No Snam Sulmona: «Che fine hanno fatto i nostri esposti?”
Conferenza stampa davanti al tribunale degli attivisti che rischiano fino ad un
anno di carcere perché il questore l’aveva vietata
Rischiano fino ad un anno di carcere gli ambientalisti di Sulmona che ieri hanno
tenuto, davanti al Tribunale, una conferenza stampa per chiedere quale fine
hanno fatto i diversi esposti presentati in Procura sulla centrale Snam in
costruzione in località Case Pente.
Il Questore dell’Aquila, Fabrizio Mancini, aveva vietato la conferenza stampa
perché, a suo dire, il Tribunale “è un obiettivo sensibile” e l’iniziativa
avrebbe rischiato di “compromettere l’ordine e la sicurezza pubblica”. Ma i No
Snam, che da oltre 17 anni portano avanti la lotta contro l’inutile e disastroso
progetto Linea Adriatica, hanno deciso di ignorare il decreto emesso dal
Questore e di tenere l’incontro con i giornalisti così come programmato.
A nulla è valsa la minaccia di applicare l’art. 18 delle Leggi di Pubblica
Sicurezza del 1931 che stabilisce, appunto, fino ad un anno di reclusione per
chi disattende l’ordine dato dal Questore.
“Quel divieto è assurdo – dice Mario Pizzola, rappresentante del coordinamento
Per il clima Fuori dal fossile – perché davanti al Tribunale si sono sempre
tenute conferenze stampa ed anche manifestazioni. Qualificarlo come “obiettivo
sensibile” significa solo impedire l’esercizio della libertà di manifestazione
del pensiero garantita dalla nostra Costituzione.”
Ad avviso degli attivisti No Snam accettare il divieto avrebbe significato
avallare l’idea paradossale che una semplice conferenza stampa possa costituire
un pericolo per l’ordine pubblico. Non solo, ma avrebbe significato ammettere
che chi lotta in modo pacifico e nonviolento per difendere il proprio territorio
dalla aggressione della multinazionale del gas è oggettivamente pericoloso.
Forse ad essere “sensibili” – precisano gli ambientalisti – sono i nostri
esposti presentati alla Magistratura, alla quale da più di due anni abbiamo
chiesto di fare luce sulle illegalità commesse dalla Snam, ma senza avere
risposte.
“Riteniamo – aggiunge Mario Pizzola – che atti quale quello del Questore
dell’Aquila costituiscano un pericoloso effetto collaterale della deriva
autoritaria e liberticida voluta dal governo Meloni con il varo del cosiddetto
Decreto Sicurezza. Le libertà democratiche conquistate con la lotta al
nazifascismo vanno difese strenuamente; cedere su questi principi significa
aprire le porte al regime. E’ incredibile che a distanza di 94 anni in Italia
trovino ancora applicazione le Leggi di Polizia emanate in piena era fascista e
firmate dal re Vittorio Emanuele II. Con i nostri avvocati stiamo valutando di
presentare un esposto per abuso di potere nei confronti del Questore
dell’L’Aquila”.
Già il 17 aprile scorso l’ineffabile Questore era balzato agli onori della
cronaca per aver emanato un analogo decreto con cui impediva la effettuazione di
un presidio davanti al cantiere della centrale Snam. Ma anche in quel caso gli
ambientalisti avevano deciso di infrangere il divieto ed erano stati denunciati
per aver violato il “famigerato” art. 18 delle Leggi di Polizia.
“La Snam per costruire la sua centrale sta devastando il nostro territorio –
concludono i No Snam – ha distrutto le testimonianze di un antico insediamento
umano risalente a 4200 anni fa, un vero e proprio crimine storico e culturale.
Ha abbattuto illegalmente centinaia di alberi di ulivo ed ha sottratto all’Orso
bruno marsicano, specie ad altissimo rischio di estinzione, un’importante area
di corridoio faunistico. Lo stesso cantiere della centrale è illegale perché
aperto in violazione del decreto VIA e perché va avanti con una autorizzazione
scaduta. Al danno si aggiunge la beffa perché saranno i cittadini a pagare il
costo dell’opera (2 miliardi e 500 milioni) attraverso l’aumento della bolletta
energetica per i prossimi 50 anni. Porteremo la nostra lotta fino in fondo, non
sarà certo la repressione a fermarci”.
Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile – Sulmona
Redazione Abruzzo