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#stopthegenocideingaza🇵🇸 Lezioni di #pace L’accordo di cessate-il-fuoco ha tremato nelle ultime ventiquattro ore. L’esplosione di un veicolo militare israeliano a #Rafah, nel Sud della Striscia di #Gaza, ha provocato una dura reazione delle #Idf. #Israel https://www.youtube.com/watch?v=DVAw1tOkIwE
PALESTINA: 713 GIORNI DI GENOCIDIO A GAZA. 300 VITTIME ACCERTATE IN 3 ORE, PROSEGUE L’INVASIONE VIA TERRA A GAZA CITY.
  Non si ferma il genocidio a Gaza: in soli tre giorni dall’inizio dell’invasione israeliana via terra di Gaza City, il numero dei morti accertati ha superato i 300 mentre le forze di Tel Aviv hanno intensificato i raid aerei sulla città, riducendola in macerie e portando alla mobilitazione dei carri armati israeliani. Secondo fonti ufficiali israeliane, circa 500.000 palestinesi sarebbero fuggiti dalla principale città della Striscia. Tuttavia, è difficile confermare questa cifra a causa del blackout delle comunicazioni: Tel Aviv ha infatti interrotto l’accesso a Internet per gran parte della Striscia, cercando di impedire la diffusione di informazioni e notizie indipendenti. Soltanto nelle prime ore di oggi, giovedì 18 settembre, i bombardamenti israeliani hanno causato 83 morti, dopo i 99 di ieri e i 110 di martedì. Gli ospedali, già al collasso, non riescono più a far fronte al numero crescente di feriti mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un allarme: “I feriti non riescono a ricevere assistenza, e la crescente violenza sta impedendo l’accesso alle strutture sanitarie, mettendo in grave pericolo la vita di centinaia di persone.” Su Radio Onda d’Urto, la corrispondenza dalla Striscia di Gaza con Sami Abu Omar, cooperante di tante realtà solidali italiane, in particolare del Centro “Vik – Vittorio Arrigoni” e di ACS, oltre che nostro collaboratore. Ascolta o scarica. Nel frattempo, il ministro dell’economia israeliano, il colono fascista Bezalel Smotrich, vuole passare all’incasso: “Gaza rappresenta una miniera d’oro. Dopo aver investito ingenti somme nella guerra, Israele dovrebbe negoziare una spartizione del territorio con gli Stati Uniti”, che dal canto loro – fonte: il bilancio del Pentagono – hanno speso negli ultimi mesi mezzo miliardo di dollari in missili intercettori per difendere Israele, soprattutto durante i giorni di scontro aperto con l’Iran. Ancora Palestina: le violenze non si limitano alla Striscia di Gaza, ma si estendono anche alla Cisgiordania occupata. Da quando è iniziata l’invasione di Gaza, si è registrata un’ondata senza precedenti di raid, rapimenti e distruzione, giustificata dalle autorità israeliane con la pretesa di dover fermare gli attacchi di Hamas sulla West Bank. L’esercito israeliano ha ordinato centinaia di rapimenti (“arresti”, dice Tel Aviv) mentre i coloni – ancora più liberi di agire grazie al supporto delle forze occupanti israeliane – hanno intensificato il furto di terre e risorse dai palestinesi, oltre agli atti di terrorismo per spingere la popolazione a fuggire. Sul fronte internazionale: Le autorità Usa hanno avviato il processo di espulsione del palestinese Mahmoud Khalil, studente della Columbia e noto attivista per i diritti della Palestina, accusato di aver omesso (presunte) informazioni nella domanda di green card. L’Unione Europea, ha invece annunciato delle (micro)sanzioni economiche contro i responsabili israeliani, tra cui i ministri Smotrich e Ben Gvir, noti per il loro supporto ai coloni mentre le sanzioni, che riguardano la sospensione di alcuni accordi commerciali; si parla comunque di 227 milioni di euro, una goccia nel mare delle complicità europee con Tel Aviv. Nonostante questo, per il via libera alle sanzioni serve l’ok unanime dei 27 Paesi Ue; fantapolitica, al momento, vista la contrarietà già esplicitata da Germania e Repubblica Ceca. L’approfondimento su Radio Onda d’Urto con Samir Al Qaryouti, giornalista italopalestinese e collaboratore tra gli altri di Al Jazeera, BBC e France 24. Ascolta o scarica.
PALESTINA: STRAGI, FAME E OCCUPAZIONE SENZA FINE. L’ANALISI DEL GIORNALISTA ALBERTO NEGRI
A Gaza ancora bombe e morte, terrore e fame strutturale mentre Israele continua a spianare il terreno all’invasione via terra e all’occupazione di Gaza City dove tank israeliani, seppur lentamente, avanzano anche oggi. Per questo nuovo step genocidiario sono stati richiamati 60mila riservisti, 366 dei quali hanno firmato una lettera in cui si rifiutano di combattere a Gaza. In mattinata un’altra strage contro civili in fila per qualcosa da mangiare, a nord di Rafah. Il bilancio, ancora molto parziale, è di 3 morti e 50 feriti. Alla già devastante situazione si aggiungono le vittime della malnutrizione: nelle ultime 24 ore 6 persone, tra cui un bambino, hanno perso la vita per fame. Dal 2 marzo, secondo i dati raccolti, sono 367 i morti per cause legate alla denutrizione, inclusi 131 bambini. Le violenze dell’esercito di occupazione, e dei coloni israeliani, continuano nella Cisgiordania Occupata. Nel campo profughi di Balata, a est di Nablus, le forze israeliane hanno ucciso un 25enne, Mohammad Madani, e ferito e rapito un altro giovane. Questa mattina, le forzeisraeliane si sono nuovamente infiltrate nel campo a bordo di un veicolo con targa palestinese e circondato un’abitazione, rapendo un giovane, dopo averlo ferito alla mano da proiettili veri. Il tutto mentre figure come il ministro-colono di estrema destra Bezalel Smotrich rilanciano apertamente l’annessione del territorio palestinese; invitando il primo ministro Benyamin Netanyahu ad applicare la sovranità, aggiungendo che la sua intenzione è di  “estendere la legge israeliana sull’82% del territorio della Cisgiordania, lasciando il restante 18% ai palestinesi”. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’analisi del giornalista Alberto Negri, per anni inviato di guerra e oggi editorialista del quotidiano “il Manifesto”. Ascolta o scarica.
PALESTINA: GI USA SANZIONANO FRANCESCA ABANESE PER AVER DENUNCIATO LE AZIENDE COMPLICI DEL GENOCIDIO A GAZA
Usa e Israele definiscono a Washington la loro idea di “tregua” tra campi di concentramento – come quello con il quale vogliono confinare 600mila palestinesi a Rafah – e riconoscimento di fatto dell’occupazione totale della Palestina, dalla Striscia di Gaza a gran parte della Cisgiordania. Hamas vuole che nel documento vi siano un impegno esplicito per la fine permanente dei combattimenti, il ritiro totale delle truppe di Tel Aviv dalla Striscia e l’esclusione della finta ong israelo-statunitense GHF dalla lista delle organizzazioni che gestiranno gli aiuti umanitari. Le trattative non sembrano quindi vicine alla firma di un accordo come vorrebbe, almeno nelle dichiarazioni, Trump. Nel frattempo, l’esercito israeliano prosegue il genocidio: almeno altri 13 palestinesi sono stati uccisi in un raid che ha colpito Deir el Balah. Altre 4 persone sono state uccise in un attacco sul campo profughi di Al Bureij. In totale sono almeno 24 i palestinesi massacrati dai bombardamenti israeliani soltanto nelle prime ore di stamattina. L’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari fa sapere che dal 7 ottobre 2023 sono stati uccisi più di 15.000 studenti a Gaza. Secondo un conteggio effettuato dalle autorità educative della Striscia il 1° luglio, “almeno 15.811 studenti e 703 membri del personale educativo sono stati uccisi, mentre 23.612 studenti e 315 membri del personale educativo sono stati feriti, molti dei quali con conseguenze fisiche o psicologiche permanenti”. Raid, aggressioni e demolizioni da parte delle forze di occupazione israeliane continuano anche in Cisgiordania, dov’è ogni giorno più esplicita la volontà di espandere gli insediamenti dei coloni, cacciare la popolazione locale e annettere i territori allo stato di Israele. Stamattina i coloni hanno aggredito una donna a Masafer Yatta, nell’area di Hebron. Demolite poi dai bulldozer israeliani due case a Salfit. A Betlemme invece gli israeliani hanno sottratto altra terra ai palestinesi per costruire una strada tra diversi insediamenti coloniali. L’esercito occupante, infine, ha assaltato il quartiere di Al-Hadaf di Jenin facendo irruzione in alcune abitazioni. I militari hanno perquisito e danneggiato alcune case ed effettuato arresti, tra intimidazioni e spari. Gli Usa, infine, imporranno sanzioni a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi occupati. Lo ha annunciato il segretario di stato Usa Rubio, che farnetica di “illegittimi e vergognosi sforzi di Albanese per fare pressione sulla Corte Penale Internazionale affinché agisca contro funzionari, aziende e leader statunitensi e israeliani”. La “colpa” di Albanese – per statunitensi e israeliani – è quella di aver presentato un dettagliato rapporto sulle aziende coinvolte nel business del genocidio in Palestina, molte delle quali sono statunitensi, da Amazon ad Alphabet, da Microsoft a Palantir e Lockheed Martin. Il collegamento con Meri Calvelli cooperante in Palestina per ACS Associazione di Cooperazione e Solidarietà e direttrice del Centro Vik. Ascolta o scarica
GLOBAL MARCH TO GAZA: SCONTRI E ARRESTI A ISMAILIA, LUNEDì DELEGAZIONE A RAFAH
L’Egitto accelera con la repressione dei partecipanti alla Global March To Gaza. Dopo respingimenti, fermi e deportazioni dagli aeroporti al Cairo, un gruppo rimane in attesa di istruzioni da parte delle autorità egiziane nella capitale, tra questi anche i 200 italiani e italiane, mentre altre delegazioni internazionali, diverse quelle Europee, si è mosso verso la città di Ismailia per tentare di superare i check point ed incamminarsi verso Rafah. Qui però sono intervenute le forze di polizia egiziane che li hanno bloccate, realizzando fermi e intimando i manifestanti di tornare al Cairo. Presidi nella cittadina attaccati anche da alcuni civili, protetti dalla polizia egiziana. L’aggiornamento delle ore 13 dal Cairo, con Stefano Bertoldi della delegazione italiana della March to Gaza. Ascolta o scarica
Migliaia di persone partite dalla Tunisia nel convoglio Sumud verso Gaza
Rompere l’assedio via terra, in totale continuità con l’iniziativa della Freedom Flottilla, per raggiungere il valico di Rafah e fare pressione affinché l’esercito israeliano faccia passare gli aiuti umanitari già presenti a Rafah per la popolazione di Gaza è l’obiettivo del convoglio partito da Tunisi e organizzato dal Coordination of Joint Action for Palestine, Coordinamento […]
FERMI E DEPORTAZIONI DI ATTIVISTI E ATTIVISTE DELLA GLOBAL MARCH TO GAZA GIUNTI IN EGITTO
Dura repressione delle autorità egiziane contro centinaia di attivisti e attiviste arrivati da tutto il mondo presso l’aeroporto internazionale del Cairo per partecipare alla Global March to Gaza. Convogli di civili e migliaia di persone da tutto il mondo (7mila secondo le ultime stime dell’organizzazione) stanno raggiungendo l’Egitto per marciare insieme verso il valico di Rafah, confine con la Striscia di Gaza, per rompere via terra l’assedio imposto da Israele e portare aiuti umanitari alla popolazione civile ridotta alla fame dalle forze di occupazione israeliane. Presso l’aeroporto internazionale del Cairo, a partire dalla serata di ieri, chiunque arrivasse da scali internazionali – in particolare da Italia ed Europa – è stato fermato, interrogato e in diversi casi rimpatriato. Sono ancora in corso interrogatori e fermi: nonostante gli organizzatori fossero in contatto con la diplomazia egiziana, il Cairo ha mobilitato esercito e polizia per bloccare attivisti e attiviste. A molti di loro sono stati sequestrati passaporti e telefoni e si trovano da ore bloccati all’aeroporto. Diverse persone sono già state rimpatriate in Italia. Altre sono state deportate in Turchia e poi rimpatriate. Ore 9.30 – Il collegamento con Antonietta Chiodo, portavoce italiana della Global March to Gaza. Ascolta o scarica.
GLOBAL MARCH TO GAZA: ANCHE DUE BRESCIANE ALLA MARCIA PER ROMPERE L’ASSEDIO DI ISRAELE SULLA PALESTINA
Global march to Gaza. Migliaia di attivisti, attiviste e civili da tutto il mondo si sono organizzati per marciare verso la Striscia di Gaza e cercare di rompere il soffocante assedio di Israele sulla Palestina. Già partiti i primi convogli da Tunisia e Algeria. 54 le delegazioni internazionali. Da giovedì 12 giugno diversi parteciparti alla marcia partiranno anche dall’Italia, in direzione Egitto. Il convoglio italiano, che vede come referente nazionale Antonietta Chiodo, ha tra i 200 partecipanti anche due bresciane. Una di loro è Chiara, già volontaria alla Festa di Radio Onda d’Urto e attivista. Radio Onda d’Urto l’ha intervistata. Ascolta o scarica.
PALESTINA: MILITARIZZAZIONE DEGLI AIUTI E SILENZIO INTERNAZIONALE. IL PUNTO DELLA SITUAZIONE CON LA GIORNALISTA ELIANA RIVA
Ogni giorno porta nuove atrocità in Palestina: oggi, almeno 17 persone sono state uccise dall’esercito israeliano in tutta Gaza, tra cui otto vittime durante un raid contro la casa del giornalista Osama al-Arbid, nel nord della Striscia. Il giornalista sarebbe sopravvissuto, ma molti dei suoi familiari sono stati uccisi. Dalla fine unilaterale del cessate il fuoco, il 18 marzo, i numeri continuano a crescere: oltre 1.300 bambini palestinesi sono stati uccisi e più di 3.700 feriti. Un bilancio tragico, che si aggiunge ai più di 50.000 bambini uccisi o feriti dal 7 ottobre 2023, secondo l’Unicef. Nel frattempo, la distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza è sempre più militarizzata. Ieri, migliaia di persone hanno cercato di accedere a un centro di distribuzione di aiuti a Rafah, ma sono stati colpiti da colpi d’arma da fuoco sparati dall’esercito israeliano. Il centro, inaugurato poche ore prima da una finta ONG legata a Washington e Tel Aviv, ha visto anche il lancio di un nuovo centro di aiuti, ancora più militarizzato, nella Striscia di Gaza meridionale, tra Rafah e Khan Younis. “Per questo la militarizzazione degli aiuti significa utilizzare il cibo non più semplicemente come arma di guerra, ma all’interno di un programma militare” dice ai microfoni di Radio Onda d’Urto Eliana Riva, giornalista e caporedattrice di Pagine Esteri “è uno strumento utile ad un fine militare, anche quello di controllare la popolazione, schedare ancora di più la popolazione ed arrestare”. Questo mentre fuori Tel Aviv, centinaia di famiglie di ostaggi hanno bloccato l’autostrada chiedendo un vero negoziato che possa porre fine all’aggressione, fermare il genocidio e far tornare a casa i prigionieri di guerra. Ma anche in altre zone, come la Cisgiordania, le violenze sono in continuo aumento: raid quotidiani, assedi e violazioni dei diritti umani sono ormai la norma, con città come Jenin e Tulkarem sotto il controllo militare israeliano da mesi. In Italia, il governo continua a mantenere una posizione di servilismo. Nonostante le parole di condanna del ministro Tajani, che ha criticato la “reazione israeliana inaccettabile”, il governo italiano non sembra intenzionato ad intraprendere azioni concrete contro Israele. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’intervista a Eliana Riva, giornalista e caporedattrice di Pagine Esteri. Ascolta o scarica.
CAROVANA DI ATTIVISTI, PARLAMENTARI E GIORNALISTI ITALIANI VERSO GAZA. LA TESTIMONIANZA DI MARCO GRIMALDI DA IL CAIRO
Carovana solidale italiana verso Rafah, Striscia di Gaza. Questo venerdì 16 maggio una delegazione di numerose realtà sociali impegnate da anni a fianco della popolazione palestinese insieme a 15 parlamentari e 2 eurodeputati di Pd, M5S e AVS si trova in Egitto e proverà, dal valico sigillato di Rafah, a entrare nella Striscia di Gaza. “Andiamo lì per aprire dei varchi, per far dire che l’umanità non può rimanere fuori da Gaza e per non sentirci complici di questo sterminio”, le parole di Marco Grimaldi, deputato di AVS, partecipe alla carovana. All’iniziativa – la seconda di questo genere – promossa AOI, Arci, Assopace Palestina e CISS sono presenti anche 13 giornalisti, accademici, attivisti ed esperti di diritto internazionale. La delegazione solidale, venerdì mattina, ha incontrato profughi e giornalisti palestinesi. Il collegamento da Il Cairo, Egitto, con Marco Grimaldi, deputato di AVS, racconta le loro storie. Ascolta o scarica.