Tag - servizio pubblico

La Commissione di Garanzia va alla guerra! USB: l’idea che le armi siano un servizio pubblico essenziale è folle
Nel tardo pomeriggio il 24 giugno USB viene informata dai propri delegati che è previsto per il giorno dopo un carico di missili all’aeroporto civile di Brescia Montichiari, abbiamo dichiarato subito lo sciopero a copertura dei lavoratori e lavoratrici che non intendono partecipare al carico di questo materiale bellico. Il 25 giugno alle ore 8.24, la commissione di garanzia, nella persona dello stakanovista commissario Beppino Mariano, scrive un’indicazione immediata chiedendo la revoca dello sciopero, in quanto: “…l’esclusione dagli obblighi della 146/90… non può essere rimessa alle soggettive valutazioni della singola organizzazione sindacale proclamante o al comportamento spontaneo in occasione dello sciopero, proprio per la mancanza delle suddette garanzie indispensabili per la tutela dei diritti costituzionali degli utenti.” Ovvero: per decidere se il carico e scarico o trasporto di armamenti o materiale bellico, non rappresenti un servizio pubblico essenziale per i cittadini italiani, occorrerebbe fare un accordo con tutte le parti sociali e poi chiedere il permesso alla commissione. Nella giornata di ieri, USB coadiuvata dal Centro di Iniziativa Giuridica Abd El Salam CEING, ha scritto formalmente alla Commissione, ai Presidenti di Camera e Senato, alle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, al Ministero dei Trasporti e al Prefetto di Brescia, contestando integralmente i contenuti dell’indicazione. In particolare, ciò che sembra essere completamente sfuggito alla Commissione è che qui la questione non è se rientrino nel regolamento i lavoratori, ma se vi rientrino le armi! Quindi, non ha nessun senso il conseguente elenco degli obblighi non adempiuti. Si colloca al limite dell’assurdo pretendere il rispetto del preavviso per carichi che rimangono segreti sino alle ultime ore dal decollo, come è incomprensibile la pretesa di raffreddamento non capendosi neppure con chi: il Ministero degli Esteri, quello della Difesa o degli Organismi internazionali? E ancora, nessun significato può avere la rarefazione oggettiva e soggettiva: si intende forse limitare a un solo carico di armi non movimentato al mese per ciascun sindacato? Ma il rilevo ancora più grave mosso dalla commissione è che potrebbe essere incerto e discutibile, se indentificare la movimentazione degli armamenti o materiale bellico verso zone di guerra o dove è in atto un vero e proprio genocidio, possa essere intesa come attività che esuli dai diritti costituzionalmente garantiti degli utenti. Così tale identificazione rimarrebbe una “soggettiva valutazione” di USB e come tale illecita e sanzionabile, almeno fin quando su di essa non dovessero concordare le altre organizzazioni sindacali, prime tra tutte quelle rappresentative di quelle aziende che sul trasporto di materiale bellico costruiscono il proprio utile.  Rimanendo in attesa di una risposta, siamo convinti che siamo solo all’inizio di una disputa in cui la Commissione difenderà l’indifendibile, come oramai si è ridotta a fare. Noi ci appelleremo comunque al mondo dei giuristi contro questo abominio, convinti che siamo dalla parte del giusto e questa è una battaglia di dignità e legalità che va portata avanti con passione e determinazione. Come i container pieni di armi rimasti a terra a Genova e Salerno, anche a Brescia il volo è stato cancellato e i missili non caricati: questa intanto è la nostra prima grande vittoria. Link al comunicato per condivisione: La Commissione di Garanzia va alla guerra! USB: l’idea che le armi siano un servizio pubblico essenziale è folle
Uno spazio in RAI per l’informazione indipendente
Lettera inoltrata agli indirizzi Pec delle Istituzioni pubbliche, alla dirigenza Rai, e, p.c., alle principali testate giornalistiche e televisive. Illustrissimi Presidenti, Magistrati, Senatori, Deputati, Ministri, Direttori, Con profondo rispetto per le Vostre cariche istituzionali, consapevoli del servizio che, nel presente drammatico, potete rendere al Paese, avanziamo una proposta concreta di collaborazione: Individuiamo insieme all’interno del servizio pubblico, uno spazio televisivo autogestito dedicato all’informazione indipendente. Chi siamo Siamo editori indipendenti, giornalisti e produttori di contenuti, cittadini testimoni di esperienze sociali importanti. Non rappresentiamo partiti, comitati o singole imprese. Siamo realtà autonome, nate spontaneamente, che da anni portano avanti un lavoro di informazione libera, spesso con risorse limitate ma con forte senso di responsabilità civile. Perché questa proposta Viviamo un’epoca in cui è urgente ricostruire la fiducia tra cittadini e istituzioni, indebolita dal lungo processo di svuotamento dei corpi sociali intermedi. La qualità dell’in-formazione, che dà forma all’opinione pubblica, è oggi un punto chiave per favorire questo riavvicinamento. Nella nostra realtà, convivono tre mondi informativi che raramente dialogano: le grandi reti televisive private, dominate da capitali sovranazionali potenti, in grado di determinare l’ordine del giorno e l’opinione “mainstream”, che privilegiano l’audience a scapito della profondità; il servizio pubblico, espressione delle Istituzioni ma segnato da dinamiche politiche interne e dalla tendenza a adeguarsi ai format del mainstream; l’informazione indipendente, espressione di una società civile attiva, creativa, ma spesso marginalizzata o ostacolata nei canali che può usare. Le difficoltà oggettive I canali di informazione accessibili a chi dispone di fondi limitati sono poco efficienti. Lo spazio delle frequenze televisive periferiche è penalizzato da carenze tecniche nella trasmissione del segnale, oltre che dalla “lontananza” dai telecomandi. Internet è solo apparentemente libero. In realtà i social più importanti sono controllati dagli stessi interessi che influenzano le TV mainstream e che, sul Web, non esitano a imporre forme di censura: a volte subdole (shadow banning); a volte esplicite, fino alla rimozione selettiva dei contenuti. Il ruolo della RAI La RAI, in quanto servizio pubblico, è deputata a diventare il luogo dell’incontro. Luogo in cui coltivare insieme l’armonizzazione delle opinioni diverse che, grazie all’ascolto, alla conoscenza e al rispetto, smettono di essere fonte di contrasto e diventano ricchezza e profondità di Pensiero. Insieme, rendiamo coerenti le chiavi di lettura con cui la popolazione interpreta gli accadimenti drammatici che stiamo vivendo. Il tempo presente Non sembrano cadere come birilli, in un mondo un po’ meno globale, certezze che sembravano eterne? Mutano gli equilibri geopolitici, le forme della produzione e del commercio internazionale. Si aprono opportunità, o minacce. Il nuovo che viene sarà plasmato dall’abilità a negoziare, a mediare, più che da muscoli e bombe atomiche. Quale contributo di pensiero e di esperienza può dare l’Italia? La cultura italiana viene ancora percepita nel mondo quale faro luminoso del Pensiero: letterario e artistico, ma anche spirituale, storico, politico. Uniti, possiamo dare orientamento all’Europa, che nel contesto globale appare spaesata e lacerata dal pensiero di guerra, trasformando la paura dell’ignoto in desiderio di conoscenza, dialogo, coesione. Perché uno spazio autogestito Proponiamo uno spazio autogestito, come segno concreto di apertura verso la cittadinanza attiva, non per isolarci, ma per poter esprimere con linguaggi e tempi alternativi il racconto del presente, visto da un’altra angolatura. Desideriamo infatti collaborare con giornalisti e professionisti RAI e anche con il mainstream, se disponibile, ma fuori da format e schemi attuali, poco adatti alle nuove esigenze. Condivideremo con orgoglio i contenuti autentici, gli esempi di impegno civile, le esperienze che fioriscono nella società italiana, spesso invisibili. Creano fiducia. Evidenzieremo bisogni che non hanno espressione. Siamo abituati a fare molto con poco: quando si lavora per passione, il risultato è spesso sorprendente. Vogliamo dare vita a un esempio virtuoso, che possa contagiare anche il mainstream, portando aria nuova, formati nuovi, uno stile nuovo. Ci auguriamo infatti che questo spazio, raggiunto l’obiettivo, possa diventare superfluo. La proposta Chiediamo un’opportunità concreta: uno spazio settimanale, autogestito, su ognuno dei tre canali principali della RAI (Rai 1, Rai 2, Rai 3), in tre giorni differenti, in fascia tardo-pomeridiana e serale. Conclusione Incontriamoci. Creiamo l’occasione di confronto sincero, civile e aperto. Portiamo senza indugio l’opinione pubblica italiana all’altezza delle sfide dei tempi. Con fiducia e spirito di collaborazione Per firmare: https://forms.gle/ijKqXwygq93mtPmWA Redazione Italia