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Se prepari la guerra, la guerra arriva
Due pessimi voti del Parlamento Europeo. Quello su Edip, il programma di acquisto comune di armi, che spacciato come europeista è in realtà bellicista e funzionale agli interessi dei venditori di armi. Approvato, non a caso, col voto della maggior parte dei componenti del gruppo di destra ECR, quello di Fratelli d’Italia. Contro The Left, tranne pochi “nordici” astenuti. Prima di comprare armi in comune bisognerebbe sancire che tutti ripudiano costituzionalmente la guerra. Per l’Italia dovrebbe essere un dovere. Si comprano armi e si distrugge il welfare, come si vede dalle scelte economiche del governo Meloni. La risoluzione sulla guerra ucraina non aiuta una pace giusta, ma la continuazione di una guerra devastante che rischia ormai di trascinarci nel baratro. Rifondazione Comunista è nettamente contraria a entrambe le scelte fatte. Siamo colpiti e preoccupati dal voto di forze che vorremmo impegnate per il disarmo e la pace. Continueremo ancora con più impegno per “vincere” contro la guerra e il riarmo.   Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Meno restrizioni su armamenti criminali, la UE ha votato
La storiella raccontata dalle classi dirigenti europee – un'”Europa” paladina dei diritti e una UE garante della pace – è ormai insostenibile da tempo. A dare l’ennesima picconata a questa propaganda spicciola è arrivato il voto che si è svolto il 26 novembre tra gli scranni del Parlamento Europeo: le […] L'articolo Meno restrizioni su armamenti criminali, la UE ha votato su Contropiano.
Il “regolamento EDIP”, cioè ‘Programma per l’industria europea della difesa’ approvato dal Parlamento UE
Alla votazione di oggi, 25 novembre 2025, 457 deputati, che insieme a 33 astenuti hanno ‘sorpassato’ i 148 contrari, hanno deliberato a favore del testo che determina regole e procedure dell’assegnazione di 1,5 miliardi di euro stanziati allo scopo, ovvero con cui potenziare la capacità produttiva e rafforzare il comparto dell’industria della difesa dell’unione, favorire gli appalti congiunti e aumentare il sostegno all’Ucraina. A premessa del testo programmatico è ricordato che – i capi di Stato o di governo dell’Unione “riuniti a Versailles l’11 marzo 2022, si sono impegnati a rafforzare le capacità di difesa europee” – nel 2023 il Consiglio europeo, “dopo aver preso in considerazione i lavori svolti per dare attuazione alla dichiarazione di Versailles dell’11 marzo 2022 e alla bussola strategica per la sicurezza e la difesa approvata dal Consiglio il 21 marzo 2022, ha sottolineato che occorre fare di più per conseguire gli obiettivi dell’Unione di aumentare la prontezza alla difesa” e, posto che > Il ritorno di un conflitto ad alta intensità causata dalla guerra di > aggressione non provocata e ingiustificata della Russia nei confronti > dell’Ucraina ha un impatto negativo sulla sicurezza dell’Unione e degli Stati > membri e richiede un aumento significativo della capacità degli Stati membri > di rafforzare le proprie capacità di difesa. > > Il deterioramento a lungo termine della sicurezza regionale e mondiale > richiede un cambiamento radicale della portata della base industriale e > tecnologica di difesa europea (European Defence Technological and Industrial > Base – EDTIB) e della velocità con cui questa è in grado di sviluppare e > produrre l’intera gamma di capacità militari. viene affermato che > Per conseguire tale prontezza e difendere l’Unione, un’industria europea della > difesa forte, resiliente, > innovativa e competitiva rappresenta un prerequisito. Precisando che “La base industriale europea della difesa è composta da grandi società multinazionali, aziende a media capitalizzazione e oltre 2˙000 piccole e medie imprese, che insieme raggiungono un fatturato annuo complessivo stimato a circa 70 miliardi €, il comunicato diramato oggi dall’ufficio stampa del Parlamento Europeo informa che, applicando “il principio Buy European” e per “incentivare l’acquisto di prodotti per la difesa europei”, in EPID è stabilito che “per essere ammissibili ai finanziamenti, il costo dei loro componenti provenienti da paesi terzi non associati non può superare il 35 % del costo totale stimato dei componenti”. Specificando che dell’intera somma di 1,5 miliardi destinata al programma EDIP, 300 milioni € sono “stanziati a favore dello strumento di sostegno per l’Ucraina” e che è stata trovata un’intesa riguardo all’assegnazione, “attraverso contributi finanziari supplementari”, di “indicativamente almeno 150 milioni €” destinati per la “creazione di un fondo per accelerare la trasformazione delle catene di approvvigionamento della difesa (lo strumento FAST)”, il comunicato annuncia che, “grazie a contributi aggiuntivi provenienti dallo strumento di azione per la sicurezza dell’Europa (SAFE)” e, inoltre, “grazie alla possibilità di reindirizzare e riassegnare i fondi non spesi” trovando il modo di “sfruttare appieno il potenziale del dispositivo per la ripresa e la resilienza“, “i deputati sono riusciti a ottenere più fondi per il bilancio del programma”. Il comunicato spiega come gli europarlamentari sono giunti a questi risultati a partire dal 5 marzo 2024, “quando la Commissione ha proposto il regolamento relativo al programma per l’industria europea della difesa (EDIP) per garantire la prontezza industriale nel settore della difesa” e mirando a raggiungere l’obiettivo di “colmare il divario tra le misure di emergenza a breve termine, come il regolamento sul sostegno alla produzione di munizioni (ASAP) e lo strumento per il rafforzamento dell’industria europea della difesa mediante appalti comuni (EDIRPA), attraverso un approccio più strutturale e a lungo termine”. Il comunicato inoltre riferisce le dichiarazioni di alcuni esponenti della Commissione per la sicurezza e la difesa: * la presidente, Marie-Agnes Strack-Zimmermann (Renew, Germania) – “Il Programma europeo per l’industria della difesa (EDIP) segna un passo importante verso un approccio più efficiente, più rapido e autenticamente europeo agli appalti nel settore della difesa e al rafforzamento delle capacità di difesa europee. È concepito per avere un impatto duraturo, fungendo da punto di riferimento per le iniziative future e plasmando il modo in cui la cooperazione europea nella produzione della difesa sarà organizzata oltre il 2027” * François-Xavier Bellamy (PPE, Francia) – “Questo programma rappresenta un importante passo avanti per la sicurezza del continente europeo e per lo sviluppo della nostra industria della difesa. Dopo decenni di pericolose dipendenze che hanno messo a rischio la sovranità delle nostre democrazie e la protezione dei nostri Paesi, il programma EDIP invertirà la dipendenza dalle importazioni che ha prevalso in Europa. Rafforzerà in modo concreto la nostra base industriale, consentendoci di garantire autonomamente che le nostre forze armate dispongano dei mezzi necessari per svolgere il loro mandato” * Raphaël Glucksmann (S&D, Francia) – “L’EDIP è il primo strumento dell’UE in materia di difesa che sia veramente europeo. Di fronte alla guerra su vasta scala della Russia contro il nostro vicinato e ai ripetuti attacchi contro i nostri stessi Paesi, dobbiamo rafforzare i nostri sistemi di difesa comuni e incrementare collettivamente le nostre capacità di difesa. L’EDIP ci consentirà di costruire un’Europa più resiliente e sovrana, attraverso investimenti congiunti, appalti comuni dal settore tecnologico e industriale europeo della difesa, e un’ulteriore integrazione delle industrie della difesa ucraine ed europee. Questo è essenziale per garantire che possiamo proteggere le nostre democrazie in modo efficace e autonomo”. Redazione Italia
In Italia le “minacce alla democrazia” non esistebbero. Il Parlamento europeo si defila
Le istituzioni europee, come prevedibile, vanno sempre più a destra. A confermarlo è la notizia che fine anno la prevista missione del Parlamento europeo sul monitoraggio dello stato di diritto in Italia non si farà. La proposta era stata avanzata dalla commissione Libertà Civili (Libe) del parlamento di Strasburgo, ma […] L'articolo In Italia le “minacce alla democrazia” non esistebbero. Il Parlamento europeo si defila su Contropiano.
Oltre 800 organizzazioni invitano gli europarlamentari a trasferire i fondi dalla guerra alla pace
Egregi/e componenti del Parlamento Europeo, la prossima settimana sarete chiamati a votare su una questione cruciale, il bilancio 2026 e altri voti e negoziati importanti sono in programma o già in corso, tra cui il prossimo bilancio a lungo termine dell’UE (QFP 2028-2034) e una serie di “pacchetti omnibus”, ovvero processi di deregolamentazione. Tutte queste proposte prevedono aumenti massicci della spesa militare e regali all’industria degli armamenti. Vi chiediamo con forza di opporvi a queste mosse pericolose e di reindirizzare le risorse verso politiche di pace autentiche. Siamo Stop ReArm Europe, una coalizione di oltre 800 organizzazioni e movimenti della società civile di tutta Europa, che rappresentano una varietà di settori e/o contesti politici e abbiamo qualcosa in comune. Vogliamo una sicurezza autentica, ovvero una sicurezza incentrata sui bisogni umani quali la sicurezza ambientale e climatica, la sicurezza alimentare ed economica, la sicurezza sociale e sanitaria, la sicurezza comunitaria e politica, per gli europei e per tutti i cittadini del mondo. Vogliamo una pace trasformazionale e giusta che includa le condizioni necessarie per il prosperare delle società, quali l’affrontare le cause profonde dei conflitti, il buon governo, la libertà e la promozione del potenziale creativo umano. In breve, una sicurezza comune sia per gli Stati che per i popoli. In qualità di attori della società civile, siamo più determinati che mai a fare tutto ciò che è in nostro potere per realizzare questo obiettivo, ma non possiamo farlo da soli. Abbiamo bisogno del vostro aiuto in qualità di decisori politici; abbiamo bisogno del vostro aiuto per fare dei valori universali dei diritti umani e del diritto internazionale i principi guida delle politiche dell’UE e per porre fine a decenni di pratiche basate su due pesi e due misure, che sono diventate così evidenti negli ultimi anni. La stessa storia dell’integrazione europea la rende particolarmente vulnerabile all’influenza indebita degli interessi delle imprese, come dimostrato da numerose relazioni e le politiche di riarmo non fanno eccezione a questa regola; anzi, è proprio il contrario. La discreta ma potente attività di lobbying dell’industria degli armamenti ha svolto un ruolo decisivo nell’adozione dei primi sussidi dell’UE dieci anni fa e da allora la sua influenza sulle politiche europee sia militari che civili ha continuato a crescere. I budget destinati alle attività di lobbying delle dieci maggiori aziende produttrici di armi sono aumentati del 40% tra il 2022 e il 2023. Solo nel 2025 (fino a ottobre), la Commissione ha incontrato 89 volte i lobbisti dell’industria degli armamenti per discutere di riarmo e geopolitica, e solo 15 volte i sindacati, le ONG o gli scienziati sugli stessi argomenti. Nel frattempo, i membri del Parlamento Europeo hanno incontrato la lobby delle armi 197 volte tra giugno 2024 e giugno 2025, rispetto alle 78 volte dei cinque anni precedenti. Di conseguenza, il cosiddetto piano di “prontezza alla difesa” per la presunta autonomia europea si riduce in ultima analisi a sovvenzionare grandi aziende militari, spesso internazionali, a incrementare la produzione e ad aumentare le vendite di armi, comprese le esportazioni al di fuori dell’Europa. Il pacchetto “difesa omnibus” segue la stessa logica, in quanto deregolamenta ulteriormente le norme sociali e ambientali, nonché gli standard etici e di esportazione di armi, distoglie risorse dai programmi civili come la politica di coesione e stravolge i principi della finanza sostenibile, il tutto nell’interesse del settore degli armamenti. Quando sarà abbastanza per l’industria degli armamenti? Oltre a indebitare l’Europa, e quindi i suoi cittadini, a vantaggio dell’industria degli armamenti e di un modello economico estrattivo e iniquo, i piani di riarmo sottraggono risorse finanziarie, umane e politiche alla sicurezza umana, dalla prevenzione e dalla risoluzione pacifica dei conflitti e dalle grandi sfide che l’umanità deve affrontare, dal cambiamento climatico alla perdita di biodiversità o alla crisi sanitaria, solo per citarne alcune. E la proposta per il prossimo quadro finanziario compie un ulteriore passo in questa direzione, poiché prevede un aumento di cinque volte del bilancio destinato direttamente alle politiche di difesa e spaziali, oltre a programmi civili ampiamente aperti all’industria degli armamenti. Con il bilancio complessivo dell’UE che rimane praticamente stabile, ciò comporta necessariamente una diversione delle risorse finanziarie precedentemente destinate alle politiche civili, anche se la profonda ristrutturazione del QFP (Quadro Finanziario Pluriennale) rende molto difficile identificare trasferimenti specifici. Nel complesso, il piano ReArm Europe del marzo 2025, insieme a tutte le politiche precedenti e successive ad esso correlate, è destinato al fallimento perché rafforzerà essenzialmente l’insicurezza europea e globale, alimenterà la corsa globale agli armamenti – che a sua volta alimenta i conflitti armati – ed esacerberà il cambiamento climatico e il danno ambientale, data l’impronta di carbonio e ambientale delle forze armate. È questo il futuro che voi e noi desideriamo per la prossima generazione? Noi no e siamo convinti che nemmeno voi lo desideriate. Vi esortiamo quindi a trasferire i fondi dalla guerra alla pace, al fine di creare le condizioni ambientali, economiche, sociali, politiche e diplomatiche per una pace positiva, la sicurezza umana e la sicurezza comune. Ci sono una serie di misure concrete e decisioni che potete adottare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi per iniziare a preparare un futuro migliore. In particolare, vi esortiamo a: 1. Respingere il bilancio 2026 nella votazione plenaria della prossima settimana e chiedere: * di riavviare con urgenza i negoziati per ridurre i sussidi all’industria degli armamenti e aumentare gli stanziamenti destinati alla diplomazia e alla prevenzione e risoluzione pacifica dei conflitti * la fine di tutte le clausole di esenzione che impediscono il normale controllo parlamentare su tutti i programmi relativi al settore militare 1. Difendere le norme sociali e ambientali nonché gli standard etici, opponendosi alle diverse proposte dell’«omnibus per la difesa», in particolare: * impedire che il Fondo europeo per la difesa inizi a finanziare attività di sperimentazione al di fuori dell’Europa, poiché ciò consentirebbe di utilizzare il denaro dei contribuenti dell’UE per testare armi e tecnologie militari in qualsiasi zona di guerra, come Gaza e l’Ucraina; * opporsi entro il 29 novembre alla proposta di limitare la definizione di armi controverse alle armi proibite, fintantoché l’UE finanzia lo sviluppo di armi dirompenti; * respingere l’allentamento dei trasferimenti di armi all’interno dell’UE, che è in contraddizione con gli obblighi dei Paesi dell’UE ai sensi del diritto internazionale; * respingere l’estensione delle esenzioni e delle deroghe alle norme in materia di lavoro, sostanze chimiche, ambiente e altre norme a favore dell’industria degli armamenti; * respingere l’allentamento degli obblighi di rendicontazione dell’industria degli armamenti nell’ambito dei quadri esistenti in materia di responsabilità delle imprese e sostenibilità. 1. Respingere l’attuale proposta del prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP 2028-2034) per quanto riguarda i seguenti aspetti: * respingere il Fondo per la competitività che stanzia 130 miliardi di euro per le armi e lo spazio militarizzato * respingere la diversione di programmi civili, in particolare la ricerca civile come Horizon, nonché i programmi digitali, di mobilità, di coesione e altri, per scopi militari * riassegnare tali fondi al rafforzamento della diplomazia e degli aiuti esterni, con una chiara attenzione alla lotta contro il cambiamento climatico, la povertà e la disuguaglianza, nonché alla tutela dei diritti umani e dell’ambiente e un sostegno risoluto e coerente alla risoluzione pacifica dei conflitti con il coinvolgimento delle donne, dei giovani e delle comunità emarginate 1. Opporsi con forza alle attuali pressioni volte a limitare in modo significativo la capacità e la legittimità degli attori della società civile di controbilanciare l’influenza delle imprese a livello dell’UE; l’attuale equilibrio di potere è già fortemente sbilanciato a favore degli interessi delle imprese e un’ulteriore emarginazione delle voci della società civile rappresenta una minaccia diretta al dibattito democratico nell’interesse pubblico. Se desiderate interagire e discutere con noi delle questioni sollevate in questa lettera, vi preghiamo di contattarci all’indirizzo contact@stoprearm.org. Saremo lieti di organizzare incontri online in cui potrete scambiare con molti di noi le vostre opinioni, speranze e progetti per la pace. Vi ringraziamo per l’attenzione e restiamo in attesa di un vostro riscontro. A nome della campagna Stop ReArm Europe Il team di coordinamento di StopReArm Europe Scarica la lettera e gli indirizzi email dei parlamentari italiani     STOP ReArm Europe
Un’Europa accogliente contro la paura. Incontro al Parlamento Europeo
Parlamento Europeo  Padiglione Spinelli 1G2, Bruxelles Mercoledì 19 novembre 2025, 15:00 – 18:00   Questo vuole essere un momento di discussione aperto tra organizzazioni non governative, forze politiche progressiste, esperti, associazioni e movimenti impegnati nell’accoglienza dei migranti e contro il razzismo. La nostra discussione si concentrerà su due assi principali: * L’Europa che respinge: gli effetti del nuovo Patto europeo sulla migrazione e l’asilo, le pratiche di esternalizzazione delle frontiere, la costruzione di paure, la diffusione di ideologie e pratiche razziste, la necessità di decolonizzare la nostra prospettiva; * L’Europa che accoglie: mentre l’estrema destra promuove lo slogan della rimigrazione, noi crediamo nell’accoglienza non solo come modello di inclusione sociale, ma anche come opportunità di sviluppo economico e sociale, soprattutto per le zone interne che stanno attraversando una crisi demografica. Superare la paura e costruire la speranza di giustizia sociale significa anche sviluppare pratiche di accoglienza come modello di sviluppo locale. 14:30 – Accreditamento 15:00 – 15:15 – Apertura generale  Martin Gunter o Estrella Galan  15:15 – 15:45 – Rifiutare l’Europa Estrella Galan o Martin Gunter introducono e moderano  * Luigi Ferrajoli, giurista, filosofo del diritto ed ex magistrato * Khadija Ainani, vicepresidente dell’Association Marocaine des Droits Humains (AMDH) e membro di EuroMed Droits. * Selma Benkhelifa, Progress Lawyers Network Bruxelles dal settembre 2001. * Emmanuel Achiri, Rete europea contro il razzismo 15:45 – 16:00 Domande e risposte 16:00 – 16:15 Pausa caffè 16:15 – 16:45 Proiezione di “Il volo” di Wim Wenders 16:45-17:45 Mimmo Lucano presenta e modera  * Giovanna Procacci, sociologa e storica, docente presso l’Università degli Studi di Milano * Silvia Carta, responsabile advocacy per i diritti dei lavoratori e la migrazione lavorativa PICUM * Daniel Stahl, membro del consiglio di amministrazione del Flüchtlingsrat Thüringen (Consiglio per i rifugiati) * Agazio Loiero, ex presidente della Regione Calabria 17:45-18:00 Domande e risposte 18:00 – Conclusioni finali  (online) Alex Zanotelli, missionario comboniano e attivista sociale Luigi Manconi, sociologo, giornalista e politico, difensore dei diritti umani e della giustizia sociale Redazione Italia
Lettera di Mimmo Lucano a Wim Wenders
Carissimo Wim, spero che questa lettera ti trovi bene. Mi permetto di contattarti per condividere una storia che merita di essere raccontata e che potrebbe trovare una voce straordinaria attraverso te, e soprattutto per invitarti al Parlamento Europeo di Bruxelles il prossimo 19 novembre: lì presenteremo all’Europa il laboratorio Riace, l’esperienza luminosa di autogoverno democratico e di accoglienza per i profughi e i rifugiati politici in fuga da guerre e da oppressioni. Riace ha saputo sfidare le narrazioni prevalenti sulla migrazione, costruendo un modello di integrazione e apertura umanitaria che resiste alle pressioni di un contesto politico spesso caratterizzato da una gestione securitaria della crisi migratoria. Tu hai contribuito a dare voce a questa storia, rendendo ancora più urgente il bisogno di preservare e diffondere il messaggio di Riace come modello alternativo di cittadinanza globale e di giustizia sociale, sfidando le facili narrazioni che spesso caratterizzano il dramma delle migrazioni dei lager, delle deportazioni delle baraccopoli, dei fili spinati. L’epos antico e moderno di un’umanità in cammino verso un sogno di liberazione. Penso che la tua straordinaria sensibilità artistica e il tuo impegno nel raccontare storie di rilevanza sociale possano dare vita a un progetto che non solo documenti l’evoluzione della realtà di Riace – dai tempi fondanti de “Il volo” – ma che stimoli una riflessione profonda e attuale sul significato di accoglienza, solidarietà e convivenza globale. Se puoi, Wim, vieni il 19 novembre a Bruxelles: la tua voce avrebbe una eco mondiale. Ho aspettato, senza perdere mai la speranza, di poterti incontrare. “Il sole spuntò quando andai via da Riace, quel paesino si era guadagnato un posto nel mio cuore. “  Sono le tue parole. Anche tu ti sei guadagnato un posto nel nostro cuore. Ricordi Ramadullah, il ragazzino afgano che aveva sfidato il mondo per arrivare fino a Riace? I tre fratellini rom Denis, Valentino ed Elvis che venivano dalla Serbia, e Peppino, l’ultimo testimone dei paesi calabresi semi-abbandonati che non trovava compagni con cui giocare? Negli ultimi tormentati anni era arrivata, attratta dall’utopia di Riace, anche Adele, un’antropologa del sud Italia. Adele non ce l’ha fatta a resistere, a sopportare il peso di un mondo dominato da guerre, odio, violenza, razzismo. Aveva 33 anni. Ha deciso di farla finita con la vita. Doveva esserci anche lei a Bruxelles a raccontare la sua storia. Adesso vola con gli angeli nel cielo sopra Riace. “La speranza, dicevano i Greci, è figlia del vento e del mare”: è inarrestabile. Non ci rimane altro. Un grande abbraccio, Wim, con l’affetto di sempre. Mimmo Lucano Redazione Italia
A Bruxelles iniziativa per Gaza organizzata da WILPF Spagna e Donne in nero Spagna
Dal 10 al 18 ottobre 2025 si è svolta a Bruxelles un’iniziativa di sensibilizzazione sulla disastrosa situazione a Gaza rivolta principalmente alle istituzioni europee, in particolare per: * garantire un aiuto umanitario costante, adeguato e gestito dall’ONU alla popolazione di Gaza, secondo i dettami del diritto internazionale umanitario; * impegnarsi a costringere Israele ad un cessate il fuoco definitivo, dopo l’avvenuta consegna degli ostaggi; * sospendere l’accordo di associazione con Israele a causa delle ripetute violazioni della clausola sul rispetto dei diritti umani, presente nell’accordo stesso; * instaurare immediatamente un embargo sull’acquisto e la vendita di materiale bellico a Israele Il fulcro dell’azione è stata la realizzazione di un “campo” di donne essenzialmente simbolico ed assolutamente nonviolento. La prima settimana è stata dedicata soprattutto all’organizzazione delle attività del campo e ai contatti con le istituzioni europee per incontri e manifestazioni presso il Parlamento Europeo e l’U.E. Mercoledì 15 ottobre si è tenuto un interessante incontro principalmente con europarlamentari di sinistra spagnoli e di altri Paesi, che hanno manifestato grande interesse per l’iniziativa. Il 16 ottobre la vice primo ministro spagnola Yolanda Diaz ha fatto visita al campo, dando così grande visibilità al progetto e ha annunciato che la Spagna ha intenzione di organizzare una conferenza di pace sotto egida ONU per la Palestina. Si è poi tenuto un incontro con la vice presidente della Commissione Europea Teresa Ribera, che ha sottolineato la necessità in questo momento per l’Unione di fornire aiuti umanitari e riabilitare ospedali ed infrastrutture fondamentali a Gaza. Ha auspicato che l’iniziativa di Macron per la liberazione di Barghouti vada a buon fine e che vengano consolidati i rapporti con l’ANP per agevolare la ricostruzione ed il risanamento ambientale della Striscia di Gaza. La stessa richiesta dovrà essere fatta allo Stato di Israele, anche se non si hanno prospettive ottimistiche di un riscontro positivo. E’ stato molto intenso un incontro con dibattito tra due donne,  la palestinese Reem e l’israeliana Sahar, sull’impegno di entrambe per arrivare alla liberazione della Palestina dall’occupazione israeliana. In seguito sono stati realizzati dei cartelli e dei bigliettini, poi distribuiti durante la manifestazione di fronte agli uffici U.E., unitamente alla settimanale presenza in piazza degli impiegati U.E. Per la Palestina. Il programma è terminato con un interessantissimo incontro con le donne magistrate spagnole riunite in associazione e avvocate, professoresse universitarie ecc, che si occupano di esaminare le violazioni dei diritti civili ed umanitari internazionali. Per quanto riguarda il cosiddetto accordo di pace con Israele si sottolineano 12 punti: * Hamas ha accettato sotto la minaccia di continuare la guerra; * Terminare il genocidio ha una valenza internazionale; * Israele è un Paese occupante; * Non c’è accordo di pace senza disarmo di ambedue le parti. Il territorio di Gaza deve essere aperto; * Non vi sono garanzie serie per i gazawi che la guerra non continui; * Il ritorno della popolazione di Gaza non è garantito; * Non viene menzionato in alcun modo il ruolo della Cisgiordania; * Non vi sono meccanismi chiari in merito alla responsabilità del genocidio; * Non è prevista giustizia riparativa; * Non ci sono meccanismi di follow up; * Le proposte non sono state accolte dall’ONU; * Non c’è alcuna partecipazione delle donne.   WILPF (Women's International League for Peace and Freedom)
Strasburgo vota compatta per un’escalation con la Russia
È stata approvata, con larga maggioranza, la mozione che chiedeva al Parlamento Europeo una “risposta unitaria dell’UE alle violazioni russe e alle minacce di guerra ibrida“. Votata il 9 ottobre, questa mozione agita nuovamente lo spauracchio delle provocazioni arrivate dal Cremlino e che a più riprese si sono dimostrate completamente […] L'articolo Strasburgo vota compatta per un’escalation con la Russia su Contropiano.
Il Parlamento Europeo per un solo voto non si piega alla vergogna. Ilaria Salis è salva
Poche ore fa, l’aula di Strasburgo ha garantito per un solo voto l’immunità alla compagna Ilaria Salis, peraltro disposta a essere processata in Italia per le accuse, totalmente lacunose, per cui è stata detenuta in condizioni oscene per 15 mesi in Ungheria. Non tornerà in carcere sotto il regime di Orban perché considerata colpevole di antifascismo. Rifondazione Comunista saluta con enorme piacere Ilaria e il risultato ottenuto, combattere il fascismo non è reato. Maurizio Acerbo, Segretario nazionale Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea Rifondazione Comunista - Sinistra Europea