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Podcast ¡De lucha y resistencia!
Podcast del dibattito 4/12/25 presso Radio Blackout Con due compagni del movimento studentesco di Medellin 00-05 saluti e introduzione 05-52 cosa sta succedendo in Venezuela 52-1:40 movimenti sociali e Stato in Colombia 1:40-end domande dal pubblico
Enigma venezuelano per Trump
Passano i mesi e l’attacco statunitense al Venezuela bolivariano non avviene. Una flotta potente e 15.000 militari sono stanziati al largo delle coste, ma fin qui hanno bombardato soltanto piccole barche a bordo delle quali non si sa bene chi ci fosse. L’amministrazione Trump garantisce che si trattava di “narcotrafficanti”, […] L'articolo Enigma venezuelano per Trump su Contropiano.
I Caraibi di fronte a due scelte: o con gli USA o sovrani
Il presidente americano Donald Trump ha autorizzato la portaerei USS Gerald R. Ford a entrare nei Caraibi. Ora si trova a nord di Porto Rico, unendosi alla USS Iwo Jima e ad altre navi della marina americana per minacciare un attacco al Venezuela. La tensione è alta nei Caraibi, dove […] L'articolo I Caraibi di fronte a due scelte: o con gli USA o sovrani su Contropiano.
I terroristi siamo anche noi
-------------------------------------------------------------------------------- Disegno di Gianluca Foglia Fogliazza -------------------------------------------------------------------------------- Nell’arco di pochi giorni, abbiamo ricevuto attraverso media e social media due notizie in sé sconvolgenti, ma che sono state accolte tutto sommato come ordinaria amministrazione. La prima è contenuta in un filmato che riprende soldati dell’esercito israeliano, durante un’operazione in Cisgiordania, a Jenin, che uccidono a sangue freddo due persone inermi, disarmate, con le braccia alzate – nell’ipotesi più bellicista, due miliziani di Hamas che si sono arresi. La seconda arriva dagli Stati Uniti, l’ha diffusa il quotidiano Washington Post e riferisce dell’ordine che avrebbe dato, nel settembre scorso, il segretario alla Difesa Peter Hegseth al reparto delle forze armate che aveva appena bombardato un’imbarcazione venezuelana – “di narcoterroristi” secondo la non verificabile affermazione delle autorità statunitensi – e che chiedeva che cosa fare di due sopravvissuti aggrappati ai resti galleggianti dell’imbarcazione; due persone, pare di capire, che sarebbe stato possibile salvare. Il ministro avrebbe ordinato di uccidere tutti, anche i due superstiti, e così è stato. Il ministro in verità ha negato la ricostruzione, parlando di “fake news”, ma ha rivendicato il diritto di uccidere liberamente “i narcoterroristi che stanno avvelenando il popolo americano”. Queste due notizie non hanno dato particolare scandalo, né alimentato un serio dibattito su quale sarebbe la conclamata etica democratica dell’occidente, quali i valori occidentali cui vari governi si richiamano ogni volta che intervengono, anche militarmente, sulla scena internazionale. In realtà, solo negli ultimi mesi, fra Gaza e Venezuela, per non dire dell’Iran e del Qatar, abbiamo accumulato abbastanza notizie, sufficienti orrori, per avere il dovere, quanto meno, di “abbassare la cresta” in quanto “occidente”: il complesso di superiorità che abbiamo meticolosamente coltivato e che continua a innervare il dibattito pubblico, la retorica politica e giornalistica, non ha più ragione di essere, ammesso che ne abbia mai avuta. E in aggiunta, di fronte al filmato riguardante l’esercito israeliano, alle rivelazioni del Washington Post e ai proclami di Hegseth, sarebbe giusto ridefinire la nozione di terrorismo, usata a piene mani dai governi occidentali negli ultimi anni per giustificare le peggiori azioni militari, i peggiori crimini di guerra e contro l’umanità. Che cos’altro è, se non terrorismo, l’esecuzione a freddo di due persone inermi (per non dire di buona parte degli attacchi a Gaza, dei cercapersone fatti esplodere, del tentativo di eliminare con i missili i negoziatori di Hamas in Qatar); che cos’altro è la distruzione decisa a tavolino di imbarcazioni venezuelane, con decine di persone uccise perché ritenute “narcoterroriste”, non solo senza inchieste giudiziarie e senza processi, ma anche senza informazioni verificabili. Guardiamoci nello specchio, noi occidentali: riconosceremo i tratti tipici del terrorista. -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo I terroristi siamo anche noi proviene da Comune-info.
Il coraggio del Venezuela davanti all’arroganza statunitense
Nel corso delle celebrazioni per il 105º anniversario dell’Aviazione militare bolivariana, il presidente Nicolás Maduro ha rivolto un appello al popolo venche suona come una chiamata alla difesa collettiva della patria: rimanere vigili, imperturbabili, pronti a rispondere a ogni minaccia esterna. Maduro ha ricordato come ormai da 17 settimane gli […] L'articolo Il coraggio del Venezuela davanti all’arroganza statunitense su Contropiano.
39 eurodeputati hanno firmato un appello per la liberazione di Alberto Trentini
Ormai è da oltre un anno che Alberto Trentini, cooperante italiano, è detenuto a Caracas, Venezuela, senza che nei suoi confronti siano state formalizzate accuse, e avendo avuto a sua disposizione soltanto tre chiamate brevi e una visita consolare, concesse anche ad altri detenuti. Nei giorni scorsi la famiglia di Trentini, in una conferenza stampa, aveva denunciato l’immobilismo del governo italiano, sollecitando di nuovo le autorità a chiamare Caracas per dare impulso a un dialogo e alla trattativa per la liberazione di Alberto. A tal proposito, questo 14 novembre, Antonio Tajani, ministro degli Esteri, aveva ribadito l’impegno del governo per “sollecitare la liberazione” dei connazionali detenuti in Venezuela, facendo però riferimento a “una tensione crescente” che coinvolge Caracas, “anche a livello internazionale”. Al fine di tenere alta l’attenzione e spingere affinché possa avvenire il prima possibile la liberazione di Alberto Trentini, 39 europarlamentari italiani, appartenenti alle forze politiche del PD, M5S, AVS e FDI hanno sottoscritto, questo 26 novembre, un appello per la liberazione del cooperante italiano. L’obbiettivo è che venga aperto ogni canale ogni canale disponibile nel rispetto dei diritti umani, del diritto internazionale e dell’articolo 11 della costituzione italiana. Questo il testo dell’appello: “Da un anno, dal 15 novembre 2024, il cooperante italiano Alberto Trentini è detenuto in Venezuela. Da allora i contatti con la famiglia sono stati rarissimi, le informazioni sulle sue condizioni frammentarie, la sua vicenda avvolta da un’incertezza che pesa ogni giorno di più sui suoi cari e sulla comunità che conosce il suo impegno nel campo della cooperazione internazionale. Alberto ha speso la propria vita professionale al fianco delle persone più vulnerabili, offrendo competenze e assistenza in contesti difficili, spesso lontano dai riflettori. È un operatore umanitario di grande esperienza, riconosciuto dalle organizzazioni con cui ha collaborato. Oggi, però, è lui a trovarsi in una condizione di fragilità, e per questo le parole della madre, che recentemente ha rinnovato il proprio appello pubblico, richiamano il dovere di tutte e tutti noi a prendere parola. Osserviamo con attenzione la situazione politica e sociale venezuelana e crediamo che la pace e il rispetto dei diritti umani debbano essere baluardi di orientamento politico e morale. Crediamo che la ricerca costante della pace e della distensione, la protezione della vita umana, il rifiuto di ogni escalation, siano un patrimonio condiviso anche dai popoli dell’America Latina e da quello venezuelano. In questo spirito — uno spirito che guarda alla pace come orizzonte comune — rivolgiamo un appello alle autorità della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Con rispetto per la sovranità del Paese, ma con altrettanta fermezza nel richiamare i valori universali dei diritti umani, chiediamo un atto di umanità: la liberazione di Alberto Trentini. Un gesto di clemenza e di apertura, in questo momento segnato da tensioni regionali e da minacce di escalation militare nelle aree vicine alle coste venezuelane, avrebbe un significato profondo. Sarebbe percepito come un segnale di volontà dialogante, un contributo alla costruzione di un clima più sereno e cooperativo, un passo che risponde a un appello di pace con un gesto concreto di pace. Come europarlamentari, esprimiamo inoltre apprezzamento per l’attenzione recentemente mostrata dalle istituzioni europee nei confronti del caso Trentini. Sostenere una soluzione positiva è responsabilità condivisa tra Roma, Bruxelles e tutti coloro che credono nella diplomazia come strumento per superare anche le situazioni più delicate. Rivolgiamo pertanto un appello affinché si apra ogni canale disponibile nel rispetto dei diritti umani, del diritto internazionale e dell’articolo 11 della costituzione italiana Che possa tornare alla sua famiglia. Che la sua storia trovi un epilogo di giustizia e umanità. Che un gesto di apertura possa diventare un ponte di comprensione in un momento in cui il mondo ha bisogno, più che mai, di segnali di pace”. In quelle stesse ore, della firma dell’appello, i deputati del PD della Commissione Esteri della Camera, hanno presentato un’interrogazione urgente ad Antonio Tajani, al fine di assicurare il «tempestivo rientro in Italia» di Alberto Trentini. L’iniziativa si inserisce in un contesto diplomatico che ha già visto il recente rilascio del 41enne francese Camilo Castro, grazie alla mediazione di Brasile, Colombia e Messico e previa condanna pubblica, da parte del governo francese, dell’escalation militare USA. L’obbiettivo degli europarlamentari italiani è quello di allineare il governo italiano alla posizione esplicitata dell’Ue, esortando quindi alla «stabilità regionale». Tale linea politica riflette inoltre l’opinione di vari paesi comunitari, contrari all’escalation militare al largo del Venezuela, come ad esempio i Paesi Bassi, tuttavia anche il Regno Unito ha messo in discussione la collaborazione di Intelligence con il Pentagono. Grazie anche ad Armanda Colusso, madre di Alberto Trentini, e a Alessandra Ballerini, legale di Alberto, gli europarlamentari, citando l’articolo 11 della Costituzione italiana, hanno ricordato che «l’Italia ripudia la guerra». Speriamo quindi che attraverso la diplomazia si raggiunga sia la liberazione del cooperante italiano sia la fine dell’escalation militare USA al largo del Venezuela. Andrea Vitello
Cosa sta succedendo in Venezuela? Intervista a Juan Carlos Lenzo
Mentre gli Stati Uniti avviavano l’operazione “Southern Spear” con la portaerei USS Gerald R. Ford al largo del Venezuela, una nostra delegazione era a Caracas per una conferenza internazionale organizzata dal Consiglio Nazionale per la sovranità e la pace. In questo clima di minacce statunitensi pretestuose, abbiamo però trovato una […] L'articolo Cosa sta succedendo in Venezuela? Intervista a Juan Carlos Lenzo su Contropiano.
Venezuela. Maduro rafforza la democrazia partecipativa, la classe operaia protagonista
In Venezuela, il cammino della democrazia partecipativa e protagonista continua a definirsi attraverso i processi reali della classe lavoratrice, che oggi più che mai rappresentano il motore vivo della Rivoluzione Bolivariana. L’elezione delle nuove delegazioni del Ministerio del Poder Popular de Economía y Finanzas, in vista del Congresso Nazionale Costituente […] L'articolo Venezuela. Maduro rafforza la democrazia partecipativa, la classe operaia protagonista su Contropiano.
Segretario Esecutivo dell’ALBA Rander Peña: “Il Venezuela sostiene la pace per tutta l’America Latina”
Al termine della conferenza stampa settimanale del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), abbiamo avuto l’opportunità di conversare con Rander Peña, Segretario Esecutivo dell’ALBA, e anche incaricato di dirigere l’organizzazione dell’Internazionale Antifascista, che sta riunendo di nuovo a Caracas delegati provenienti da tutto il mondo. Lei sta svolgendo il ruolo di Segretario Esecutivo dell’ALBA, l’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America, fondata da Cuba e Venezuela, che sta perdendo forza dopo il ritorno a destra di alcuni paesi membri: un compito assai complesso in questo momento, di fronte alla minaccia imperialista nei Caraibi. Come vede dal suo punto di osservazione ciò che sta accadendo nella Patria Grande, ma anche a livello mondiale? L’America Latina è minacciata da poteri suprematisti che cercano di imporre i propri interessi con la forza. L’America Latina ha però deciso da tempo di intraprendere il cammino della sovranità, dell’indipendenza, dell’autodeterminazione dei popoli e di proteggere la pace al di sopra di ogni cosa. Nel 2014, al vertice de L’Avana, dove si riunirono i paesi della CELAC, una delle grandi decisioni che furono prese lì, e che rimarrà registrata per la storia, è dichiarare l’America Latina come una zona di pace: e questo è un bene prezioso che abbiamo difeso in quel momento, che difendiamo ora e difenderemo sempre in qualsiasi circostanza. Se c’è qualcosa che il Venezuela ha fatto in tutto questo tempo, in cui vediamo una minaccia reale, provocazioni reali per generare un “cambio di regime”, non è sostenere se stesso. Il Venezuela non sostiene se stesso. Il Venezuela sostiene la pace intera di tutta l’America Latina. Una situazione indesiderabile per il Venezuela, avrà un impatto su tutta la regione. Fortunatamente, la maggior parte dei paesi della regione lo capisce, ed è per questo che hanno contribuito, attraverso le loro azioni e dichiarazioni, a proteggere quella pace che tanto vogliamo e a cui tanto aneliamo. L’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America [ALBA] è stata in prima linea in ognuno di questi scenari, attraverso dichiarazioni, azioni, attraverso vertici straordinari che abbiamo realizzato, ognuno dei presidenti che fanno parte dell’Alleanza, i primi ministri dei Caraibi Orientali. Insomma, in questa fase stiamo difendendo il nostro diritto a vivere in pace, il nostro diritto al futuro, ed è qualcosa che continueremo a fare con tutta la forza indomita di questo popolo latinoamericano, ma specialmente quando parliamo del Venezuela, parliamo anche del popolo bolivariano, che è già una responsabilità storica che abbiamo noi figli e figlie di Bolívar. E questo carico storico ci dà una responsabilità, una altissima responsabilità, e in nome di Bolívar continueremo a difendere la nostra autodeterminazione, la nostra indipendenza e la pace che abbiamo conquistato. Da alcuni paesi dei Caraibi, che sono passati a destra, ma anche quelli in cui governa una falsa sinistra, parliamo ad esempio della Guyana, arriva un attacco anche alla Caricom, un attacco all’integrazione latinoamericana, ma anche una concreta minaccia militare. Come stanno rispondendo gli altri paesi? E cosa sta facendo lei come Segretario esecutivo dell’Alba? Gli Stati uniti adotteranno sempre stratagemmi per strumentalizzare alcuni governi che hanno deciso di non curarsi dei loro popoli, ma di difendere gli interessi degli Stati Uniti. Questo accade con alcuni governi, non solo dei Caraibi, ma dell’America Latina. Sono presidenti che sono arrivati al potere politico con una chiara intenzione, un chiaro obiettivo, che è quello di poter beneficiare gli interessi degli Stati Uniti in ciascuno di questi paesi. Noi, di fronte a ciò, confidiamo nella saggezza di ognuno dei popoli dell’America Latina. Se c’è qualcosa che hanno dimostrato lungo tutta questa storia è che sono popoli con una profonda vocazione di difesa della sovranità, dell’indipendenza, dell’autodeterminazione. Prima o poi, i fiumi torneranno al loro corso e quei governi che hanno deciso di sottomettersi agli interessi imperialisti, la storia li espellerà dalle sue pagine. E lì non rimarrà che un pessimo ricordo di quei governi che hanno ceduto o hanno preteso di cedere i loro paesi a interessi stranieri. I popoli dell’America Latina, dei Caraibi, ricorderanno, invece, i presidenti che hanno saputo proteggere gli interessi del loro popolo. Nessuno, assolutamente nessuno parlerà dei leader di estrema destra nella regione. Ma sono sicuro che passeranno 300, 400, 500 anni e tutti parleranno di Hugo Chávez, di Fidel Castro, dei nostri dirigenti e delle nostre dirigenti: di Nicolás Maduro, di Raúl Castro, di Daniel Ortega. Insomma, questa è la storia. Ognuno decide come vivere la propria vita. Noi abbiamo deciso di viverla in coerenza con il desiderio, con l’anelito dei nostri popoli e lo stiamo facendo. Difendiamo a ogni costo gli interessi del popolo venezuelano. Per questo siamo tanto attaccati dall’imperialismo nordamericano. Perché se Nicolás Maduro si fosse arreso agli interessi imperiali, avrebbe sicuramente un tappeto rosso a Washington, ma il popolo in questo momento starebbe soffrendo. Abbiamo deciso di unire la nostra sorte a quella del nostro popolo, all’interesse del nostro popolo, all’anelito del nostro popolo, al desiderio del nostro popolo e lo stiamo facendo. Come quadro politico socialista, come vede questo piano di Trump, che non riguarda solo la Patria Grande, ma una ricerca di nuova egemonia da parte di un imperialismo che è in una crisi di modello conclamata? Come vede il futuro dell’Alba e quali sono le contromisure a livello generale che il Venezuela può mettere in campo? Vediamo chiaramente quali siano gli interessi imperialisti, che cercano sempre di fare, commettere o intraprendere azioni atte a raggiungere i loro obiettivi. In America Latina agiscono due dottrine antagoniste tra loro, che hanno combattuto storicamente e che combattono anche ora, la dottrina bolivariana e la dottrina monroista. Il nuovo monroismo intende l’America Latina come un territorio che deve essere disarticolato per far sì che l’imperialismo nordamericano possa realizzare i suoi desideri e interessi nella regione. Il bolivarianismo propone tutto il contrario. Intende che l’America Latina debba essere unita, rafforzata. Crediamo nell’unione latinoamericana come principio fondamentale per poter raggiungere gli obiettivi e i grandi aneliti dei popoli dell’America Latina, dei Caraibi. E questi scontri fanno sì che ci siano posizioni inconciliabili tra l’imperialismo nordamericano e i desideri e le aspirazioni del popolo latinoamericano. Quell’anelito continuerà, con loro là con i soliti piani di aggressione, noi qui con la nostra agenda: un’agenda di pace, di sovranità, di autodeterminazione, un’agenda di pace con giustizia sociale. Loro, invece, intendono la pace attraverso la forza, lo hanno dichiarato, e agiscono in questo senso, e sembrano sentirsi orgogliosi di usare il termine pace attraverso l’uso della forza. Noi no, noi crediamo nella pace attraverso la giustizia sociale, attraverso l’incontro con l’altro, nella pace, accompagnata sempre dalla felicità, utilizzando la massima bolivariana della ricerca della maggiore somma di felicità possibile per tutti e tutte. Lei ha organizzato l’Internazionale Antifascista. Una proposta di estrema attualità per il mondo. Che bilancio fa fino ad oggi e come proseguirà questa proposta? L’Internazionale Antifascista è un potente movimento che si è formato in tutto il mondo. Più di 77 paesi stanno formando l’Internazionale Antifascista con diversi capitoli, con un chiaro messaggio, che è condannare quello che sta cercando di essere la rinascita di nuove forme del fascismo, e neofascismo come si definisce. E i neofascisti stanno usando diversi strumenti, ma per fare ciò che hanno sempre fatto in passato: sterminare l’avversario, uccidere l’altro, fare i propri comodi attraverso l’odio e la violenza. Noi non possiamo permettere la rinascita di cose maligne per l’umanità. Se c’è qualcosa in cui crediamo e di cui siamo convinti, è che dobbiamo mettere a disposizione tutto ciò che abbiamo per difendere l’esistenza stessa dell’umanità. Ed è quello che stiamo facendo. L’Internazionale Antifascista, se ha uno scopo, è impedire che il neofascismo possa avanzare, perché l’avanzare del neofascismo è il regresso dell’umanità. Ed è quello che noi ci proponiamo e che stiamo facendo: impediamo che il neofascista avanzi, perché il neofascismo fa regredire l’umanità, e può arrivare fino allo sterminio completo di un’intera civiltà, come vediamo con il genocidio in Palestina. Quello che vediamo in Palestina fa parte di quelle azioni sioniste, neofasciste, che riuniscono il peggio che ci possa essere, o i peggiori orrori dell’umanità e tentano di applicarlo. Questo è per noi inammissibile. Per questo, se c’è qualcosa di molto attuale, oggi, è l’Internazionale Antifascista. Fonte Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Escalation degli Stati Uniti contro il Venezuela. Adesso l’accusa è di terrorismo
L’amministrazione Trump, con un ulteriore e grave fatto compiuto, ha definito il Presidente venezuelano Nicolas Maduro e i suoi alleati di governo come membri di un’organizzazione terroristica, il “Cartel de los Soles”. La mossa arriva nel mezzo di una campagna che da mesi gli Stati Uniti stanno conducendo contro il Venezuela con […] L'articolo Escalation degli Stati Uniti contro il Venezuela. Adesso l’accusa è di terrorismo su Contropiano.