Papa Francesco, un esempio di umanesimo e coerenza contro la polarizzazione delle guerre culturaliIn questi giorni, pensando di fare gli “alternativi”, alcuni sui social media
hanno ridicolizzato quelle persone di sinistra che hanno espresso omaggio a Papa
Francesco rinfacciandogli la celebre frase di Papa Bergoglio sul tema
dell’aborto (“l’aborto è omicidio, i medici che lo praticano sono sicari”).
Partendo dal fatto che esistono molti cristiani di sinistra e che esistono molti
laici ed atei che hanno stimato Papa Francesco (vedasi il matematico Piergiorgio
Odifreddi), in qualunque caso non si può pretendere che un Papa potesse avere
un’opinione diversa sull’aborto.
Credo che non si possa incolpare Papa Francesco di questo. Come hanno
sottolineato in molti “una sola azione non può influire sulla valutazione
d’insieme”.
Non dimentichiamoci che Papa Francesco fece un passo avanti anche in questo
rispetto alla tradizione. Pur mantenendo la scomunica latae sententiae per le
donne che abortiscono, Francesco aprì la possibilità a tutti i preti di
assolvere dal “peccato dell’aborto” (per chi lo considera tale, ovvero la Chiesa
che lo considera tra i “peccati mortali”): “L’aborto è un peccato grave, ma i
preti assolvano chi lo ha commesso”. Una modifica che non ha nulla di
rivoluzionario, ma che comunque ha aperto ad un cammino di umanizzazione e di
vicinanza alla vita reale delle persone: cosa che la corte papale, prima di
Francesco, non aveva nemmeno sognato. Prima, solo i vescovi su mandato del Papa
potevano assolvere da questo “peccato”.
Le stesse teologhe femministe del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI), che
hanno giustamente sottolineato in questi anni la sua ambiguità sulla questione
femminile nella Chiesa, lo hanno sempre apprezzato per essere stata una “figura
di apertura, di rottura e di coerenza”.
Forse – oltre alle divergenze importanti – è la coerenza che colpisce di Papa
Francesco, perché sul tema della vita non usava due pesi e due misure. Gran
parte della destra teologica “difende la vita” quando si tratta di aborto,
masturbazione ed eutanasia e tace di fronte al cimitero/ecatombe che è il
Mediterraneo.
Maso Notarianni, ex-membro ufficio stampa di Emergency ed attivista per i
diritti umani, ha recentemente ricordato le parole di Francesco che rendono
l’idea del suo pensiero:
«Sapete, mi era venuto a salutare il Presidente di uno dei nuovi Stati europei.
Sulla giacca aveva una spilletta di quelli contro l’aborto, sapete, quelli che
si dicono per la vita. Mi da la mano e mi dice: “Sapesse, Santo Padre quante
migliaia di vite abbiamo salvato da quando io sono al governo e ho proibito nel
mio Paese l’aborto”. Io gli ho risposto: “E quante vite avete distrutto con i
muri e i fili spinati intorno al vostro Paese?”, e me ne sono andato».
Questo era, Francesco. Se c’era una cosa che disprezzava era l’ipocrisia, se
aveva un pregio era la coerenza.
Vorrei ricordare che dialogo e stima si possono avere con persone che non
condividono totalmente la nostra stessa visione di mondo. Certamente, dialogo e
stima si possono avere solo quando esistono presupposti di dialogo e stima:
laddove le basi sono solide, laddove c’è unione su valori umani e diritti
non-negoziabili.
Papa Francesco era uomo per cui c’erano basi solide di dialogo su molti temi. Le
basi solide per il dialogo vengono a mancare con chi nega i valori di
fraternità, uguaglianza, solidarietà, pace; con chi inneggia ai muri e distrugge
i ponti.
Se sulla politica, sui valori e sugli ideali si lotta insieme (laddove c’è
unione), sulla morale si discute e si dibatte insieme (a che laddove il dialogo
è difficile). Non siamo e non saremo mai isole, fortunatamente.
Oggi la polarizzazione insensata delle culture war (guerre culturali) –
funzionali al sistema – vuole portarci a demonizzare e criminalizzare l’altro
non con motivazioni alte, ma anche solo in una competizione autoreferenziale a
chi “pensa meglio” in una polarizzazione tra “evoluti” e “retrogradi”. Spesso i
protagonisti di questa polarizzazione giocano a fare i puristi radicali laddove
invece dovrebbero lasciare pensare ciò che si vuole senza manie totalizzanti.
La figura di Francesco infatti ha visto la polarizzazione tra i
neofondamentalisti ultracattolici che l’hanno incolpato di essere “mondialista”
(lui, che era un critico della moderna globalizzazione che sacrifica i popoli e
le culture sull’altare del denaro e del mercato); mentre alcuni liberali e
“intransigenti rivoluzionari” hanno fatto leva sul fatto che fosse un
conservatore su alcuni temi facendo intendere che per questo non fosse degno di
nota.
Eppure i grandi uomini e le grandi donne degne di stima, che vengono ricordati
nella storia, non sono mai stati tutti d’un pezzo. Lina Merlin, la socialista
che abolì le case di tolleranza in Italia era una strenua oppositrice del
divorzio; Adriana Zarri, teologa militante pre-femminista e post-Conciliare
concepiva la contraccezione come la “vanificazione totale della vita”;
Ungaretti, Pirandello che tutti apprezzano furono fascisti; Ezra Pound,
nonostante le sue parole contro il potere, simpatizzò inizialmente pe ril
fascismo. Madre Teresa di Calcutta, che fu una grande critica della società
industriale di massa e grande ponte tra cristianesimo ed induismo, era una
ferrea oppositrice sia del divorzio sia dell’aborto; e Gandhi, il padre della
nonviolenza, fu un rigidissimo padre.
Queste persone non dovrebbero essere degne di nota e di stima? Inseguiamo
veramente le degenerazione della cancel culture?
Il mondo odierno deve imparare a capire che, volenti o nolenti, ognuno è figlio
del suo tempo: ci sono cose che all’epoca non avremmo fatto, ma che ora
facciamo. Dobbiamo imparare a pesare l’intenzionalità delle persone, le azioni
delle persone, le parole che pronunciano le persone.
Dobbiamo imparare a pesare le persone per quello che sono e soprattutto dobbiamo
capire con quale persone si può condurre un pezzo di strada assieme. Insomma, da
quale parte stanno.
Cosa si dovrebbe dire dei variegati movimenti anti-globalizzazione presenti alle
manifestazioni contro il G8 di Genova nel 2001? C’erano centri sociali, sinistra
antagonista, suore, frati, missionari, Pax Christi, associazioni civili,
movimenti ecologisti, sindacati: tutti con posizioni morali diverse con cui si
può convivere, ma con una visione di mondo uguale improntata alla lotta alle
disuguaglianze, allo sfruttamento, al consumo del suolo, all’opposizione al Dio
denaro e al Dio mercato, all’opulenza consumista, al neoliberismo, alla violenza
economica dell’estrattivismo nel Terzo Mondo e alle guerre imperialiste. Questa
unione popolare – su modello sudamericano – dava fastidio perchè era dalla parte
degli “ultimi della Terra” ed è stata smembrata gettando carichi da novanta
sulla popolazione, incidendo anche sull’esercizio del dissenso che da quegli
anni è andato via scemando, se non addirittura addomesticato.
Papa Francesco verrà ricordato per essere stato il “Papa degli ultimi” perchè ha
parlato con quell’umanità ai margini. La prova di questo è che ha lasciato tutti
i suoi averi ai carcerati di Rebibbia: il papa che ha introdotto il reato di
tortura in Vaticano; che ha abolito l’ergastolo nel codice penale vaticano
perchè lo considerava “una pena di morte coperta”; e che si è battuto contro la
pena di morte nel mondo.
A differenza di altri Papi, che si sono limitati a dare conforto, Francesco ci
ha ricordato che esistono le cause materiali-strutturali della diseguaglianza,
dell’ingiustizia sociale, della distruzione dell’ambiente e dell’erosione della
pace.
Oggi certa ottusità (laicista o religiosa che sia) serve solo a mantenere la
propria postura autoreferenziale davanti al mondo e non aiuta a far comprendere
come il messaggio di Francesco fosse stato importante in milioni di cristiani.
Chi sottolinea le differenze di vedute tra Francesco e noi apoditticamente non
capisce che le alleanze si creano dove ci sono differenze, altrimenti saremmo
stati tutti ordinati sacerdoti.
Chi non divide uomo e istituzione è chi crede che sottolineare i gesti di
Francesco sia un’accettare in toto le posizione della Chiesa. Chi parla della
religione come se fossimo ai tempo di Marx e Bakunin non capisce che in un mondo
in cui il profitto è l’unica cosa che “fa mondo”, Dio è qualcosa anche se non
credi (o comunque anche se non hai la visione cristiana di Dio).
Come ha scritto in modo molto interessante la pagina Instagrama “Odio di
Classe”: “Chi non rimpiange un mondo in cui Dio non era morto è senza cuore, chi
lo rivuole indietro come era è senza cervello”.
Lorenzo Poli