Giovedì 27 novembre: incontro con Giuliana Sgrena, reporter di guerraNel libro intitolato “Me la sono andata a cercare” la giornalista racconta le
proprie esperienze e ricorda alcuni suoi colleghi vittime del lavoro, il
mestiere di documentare i conflitti armati e bellici del presente: Ilaria Alpi,
Maria Grazia Cutuli,… Nicola Calipari, che quando lei era stata sequestrata di
un gruppo islamista in Iraq l’aveva liberata e mentre l’accompagnava
all’aeroporto di Baghdad è stato ucciso da un soldato americano.
Per oltre 30 anni corrispondente da Algeria, Somalia, Palestina e altri paesi
del Medio Oriente, nel 2001 in Afghanistan e nel 2003 in Iraq, anche autrice di
Fuoco amico (2006), Dio odia le donne (2016) e Donne ingannate. Il velo come
religione, identità e libertà (2022), Giuliana Sgrena presenterà il proprio
libro pubblicato quest’anno da Editori GLF Laterza a un incontro pubblico,
giovedì 27 novembre prossimo, con Alberto Deambrogio e Mirella Ruo.
L’iniziativa è organizzata da Rete delle Alternative e collettivo Donne insieme
di Casale Monferrato, che spiegano:
> Per Luigi Pintor, di cui ricorre il centenario della nascita, il giornalismo
> doveva, tra altre cose, essere un mezzo per riscoprire la realtà e non solo
> un’eco della propaganda.
>
> Giuliana Sgrena ha lavorato al quotidiano Il Manifesto lungamente accanto a
> Pintor e ha saputo praticare nei fatti quell’indicazione, ricercando sempre le
> vie più efficaci, anche se faticose, per restituire fatti e dare ai lettori e
> alle lettrici argomenti critici su cui orientarsi nel mondo.
>
> Il suo libro è un memoriale che riporta a luoghi e situazioni che hanno visto
> la giornalista impegnata per anni in condizioni spesso proibitive, con le
> poche risorse messe a disposizione da un piccolo giornale battagliero. Quello
> che emerge a tutto tondo è una forma di giornalismo ormai in via di
> sparizione, basato sulla verifica e testimonianza diretta dei fatti, per
> offrire un’informazione qualificata e documentata.
>
> Oggi si parla molto di guerra e spesso per via indiretta, poiché i giornalisti
> e le giornaliste rimangono nelle redazioni europee a lavorare con notizie di
> seconda mano. Somalia, Algeria, Afghanistan, Siria, Kurdistan: in ognuno di
> questi paesi, teatro di guerre e conflitti dai contorni complessi e duraturi,
> emerge sempre uno scenario di violenza e sopraffazione, ma anche la
> possibilità per la giornalista di stringere legami profondi che sono durati
> negli anni. Il ruolo delle donne, nella ricostruzione della sua esperienza nei
> diversi paesi , è di profondo interesse: le donne costituiscono una rete di
> protezione nelle situazioni rischiose, un riferimento organizzato nelle
> battaglie progressiste, ma – nel loro costante protagonismo – offrono a Sgrena
> anche una efficace chiave di lettura della realtà osservata.
>
> La conoscenza approfondita di situazioni, dinamiche e attori locali ha dato a
> Sgrena la possibilità di costruirsi una visione di prima mano su come sono
> andate vicende che hanno segnato la politica e la società italiana e
> internazionale: basti pensare alla vicenda di Ilaria Alpi, di Maria Grazia
> Cutuli o, per altri drammatici versi, al suo rapimento in Iraq conclusosi con
> la morte di Nicola Calipari.
>
> Il libro di Giuliana Sgrena è anche uno strumento che aiuta a riflettere sulla
> grave differenza con cui il punto di vista femminile, quello di una
> giornalista può essere messo a confronto con uno maschile. Il chiacchiericcio,
> il commento diffuso anche nel mondo politico all’epoca del suo rapimento
> descriveva Sgrena come una che ‘se l’era andata a cercare’, tradendo un
> pensiero che delegittima l’intraprendenza e libertà d’azione femminile.
>
> Questo era ed è un problema irrisolto, che pone soprattutto gli uomini di
> fronte alla necessità di cambiamenti profondi della loro cultura, delle loro
> espressioni e delle loro azioni.
Maddalena Brunasti