Marco, il cammino e la Giornata della Pace
Oggi il gruppo “In Cammino per la Pace e il Disarmo” ha ripercorso il percorso
da Montesole a Monte Salvaro, fino al luogo dove Marco ci ha lasciato il 7
agosto, assieme a un grande lascito ed un grande messaggio di pace: è stata
l’occasione per lasciare una targa in suo ricordo assieme alla bandiera della
pace che lo accompagnava in tutte le sue iniziative.
Il 21 settembre il mondo celebra la Giornata della Pace, ma è difficile parlare
di pace quando, nello stesso momento, il rumore che prevale è quello delle
bombe, dei fucili, delle grida dei bambini e delle lacrime che scendono.
È difficile parlare di pace quando i conflitti non vengono nemmeno più
dichiarati, ma condotti silenziosamente con droni, embarghi, fame programmata.
È difficile parlare di pace quando migliaia di bambini vengono uccisi come se
fossero terroristi, nemici da abbattere, privati della vita, del gioco, della
scuola, delle cure.
È difficile parlare di pace quando le norme del diritto internazionale vengono
calpestate e ridotte a carta straccia, quando chi si impegna a difendere la
giustizia viene trattato come un avversario e spogliato delle stesse tutele
fondamentali, come è avvenuto a Francesca Albanese.
È come se si fosse perso il senso stesso di umanità: un’umanità sopraffatta
dalla logica dell’odio e del profitto.
Eppure, la pace non è solo la firma di un trattato o una tregua temporanea. La
pace comincia da dentro di noi, da quella consapevolezza di ciò che siamo e di
ciò che non siamo, da quello spazio interiore che troppo spesso lasciamo
inaridire, convinti che conti più l’avere che l’essere. Comincia dalle nostre
interazioni, interiori e con gli altri, da quel ‘cerchio sonoro’ che troppo
spesso tace o sa solo urlare.
Accumuliamo cose, potere, denaro, riconoscimenti, ma più che strumenti della
nostra felicità, diventano essi stessi il fine. Siamo formati alla competizione
e ci lasciano stritolare dal suo ingranaggio, dall’illusione di “possedere” la
vita degli altri e la nostra e così dimentichiamo la cosa più semplice: la
felicità di un cammino fatto assieme, legata alla solidarietà, alla capacità di
prendersi cura, al gusto di un abbraccio sincero, al silenzio della natura che
ci ricorda chi siamo.
La mancanza di pace riflette la mancanza di pace dentro ciascuno di noi. Finché
non sapremo disarmare i nostri cuori dall’odio, dalla paura, dall’indifferenza,
finché non sapremo “disubbidire” al sistema di profitto e sfruttamento, sarà
come continuare a investire sulla guerra, in tutte le sue forme, anche quelle
più quotidiane e invisibili.
Oggi, in questa giornata, siamo chiamati non solo a denunciare la violenza, ma a
scegliere di essere testimoni di un’altra possibilità: la possibilità di
costruire comunità che non si fondano sulla logica del nemico, ma sulla
fraternità, che non si alimentano della paura, ma della fiducia.
Forse la pace è un traguardo lontano, forse è alla nostra portata, ma è un seme
che possiamo e dobbiamo piantare già ora: nell’ascolto di chi soffre, nella cura
per chi è fragile, nella gratitudine per un’emozione, nella capacità di stupirci
per la bellezza di un sorriso, di una carezza o di un abbraccio. È lì che
ricomincia l’umanità, è lì che possiamo ricominciare a sognare un mondo diverso.
Questi crediamo siano i semi che Marco ci ha lasciato e che abbiamo già visto
crescere attorno a lui: a noi il compito e l’impegno di prendercene cura.
Foto di gruppo in cammino per la pace e il disarmo In cammino sul percorso per
Monte Salvaro Targa con dedica a Marco e bandiera della pace Targa con dedica a
Marco e bandiera della pace Targa con dedica a Marco e bandiera della pace Targa
con dedica a Marco e bandiera della pace Foto di gruppo in cammino per la pace e
il disarmo con striscione della pace Foto di gruppo in cammino per la pace e il
disarmo con striscione della pace Tramonto Parco Montesole Statua parco
Montesole In cammino sul percorso per Monte Salvaro In cammino sul percorso per
Monte Salvaro Foto di gruppo in cammino per la pace e il disarmo
Paolo Mazzinghi