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Altro che Food for Gaza: presentate al Senato le inchieste su come raggirare la legge 185/90
Martedì 8 luglio conferenza stampa a Roma (in una sala del Senato) sulle due inchieste di apertura di Altreconomia di luglio, dal titolo evocativo “Altro che Food for Gaza”. Dopo l’introduzione di Duccio Facchini direttore di Altreconomia, è intervenuta la giornalista Elisa Brunelli, già autrice di altre inchieste, che ha presentato la nuova inchiesta sul traffico di componenti “civili” verso Israele, in particolare del nitrato di ammonio e del trizio. Il primo usato come fertilizzante in agricoltura, è però un noto precursore di esplosivi, particolarmente ricercato dall’esercito israeliano per distruggere dal basso le case a Gaza. L’Italia è diventata tra i primi esportatori a Israele dopo il 7 ottobre 2023. In questo anno e mezzo l’Italia ha aumentato anche l’export di trizio, isotopo radioattivo, usato in comparti civili (medicina), ma anche nella produzione di armi nucleari.  Io ho presentato la seconda inchiesta che riguarda il traffico di componenti per cannoni di carri armati, sempre diretti a Israele, spacciati come forgiati civili, su cui pende tuttora un’indagine della Procura di Ravenna. Il destinatario del carico sequestrato di tredici tonnellate di forgiati era la IMI System, grande azienda militare di Israele. Un traffico finalizzato a dribblare il blocco imposto dalla legge 185/90 alle nuove autorizzazioni di armi verso Israele. E probabilmente ciò che è stato scoperto, è solo la punta dell’iceberg. La Valforge di Cortenova (Lc), azienda che produce forgiati per scopi civili, è stata l’intermediaria della spedizione, presumibilmente per non destare sospetti alle dogane sul carico. Le due aziende produttrici dei pezzi, sono invece due aziende della provincia di Varese: la Stamperia Mazzetti e Riganti. Queste due aziende sono invece abilitate a produrre e esportare pezzi militari, iscritte al Registro Nazionale Imprese (RNI) per armamenti. Dall’inchiesta emergono altri quattro carichi precedenti, arrivati a destinazione, bypassando i controlli di ben tre dogane, tutto nel 2024. In questo caso la committente era Ashot Ashkelon, altra big company israeliana delle armi.  In pratica è emerso un meccanismo illegale, che ha sfruttato lo scarso controllo nelle Dogane, per inviare ugualmente i carichi di armi a Israele, con la legge 185/90 beffata. Durante la conferenza stampa, anche la toccante testimonianza di giovani studenti e studentesse palestinesi, rifugiati a Bologna, scappati da Gaza: Islam Abu Warda, Youssef e Aya Morjan.  Islam Abu Warda, ha detto: “Noi veniamo da Gaza. Siamo scappati non per paura, ma per trovare cure mediche e salvare i nostri bambini. Abbiamo perso le nostre famiglie, le nostre case e tante persone care. Ora siamo qui, lontani da casa, con tanto dolore. Siamo arrivati in Italia con corpi stanchi per la guerra e cuori pieni di tristezza. Non cerchiamo solo riposo, ma vogliamo tornare a casa quando sarà libera. Tutti sognano di crescere nella propria città, con la propria lingua e la propria cultura. Noi non volevamo lasciare la nostra vita, ma siamo stati obbligati a farlo. Il popolo di Gaza sta soffrendo tanto. Non è una guerra, ma un massacro davanti a tutto il mondo. […] Ascoltateci, non ignorate la nostra voce. Sosteneteci, non lasciateci soli. La giustizia inizia quando si dice la verità. Grazie per averci ascoltato con cuore aperto. Il vostro ascolto è un segno di solidarietà che non dimenticheremo mai”. per il suo coraggio e per aver permesso tutto questo. Infine, il giurista Triestino Cariniello che ha esplicitato il rischio evidente per l’Italia e le sue aziende di essere accusate come complici di genocidio, e Meri Calvelli, cooperante della ONG italiana ACS (Associazione di Cooperazione e Solidarietà in Palestina), che ha svelato l’ipocrisia e la falsità del programma italiano, tanto vantato dal Governo, Food for Gaza. Qui la registrazione. https://youtu.be/Ssse4BvV3k8  Linda Maggiori
Il gorgo trumpiano
Mentre la retorica politica non nasconde la verità sulla funzione dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio, la demagogia propagandistica sulla loro gestione invece ne cela l’aberrante realtà, recentemente testimoniata da un giovane recluso e nel 2024 dettagliatamente descritta nel “libro bianco” pubblicato da Altrɘconomia. Gli autori dell’inchiesta sono Lorenzo Figoni, consulente dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione e policy advisor per ActionAid Italia, e il reporter di Altrɘconomia, Luca Rondi, che i redattori di PRESSENZA avevano intervistato nel gennaio scorso 1 e hanno interpellato all’incontro organizzato il 6 maggio a Casale Monferrato da alcune associazioni locali e il 13 maggio interverrà a un’iniziativa organizzata da Como Senza Frontiere insieme a Igor Zecchini della Rete Mai Più Lager – No ai CPR. Quali implicazioni ha la dichiarazione con cui Donald Trump ha messo in dubbio il diritto dei migranti al due process che la Costituzione degli USA garantisce a cittadini e residenti nella nazione americana? Luca Rondi : “Trump è l’esasperazione di un modello messo in pratica anche altrove. Mostrare le catene ai piedi delle persone rimpatriate serve a fare scalpore. Invece con questa affermazione Trump ha sollevato il velo che ammanta una verità: siccome la tutela giuridica dei migranti è lacunosa, i diritti dei rimpatriati non sono riconosciuti dagli ordinamenti di molte nazioni, degli USA come di tanti altri paesi, tra cui anche l’Italia”. Infatti nel vortice di ingiustizie generato dalla collisione tra le lacune nella tutela dei diritti umani con una sequela di leggi e decreti italiane infatti ogni anno viene spezzata la vita di da 7 a 8 mila persone recluse nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio “ex art. 14 D. Lgs. 286/1998 istituiti per consentire l’esecuzione del provvedimento di espulsione” 2 . I CPR sono dove i migranti vengono trattenuti in detenzione amministrativa per il periodo di tempo che intercorre dall’arresto all’accertamento delle loro identità e del loro status e nell’organizzazione del loro ritorno al paese di provenienza. Le statistiche però mostrano che una metà di loro sia destinata al rimpatrio, l’altra metà invece no, perciò che molti vengano reclusi nei CPR per errore. I video diffusi da un giovane arrestato nel febbraio scorso 3 provano che i detenuti sono ammassati in spazi angusti e malsani, malnutriti, maltrattati e sedati con psicofarmaci e, come Luca Rondi ha sottolineato presentando l’inchiesta a Casale Monferrato, costretti a subire condizioni che un magistrato ha definito peggiori del “41bis”, cioè del famigerato regime carcerario italiano più restrittivo possibile. Ciascun CPR è amministrato dalle prefetture locali applicando le direttive del Ministero degli Interni, che nel 2016 ne aveva pianificato l’apertura di uno in ognuna delle 20 regioni. Attualmente sono in funzione una decina di strutture, fatiscenti, a Bari, Brindisi, Caltanissetta, Gradisca d’Isonzo (GO), Macomer (NU), Milano, Palazzo San Gervasio (PZ), Roma, Torino e Trapani e il complesso adibito allo scopo a Gjader, in Albania. Nei dati e documenti raccolti da Luca Rondi insieme a Lorenzo Figoni inoltre emerge che la gestione dei CPR sfugge a ogni controllo da, ormai, numerosi anni e tanti governi di vari “colori”. Nell’incontro a Casale Monferrato Luca Rondi ha riferito di molti sperperi in cui, palesemente, si riscontrano le evidenze di lucri. Ad esempio l’eclatante fornitura di servizi affidata a una società “fantasma”, estinta molto prima dell’assegnazione dell’appalto e confermata persino dopo che tale incongruenza era stata segnalata. Inoltre, l’assurdità di un programma di attività ricreative e, in particolare, di un gioco ludo-didattico su cui Luca Rondi ha soffermando l’attenzione della platea monferrina. Palesemente infatti il passatempo di cui il programma spiega con enfasi che è stato appositamente congeniato per intrattenere e, al contempo, educare i detenuti nei CPR perché per insegnare loro la regola aurea “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” ha la stessa funzione dell’insegna Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi) apposta sul cancello del campo di concentramento di Auschwitz. E che questa analogia sia aderente alla realtà italiana storica e attuale lo confermano molti fatti inconfutabili. Prima dei nazisti in Europa, campi di concentramento in cui deportare civili in massa furono allestiti in Africa da Pietro Badoglio, il generale italiano responsabile di molti crimini di guerra e contro l’umanità, che consegnò le colonie al regime fascista e a cui in Monferrato è dedicato un museo in cui sono esposti i cimeli delle sue imprese decantate nelle rime di Faccetta Nera che nei giorni scorsi al raduno nazionale degli alpini è stata “sfacciatamente” cantata in risposta alle proteste contro il Remigration Summit. 1 – Chiusi i manicomi. Aperti i CPR – Luca Rondi con Ettore Macchieraldo e Valentina Valle, PRESSENZA / 11.01.2025 2 – Ministero dell’Interno / sistema accoglienza sul territorio/ centri per l’immigrazione 3 – La storia di M. che su TikTok documenta la vita dentro i Centri di permanenza per il rimpatrio – Aurora Mocci, Altrɘconomia / 09.05.2025 * Luca Rondi e Lorenzo Figoni – GORGO CPR. TRA VITE PERDUTE, PSICOFARMACI E APPALTI MILIONARI * Luca Rondi e altri – Chiusi dentro. I campi di confinamento nell’Europa del XXI secolo * Luca Rondi e Duccio Facchini – Respinti. Le “sporche frontiere” d’Europa, dai Balcani al Mediterraneo   Il prossimo incontro con Luca Rondi è a Como, martedì 13 maggio alle h 21, presso l’Oratorio di Rebbio (via Lissi 11). Delle funzioni repressive del sistema carcerario si parlerà anche a Torino, venerdì 16 maggio alle 18:30, alla Libreria Belgravia (via Vicoforte 14), un appuntamento nel calendario del Salone del Libro che coinvolge l’Associazione Editoriale Multimage insieme alla redazione di PRESSENZA.   Redazione Piemonte Orientale