
eliminare la vecchia cultura, la memoria collettiva del passato, spazzare via il
passato con tutti i suoi simboli e le catene di trasmissione dei suoi valori”
(T. Terzani, In Asia, pp. 74-75). L’obiettivo di Pol Pot, ma anche di Ho Chi
Minh, Mao, Stalin, Lenin, Trostsky, era quello di creare “uomini nuovi” (T.
Terzani, La fine è il mio inizio, p. 154 sgg, p. 219 sgg.). Cosa pensi a
riguardo, basandoti sui tuoi studi? Credi che Pol Pot volesse inizialmente
creare uomini nuovi o fosse soltanto una pedina di uno scacchiere più ampio?
Bisogna sempre fare un’analisi differenziata. Le rivoluzioni e le lotte di
liberazione non sono tutte uguali: Cuba, la Russia e il Vietnam non hanno mai
fatto tabula rasa della vecchia società. Davanti alla reazione spietata degli
avversari, i rivoluzionari giacobini francesi e i bolscevichi sono stati
costretti a usare metodi uguali per fini opposti. Nel caso dei khmer rossi,
invece, vi fu un progetto di tabula rasa della vecchia società, di ritorno
all’anno ZERO: uccisioni di capitalisti, borghesi, mercanti, intellettuali,
militari, bonzi, monaci. Contavano solo i contadini, quelli massacrati dai
bombardamenti americani ordinati dal presidente Nixon e nascosti al Congresso
che doveva autorizzarli. Chi sono i capi dei khmer rossi: Pol Pot, Khieu
Samphan, Son Sen, Jeng Sary; erano intellettuali che avevano studiato alla
Sorbona di Parigi. La loro concezione del comunismo era primitiva e fortemente
influenzata dal colpo di stato di Lon Nol e dagli effetti dei terribili
bombardamenti americani eseguiti a “tappeto” che avevano ucciso migliaia di
contadini e distrutto interi villaggi. Senza questo scenario di riferimento non
si può capire l’esperimento folle del regime dei khmer rossi che identificarono
nella modernità e nella tecnologia l’origine della deviazione della cultura
occidentale alla quale contrapposero la cultura catartica della terra, il
ritorno alla verginità originaria dell’uomo. Distrussero, infatti, le banche e i
locali pubblici, la musica occidentale, il cinema, le fabbriche, tranne quelle
che producevano i vestiti e le munizioni per le armi. Proibirono i libri e
perseguitarono o eliminarono le persone istruite. Fu abolita anche la moneta e
instaurato il baratto come metodo di controllo sull’intera popolazione
cambogiana.
Come e quando sale al potere e da chi viene sostenuto Pol Pot? Perché la gente
sostenne inizialmente la rivoluzione dei Khmer Rossi?
Il sostegno al regime dei khmer rossi senza dubbio vi fu. La maggioranza dei
cambogiani era contadina e diffuso era il sentimento di vendetta contro gli
americani. Il principe Sianouk, spodestato, si era alleato coi Khmer rossi coi
quali aveva organizzato la resistenza e la lotta di liberazione contro il regime
filoamericano di Lon Nol. Con la conquista del potere Sianouk fu “premiato” con
la carica di capo dello stato. E’ curioso che, subito dopo la vittoria, i khmer
rossi non insediano un governo, ma svuotano le città dirigendo la gente nella
jungla dicendo che stanno arrivando le bombe degli americani. Il gruppo
dirigente non si presenta come “partito” ma come “Organizzazione”, Angkar in
lingua khmer. La gente che usciva da Phnom Pen chiedeva ai combattenti che
dirigevano l’esodo: “Dove dobbiamo andare?” E i giovani combattenti, tra i quali
vi errano anche donne, rispondevano: “Andate avanti. Cercate l’Angkar”, ovvero
l’Organizzazione. Questo è il motivo per cui abbiamo intitolato il libro:
CERCATE L’ANGKAR.
Quali furono le conseguenze politiche immediate della rivoluzione dei Khmer
Rossi? Quale soppressione della libertà dovettero subire i cambogiani?
Furono soppresse tutte le libertà. Nel libro Bovannrith racconta come i suoi
genitori e una sorellina morirono di fame. Il nome Bovannrith significa “oro
splendente” ed era un nome “borghese”, aristocratico. Il mio amico, che
all’epoca aveva tredici anni, capì’ che con quel nome non sarebbe sopravvissuto
ed ebbe l’intelligenza di cambiarlo con “Tho” che significa “vaso” ed è comune
tra i contadini. Quel secondo nome gli è rimasto.
La lotta politica si svolse tra i gruppi dirigenti con continue purghe ed
eliminazioni fisiche di oppositori o di sospettati di slealtà e tradimento. Pol
Pot non fu eletto da nessuno. Era chiamato “Fratello numero 1” e aveva molta
fiducia in Khieu Samphan uno dei dirigenti che sopravvisse alle tragedie del
regime, soprannominato “il monaco” per il suo stile di vita morigerato e
coerente con la sua idea di comunismo. Quando Sianouk cominciò a dissentire dai
metodi dei khmer rossi, si dimise e il suo posto fu occupato da Khieu Samphan.
Tutta questa storia è raccontata accuratamente da Philip Short nel suo libro
“Pol Pot, storia di un incubo”. Consiglio a tutti questo libro… oltre a quello
che ho scritto col mio amico Bovannrith… naturalmente.
Le tensioni tra Cambogia e Vietnam iniziarono già alla fine del 1976 quando Pol
Pot accusò il Paese vicino d’essersi impossessato di territori storicamente
appartenenti al popolo Khmer. Perché la Cambogia, che negli anni prima era stata
– assieme al Vietnam e al Pathet Lao – al centro di una rivolta quasi
interamente di matrice comunista contro l’occupazione francese dell’Indocina, si
ritrova a fare guerra ad un Paese comunista come il Vietnam? Era una mossa
strategica?
La verità è questa: il regime di Pol Pot, ormai si deve chiamare così, aveva
raggiunto un livello di ferocia sanguinaria che aveva costretto la parte
moderata dei Khmer rossi ad organizzare una fuga verso il Vietnam e chiedere
aiuto per fermare il genocidio della popolazione cambogiana. Fu così che un
paese comunista, il Vietnam, dovette intervenire militarmente contro la
Cambogia, diretta da una masnada di comunisti “sui generis”, per salvare la
popolazione cambogiana dallo sterminio. A questo punto entra in scena il
teatrino occidentale che avrebbe dovuto schierarsi col Vietnam, invece si
schiera coi Khmer rossi pur di “contenere” il Vietnam che aveva sconfitto gli
americani. “Hand off Cambodia” – tuonavano a Washington – “Giù le mani dalla
Cambogia”.
Come si svolse l’infinita ecatombe del “genocidio cambogiano”? Chi finì nelle
grinfie dei Khmer Rossi?
Nel libro Bovannrith racconta esperienze allucinanti. L’Angkar provvedeva a
tutto: al cibo, ai vestiti, agli alloggi sempre in comune, donne e uomini
rigidamente separati. Organizzava anche i matrimoni scegliendo a caso un ragazzo
e una ragazza. Era proibito parlare, sussurrare, incontrarsi in due o tre poiché
potevi essere sospettabile di complotto, di sovversione. Il mio amico ha rimosso
dalla propria memoria scene terribili a cui ha assistito e che abbiamo visto nel
film Urla del silenzio di Roland Joffé. Spesso le persone uccise erano
seppellite ai piedi di alberi di arance e, durante la decomposizione dei corpi,
Bovannrith osservava che le foglie degli alberi ingiallivano.
Quale ruolo hanno gli Stati Uniti in questo massacro? Da quali cause esterne fu
scatenato?
Se gli Stati Uniti non avessero promosso il colpo di stato contro Sihanuk questa
tragedia non sarebbe avvenuta. Gli USA sapevano che Sihanuk tollerava, ai
confini del proprio paese, i movimenti militari vietnamiti attraverso il
cosiddetto “sentiero di Ho Chi Mihn” che serviva come retrovia e luogo di
rifornimento per le truppe e la resistenza del Nor-Vietnam. Spesso gli americani
bombardavano il sentiero di Ho Chi Mihn coi loro aerei B52 per interrompere una
via logistica particolarmente utile. Fu così che a Washington pensarono che
bisognava punire i cambogiani attraverso “bombardamenti segreti”, non
autorizzati dal Congresso, che uccisero decine di migliaia di persone e
distrussero interi villaggi. Le solite tecniche distruttive dei piloti
americani: fare terra bruciata, uccidere masticando chewing gum e tornare alle
rispettive basi come se avessero fatto una gita di piacere. Con Wikileaks,
Julian Assange ci ha mostrato la vocazione criminale degli Stati Uniti.
Il genocidio cambogiano oggi viene usato dalle destre conservatrici e
neoliberali – tra i tanti argomenti – per dimostrare come sia lecita
l’equiparazione tra fascismo, nazismo e comunismo come ugualmente “ideologie
della morte”. Credi che sia giusto storicamente equiparare nazismo e comunismo?
Solo i liberali potevano concepire questa equazione. Se, come studioso di
storia, dovessi applicare questo metodo disonesto e antiscientifico, dovrei dire
che anche il cristianesimo è equiparabile al nazismo. Quanti sono morti durante
le crociate? Quanti liberi pensatori e donne, accusate di stregoneria, furono
bruciati vivi? Quanti milioni di esseri umani furono uccisi e perseguitati
perché rifiutavano la conversione al cristianesimo? Esaminiamo i crimini dei
liberali: Cominciamo dalla Rivoluzione francese? La ghigliottina che lavorava a
ritmo continuo? O, forse, è meglio parlare del colonialismo? Quasi tutti i paesi
europei hanno saccheggiato l’Africa, l’Asia, l’America del Nord e l’America del
sud. Le civiltà precolombiane sono scomparse, la tratta degli schiavi neri ha
privato l’Africa della sua migliore gioventù. Sono stato in Senegal e ho
visitato l’isola di Gore’ da dove partivano le navi negriere verso le Americhe.
C’è ancora un grande ritratto di Giovanni Paolo II, affisso sulla facciata di
una chiesa, che ha chiesto perdono per questo crimine commesso da molti
cristiani negrieri e trafficanti. Vogliamo parlare dei 100 milioni di nativi
nordamericani massacrati dai bianchi che hanno costruito gli Stati Uniti e il
Canada sul loro sangue? E mi fermo qui perché dovrei parlare anche degli 8
milioni di africani fatti massacrare dal re Leopoldo del Belgio e dei crimini
dei francesi in tutte le loro colonie, a cominciare dal sud est asiatico ovvero
l’Indocina.
Lorenzo Poli