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Invece di dire sciocchezze
“Condanniamo l’ingiusta uccisione di giornalisti a Gaza”, ha detto Meloni al meeting di Comunione e Liberazione. Ma perché, ci sono uccisioni di giornalisti giuste? E allora: invece di chiacchiere, vogliamo fare finalmente atti concreti da parte del governo della Repubblica Italiana per impedire a Netanyahu di continuare a fare strage […] L'articolo Invece di dire sciocchezze su Contropiano.
Il terzo razzo
I criminali di IDF hanno sparato un primo razzo per uccidere i ricoverati ed i medici dell’ospedale Nasser a Gaza. Poi, usando la tattica consolidata dei peggiori terroristi, hanno atteso che si affollassero soccorritori e giornalisti per colpirli con un secondo razzo e fare strage. Strage voluta e programmata non […] L'articolo Il terzo razzo su Contropiano.
Terrorismo israeliano
Tecnicamente si chiama double tap, letteralmente “doppio tocco”, praticamente doppia strage. È una tecnica genuinamente terroristica. È stata usata in Irlanda, in Afganistan, in Iraq, Siria e dai narcos in America Latina per “ottimizzare” le vittime. Consiste nel collocare due ordigni esplosivi, l’uno vicino all’altro. Una volta esploso il primo, nel […] L'articolo Terrorismo israeliano su Contropiano.
PALESTINA: NELLA STRISCIA DI GAZA ISRAELE AMMAZZA DELIBERATAMENTE 6 REPORTER IN 24 ORE.
A Gaza, nel silenzio colpevole e complice del mondo, si consuma ogni giorno il peggior genocidio della storia recente. Oggi, lunedì 25 agosto 2025, una nuova strage, con l’informazione nel mirino. Altri 5 giornalisti palestinesi uccisi nell’attacco israeliano con un drone che ha preso di mira l’ospedale Nasser di Khan Younis, l’unico operativo nel sud: 20 in totale le persone uccise nell’attacco, l’ennesimo crimine di guerra, compiuto in 2 ondate; prima un raid aereo, poi – a soccorsi in corso – un drone, per uccidere quante più persone possibili. I giornalisti ammazzati da Tel Aviv tra Khan Younis e un precedente raid nel nord sono quindi in totale sei: Anas Al-Sharif, Mohammed Qreiqa, Ibrahim Dhaher, Moamen Al-Aweiwa, Mohammed Noufal, and Mohammed Al-Khaldi. Difficile avere numeri precisi sui reporter ammazzati dall’occupazione israeliana dall’ottobre del 2023 a oggi; si parla di una cifra tra le 250 e le 300 persone, la più grave strage contro l’informazione della storia delle guerre recenti, nella “scioccante indifferenza del mondo”, dice persino l’agenzia Onu Unrwa. Il tutto mentre, nel frattempo, Israele ha portato dentro la Striscia, scortati, alcuni “influencer” di estrema destra, anche Usa, per irridere i palestinesi, negando la realtà, ossia che dentro la Striscia non c’è cibo, acqua, farmaci, tende. A Gaza ci sono solo bombe (anche occidentali) e morte, ovunque, come mostrano i 289 palestinesi morti per fame nella Striscia, di cui 115 bambini, da quando Israele ha preso il controllo totale della distribuzione degli aiuti a Gaza, vietando ogni accesso agli aiuti stessi, all’inizio di marzo 2025. Via terra invece l’esercito occupante israeliano dice di essere alla periferia di Gaza City “in vista di una grande offensiva per conquistare l’intera città”, deportando in qualche riserva più a sud centinaia di migliaia di persone, in attesa di sbatterli definitivamente fuori dalla Striscia. Solo oggi, i morti ufficiali sono almeno 58, con centinaia di feriti. Dal 7 ottobre il bilancio ufficiale è mostruoso: 63mila morti, 160mila feriti. C’è poi la Cisgiordania occupata, alle prese con i nuovi insediamenti illegali e abusivi e gli atti terroristici quotidiani di coloni ed esercito, di fatto la stessa cosa; ieri distrutti migliaia di ulivi, al posto dei quali, su una collina vicino Ramallah, è arrivato l’ennesimo insediamento colonico, per ora fatto di tende e container. Intanto oltre 10mila palestinesi marciscono in prigione, e spesso ci muoiono. L’ultimo caso accertato è quello di Musab Al-Eida, 20 anni, dichiarato morto dopo essere deceduto per le gravi ferite riportate giovedì quando è stato colpito dalle forze israeliane nel centro di Hebron. Nonostante le gravi ferite, era stato ammanettato e sbattuto in prigione; la Società dei Prigionieri Palestinesi denuncia “non un fermo illegale, ma un’esecuzione extragiudiziale; una precisa strategia degli occupanti, intensificata durante il genocidio in corso da quasi due anni”. Sull’omicidio, deliberato, di (almeno) 6 reporter palestinesi nel giro di 24 ore, il Sindacato dei giornalisti palestinesi ha diffuso un comunicato, denunciando ancora una volta come “l’occupazione israeliana prende di mira la stampa in quanto tale, considerato una…minaccia strategica e puntando così a mettere a tacere la verità”. Radio Onda d’Urto ha tradotto in italiano un lungo stralcio del comunicato del PJS, il Palestinian Journalist Syndicate, che in queste ore ha organizzato una protesta e una conferenza stampa nei pressi della sede generale del PJS, a Ramallah, nella Cisgiordania Occupata. Ascolta o scarica
Oggi a Gaza, e in Cisgiordiana
L’odierno raid israeliano nella Striscia di Gaza ha ucciso una 50ina di palestinesi, e devastato un ospedale, provocando la morte di 20 persone, tra cui 5 giornalisti. Le agenzie stampa informano che i cronisti sono due freelance, Ahmed Abu Aziz e Moaz Abu Taha, una collaboratrice dell’ASSOCIATED PRESS e di INDIPENDENT ARABIC, Mariam Abu Daqqa, e due fotoreporter, Mohammad Salama e Hussam al-Masri, corrispondenti di AL JAZEERA e della REUTERS. Il bombardamento dell’ospedale di Khan Younis è stato duplice e ripreso anche dalla troupe della REUTERS: al primo assalto Hussam al-Masri è stato colpito proprio mentre stava filmando, una registrazione improvvisamente interrotta…, e le immagini divulgate dalle agenzie, anche la stessa con cui lui collaborava, mostrano il momento in cui lui veniva colpito; il secondo assalto ha ferito il fotografo Hatem Khaled, autore del reportage che mostra la cinepresa e lo zaino del collega coperti di calcinacci e il momento in cui il suo corpo esanime veniva recuperato tra le macerie. Nel divulgare la notizia, le agenzie stampa ricordano che dal 7 ottobre 2023 ad oggi, cioè nei 680 giorni di assedio, nella Striscia di Gaza sono stati uccisi molti reporter, almeno 278 giornalisti professionisti e collaboratori dei media (che oggi AL JAZEERA ricorda divulgando l’elenco dei loro nomi), e molti giovani che documentano gli avvenimenti pubblicando foto e video sui social-media. Nell’occasione, la REUTERS ha ricordato che il 13 ottobre 2023, quando aveva presentato all’IDF l’esito delle proprie indagini sulla morte del proprio corrispondente, Issam Abdallah, ucciso in Libano da proiettili sparati da postazioni militari all’interno dello stato israeliano e che allora il tenente colonnello Richard Hecht, portavoce dell’IDF, aveva dichiarato: “Non prendiamo di mira i giornalisti”. Due settimane fa, quando a Gaza altri 5 giornalisti erano state vittime di un attacco israeliano, l’IDF aveva aveva ammesso che nel frangente il bersaglio era uno di loro, Anas Al-Sharif, un corrispondente di AL JAZEERA. La FPA / Foreign Press Association ha diffuso la dichiarazione in cui afferma che, dall’inizio dell’assedio di Gaza, quello di oggi “è uno degli attacchi israeliani più letali contro i giornalisti che lavorano per i media internazionali” e, chiedendo alle Forze di Difesa Israeliane e all’ufficio del Primo Ministro israeliano “una spiegazione immediata” sulla vicenda e di smettere “una volta per tutte alla sua abominevole pratica di prendere di mira i giornalisti”, e in questo frangente, “un momento spartiacque”, si appella ai politici invocando il loro intervento: «Fate tutto il possibile per proteggere i nostri colleghi. Da soli noi ce la facciamo». Hanno risposto subito il presidente finlandese Alexander Stubb, dicendo “La situazione a Gaza è una catastrofe umanitaria che equivale a un fallimento dell’umanità”, e quello turco, Erdoğan, con le parole del proprio portavoce, Burhanettin Duran su X, “Israele continua a commettere atrocità senza riguardo per alcun principio umanitario o legale e si illude di poter impedire che la verità venga rivelata attraverso i suoi attacchi sistematici ai giornalisti”. La relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha ribadito la necessità e l’urgenza delle sanzioni allo Stato israeliano: “Soccorritori uccisi in servizio. Scene come questa si verificano ogni momento a Gaza, spesso invisibili, in gran parte non documentate. Imploro gli Stati: quanto altro deve ancora essere visto prima di agire per fermare questa carneficina? Rompete il blocco. Imponete un embargo sulle armi. Imponete sanzioni”. Pochi giorni fa, il 22 agosto, quattro agenzie dell’ONU – FAO, UNICEF, WFP e WHO – avevano divulgato i dati che accertano le condizioni di malnutrizione della popolazione della Striscia di Gaza, dove dal marzo scorso il cibo viene distribuito esclusivamente dalla GHF / Gaza Humanitarian Foundation e sotto il controllo dell’IDF. Inoltre, le agenzie dell’ONU hanno informato che “mezzo milione di persone a Gaza sono intrappolate nella carestia, che nelle prossime settimane si estenderà dal governatorato di Gaza ai governatorati di Deir Al Balah e Khan Younis” [Famine confirmed for first time in Gaza / 22 agosto 2025]. E ieri, domenica 24 agosto, l’ARIJ / Applied Research Institute Jerusalem informava che, violando le norme del diritto internazionale, l’IDF aveva dichiarato 63 siti archeologici palestinesi in Cisgiordania come “siti archeologici israeliani”. Una notizia che il PIB / Palestine International Broadcast ha divulgato evidenziando la coincidenza con i fatti che stanno accadendo nella Striscia di Gaza e mentre in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, i militari dell’IDF e i coloni israeliani dopo il 7 ottobre 2023 hanno ucciso almeno 1.015, ferito circa 7.000 persone e arrestato oltre 18.500 palestinesi [AssoPace Palestina / 24 AGOSTO 2025].         Redazione Italia
Non sono “opinioni”, ma crimini
Il mostruoso post su X di tale Antonino Monteleone, che si presenta come “giornalista” che ha lavorato in RAI a Mediaset e a La7 e che così ha festeggiato l’assassinio dell’eroico giornalista palestinese Anas al-Sharif, è solo la punta dell’iceberg. Queste parole infami fanno da contorno alle pagine vergognose de […] L'articolo Non sono “opinioni”, ma crimini su Contropiano.
La BBC ha contribuito all’omicidio di Anas al-Sharif. I suoi reportage uccideranno altri giornalisti
I media stanno legittimando l’omicidio di giornalisti da parte di Israele, e lo stanno facendo perché sono propagandisti razzisti di un sistema di controllo coloniale occidentale in Medio Oriente. Come è possibile che un giornalista della BBC abbia fatto la seguente oscena osservazione nel suo servizio sull’omicidio del giornalista di […] L'articolo La BBC ha contribuito all’omicidio di Anas al-Sharif. I suoi reportage uccideranno altri giornalisti su Contropiano.
Non dimenticate Gaza…
Sento il dovere di fare la mia piccola parte nel diffondere il Testamento umano di Anas Al-Sharif, il giornalista assassinato deliberatamente da Israele a Gaza assieme ai suoi compagni lavoro. Il testo era stato consegnato ad aprile di quest’anno ad amici e familiari, con l’incarico di diffonderlo se il suo […] L'articolo Non dimenticate Gaza… su Contropiano.
L’assassinio di Anas al-Sharif visto da colleghi italiani, tra neologismi e cinismo
La notizia è più che nota e non occorre tornarci sopra: la notte tra domenica e lunedì un attacco dell’esercito israeliano contro una tendopoli di Gaza City ha ucciso sei tra giornalisti e operatori di ripresa di al Jazeera:  Anas al-Sharif, Mohammed Qreiqeh, Ibrahim Zaher, Moamen Aliwa, Mohammed Noufal e Mohamed al-Khalidi. Non riporto la professione di ciascuno di loro perché il giornalismo è un lavoro di gruppo, collettivo in cui ogni funzione è fondamentale, non solo di chi appare in video col suo volto. Certo, Anas al-Sharif era il più noto perché ne vedevamo il volto. Lo ricordavamo anche per essersi tolto, pieno di speranza, casco e giubbotto all’annuncio di una delle precarie tregue di questi 22 mesi. Queste sei persone erano tra le voci ormai quasi afone e gli occhi stanchi della Striscia di Gaza. Affamate e stremate, hanno continuato a raccontare con coraggio il genocidio israeliano, nonostante l’enorme sofferenza personale e collettiva e le minacce di morte. I loro omicidi intenzionali costituiscono secondo Amnesty International un crimine di guerra. Secondo altri, no. La definizione di giornalista-terrorista che ha campeggiato come una sentenza (emessa da chi?) per alcune ore sulla diretta del portale di Repubblica, non virgolettata e non attribuita ad alcuna fonte se non evidentemente a chi l’aveva scritta, ha spalancato le porte a una malevola conclusione: che le sei persone uccise fossero un bersaglio legittimo. Sul suo profilo X, lasciando trapelare compiacimento per l’accaduto, Giambattista Brunori, giornalista del servizio pubblico televisivo, ha scritto questo “commosso” ricordo del collega Anas, con foto a seguire: “Anas Al Sharif, corrispondente di Al Jazeera ucciso in un attacco mirato israeliano a Gaza City. Qui un selfie con l’ormai defunto capo di Hamas Yaya Sinwar”. Se quella foto fosse vera o fosse, come hanno osservato a vista 99 commentatori su 100 sotto il suo post, “taroccata”, il problema non se l’è posto. Mentre termino questo commento per Articolo 21, alle 16 di lunedì 11 agosto, il post di Brunori è ancora lì.     Articolo 21