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LAVORO: SCIOPERO GENERALE IL 28 NOVEMBRE CONTRO LA FINANZIARIA DI GUERRA. MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA IL 29 NOVEMBRE
L’Esecutivo Nazionale Confederale dell’USB indica il 28 novembre come data per lo sciopero generale di tutte le categorie contro la finanziaria di guerra, con mobilitazioni in tutte le città e manifestazione nazionale a Roma il giorno 29 novembre. “Al centro dello sciopero c’è la questione del salario” scrive in un comunicato il sindacato di base, aggiungendo che “Tutti i contratti nazionali devono assicurare almeno 2mila euro come livello minimo di partenza e in paga base, somma che rappresenta la linea invalicabile per garantire una retribuzione dignitosa e consentire il recupero delle fortissime perdite accumulate dai salari negli ultimi trent’anni”. Sulla finanziaria di guerra il Usb dice: “invece di comprare e costruire nuove armi è ora di tornare a costruire case popolari e di affrontare l’emergenza della sanità pubblica, investendo in personale e strutture sanitare”. La data sarà sottoposta all’approvazione dell’assemblea nazionale dei delegati e delle delegate in programma a Roma per sabato 1° novembre. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto l’intervendo di Marcello Sergio, del consiglio nazionale dell’USB – Unione Sindacato di Base. Ascolta o scarica. Sul 28 novembre, anche Cub, Cobas, Clap, Sial e Adl Cobas hanno lanciato lo sciopero generale. lLe CLAP – Camere del Lavoro Autonomo e Precario fanno anche un appello per uno sciopero generale unitario, come il 3 ottobre. Secondo le CLAP il quadro politico attuale “impone la necessità di una mobilitazione inclusiva che tenga conto di tutte le sensibilità sociali, sindacali e politiche che si sono espresse nelle ultime settimane, allo scopo di favorire la più ampia convergenza contro l’economia di guerra e l’economia del genocidio in Palestina, che ora si prepara a fatturare miliardi con la ricostruzione”. Di questo ci parla Tiziano, delle CLAP.  Ascolta o scarica.
L’utilità di esserci
Volti, sorrisi e canti in un corteo che attraversa Napoli, senza dimenticare l’orrore di Gaza. A cosa servono le manifestazioni? Non fermano i carri armati, non cambiano in un giorno le decisioni di un governo. Ma hanno un’utilità precisa: dire ad alta voce da che parte stiamo. In piazza non c’era il governo, c’era il popolo. Migliaia di persone hanno attraversato Napoli da Piazza Garibaldi fino a Piazza Municipio, passando per Corso Umberto, l’Università, Piazza Borsa. Io ho scattato queste fotografie lungo il cammino, ma il corteo sarebbe continuato ancora per ore, come un fiume che non si arresta. Nei volti c’era bellezza: sorrisi, canzoni, bandiere che si intrecciavano al vento. Eppure quella musica non cancellava l’orrore che ci raggiungeva da Gaza. Forse qualcuno di noi si è sentito persino fuori luogo, e tuttavia voleva esserci. Perché esserci significa non diventare ciò che altri vorrebbero, ma affermare la propria coscienza. È un bisogno personale e insieme collettivo. È dire che non tutti gli italiani si riconoscono nelle scelte del governo. È testimoniare che la pace non è un’utopia astratta, ma un orizzonte che si difende con la presenza, con la voce, con i corpi in strada. Le fotografie che seguono raccontano questo: il volto di una città che, pur nel dolore, ha scelto di non restare in silenzio.                                                                        Lucia Montanaro
FRANCIA: OLTRE UN MILIONE IN PIAZZA PER LA “GIORNATA DI AZIONE INTERSINDACALE” CONTRO L’AUSTERITÀ E PER LA GIUSTIZIA SOCIALE
Oltre un milione di lavoratori e lavoratrici, giovani, studenti e studentesse, precari e precarie sono scesi in piazza giovedì 18 settembre 2025 in tutta la Francia – dando vita a oltre 250 manifestazioni – per la “giornata d’azione intersindacale”. A Parigi e in altre grandi città francesi come Bordeaux, Marsiglia e Lione ci sono stati scontri con la polizia, che già dall’alba si è presentata in forze ai blocchi operai e studenteschi organizzati davanti ai depositi dei mezzi di trasporto pubblico, alle scuole e alle grandi piattaforme logistiche. Centinaia i manifestanti fermati durante le cariche. La mobilitazione nazionale è arrivata soltanto una settimana dopo la giornata del 10 settembre. Anche in quell’occasione, centinaia di migliaia di persone erano scese nelle strade di tutto il Paese dietro la parola d’ordine “Bloquons tout” (“Blocchiamo tutto”). Le mobilitazioni si oppongono alla legge finanziaria, alla riforma delle pensioni e, in generale, all’intera politica economica fatta di austerity, tagli per decine di miliardi ai servizi pubblici come la sanità e la scuola, voluta dal presidente Emmanuel Macron e portata avanti prima dall’ex premier Bayrou (sfiduciato l0 scorso 8 settembre) e ora dal suo successore Lecornu. Sulle frequenze di Radio Onda d’Urto, le considerazioni sulla giornata di lotta del 18 settembre 2025 in Francia con: * Gianni Mainardi, compagno italiano che vive da molti anni a Parigi. Ascolta o scarica. * Matteo Polleri, ricercatore italiano tra Parigi e Lione. Ascolta o scarica.
LAVORO: SCIOPERO NAZIONALE DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI DELLE COOPERATIVE SOCIALI. PRESIDI IN DIVERSE CITTÀ
Sciopero nazionale oggi delle lavoratrici e dei lavoratori delle cooperative sociali: presidi a Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari e Ancona, mentre altre città si stanno organizzando per unirsi alla mobilitazione lanciata dal sindacato di base USB. L’obiettivo è denunciare le problematiche legate alle condizioni di lavoro, in particolare il contratto part-time ciclico verticale, che da giugno a settembre lascia questi lavoratori senza retribuzione, contributi previdenziali e senza ammortizzatori sociali, oltre al tema dell’internalizzazione. “Vogliamo dire basta con il meccanismo discriminatorio del part time a ciclo verticale, che lascia migliaia tra lavoratrici e lavoratori senza retribuzione nel periodo di chiusura delle scuole” scrive il sindacato denunciando anche “la cancellazione del bonus da 550 euro, già di per sé insufficiente, che veniva erogato come sostegno al reddito nei mesi estivi. Manca un progetto nazionale di internalizzazione”. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’intervista a Giacomo del sindacato di base USB. Ascolta o scarica.