PALESTINA: NELLA STRISCIA DI GAZA ISRAELE AMMAZZA DELIBERATAMENTE 6 REPORTER IN 24 ORE.A Gaza, nel silenzio colpevole e complice del mondo, si consuma ogni giorno il
peggior genocidio della storia recente. Oggi, lunedì 25 agosto 2025, una nuova
strage, con l’informazione nel mirino. Altri 5 giornalisti palestinesi uccisi
nell’attacco israeliano con un drone che ha preso di mira l’ospedale Nasser di
Khan Younis, l’unico operativo nel sud: 20 in totale le persone uccise
nell’attacco, l’ennesimo crimine di guerra, compiuto in 2 ondate; prima un raid
aereo, poi – a soccorsi in corso – un drone, per uccidere quante più persone
possibili.
I giornalisti ammazzati da Tel Aviv tra Khan Younis e un precedente raid nel
nord sono quindi in totale sei: Anas Al-Sharif, Mohammed Qreiqa, Ibrahim Dhaher,
Moamen Al-Aweiwa, Mohammed Noufal, and Mohammed Al-Khaldi.
Difficile avere numeri precisi sui reporter ammazzati dall’occupazione
israeliana dall’ottobre del 2023 a oggi; si parla di una cifra tra le 250 e le
300 persone, la più grave strage contro l’informazione della storia delle guerre
recenti, nella “scioccante indifferenza del mondo”, dice persino l’agenzia Onu
Unrwa. Il tutto mentre, nel frattempo, Israele ha portato dentro la Striscia,
scortati, alcuni “influencer” di estrema destra, anche Usa, per irridere i
palestinesi, negando la realtà, ossia che dentro la Striscia non c’è cibo,
acqua, farmaci, tende.
A Gaza ci sono solo bombe (anche occidentali) e morte, ovunque, come mostrano i
289 palestinesi morti per fame nella Striscia, di cui 115 bambini, da quando
Israele ha preso il controllo totale della distribuzione degli aiuti a Gaza,
vietando ogni accesso agli aiuti stessi, all’inizio di marzo 2025. Via terra
invece l’esercito occupante israeliano dice di essere alla periferia di Gaza
City “in vista di una grande offensiva per conquistare l’intera città”,
deportando in qualche riserva più a sud centinaia di migliaia di persone, in
attesa di sbatterli definitivamente fuori dalla Striscia. Solo oggi, i morti
ufficiali sono almeno 58, con centinaia di feriti. Dal 7 ottobre il bilancio
ufficiale è mostruoso: 63mila morti, 160mila feriti.
C’è poi la Cisgiordania occupata, alle prese con i nuovi insediamenti illegali e
abusivi e gli atti terroristici quotidiani di coloni ed esercito, di fatto la
stessa cosa; ieri distrutti migliaia di ulivi, al posto dei quali, su una
collina vicino Ramallah, è arrivato l’ennesimo insediamento colonico, per ora
fatto di tende e container. Intanto oltre 10mila palestinesi marciscono in
prigione, e spesso ci muoiono. L’ultimo caso accertato è quello di Musab
Al-Eida, 20 anni, dichiarato morto dopo essere deceduto per le gravi ferite
riportate giovedì quando è stato colpito dalle forze israeliane nel centro di
Hebron. Nonostante le gravi ferite, era stato ammanettato e sbattuto in
prigione; la Società dei Prigionieri Palestinesi denuncia “non un fermo
illegale, ma un’esecuzione extragiudiziale; una precisa strategia degli
occupanti, intensificata durante il genocidio in corso da quasi due anni”.
Sull’omicidio, deliberato, di (almeno) 6 reporter palestinesi nel giro di 24
ore, il Sindacato dei giornalisti palestinesi ha diffuso un comunicato,
denunciando ancora una volta come “l’occupazione israeliana prende di mira la
stampa in quanto tale, considerato una…minaccia strategica e puntando così a
mettere a tacere la verità”.
Radio Onda d’Urto ha tradotto in italiano un lungo stralcio del comunicato del
PJS, il Palestinian Journalist Syndicate, che in queste ore ha organizzato una
protesta e una conferenza stampa nei pressi della sede generale del PJS, a
Ramallah, nella Cisgiordania Occupata. Ascolta o scarica