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Il ghetto di Gaza
Il genocidio Il ministro della guerra israeliano, Katz, ha detto testualmente: “Oggi si apriranno le porte dell’inferno su Gaza”. Un portavoce del premier israeliano Netanyahu, ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità, ha affermato che i palestinesi “emigreranno volontariamente” dal valico di Rafah. Immediata la risposta egiziana che ha definito l’affermazione come un tentativo di deportazione di un popolo dalla sua terra e sottoposto a genocidio. Subito l’esercito israeliano si è messo all’opera per uccidere e deportare in quello che tutti adesso chiamano il “Ghetto di Gaza”: missili anti-bunker hanno raso al suolo palazzi di 16 piani. Sei missili ieri hanno colpito diverse alte costruzioni e palazzi, trasformati in passato in rifugi per migliaia di sfollati. Ieri è stato bombardato anche il reparto pediatrico dell’ospedale Nasser. Due bombe sono cadute sulla struttura distruggendo due sale e ferendo decine di bambini, personale medico e familiari. Nella giornata di ieri sono arrivati negli ospedali di Gaza 69 corpi di persone uccise e altre 422 ferite. Mentre scriviamo, alle ore 07:15, sono arrivate le notizia di intensi bombardamenti aerei su Hay Zeitoun e Deir Balah e dell’artiglieria su Sheikh Radhwan. Secondo resoconti giornalistici, i civili uccisi dalla mezzanotte sono stati 26. In 700 giorni di genocidio della popolazione palestinese di Gaza, – il 90% delle costruzioni sono state rase al suolo o danneggiate e rese inabitabili; – i danni materiali diretti sono valutati in più di 68 miliardi di dollari; – l’80% del territorio è sotto il controllo dell’esercito di occupazione; – la zona di al-Maassi, la cosiddetta zona umanitaria protetta, è stata bombardata 109 volte; – più di 150 mila tonnellate di esplosivo sono stati scaricati sulla testa della popolazione di Gaza. Intanto in Cisgiordania, si succedono rastrellamenti ad Anata, a nord di Gerusalemme est. Ingenti truppe hanno assediato, durante la sera e per tutta la notte, il centro abitato e proceduto alle perquisizioni casa per casa. Decine di arresti che non è stato possibile ancora quantificare. La risposta della società civile La CGIL ha indetto una giornata nazionale “Fermiamo la barbarie!”. In tutte le città italiane saranno organizzate, oggi 6 settembre, iniziative di piazza per rompere il silenzio e mettere il governo delle destre di fronte alle sue responsabilità. Save the children aderisce alla mobilitazione di oggi 6 settembre, “Fermiamo la barbarie”, organizzata dalla CGIL per chiedere la pace e la fine dei combattimenti a Gaza, e per sostenere l’iniziativa umanitaria della Global Sumud Flotilla. No Bavaglio scende in piazza Santo Stefano, a Milano. “Noi giornalisti di Senza Bavaglio e di Africa ExPress saremo in piazza per testimoniare la nostra vicinanza alla popolazione palestinese. Noi vogliamo entrare a Gaza per fare il nostro lavoro”, ha scritto il collega Massimo Alberizzi. Da Catania e Siracusa il 7 settembre salperanno altre barche e navi per portare aiuti umanitari a Gaza. Ogni giorno in piazza del Duomo di Milano, dal 16 giugno,  e alla Cala di Palermo dal 22 agosto si tiene un flash-mob silenzioso o con lettura di poesie contro il genocidio compiuto da Israele a Gaza. Manifestazioni quotidiane per la Palestina si svolgono in numerosissime città d’Italia nel quasi totale silenzio dei media, specie televisivi. L’altra Israele in Italia Il deputato comunista israeliano, Ofer Cassif, parteciperà domenica 7 settembre, alle ore 19, alla festa di Rifondazione Comunista di Milano con il segretario nazionale Maurizio Acerbo, presso il Parco della Chiesa della Cascina Rossa in via san Domenico Savio 3. Lunedì 8 settembre dalle ore 13.00, terrà un incontro presso la sede della Cgil del capoluogo lombardo, in Corso di Porta Vittoria 43. Nella serata sarà a Brescia, presso la Camera del Lavoro alla sala Bruno Buozzi, in Via Fratelli Folonari. A tale dibattito parteciperà la Responsabile esteri del PRC-S.E, Anna Camposampiero e Khader Tamimi dell’Associazione Palestinesi Lombardia. Per finire il giorno 9 settembre, nel tardo pomeriggio il parlamentare israeliano terrà un altro incontro a Varese, presso la sede di “”Unaltrastoria”, in Via Francesco Del Cairo, 34. ANBAMED
Palestina libera e Ultima Generazione: Milano, consolato egiziano macchiato di vernice rosso sangue
In azione per chiedere l’apertura immediata del valico di Rafah, mentre il governo italiano vuol punire chi critica Israele. Questo pomeriggio, intorno alle ore 18.00 dieci persone aderenti ai movimenti Palestina Libera e Ultima Generazione hanno lanciato vernice rossa contro l’ingresso dell’ambasciata egiziana; successivamente hanno mostrato uno striscione con scritto Break the siege (“rompere l’assedio”) e attaccato alla recinzione dell’ambasciata foto di persone palestinesi uccise nel corso delle operazioni di guerra dell’esercito israeliano. Si tratta di un’azione di protesta per chiedere al governo egiziano, nella persona del console Hisham Mohamed Moustafa El Sherif, l’apertura immediata del valico di Rafah per poter portare aiuti alle persone della striscia di Gaza stremate da bombardamenti e carestia. La popolazione palestinese, bloccata nella striscia di Gaza sta affrontando da mesi una grave crisi umanitaria: “I pazienti muoiono per ferite curabili a causa della mancanza di antibiotici. I bambini soffrono di malnutrizione acuta. Senza un cessate il fuoco e ingressi massicci di aiuti, Gaza diventerà un cimitero” dichiara l’ONG Medici senza Frontiere. Attualmente il valico viene aperto solo temporaneamente. Human rights watch ha documentato le tangenti richieste dalle autorità di frontiera egiziane come unico mezzo per lasciare la striscia di Gaza. Rachele, una delle partecipanti all’azione, ha dichiarato: Sono una mamma che non può distogliere lo sguardo da un genocidio in corso. Le brutalità del governo sionista israeliano vengono trasmesse live ed è nostro compito come esseri umani e come genitori prendere una posizione ed obbligare i nostri governi a non chiudere gli occhi. Il genocidio palestinese è compiuto con le armi, per esempio quelle che la Leonardo continua a inviare ad Israele e contro il cui invio si batte Palestina Libera e con il blocco degli aiuti umanitari, ma anche in modo più subdolo; come, per esempio, con gli accordi che la multinazionale francese Carrefour ha fatto con società israeliane presenti nei territori occupati illegalmente, oppure attraverso i tanti prodotti “israeliani” –prodotti agricoli coltivati nelle terre occupate illegalmente a danno dei palestinesi– che ogni giorno arrivano sugli scaffali dei nostri supermercati. Anche questa è una forma di complicità e anche per questo Ultima Generazione ha lanciato, a partire dall’11 ottobre, il boicottaggio dei supermercati. L’azione è stata organizzata a un giorno dalla notizia dell’imminente invasione della striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano; sempre nella giornata di ieri inoltre la Lega ha depositato una proposta di legge per punire chiunque critichi il governo di Israele, utilizzando il solito giochetto per cui ogni critica ad Israele e al suo governo viene equiparata ad antisemitismo: un’altra prova della sudditanza del nostro governo al regime sionista. Un motivo in più per continuare a scendere in strada e ribellarci. I NOSTRI CANALI Aggiornamenti in tempo reale saranno disponibili sui nostri social e nel sito web: * Sito web:https://ultima-generazione.com * Facebook@ultimagenerazione.A22 * Instagram@ultima.generazione * Twitter@UltimaGenerazi1 * Telegram@ultimagenerazione * Sito web:https://link.palestinalibera.it/ * Instagram:https://www.instagram.com/pal_libera/ Ultima Generazione
Pressenza partecipa alla Global March to Gaza
Il 12 giugno prossimo Pressenza sarà in cammino verso il valico di Rafah prendendo parte alla Global March to Gaza attraverso un nostro collaboratore, Stefano Bertoldi, antimilitarista e attivista per i diritti umani delle persone migranti. Come referente per il Lazio, raccoglie, come i suoi compagni di viaggio per le varie regioni d’Italia, le domande e i dubbi sia di coloro che ancora non hanno deciso di partire sia di coloro che hanno già il biglietto aereo in mano ma già sentono, a due settimane dalla partenza, quel mix di ansia, gioia, esaltazione ma anche preoccupazione. Una di queste, ricorrenti, ruota intorno all’obiettivo del viaggio, quei 50 km di strada a piedi nel deserto del Sinai che separa l’ultima tappa del percorso in autobus fino ad Al Arish dal valico e soprattutto, sulle azioni che verranno fatte sul posto. “In un’organizzazione spontanea nata dal basso – ci spiega Stefano – con diverse sensibilità, gruppi di persone appartenenti a decine di collettivi e associazioni ma anche individui singoli, serpeggia sempre il timore per l’assenza di una “guida”: non siamo abituati all’auto-organizzazione, siamo sempre alla ricerca di un leader, salvo poi lamentarci successivamente, se questo leader poi prende anche una sola decisione per tutti. In realtà il coordinamento c’è sia in Italia, con una fitta ramificazione di gruppi e sottogruppi su Telegram e altre piattaforme, sia in Egitto, dove diverse organizzazioni non governative offriranno un supporto organizzativo e logistico. I gruppi che effettivamente partiranno e non si sono limitati ad aprire ampi dibattiti su questa tragica situazione, peraltro in un contesto geopolitico tra i più a rischio di conflitto bellico su larga scala degli ultimi 80 anni, si vedono poi anche di persona. Per tornare all’obiettivo, dunque – conclude Stefano – io rispondo a  tutti questi interrogativi sottolineando proprio l’importanza dei corpi in movimento spontaneo, il popolo che fisicamente esprime il proprio dissenso e la propria dissociazione dai vari poteri istituzionalizzati, complici di un genocidio. Gruppi di persone che appunto si auto-organizzano, coordinatori  o meglio referenti e non “leader” e una portavoce nazionale, Antonietta Chiodo, che tira le fila dando tutta sé stessa, facilitando il dialogo ed arginando le  voci demotivate e demotivanti  che puntualmente si imbucano succhiando energie preziose per fare gruppo”. Pressenza quindi sarà sul posto, per dare voce a chi non ha voce, a quel 90% della popolazione mondiale che avrà alcuni dei suoi rappresentanti, tutte persone “comuni” e senza bandiere di partito, lungo quei 50Km di strada polverosa e assolata in cammino verso quella porta chiusa sull’inferno di Gaza. Un inferno voluto e finanziato dal restante 10% della popolazione. Per approfondire tutti i dettagli di questo evento straordinario e trovare  anche tutti i riferimenti web, rimandiamo all’esaustivo articolo di Massimiliano Cangelosi pubblicato su Comune-Info.net https://comune-info.net/global-march-to-gaza Redazione Italia
“Sangue e farina”, un video sulla Nakba che si ripete
Amnesty International – Italia racconta la storia di  Amal Khayal, responsabile CISS per la Striscia di Gaza. Dalla Nakba al Genocidio in corso, “Sangue e Farina” è un viaggio doloroso e intenso nella vita di Amal, dei palestinesi, nelle vite spezzate delle persone che hanno perso tutto e che adesso, come lei, stringono forte tra la mani le chiavi della propria casa, ormai distrutta. Oggi come nel 1948. Noi tutte e tutti desideriamo dire grazie ad Amnesty International ma soprattutto ad Amal per la sua testimonianza, per quello che fa ogni giorno instancabilmente per noi e per il suo popolo che non ha mai abbandonato, per le persone che lavorano ancora con noi e si trovano all’interno della Striscia di Gaza tra fame, disperazione e morte. Parliamo di Palestina, non smettiamo mai di farlo. Ciss – Cooperazione Internazionale Sud Sud   Amnesty International
Missione di pace a Rafah, “Gaza oltre il confine”: gli aggiornamenti
Oggi la missione italiana ‘Gaza oltre il confine’ è arrivata al valico di Rafah. Una coalizione di  ONG italiane (ARCI, Un Ponte per…, AssoPacePalestina ed altre), insieme a politici, giornalisti e attivisti hanno organizzato una missione per raggiungere Rafah e testimoniare i crimini di Netanyahu. Migliaia di camion sono fermi lungo la strada bloccati dal divieto israeliano a far entrare gli aiuti umanitari, sanitari e carburante nella Striscia. Sotto un sole cocente e temperature che raggiungono 45 gradi, molte merci e medicine sono andate  a male. Leggete la corrispondenza di Marco Grimaldi, deputato AVS: clicca e ascoltate la parole dal Cairo di Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di OXFAM-Italia. clicca. ANBAMED
Missione di pace a Rafah e iniziative di solidarietà con la Palestina
‘Gaza oltre il confine’ è il nome della missione di parlamentari, Ong e giornalisti a Rafah: “Non possiamo voltarci dall’altra parte”. La missione è prevista dal 15 al 19 maggio. Si tratta della delegazione italiana più numerosa mai arrivata al valico. A oltre un anno di distanza, una delegazione di parlamentari italiani, operatori umanitari e giornalisti torna al valico di Rafah, al confine con la Striscia, con la missione “Gaza oltre il confine”. Una delegazione mista di oltre 60 persone, composta da 14 parlamentari dell’Intergruppo per la pace tra Israele e Palestina, 3 eurodeputati, 13 giornaliste, accademici ed esperte di diritto internazionale si recherà al Valico di Rafah, sul lato egiziano del confine con Gaza, per tornare a chiedere il cessate il fuoco, l’apertura di tutti i valichi all’ingresso di aiuti umanitari e azioni politiche che obblighino Israele a rispettare il diritto internazionale umanitario. Vi partecipano Luisa Morgantini, Cecilia Strada, Alfio Nicotra e molti altri. Una carovana solidale che vuole testimoniare, ancora una volta, la drammatica situazione in cui versa la popolazione palestinese. “Già un anno fa il quadro che ci venne restituito era apocalittico. Oggi le previsioni più catastrofiche si sono tragicamente avverate”, ha dichiarato Alfio Nicotra di Aoi. “Dal 2 marzo la Striscia è completamente sigillata: non entra nemmeno uno spillo. Le vittime per fame, sete e malattie aumentano ogni giorno in modo esponenziale. Voltarsi dall’altra parte, fingere di non vedere il genocidio in atto è una forma di disumanità, una resa morale inaccettabile”. Presidi di solidarietà con la Palestina in Italia Il 17 maggio le “Donne per la difesa della società civile” di Torino saranno in piazza, davanti al Comune, per una manifestazione di solidarietà con la popolazione palestinese. Il presidio con sciopero della fame si svolgerà dalle 09:30 alle 14:30. A Roma, in piazza Indipendenza, il 17 maggio alle 15:00 si tiene il presidio Stop genocidio a Gaza clicca. A Milano il 14 maggio si è tenuta una grande manifestazione con fiaccolata per dire non al genocidio e alla complicità del governo italiano con esportazioni di armi e commercio di tecnologia militare. Il 15 maggio si è tenuto davanti al palazzo della Farnesina, a Roma, un presidio per dire Stop al genocidio a Gaza. Una protesta contro l’inerzia del governo Meloni per fermare il genocidio contro la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Giovedì 15 maggio a Mogliano Veneto, in Piazzetta Don Polo, si è svolto un presidio a sostegno della Palestina e contro il genocidio, in occasione dei 77 anni dallo sfollamento forzato dei palestinesi dalla loro terra (Nakba). Sciopero della fame a staffetta contro il genocidio Oggi, 16 maggio, prosegue per il secondo giorno l’azione nonviolenta di sciopero della fame a staffetta. L’azione continuerà nei prossimi giorni con la partecipazione a staffetta di altri gruppi. Gli iscritti sono moltissimi e, secondo le disponibilità espresse, costruiremo il calendario con l’elenco dei partecipanti di tantissime città italiane ed europee. Per leggere i nominativi dei digiunatori di oggi: CLICCA È un digiuno del cibo e non della sete. Si può liberamente bere. Se volete partecipare nei prossimi giorni, scrivete un messaggio di posta elettronica con nome, cognome, città di residenza, professione (facoltativa), data prescelta e un pensiero che pubblicheremo con l’elenco generale di tutti gli aderenti a: anbamedaps@gmail.com Il giorno prima manderemo un’email di avviso a tutti i digiunatori del turno.   ANBAMED