L’Europa è il continente con il riscaldamento più rapido sulla Terra
A livello globale, il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, dopo il
notevole calore del 2023. Gli ultimi 10 anni sono stati i più caldi mai
registrati. Anche la temperatura media annua della superficie del mare sopra gli
oceani non polari ha raggiunto un livello record. Le concentrazioni atmosferiche
dei gas serra, anidride carbonica e metano hanno continuato ad aumentare. A
partire dagli anni ’80, l’Europa si sta riscaldando a una velocità doppia
rispetto alla media globale, diventando il continente con il riscaldamento più
rapido sulla Terra.
Le ondate di calore stanno diventando più frequenti e intense e l’Europa
meridionale sta attraversando siccità diffuse. I ghiacciai in tutte le regioni
europee continuano a sciogliersi. Sono stati osservati cambiamenti nel modello
delle precipitazioni, incluso un aumento dell’intensità degli eventi più
estremi. Ciò può portare a un aumento delle inondazioni e probabilmente ha
contribuito ad alcuni degli eventi più catastrofici osservati nel 2024. É quanto
riportato nel rapporto sullo stato del clima in Europa (ESOTC) del 2024, redatto
dal Copernicus Climate Change Service (C3S) e dall’Organizzazione meteorologica
mondiale (OMM).
Per quanto riguarda il caldo e la siccità nell’Europa sudorientale, il rapporto
evidenzia come, dopo una primavera più calda della media, si siano verificate
sei ondate di calore durante l’estate 2024, tra cui l’ondata di calore più lunga
e la seconda più grave mai registrata nella regione. La gravità e la
classificazione delle ondate di calore derivano dall’anomalia termica, dalla
durata e dall’area interessata. In base a ciò, l’ondata di calore più grave mai
registrata per l’Europa sud-orientale si è verificata nel luglio 2007, quando
un’ondata di calore di 10 giorni con un’anomalia termica media di 9,7 °C ha
interessato il 72% della regione.
Nel 2024, l’ondata di calore più grave è durata 13 giorni con un’anomalia di 9,2
°C, interessando il 55% della regione. Questa è stata una di una serie di ondate
di calore durante l’estate e l’inizio dell’autunno, con due a giugno della
durata di 5-6 giorni ciascuna e tre ad agosto della durata di 5-8 giorni
ciascuna. Nei 97 giorni dal primo giugno al 5 settembre ci sono stati 43 giorni
con ondate di calore. Ad agosto, ci sono stati solo tre giorni tra un’ondata di
calore e l’altra. La temperatura massima è stata superiore alla media per tutti
i giorni, tranne due, dell’estate.
Nell’Europa sud-orientale, l’UTCI per l’estate nel suo complesso è stata di
3,3°C superiore alla media. Ci sono stati 66 giorni di almeno “forte stress da
calore” (temperatura percepita di 32°C o superiore), il numero più alto mai
registrato e ben al di sopra della media di 29 giorni. Al culmine dello stress
da calore, il 13 agosto, il 99% della regione è stato colpito da almeno “forte
stress da calore” e il 53% da almeno “fortissimo stress da calore” (temperatura
percepita di 38°C o superiore).
Anche sul fronte delle alluvioni il 2024 è stato particolarmente critico: nel
2024 si è verificata l’alluvione più diffusa dal 2013, con il 30% della rete
fluviale europea che ha superato la soglia di alluvione “elevata” e il 12%
quella di alluvione “grave”. A settembre, a causa della tempesta Boris, le
portate hanno raggiunto almeno il doppio del massimo medio annuo lungo 8500 km
di fiumi. Per fare un paragone, il Danubio è lungo circa 2850 km.
A ottobre, una grave inondazione ha colpito Valencia, in Spagna. Sono stati
battuti i record nazionali di precipitazioni totali in 1,6 e 12 ore, ma non
quello delle 24 ore. Per quanto riguarda invece gli incendi boschivi, nel 2024
il rischio di incendi è rimasto nella media o leggermente al di sopra della
media in Europa, con i valori più elevati osservati a settembre, a causa delle
condizioni in Portogallo e in alcune parti della Spagna.
A settembre, gli incendi in Portogallo hanno contribuito a bruciare in Europa
circa 110.000 ettari (1.100 km2) in una sola settimana, circa un quarto della
superficie totale annuale. Sebbene le emissioni dovute agli incendi in Europa
siano rimaste al di sotto della media per gran parte dell’anno, a settembre sono
aumentate significativamente a causa dei vasti incendi in Portogallo.
Nel 2024 i ghiacciai di tutte le regioni europee hanno invece registrato una
perdita netta di ghiaccio. I ghiacciai della Scandinavia e delle isole Svalbard
hanno registrato i tassi di perdita di massa più elevati mai registrati e hanno
registrato la più grande perdita annuale di massa glaciale di qualsiasi altra
regione glaciale al mondo.
In gran parte d’Europa si sono registrate meno giornate di neve rispetto alla
media, fatta eccezione per l’Europa settentrionale durante l’inverno. “La
mancanza di neve durante l’inverno e la primavera, si evidenzia nel rapporto, ha
ripercussioni sulle condizioni più avanti nel corso dell’anno. Ad esempio,
insieme alle ondate di calore e alle temperature superiori alla media, può
contribuire a condizioni di siccità. Lo scioglimento delle nevi in primavera e
in estate è un’importante fonte d’acqua per molti fiumi europei. Anomalie
positive nel numero di giorni di neve possono essere vantaggiose per l’energia
idroelettrica e l’umidità del suolo, ad esempio, ma un rapido scioglimento delle
nevi dovuto all’aumento delle temperature può aumentare il rischio di
inondazioni e valanghe”.
E anche la temperatura media annua della superficie del mare per la regione
europea nel 2024 è stata la più alta mai registrata, leggermente superiore al
precedente record stabilito nel 2023. Il Mar Mediterraneo nel suo complesso ha
registrato la temperatura superficiale del mare più alta in un anno, superando
significativamente il precedente record stabilito nel 2023. Ad agosto, ha anche
raggiunto la temperatura superficiale del mare più alta in un giorno, superando
il precedente record stabilito nel luglio 2023.
Le temperature superficiali del mare (SST) sono state superiori alla media in
gran parte della regione, fatta eccezione per il Mare d’Islanda e il sud-ovest
della Groenlandia. SST annuali record sono state osservate nell’Atlantico
settentrionale centrale, nel Mediterraneo, nel Mare Nero, nel Mare di Norvegia e
nel Mare di Barents.
Qui per approfondire: https://climate.copernicus.eu/esotc/2024.
Giovanni Caprio