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La solitudine dei palestinesi – di Ahmed Frenkel
L’attacco da parte dell’esercito israeliano deciso unilateralmente dal governo Netanyahu contro Gaza City assomiglia sempre più a una sorta soluzione finale di tragica memoria. Avviene nella totale complicità e indifferenza non solo del mondo occidentale (con sporadiche eccezioni, vedi Spagna e Irlanda) ma anche del mondo arabo. In questi giorni a Bruxelles si è [...]
Milano. Fermiamo la complicità del governo con il genocidio. Venerdi manifestazione in Prefettura
Venerdì 19 settembre ore 18 saremo sotto la prefettura di Milano in Piazza 11 Settembre per denunciare la complicità del governo Meloni con il genocidio del popolo palestinese, pretendendo embargo e sanzioni e la rottura di ogni relazione – politica, economica e militare – con  Israele. Denunciamo allora la connivenza […] L'articolo Milano. Fermiamo la complicità del governo con il genocidio. Venerdi manifestazione in Prefettura su Contropiano.
Roma. La giunta Gualtieri è complice di Israele, terrorista e genocida
Il Campidoglio boccia la mozione in solidarietà al popolo palestinese. Noi bocciamo il PD, tutta la giunta Gualtieri e la loro politica complice di Israele terrorista e genocida. Il PD capitolino prima si astiene senza alcuna remora nella votazione per la mozione che chiedeva di esporre la bandiera palestinese al […] L'articolo Roma. La giunta Gualtieri è complice di Israele, terrorista e genocida su Contropiano.
Potere al Popolo. Basta con le complicità del governo e di Salvini con il genocidio in Palestina
Venerdì 19 settembre alle ore 18 saremo a Porta Pia davanti al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di Matteo Salvini, il ministro che più incarna il sostegno a Israele e la complicità del governo Meloni con il genocidio del popolo palestinese. Denunciamo allora la connivenza e le scelte di […] L'articolo Potere al Popolo. Basta con le complicità del governo e di Salvini con il genocidio in Palestina su Contropiano.
“Non turisti, ma complici: la Sardegna si oppone al colonialismo e al genocidio”
Noi di Lungoni per la Palestina denunciamo con decisione ed impegno civile la presenza, da oltre due settimane, al resort Mangia’s di Santa Reparata, di decine di persone che non possono essere presentate come “semplici turisti”. Abbiamo appurato, attraverso i loro stessi profili social e dichiarazioni raccolte in varie inchieste giornalistiche, che […] L'articolo “Non turisti, ma complici: la Sardegna si oppone al colonialismo e al genocidio” su Contropiano.
BERGAMO: CORTEO PER L’AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO PALESTINESE, CONTRO IL GENOCIDIO E LA COMPLCITÀ ITALIANA
Non si ferma la solidarietà internazionale. A Bergamo, sabato 6 settembre la città tornerà in piazza con un corteo che chiede la fine del genocidio, la rottura delle complicità italiane con l’occupazione israeliana e l’apartheid, e azioni concrete da parte delle istituzioni locali: la fine degli accordi tra l’Università di Bergamo e le università israeliane, la sospensione delle relazioni commerciali con Israele e la costruzione di legami diretti con la popolazione di Gaza attraverso progetti di cooperazione. L’appuntamento del corteo è Piazzale della Stazione alle ore 16.00 come ricorda ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Laila dei Giovani Palestinesi d’Italia. Ascolta o scarica. Di seguito il comunicato di lancio della manifestazione: “Anche Bergamo scende in piazza per la Palestina: corteo per fermare il genocidio, contro la complicità italiana con l’occupazione e l’apartheid israeliana. Chiamiamo tutte e tutti alla mobilitazione per un grande corteo a Bergamo, sabato 6 settembre, promosso dall’Associazione Amicizia Bergamo Palestina, dalla Comunità Palestinese e dai Giovani Palestinesi d’Italia. Invitiamo all’adesione singoli, realtà sociali, collettivi, sindacati, organizzazioni studentesche, associazioni, comunità religiose di ogni credo e tutte le forze politiche che sentono l’urgenza e il dovere mobilitarsi in ogni luogo: Per fermare il genocidio. Per il diritto all’Autodeterminazione e alla Resistenza del popolo palestinese. Per cessare immediatamente la complicità e agli accordi del governo italiano con lo stato sionista. Per una Bergamo libera dall’apartheid israeliana, in ogni sua forma. Contro la repressione fascista del governo Meloni, che criminalizza sempre di più chi lotta contro la guerra. Scendiamo in piazza perché quello in corso in Palestina è un genocidio. E se oggi anche media e istituzioni iniziano a riconoscerlo, non bastano più le parole: servono azioni concrete. Serve una risposta chiara, forte e organizzata, anche a Bergamo. A questo scopo, abbiamo già lanciato una raccolta firme, che sarà parte integrante della mobilitazione e della pressione sulle istituzioni locali. Chiediamo al Comune e alla Provincia di Bergamo di farsi portavoce dell’applicazione immediata di sanzioni verso Israele e dell’embargo militare. * Chiediamo la rottura immediata degli accordi tra l’Università di Bergamo e le istituzioni israeliane. * Proponiamo un gemellaggio tra il Comune di Bergamo e un comune della Striscia di Gaza, per supportare progetti concreti come la ricostruzione dell’Ospedale Al Awda e l’iniziativa già attiva “Un’ambulanza per Gaza”. * Chiediamo lo stop ad accordi economici con chi pratica l’apartheid e occupazione come sistema istituzionale. Il corteo del 6 settembre sarà un momento collettivo di denuncia, solidarietà e rilancio. Per una Palestina libera dal fiume al mare. Per una Bergamo libera dall’apartheid israeliana! Per aderire e costruire insieme il corteo e la mobilitazione scrivere una mail a: adesionicorteo@gmail.com”  
Il report di Francesca Albanese e le alleanze scientifico-accademiche complici del genocidio a Gaza
La lista di connessioni illustrata nel report, “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio” da Francesca Albanese, relatrice speciale ONU per i diritti umani nei territori occupati da Israele, pubblicato con questo titolo per PaperFIRST-Fatto Quotidiano, è a dir poco sconcertante. C’è un legame strettissimo tra mondo imprenditoriale “occidentale” e dunque anche italiano, mondo accademico e centri di ricerca o agenzie europee, come APRE che gestisce, con sede in Italia, il programma europeo Horizon cui dal 2021 aderisce anche Israele e le analoghe istituzioni ed enti israeliani: questo si trascina fin dal ’48, nonostante le proteste crescenti a partire già dalle prime intifade e prosegue tuttora nonostante un genocidio trasmesso in mondovisione. Solo un anno prima della tragedia si svolgeva in Italia l'”Israel and Italy Cooperation in Horizon Framework Programme”, promosso dall’Ambasciata d’Israele in Italia, l’Ambasciata d’Italia in Israele, l’Agenzia per la promozione della Ricerca Europea, appunto l’APRE e l’Israel-Europe R&I Directorate (ISERD).Tra gli ambiti che balzano agli occhi nell’ambito di questo accordo scientifico-accademico uno è quello dell’agrifood, uno di quelli sui cui si è basato il colonialismo di insediamento, con furti di terra e bestiame e soprattutto con una gestione dissennata e padronale di un bene essenziale come l’acqua. Anche il termine stesso “genocidio”, sul quale la senatrice Segre ha di fatto riaffermato recentemente una sorta di “copyright” della comunità ebraica internazionale, è stato evitato da buona parte del Parlamento italiano, anche tra le forze di opposizione, a cominciare da un’esperta della materia come Laura Boldrini, il cui cambiamento a 180 gradi, in termini lessicali, è avvenuto solo dopo quasi due anni dal 7 ottobre, in un’intervista incalzante durante la quale il termine veniva tirato in ballo ma condizionato ad una futuribile decisione terminologica giurisprudenziale della Corte di giustizia internazionale (https://www.radiondadurto.org/2025/05/13/palestina-solidarieta-senza-frontiere-delegazione-italiana-in-partenza-per-il-valico-di-rafah-e-la-striscia-di-gaza/). Francesca Albanese, che invece non ha mai avuto dubbi sul termine genocidio sul piano giuridico, ci racconta di una forma di dominio da parte di imprese private, appoggiate dai rispettivi governi pubblici che in passato, in altre situazioni geopolitiche fu definita come “capitalismo razziale coloniale” ma che oggi ben si ritaglia anche al regime sionista. Nel caso di Israele, l’autrice usa un termine ampio per indicare le imprese coinvolte in queste connivenze complici del genocidio in corso: viene adottata la definizione di “entità aziendali” ricomprendendo in esso “imprese commerciali multinazionali, entità a scopo di lucro e senza scopo di lucro sia private che pubbliche o di proprietà dello Stato, in cui la responsabilità aziendale si applica indipendentemente dalle dimensioni, dal settore dal contesto operativo dalla proprietà e dalla struttura dell’entità”. Dato per assodato che tutta la parte iniziale del rapporto può essere sintetizzato da un’affermazione che non dovrebbe lasciarci dormire la notte, in quanto complici indiretti – ovverosia che grazie a queste complicità “tutti ci guadagnano” – è però altrettanto cruciale analizzare il settore universitario della ricerca e accademico. In questo ambito, le nostre “entità aziendali” sono chiamate in causa pesantemente per le sue strette connessioni con quello israeliano, il quale, in modo ancora più stretto di quello nostro, è scandalosamente legato da sempre all’apparato bellico-industriale. Un Paese impostosi per quasi 80 anni con la violenza e con un sistema di apartheid che si è perfezionato lungo una storia costellata di deportazioni di massa, repressione, incarcerazioni e detenzioni amministrative di migliaia di palestinesi, non poteva non avere un apparato educativo, accademico e scientifico assoldato da quello bellico. Quest’ultimo, forte di una propaganda che parte dai libri di scuola, basata sulla narrazione di una democrazia assediata fin dal suo nascere da dittature sanguinarie arabe e la disumanizzazione della popolazione araba, ha trasformato la società in una caserma fatta di riservisti e reclute impegnate per tre anni nel servizio di leva obbligatorio e “refresh” annuali (vd. La Palestina nei testi scolastici di Israele – Ideologia e propaganda nell’istruzione di Nurit Peled-Elhanan). Nella 59a sessione del Consiglio per i diritti umani dell’ONU – tenutasi tra il 16 giugno e l’11 luglio 2025 – Francesca Albanese inserisce l’ambito accademico, “facilitatore” del genocidio, accanto al sistema finanziario, dove non sfuggono nemmeno alcuni enti caritatevoli di ispirazione cristiana come i Christian Friends of israeli-communities o i Dutch Christians for Israel, impegnati a sostenere progetti per le colonie illegali, alcuni dei quali di addestramento di coloni estremisti. In cima alla lista figurano le scuole di legge israeliane e dipartimenti di archeologia e di studi mediorientali. Il loro lavoro in molti casi è finalizzato a costruire l’impalcatura ideologica giustificatoria del colonialismo di insediamento, che a sua volta può appoggiare le proprie fondamenta su una presunta pre-esistenza millenaria delle popolazioni di religione ebraica in quei territori, minimizzando quella araba. Ma la collaborazione in campo archeologico, in questo caso tra università italiane e israeliane, spazia anche sul fronte delle radici cristiane (vd. Archeologi a Gerusalemme: uno scavo di pace in tempo di guerra https://www.iodonna.it/attualita/costume-e-societa/2025/04/12/uno-scavo-di-pace-in-tempo-di-guerra/) presenti in Palestina, che proseguono senza soluzione di continuità addirittura anche dopo il 7 ottobre. Ciò conferma sul piano ideologico quell’alleanza costruita nel corso dell’ultimo secolo, sulla base di indubbie radici comuni giudaico-cristiane a tutto svantaggio, appunto, di un’altrettanto millenaria presenza araba, portata avanti congiuntamente fin dalla metà dell’ 800. Come da anni tenta di spiegare, sotto il fuoco incrociato dell’accademia israeliana e del movimento sionista internazionale, lo storico ebreo israeliano Ilan Pappé, che individua storicamente tale alleanza proprio nel comune interesse sionista e protestante-anglicano all’emigrazione ebrea di varie nazionalità verso la terra di Palestina: il motto giustificatorio era appunto “un popolo senza terra per una terra senza popolo”.     Stefano Bertoldi
La BBC ha contribuito all’omicidio di Anas al-Sharif. I suoi reportage uccideranno altri giornalisti
I media stanno legittimando l’omicidio di giornalisti da parte di Israele, e lo stanno facendo perché sono propagandisti razzisti di un sistema di controllo coloniale occidentale in Medio Oriente. Come è possibile che un giornalista della BBC abbia fatto la seguente oscena osservazione nel suo servizio sull’omicidio del giornalista di […] L'articolo La BBC ha contribuito all’omicidio di Anas al-Sharif. I suoi reportage uccideranno altri giornalisti su Contropiano.
Il guadagno economico globale sul genocidio dei palestinesi
Il 16 giugno 2025, la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, ha pubblicato un nuovo rapporto intitolato Dall’Economia dell’Occupazione all’Economia del Genocidio. Di trentanove pagine, il rapporto accusa diverse grandi multinazionali di trarre profitto dall’occupazione e dal genocidio dei […] L'articolo Il guadagno economico globale sul genocidio dei palestinesi su Contropiano.